Scoprire qualcosa di nuovo (seguito)
di
asmodeo
genere
etero
Riprendo un racconto interrotto tempo fa con la disponibilità per discutere con chi lo voglia ovviamente con preferenza per quella lei che non sento da tempo eche il marito voleva vedere nel ruolo di Marina
Sono sempre su asmodeo@live.it
Salito in auto non riuscii a fare a meno di guardare il sedile dove all’inizio della serata Marina se ne stava seduta eccitata e timorosa. Avevo in testa la sua frase detta mentre stava godendo “sono la tua puttana capricciosa, puniscimi”.
L’avevo fatta scendere in quel sexy shop e già pensavo fosse stato un eccesso. Ora invece mi trovavo in auto solo e lei nuda inghiottita in quel negozio nelle mani di chissà quale degenerato dopo che c’era mancato poco che anche il suo bidello e i suoi allievi la riconoscessero.
Passai davanti al sexy shop qualche minuto dopo per riprendere mia moglie con me, ma il gruppetto che aveva goduto delle sue grazie era ancora fermo sulla parte opposta del marciapiede. Ripetei il passaggio una seconda volta e li vidi spostati davanti all’entrata del negozio. Ripassai più volte deciso e loro erano ancora li.
Incominciavo ad andare in ansia ed i minuti passavano. Quarantacinque interminabili minuti. Poi all’ennesimo passaggio erano scomparsi. Solo per un attimo mi sentii risollevato perché il pensiero che fossero rientrati mi fece rabbrividire.
Parcheggiai, raggiunsi l’entrata e suonai. Nessuna risposta. Risuonai ma niente. Ormai ero nel panico completo pensando a quanto fossi stato stupido. Suonai ancora tenendo premuto il campanello e solo una voce dietro di me mi interruppe.
“Sapevo che saresti tornato a riprendere tua moglie….” mi trovai faccia a faccia con il bidello “…. e poi sono quasi sicuro di averti già visto Sicuro che non ci conosciamo?”.
Fortunatamente quasi contemporaneamente la porta si aprì.
“dai entriamo” riprese lui. Trovai finalmente la forza di oppormi e restai sulla soglia mentre allo stesso tempo si materializzò dall’interno un viso che credetti di riconoscere per uno dei clienti iniziali del locale ma che invece scoprii che lavorava li.
“il negozio è chiuso, state facendo solo del casino, cosa volete?”
Il bidello mi rubò l’iniziativa “siamo passati a riprendere sua moglie”.
“La cagnetta del locale?” .
“Marina ,mia moglie si chiama Marina” specificai.
“Certo ,ma è la cagnetta di Aldo ora. Del resto lui è il suo padrone e ne può fare quello che vuole. Inizialmente me la sarei dovuta tenere io ma Aldo ha voluto occuparsene lui perché ha scoperto alcune cose molto interessanti su tua moglie.”
“cosa?” chiese repentinamente il bidello “non è che per caso vi ha detto che sapete chi è?”
Ormai temevo il peggio. Il bidello di mia moglie se mi avesse visto con lei avrebbe capito tutto, ma la risposta che ci fu data era ben diversa.
“So solo che Aldo ha scoperto come si divertivano in casa . A lui piaceva fotografarla – mi indicò - facendole giocare il ruolo della puttana e lei non voleva farsi fare altre foto. Per questo lei gli ha cancellato le foto ma ha accettato come penitenza di entrare qua dentro completamente nuda sotto il suo soprabito. Ed è bastato così poco per trasformarla in una docile cagnetta che esegue tutto quello che le viene chiesto, come avete visto.”
Il bidello restò incantato ad ascoltare la descrizione. Io ero terrorizzato all’idea che Marina venisse in qualche modo smascherata.Poi si rivolse a me.
“…e visto che non l’avete più fotografata , ad Aldo è sembrato giusto farle queste altre foto”.
Poi toccandosi nelle tasche estrasse la mia digitale che non riuscii a capire com’è che l’avesse lui, ma forse l’avevo dimenticata.
