Lezioni di tango (3)
di
asmodeo
genere
dominazione
MONICA
Alain era restato a guardarmi senza dire nulla. Le parole di Vinicios erano inebrianti tanto da farmi vincere quella mia reticenza per quegli indumenti sicuramente indecenti. Ero sempre stata molto pudica e riservata nel vestire ma adesso qualcosa mi stava....cambiando . Ora su quei sandali mi sentivo un’altra, una donna da ammirare, estremamente seducente e ancora di più nelle mani del mio maestro di tango Ero stordita, avevo provato una forte eccitazione nell'indossare quell'abito. Non avrei mai pensato, alla mia età , di provare simili emozioni. Non so per quale ragione ma lui era riuscito a sentire queste mie emozioni e me lo aveva fatto capire.
Pensavo all’immagine che proponevo a mio marito: la gonna stretta si era sollevava scoprendomi le gambe Ero frastornata. Pensavo a tutto questo e mi sentivo fradicia di umori. Era come se il mio corpo esigesse qualcosa che la mia mente sapeva di non potergli offrire. Mi vergognavo enormemente di quelle sensazioni, erano solo fantasie e non sarei stata certo disposta ad andare oltre. Tanto meno accettare quell’assurda idea di recarmi il giorno dopo al lavoro vestita in quel modo. Non mi sarei mai giocata la reputazione per un maestro di tango un po’ porco, però non volevo che quelle lezioni di tango finissero.
Per questo e solo per questo, cercai di darmi una spiegazione, non reagii neppure sentendo quelle parole così dirette che dette da altri ed in altri momenti avrei sdegnosamente ribattuto. Mi avvicinai ad Alain abbracciandolo.
ALAIN
Non sapevo cosa rispondere Monica taceva. Guardai Vinicios. Le sue parole però mi avevano scatenato una strana sensazione abbinata ad un’erezione che in parte avevo trattenuto vedendola in quell’abitino attillato. Monica voleva continuare? Forse. Di certo pure io ero altrettanto curioso di vedere come sarebbe finita. Forse se tutto fosse restato li in quella sala, ma la richiesta di andarsene al lavoro vestita in quel modo mi sembrava eccessiva . Non capivo cosa avesse in comune il tango con quella richiesta. Guardai Monica che se ne era restata in silenzio, forse incredula per quelle proposte e per quegli apprezzamenti. Non avrebbe mai accettato una proposta simile. Mi raggiunse e mi abbracciò. “io non so cosa mi fermi dal mandarlo a quel paese ” mi disse a bassa voce “ ma non vorrei che ti arrabbiassi per la sua sfrontataggine”. Monica sapeva quanto fossi geloso. La guardai sorridendo e fu sufficiente per renderla tranquilla. Si strinse a me e non potè fare a meno di sentire il mio sesso eccitato appoggiarsi sul suo corpo. Mi buttò un’occhiata che a fatica ressi abbassai il capo “sei troppo eccitante” balbettai “ e se togliessi quel reggiseno saresti ancora più sexy, potresti anche osare qualcosa di più”.
“allora se continuiamo la lezione non ti offenderai?” Scossi il capo per risposta ma aggiunsi “Alle sue condizioni?” Monica alzò le spalle “credo che ci si possa fidare, è più vecchio di te, non mi piace e poi tu sei sempre qua”.
Ma Vinicios inaspettatamente passò davanti a noi. Chiuse a chiave la porta del camerino . “Sentite non ho tempo da perdere” sembrò spazientito.
“ Se tu volessi veramente continuare dovresti lasciare trasparire la sensualità che ti porti dentro e lasciarti guidare da me , ma la tua trasformazione deve essere radicale, uno stile di vita, se accetti questo oltre al fatto che dovrai ubbidire ad ogni mia richiesta allora possiamo continuare”.le disse con più calma.
Non capivamo completamente cosa intendesse, tanto che lui guardandoci, come se volesse essere più chiaro , riprese: “te l’ho detto prima – si rivolse direttamente a Monica - devi comprendere l’essenza del tango e devi imparare anche ad essere sensuale sempre , giorno e notte; domani te ne vai in giro come sei vestita ora”
Obbiettai che era una follia, che mai avrebbe potuto andarsene al lavoro vestita in quel modo.
“Bene allora le sedute finiscono qui – e rivolgendosi di nuovo solo a lei – la musica l’hai nel sangue, puoi tirarla fuori e ballare dignitosamente, ma non avrai mai provato veramente la sensazione di sentirti presa, posseduta, guidata verso qualcosa che ti avrebbe fatto provare quello che hai provato fin qui. Il vestito te lo regalo fai come vuoi. Sai dove trovarmi. “
Si avviò verso l’uscita chiedendoci di spegnere le luci quando saremmo usciti . Non riuscimmo neppure a fermarlo, e quando mi decisi di rincorrerlo era già scomparso. Un inserviente mi spiegò che le chiavi dello spogliatoio le aveva solo Vinicios e che l’indomani avremmo potuto ritornare a ritirare a riprenderci quello che avevamo dimenticato.