“mi ha detto di dartela e vedere se la trovi sufficientemente docile e soprattutto mi ha detto di dirti che ha deciso lui l’acquisto di qualcosa di particolare per il proseguimento della serata, e anche che il prezzo da pagare per il suo silenzio salirà un poco, insomma la vuole per qualche altra serata qui come cagnetta del locale ”.
Lui rise. Io tremante presi la digitale sempre più spaventato .
Mi girai verso il bidello che con occhi lucidi di perversa curiosità mi chiese di condividere con lui le foto. Ovvio che gliele negai. Mi trovai tra le mani anche un pezzo di carta e la scritta “Per evitare di perderle, le foto le ho già scaricate” e sotto l’indicazione di dove raggiungerlo.
Aveva mantenuto la promessa. Avrebbe mantenuto segreta l’identità di Marina a condizione che accettassimo il suo invito al disco pub, ma nello stesso tempo con quelle foto in mano ora si sentiva in credito e iniziava ad avanzare altre pretese.
Mi girai e senza salutare nessuno mi diressi nuovamente alla mia auto. Ero sconvolto da come si era messa la serata e d’altra parte eccitato all’idea di vedere cosa conteneva la digitale.
Scorsi le foto della serata fino ad arrivare alla successione che non potevo aver scattato io. E fu un pugno nello stomaco. Un primo piano del volto di Mia moglie completamente impiastrato lucido di sperma che le colava ovunque , il risultato del suo portarsi al volto le mani piene dello sperma di tutti noi. La foto successiva sempre un suo primo piano gli ombretti che colavano trasformavano il volto in una patetica maschera involgarita dalla smorfia che faceva prendendo tra le labbra un fallo artificiale. Scatto successivo e ulteriore colpo. Il fallo era sostituito da un sesso al naturale. Trattata peggio dell’ultima delle puttane ma non era ancora finito perché nel seguito una mano teneva il cazzo che stava eiaculando proprio sulle labbra di Marina. Sconvolto, eccitato, geloso , incazzato non c’era sentimento che non provassi. Altra foto e lei a gattoni con qualcuno che le toglieva la coda dal culo ed in sequenza gli scatti che mostravano la stessa mano che avvicinava il dildo alla sua bocca, ancora lei che sembrava ribellarsi ed infine il dildo che era passato dal suo culo le veniva messo in bocca. E mentre lei era in quella posa sottomessa un’altra persona dietro si stava inginocchiando con i pantaloni abbassati. Passai all’immagine successiva con la speranza che non fosse l’antefatto di quanto immaginassi. Con raccapriccio invece vidi l’ultimo atto del suo degrado vedendo la persona dietro di lei che la stava sodomizzando.
Con quelle foto stavo assistendo alla sua depravazione a quello che non avrei mai immaginato neppure nelle nostre fantasie più spinte.Come poteva lasciarsi trattare in quel modo? Ce l’avevo portata io e lei ora sapeva che non aveva altra scelta, per salvare la sua immagine aveva accettato di diventare un oggetto sessuale.
Ma non bastava, le immagini non erano finite.
La foto successiva mi disturbò ancora di più di quanto potessi esserlo stato nel vederla sodomizzata. Non era un atto sessuale quello che stavo vedendo eppure la foto era ancor più eloquente. Aldo che dietro di lei le arpionava le tette spingendole verso l’alto come se le volesse mettere in risalto . Il click successivo il suo primo piano che mostravano un trucco da battona : occhi cerchiati da un ombretto nero labbra lucide di un rosso vermiglio.
Ciliegina la foto successiva il sesso completamente rasato. Con ansia feci scorrere le altre foto. L’abito che le aveva promesso era riuscito a farglielo indossare. Sconcia, volgare, inimmaginabile che fino a qualche ora prima che mia moglie si potesse conciare in quel modo. Lo scatto era però in modalità video camera che la inquadrò con dovizia di particolari: un corpetto bianco che stringeva la vita e volgarmente un reggiseno nero che sotto l’abito finiva per essere ancor più evidente e volgare finiva con due coppe che a fatica contenevano le tette sparate verso l’alto lasciando intravedere l’areola dei capezzoli. In basso la gonna con due cortissime balze che sfioravano il bordo delle calze.
Un comando quasi inudibile ”girati e piegati” . Marina ruotò e si piegò in avanti abbastanza per mostrare come sarebbe stato sufficiente un minimo movimento per scoprirla e ovviamente per mostrare che sotto l’abito non indossava nulla .
Un’altra serie di riprese mentre indossava un perizoma nero semitrasparente. La solita voce: “ora ti porto in discoteca vestita così”.
Un suo primo piano ed una sua supplica “no, vi prego mi vergogno” .
Alcune risate senza capire il senso. Solo qualcosa come “ certo ti serve qualcosa di più adatto” poi un ordine chiaro “spogliati” e lei che sottomessa abbassava l’abito. Poi due altre due foto una che vista davanti e l’altra da dietro. Reggiseno a balconetto e perizoma calze nere e reggicalze. Alla fine un’altra ripresa .Le passavano una piccola confezione.Marina guardò l’immagine sulla scatola. Aldo la abbracciò tenendola da dietro le scoprì completamente un seno ,prese il capezzolo tra le due dita e con la mano libera scivolò dentro il suo ridottissimo perizoma.
Era ridotta a tanto da non sapersi ribellare e lo spettacolo di tanta sottomissione non riusciva a lasciarmi indifferente. Appoggiò le sue labbra all’orecchio di Marina,mordicchiando il lobo. La vidi fremere chiudere gli occhi. Le stava sussurrando qualcosa all’orecchio .
Marina spalancò gli occhi . Lui continuava a tenerla imprigionata accarezzandole il sesso e sorreggendo con l’altra mano la tetta come la volesse esibire sfacciatamente. Con voce secca e autoritaria gridò “ripeti”.
“ grazie per offrirmi un abito adatto per uscire con voi”.
La ripresa si interruppe.
Ero curioso di capire quale abito le avesse scelto per farle completare la serata nel disco club come aveva accettato di fare dopo aver accolto l’aiuto di Aldo per non essere.
Schiacciai il pulsante. No non poteva chiederle una cosa del genere. Marina indossava un vestito di pizzo che le arrivava a mezza coscia, per giunta con uno spacchetto di lato. Si vedeva cosa indossava, calze e reggicalze, perizoma che già nella foto lasciava intravedere un sesso liscio. Niente più reggiseno ed i capezzoli liberi che facevano bella mostra. Un’ altra foto per permettere la visione anche da dietro , con il suo culo completamente in mostra. Scatto successivo Marina all’uscita del sexy shop con indosso non più il suo spolverino ma uno spolverino rosso che le arrivava a mezza coscia . Una puttana, una puttana da marciapiede
Non c’erano altre foto. Un’ora in mano a quei due e Marina era stata completamente trasformata. Mi sentivo in colpa .L’avevo traghettata in una situazione in cui ora sarebbe stato difficile tornare indietro. Avrebbe potuto ribellarsi soprattutto quando nessuno avrebbe poi potuto riconoscerla , ma non l’aveva fatto anzi aveva accettato quell’umiliante cammino; aveva assecondato le voglie sessuali dei due aveva assaggiato lo sperma di uno e non si era ribellata all’altro che la sodomizzava. Ma non poteva averlo fatto volontariamente. Il prezzo da pagare per il silenzio era aumentato , così mi era stato detto. La cagnetta di Aldo ormai era quello e quella sera l’avrebbe portata ad esibirsi in quella sconcia tenuta chissà dove, aumentando così il rischio che la si potesse riconoscere. Ripassai velocemente le foto senza potermene capacitare. Quelle che le avevo scattato io erano decisamente caste in confronto. Ma soprattutto ci eravamo divertiti dentro casa nostra. Ora era diverso. Usciva dal sexy shop di Aldo sicuramente più vestita di quanto non l’avessi portata io quella sera la dentro , ma ora sapeva che quando avrebbe dovuto togliersi il suo soprabito della sua seria e rispettabile dignità di severa professoressa non sarebbe restato più nulla
Sono sempre su asmodeo@live.it
Salito in auto non riuscii a fare a meno di guardare il sedile dove all’inizio della serata Marina se ne stava seduta eccitata e timorosa. Avevo in testa la sua frase detta mentre stava godendo “sono la tua puttana capricciosa, puniscimi”.