Guardò Monica “ molto carina la signora, è vostra moglie o una delle ragazze di Vinicios?”
Presi Monica per mano e senza aver voglia di metterci a discutere gli lasciammo l’abito vecchio ed uscimmo.
Quattro passi per strada prima di raggiungere l’auto. In quell’abito con la gonna corta Monica era un vero gioiellino.
MONICA
Mio marito si era eccitato. La cosa che mi aveva sorpresa. Era sempre stato così geloso. Innegabilmente mi ero vergognata ma nello stesso tempo avevo sentito dei brividi. L’eccitazione di Alain mi diede la carica come se fossi convinta di fare qualcosa per entrambi. Volevo continuare quelle lezioni, sentivo la musica dentro di me, mi sentivo leggera e l’eccitazione cresceva dentro in me . Sentivo che non sarei più riuscita a tirarmi indietro. “insomma – dissi ad Alain – il tango è il ballo della sensualità e mi piace sentirmi donna, la tanghera di Vinicios solo perché non mi fai ballare tu, non credo ci sarebbe niente di male, finito il ballo sono solo tua. E poi l’hai visto bene, non è proprio il mio tipo”
“è solo un ballo, perché a te non piace ballare,ed in più mi piace provare l’ebbrezza di essere guidata, sentirmi abbandonata e guidata nelle sue … “ mi fermai . Ma cosa stavo dicendo? Cosa stavo cercando?
ALAIN
Era tutto così confuso e allo stesso tempo perversamente chiaro, accettare quelle condizioni avrebbe significato lasciare Monica nelle mani del suo maestro di tango. Mi chiedevo se fossi disposto ad accettarlo. Presi Monica per mano. La sua risposta però mi aveva lasciato senza parole . “Non ci sarebbe nulla di male nell’abito da solo , passi anche senza il reggiseno, ma l’intimo che ti aveva scelto era eccessivo “
Restò un attimo in silenzio e mi pose un’altra domanda “Se non ci avesse messo alla porta mi avresti lasciata vestire in quel modo?”
Immaginai di vederla ballare col vecchio con quell’abito svolazzante con un misto di gelosia ed eccitazione così lascivamente.
“in fondo cosa ci sarebbe di male” le risposi “ vestita in questo modo e con quella lingerie avresti convinto anche me a prendere lezioni di tango solo per stringerti”
“Sai – sbiascicò a mezza voce – a me spiacerebbe non continuare le lezioni”.
Sorrisi “anche a me,ma con il limite di vestirti in quel modo solo da lui, quindi ora sbrighiamoci a rientrare in casa”
Parcheggiammo quasi davanti a casa. Quattro passi ancora prima di rientrare furtivamente come dei ladri per evitare che qualcuno potesse vedere monica. Con sorpresa e timore sulla porta di casa ci incrociammo con Manfred
MANFRED
Non posso crederci,non sembra neppure lei. Saluto Alain e mi soffermo a guardare Monica con la coda dell’occhio entrando nell’androne di casa. E’ una vecchia casa su tre piani l’ingresso con la porta che va verso i garage e una che scende nella cantina. Al primo piano l’appartamento che gli affittai a suo tempo e quello di rimpetto affittato ad Antoine un imprenditore francese che c’è e non c’è. Di sopra il mio appartamento . Accendiamo la luce. L’ascensore è in riparazione, così lascio che lei mi passi davanti. Ha un abito svolazzante che le arriva appena sopra il ginocchio. Calza le scarpe con cui è venuta al lavoro in questi giorni, direi un tacco a spillo 10 o addirittura 12 centimetri. Sale le scale davanti a me e suo marito e il culo che ondeggia è veramente uno spettacolo.
Mi butto in un invito a passare da me prima di andare a dormire. Sembrano titubanti. Insisto un poco e riesco a convincerli. Salgono anche l’altra rampa di scale ed entrano da me. La luce delle alogene illumina meglio Monica. Cazzo , è proprio una gran figa. Contro luce riesco a distinguere la linea affusolate delle gambe sotto la sottile trasparenza della gonna. Certo che in ufficio nasconde per bene la sua mercanzia. E chi le darebbe i 50 anni che ha? Li faccio accomodare e con malizia scelgo la poltrona più scomoda per Monica. So che l’inclinazione è tale da fare un gioco di strisciamento sulla gonna che necessariamente dovrebbe risalire. Così è infatti. Appena si siede l’orlo risale e le lascia scoperte le cosce. E’ uno spettacolo. Fingo indifferenza e mi allontano con la scusa di prendere da bere,anche se ho il tempo di cogliere il suo imbarazzo.