L’avevo fatta scendere in quel sexy shop e già pensavo fosse stato un eccesso. Ora invece mi trovavo in auto solo e lei nuda inghiottita in quel negozio nelle mani di chissà quale degenerato dopo che c’era mancato poco che anche il suo bidello e i suoi allievi la riconoscessero.
Passai davanti al sexy shop qualche minuto dopo per riprendere mia moglie con me, ma il gruppetto che aveva goduto delle sue grazie era ancora fermo sulla parte opposta del marciapiede. Ripetei il passaggio una seconda volta e li vidi spostati davanti all’entrata del negozio. Ripassai più volte deciso e loro erano ancora li.
Incominciavo ad andare in ansia ed i minuti passavano. Quarantacinque interminabili minuti. Poi all’ennesimo passaggio erano scomparsi. Solo per un attimo mi sentii risollevato perché il pensiero che fossero rientrati mi fece rabbrividire.
Parcheggiai, raggiunsi l’entrata e suonai. Nessuna risposta. Risuonai ma niente. Ormai ero nel panico completo pensando a quanto fossi stato stupido. Suonai ancora tenendo premuto il campanello e solo una voce dietro di me mi interruppe.
“Sapevo che saresti tornato a riprendere tua moglie….” mi trovai faccia a faccia con il bidello “…. e poi sono quasi sicuro di averti già visto Sicuro che non ci conosciamo?”.
Fortunatamente quasi contemporaneamente la porta si aprì.
“dai entriamo” riprese lui. Trovai finalmente la forza di oppormi e restai sulla soglia mentre allo stesso tempo si materializzò dall’interno un viso che credetti di riconoscere per uno dei clienti iniziali del locale ma che invece scoprii che lavorava li.
“il negozio è chiuso, state facendo solo del casino, cosa volete?”
Il bidello mi rubò l’iniziativa “siamo passati a riprendere sua moglie”.
“La cagnetta del locale?” .
“Marina ,mia moglie si chiama Marina” specificai.
“Certo ,ma è la cagnetta di Aldo ora. Del resto lui è il suo padrone e ne può fare quello che vuole. Inizialmente me la sarei dovuta tenere io ma Aldo ha voluto occuparsene lui perché ha scoperto alcune cose molto interessanti su tua moglie.”
“cosa?” chiese repentinamente il bidello “non è che per caso vi ha detto che sapete chi è?”
Ormai temevo il peggio. Il bidello di mia moglie se mi avesse visto con lei avrebbe capito tutto, ma la risposta che ci fu data era ben diversa.
“So solo che Aldo ha scoperto come si divertivano in casa . A lui piaceva fotografarla – mi indicò - facendole giocare il ruolo della puttana e lei non voleva farsi fare altre foto. Per questo lei gli ha cancellato le foto ma ha accettato come penitenza di entrare qua dentro completamente nuda sotto il suo soprabito. Ed è bastato così poco per trasformarla in una docile cagnetta che esegue tutto quello che le viene chiesto, come avete visto.”
Il bidello restò incantato ad ascoltare la descrizione. Io ero terrorizzato all’idea che Marina venisse in qualche modo smascherata.Poi si rivolse a me.
“…e visto che non l’avete più fotografata , ad Aldo è sembrato giusto farle queste altre foto”.
Poi toccandosi nelle tasche estrasse la mia digitale che non riuscii a capire com’è che l’avesse lui, ma forse l’avevo dimenticata.
“mi ha detto di dartela e vedere se la trovi sufficientemente docile e soprattutto mi ha detto di dirti che ha deciso lui l’acquisto di qualcosa di particolare per il proseguimento della serata, e anche che il prezzo da pagare per il suo silenzio salirà un poco, insomma la vuole per qualche altra serata qui come cagnetta del locale ”.
Lui rise. Io tremante presi la digitale sempre più spaventato .
Mi girai verso il bidello che con occhi lucidi di perversa curiosità mi chiese di condividere con lui le foto. Ovvio che gliele negai. Mi trovai tra le mani anche un pezzo di carta e la scritta “Per evitare di perderle, le foto le ho già scaricate” e sotto l’indicazione di dove raggiungerlo.
Aveva mantenuto la promessa. Avrebbe mantenuto segreta l’identità di Marina a condizione che accettassimo il suo invito al disco pub, ma nello stesso tempo con quelle foto in mano ora si sentiva in credito e iniziava ad avanzare altre pretese.
Mi girai e senza salutare nessuno mi diressi nuovamente alla mia auto. Ero sconvolto da come si era messa la serata e d’altra parte eccitato all’idea di vedere cosa conteneva la digitale.
Scorsi le foto della serata fino ad arrivare alla successione che non potevo aver scattato io. E fu un pugno nello stomaco. Un primo piano del volto di Mia moglie completamente impiastrato lucido di sperma che le colava ovunque , il risultato del suo portarsi al volto le mani piene dello sperma di tutti noi. La foto successiva sempre un suo primo piano gli ombretti che colavano trasformavano il volto in una patetica maschera involgarita dalla smorfia che faceva prendendo tra le labbra un fallo artificiale. Scatto successivo e ulteriore colpo. Il fallo era sostituito da un sesso al naturale. Trattata peggio dell’ultima delle puttane ma non era ancora finito perché nel seguito una mano teneva il cazzo che stava eiaculando proprio sulle labbra di Marina. Sconvolto, eccitato, geloso , incazzato non c’era sentimento che non provassi. Altra foto e lei a gattoni con qualcuno che le toglieva la coda dal culo ed in sequenza gli scatti che mostravano la stessa mano che avvicinava il dildo alla sua bocca, ancora lei che sembrava ribellarsi ed infine il dildo che era passato dal suo culo le veniva messo in bocca. E mentre lei era in quella posa sottomessa un’altra persona dietro si stava inginocchiando con i pantaloni abbassati. Passai all’immagine successiva con la speranza che non fosse l’antefatto di quanto immaginassi. Con raccapriccio invece vidi l’ultimo atto del suo degrado vedendo la persona dietro di lei che la stava sodomizzando.
Con quelle foto stavo assistendo alla sua depravazione a quello che non avrei mai immaginato neppure nelle nostre fantasie più spinte.Come poteva lasciarsi trattare in quel modo? Ce l’avevo portata io e lei ora sapeva che non aveva altra scelta, per salvare la sua immagine aveva accettato di diventare un oggetto sessuale.
Ma non bastava, le immagini non erano finite.
La foto successiva mi disturbò ancora di più di quanto potessi esserlo stato nel vederla sodomizzata. Non era un atto sessuale quello che stavo vedendo eppure la foto era ancor più eloquente. Aldo che dietro di lei le arpionava le tette spingendole verso l’alto come se le volesse mettere in risalto . Il click successivo il suo primo piano che mostravano un trucco da battona : occhi cerchiati da un ombretto nero labbra lucide di un rosso vermiglio.
Ciliegina la foto successiva il sesso completamente rasato. Con ansia feci scorrere le altre foto. L’abito che le aveva promesso era riuscito a farglielo indossare. Sconcia, volgare, inimmaginabile che fino a qualche ora prima che mia moglie si potesse conciare in quel modo. Lo scatto era però in modalità video camera che la inquadrò con dovizia di particolari: un corpetto bianco che stringeva la vita e volgarmente un reggiseno nero che sotto l’abito finiva per essere ancor più evidente e volgare finiva con due coppe che a fatica contenevano le tette sparate verso l’alto lasciando intravedere l’areola dei capezzoli. In basso la gonna con due cortissime balze che sfioravano il bordo delle calze.