ALAIN
Manfred ci ha appena lasciato. Monica è seduta in una posizione estremamente sconcia .
“Copriti, le gambe, stai mostrando tutto”.
Monica sempre a bassa voce mi risponde che sta cercando di farlo ma non ci riesce. Sento Manfred che sta tornando. Monica si tira l’orlo della gonna ma senza ottenere alcun risultato. E’ innegabile che ha delle gambe stupende. “Copriti, per Diana”, la riprendo.
Mi guarda quasi sfidandomi e non trova di meglio da fare che accavallarle velocemente ed il risultato è ancor più disastroso. Le cosce sono pressoché completamente scoperte.
Manfred la guarda sorridendo “ vedo che alla fine hai seguito le mie indicazioni, questo vestito ti rende finalmente giustizia”.
Chissà cosa avrebbe pensato se avessimo finito col confessare che il suo maestro di ballo le aveva suggerito di indossare quell’abito per andare al lavoro?
Manfred la squadrava intensamente “ anche la scelta di questa pettinatura ti rende decisamente affascinante. Sei fortunato – si rivolse a me - ad avere una così bella moglie”
Guardo Monica sempre alle prese con l’orlo della gonna. Ogni suo movimento sembra peggiorare la situazione e scoprire sempre di più le sue cosce. Se non la conoscessi mi verrebbe da pensare che lo fa apposta.
Un altro piccolo movimento azzardato ed anche la scollatura le mette in mostra il pizzo del reggiseno.
“Ecco forse il reggiseno stona un poco –sorride Manfred ma fingendo ancora un buon autocontrollo anche se mi sembra che le sbavi dietro – sarebbe più elegante senza, non trovi?”
Forse colto alla sorpresa riesco a dire solo un semplice “si, forse hai ragione” ma poi mi rendo conto che sta andando troppo oltre. Consumo il super alcolico che ci ha offerto, non ho voglia di intrattenermi oltre ed offrire a quel maiale lo spettacolo di mia moglie.
Così ringrazio gentilmente e porgo una mano a Monica che prima trangugia in un sol colpo il suo bicchiere di cognac mentre io mi infilo le mani in tasca per recuperare le chiavi di casa.
Cerco meglio e non trovandole guardo sul divano. Niente. Monica intanto si è alzata forse un poco barcollante , visto che non regge molto l’alcool.
“non trovo le chiavi di casa, forse sono in auto”.
Manfred mi suggerisce di andarle a cercare “posso offrire ancora qualcosa?” chiede a Monica che tenta un inutile “ ti accompagno”.
“non ti mangio – le sorride Manfred – aspetta qua, nel caso in cui non le trovi”
Esco da solo anche se sinceramente resto colto da un raptus di gelosia nel saperla sola in casa sola con lui.
MONICA
Ci mancavano anche le chiavi. Non posso certo insistere ed uscire con Alain. Ma che vergogna restare qui sola con il mio principale. Mi sta squadrando dal primo momento che ci siamo visti. Ma cosa posso fare? Ho caldo e mi gira anche la testa, non avrei dovuto bere tutto quel bicchiere . Mi risiedo e so che lascerò ancora in bella mostra le mie gambe a questo porco. Prima ci ho giocato a lasciargli vedere qualcosa ma ora che sono sola mi sento imbarazzata
“E’ stata una sorpresa vederti vestita così sensuale?” Mi dice inaspettatamente Manfred lasciandomi quasi senza saper cosa rispondere. Spero solo che Alain si sbrighi..
Non trovo altro che dirgli la verità “Siamo appena tornati da un corso di tango”.
Manfred finge quell’interesse sufficiente da far si che io finisca per accordargli fiducia. Parlo liberamente, forse sciolta dall’alcool, gli dico che mi piace questo ballo, che lo trovo molto bello esteticamente ma che mi turba il sentirmi dovermi lasciarmi guidare dalle mani di un uomo. “Mi fa sentire quasi un oggetto”.
“deve essere così non potrebbe essere diversamente. E’ anche appagante vedere le evoluzioni di una bella donna guidata in una danza così sensuale dal proprio uomo”.
“Non è Alain – mi esce spontaneo dire – che mi vuole così , ma il mio maestro. Dice che una tanghera deve sentire la musica dentro e viverla anche nella vita di tutti i giorni”
Manfred sembra incuriosito.
“certo che al lavoro faresti faville”. Per quanto sembrasse un complimento , quella frase mi indispone, per fortuna in quel momento rientra Alain.