Un comando quasi inudibile ”girati e piegati” . Marina ruotò e si piegò in avanti abbastanza per mostrare come sarebbe stato sufficiente un minimo movimento per scoprirla e ovviamente per mostrare che sotto l’abito non indossava nulla .
Un’altra serie di riprese mentre indossava un perizoma nero semitrasparente. La solita voce: “ora ti porto in discoteca vestita così”.
Un suo primo piano ed una sua supplica “no, vi prego mi vergogno” .
Alcune risate senza capire il senso. Solo qualcosa come “ certo ti serve qualcosa di più adatto” poi un ordine chiaro “spogliati” e lei che sottomessa abbassava l’abito. Poi due altre due foto una che vista davanti e l’altra da dietro. Reggiseno a balconetto e perizoma calze nere e reggicalze. Alla fine un’altra ripresa .Le passavano una piccola confezione.Marina guardò l’immagine sulla scatola. Aldo la abbracciò tenendola da dietro le scoprì completamente un seno ,prese il capezzolo tra le due dita e con la mano libera scivolò dentro il suo ridottissimo perizoma.
Era ridotta a tanto da non sapersi ribellare e lo spettacolo di tanta sottomissione non riusciva a lasciarmi indifferente. Appoggiò le sue labbra all’orecchio di Marina,mordicchiando il lobo. La vidi fremere chiudere gli occhi. Le stava sussurrando qualcosa all’orecchio .
Marina spalancò gli occhi . Lui continuava a tenerla imprigionata accarezzandole il sesso e sorreggendo con l’altra mano la tetta come la volesse esibire sfacciatamente. Con voce secca e autoritaria gridò “ripeti”.
“ grazie per offrirmi un abito adatto per uscire con voi”.
La ripresa si interruppe.
Ero curioso di capire quale abito le avesse scelto per farle completare la serata nel disco club come aveva accettato di fare dopo aver accolto l’aiuto di Aldo per non essere.
Schiacciai il pulsante. No non poteva chiederle una cosa del genere. Marina indossava un vestito di pizzo che le arrivava a mezza coscia, per giunta con uno spacchetto di lato. Si vedeva cosa indossava, calze e reggicalze, perizoma che già nella foto lasciava intravedere un sesso liscio. Niente più reggiseno ed i capezzoli liberi che facevano bella mostra. Un’ altra foto per permettere la visione anche da dietro , con il suo culo completamente in mostra. Scatto successivo Marina all’uscita del sexy shop con indosso non più il suo spolverino ma uno spolverino rosso che le arrivava a mezza coscia . Una puttana, una puttana da marciapiede
Non c’erano altre foto. Un’ora in mano a quei due e Marina era stata completamente trasformata. Mi sentivo in colpa .L’avevo traghettata in una situazione in cui ora sarebbe stato difficile tornare indietro. Avrebbe potuto ribellarsi soprattutto quando nessuno avrebbe poi potuto riconoscerla , ma non l’aveva fatto anzi aveva accettato quell’umiliante cammino; aveva assecondato le voglie sessuali dei due aveva assaggiato lo sperma di uno e non si era ribellata all’altro che la sodomizzava. Ma non poteva averlo fatto volontariamente. Il prezzo da pagare per il silenzio era aumentato , così mi era stato detto. La cagnetta di Aldo ormai era quello e quella sera l’avrebbe portata ad esibirsi in quella sconcia tenuta chissà dove, aumentando così il rischio che la si potesse riconoscere. Ripassai velocemente le foto senza potermene capacitare. Quelle che le avevo scattato io erano decisamente caste in confronto. Ma soprattutto ci eravamo divertiti dentro casa nostra. Ora era diverso. Usciva dal sexy shop di Aldo sicuramente più vestita di quanto non l’avessi portata io quella sera la dentro , ma ora sapeva che quando avrebbe dovuto togliersi il suo soprabito della sua seria e rispettabile dignità di severa professoressa non sarebbe restato più nulla
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