Tiro un respiro di sollievo, solo momentaneo. Non ha trovato le chiavi. Vuole tornare da Vinicios. La proposta di Manfrend e di fare un tentativo mentre io potrei sempre aspettarlo qui.
“Si mi sembra una soluzione “dice.
Non so , forse la debolezza che mi ha presa, le gambe sembrano molli, che mi va bene così e che resterò ad aspettarlo
MANFRED
Hai capito la puttanella? Va a ballare il tango, il marito resta a guardarla non solo ma si veste come una sciantosa su richiesta del suo maestro. Ecco spiegate le sue scarpe con quei tacchi a spillo che ha iniziato a portare improvvisamente in ufficio. Chissà cos’altro le ha chiesto il suo maestro di tango.
Già mentre mi facevo queste domande mi chiedevo anche se, mentre il marito era fuori avrei potuto farle anche un po’ di corte. Ma non mi sembrava il caso. Ero però curioso di sapere chi fosse il suo maestro. In città c’erano diverse scuole di ballo e fosse dipeso da me l’avrei mandata da quel puttaniere di Vinicios un mio vecchio compagno di avventure sentimentali, ma conoscendo Monica ed il marito difficilmente sarebbero andati da lui. Difficilmente Vinicios si sarebbe fermato e chissà cosa le avrebbe potuto proporre. Era parecchio che non lo vedevo e avevo anche saputo che si era trovato invischiato in loschi giri di prostituzione.
“ma dove vai a lezione di ballo?” chiesi con parecchia curiosità.
Monica restò vaga o forse non me lo voleva dire. Le versai nuovamente da bere pensando di allentare le sue difese. Mi sarei aspettato un suo rifiuto ma trangugiò anche quel bicchiere; resta seduta ma ora ha smesso di tirarsi l’orlo della gonna e mi lascia le sue gambe belle in mostra e la scollatura castigata ancora dal reggiseno.
“senti perché non ti togli il reggiseno?” le dico tra il serio e l’ironico.
Mi lancia uno sguardo fulminante riprendo a spiegarle che non è una proposta “come potrei fra poco torna anche tuo marito, anzi anche lui era dell’idea che senza potessi essere più elegante e … sexy”.
Si trattenne accorgendosi forse di iniziare a perdere parte del suo abituale autocontrollo.
La vedo dubbiosa e ne approfitto per dirle che il bagno era a sua disposizione.
E’ chiaro che non sa cosa fare “ se vuoi… non ci trovo nulla di male”.
Sorride, si spinge in avanti e si alza. Sicuramente è anche un po’ alticcia. Mi chiede dov’è il bagno e girandosi seguendo l’indicazione,per un attimo barcolla, la tengo e le faccio scivolare la mano sul culo. In altri momenti magari mi avrebbe tirato uno schiaffo, invece non reagisce, anzi si volta verso di me sorridendo . La accompagno verso il bagno. Le apro la porta e la lascio entrare.
Resto indeciso. Sarei tentato di seguirla prenderla, mi sembra disponibile. Però mi fermo e resto a guardarla.
“La porta” mi dice con una voce quasi rotta o forse inebriata dal l’alcool.
Avvicino lentamente i battenti ma prima ancora di averla chiusa lei si slaccia l’abito. Lascio la porta semichiusa. Impossibile pensare che non se ne sia accorta. Resto a guardarla mentre si specchia come se io non ci fossi. Si è resa conto che la sto guardando o crede che me ne sia già andato? Si allunga le mani sul retro del vestito e cerca la cerniera.
Non posso perdermela. Senza che se ne accorga inizio a filmarla con il mio iphone. Si slaccia l’abito e si sfila le spalline. L’abito le scivola ai piedi. Ha un corpo stupendo, anche se quel collant non le rende giustizia e sotto traspaiono delle insulse mutandine che la sviliscono. Si guarda nello specchio e dopo un attimo di indecisione si slaccia il reggiseno e se lo sfila. Le sue tette scoperte sode e con i capezzoli all’insù . Alza lo sguardo e nello specchio incrocia il mio restando un attimo in silenzio. Non si è accorta che la sto riprendendo. Mi guarda ancor più intensamente e si gira, cammina verso di me offrendomi lo spettacolo delle sue tette.
Spero soltanto che non torni il marito proprio ora. Poi quando spero che sia la serata buona lei si ferma, mi guarda con disprezzo “Spero che lo spettacolo di questa sera ti sia piaciuto. Per un porco come te basta e avanza.” E mi chiude la porta in faccia.
Una signora mi ha chiesto di riprendere il racconto interrotto.
Lo faccio con piacere ma lei sa qual è il pegno.
per commenti e suggerimenti vale sempre asmodeo@live.it
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