Parli, parli, parli...

di
genere
etero

Siamo sul terrazzo.
Stiamo cenando al nostro tavolino dell’ikea, insalata, mozzarella e poi cocomero.
Mi stai elencando gli appuntamenti dei prossimi giorni, cene con amici, commissioni che dovremo fare, cose che dobbiamo comprare…
Ma non ti sto ascoltando, faccio su e giù con la testa facendo finta di ascoltarti, ma non sento una parola di quello che dici, sono distratto.
lo so questo mi costerà caro, mi sgriderai, mi darai del rincoglionito, ma non so cosa farci, sono distratto.
Mi sono fatto distrarre dal colore della tua pelle.
Il vestitino leggero che usi per stare in casa ti ha scoperto una scapola, una spalla e una bella porzione di seno, semplicemente facendo scivolare la sua spallina sinistra.
Sei abbronzatissima, cioè non sei nera, ma abbronzatissima per quanto la tua pelle così chiara te lo permette.
Il contrasto tra il segno bianco del costume e la pelle abbronzata è stupefacente.
Se seguo il segno bianco della spallina del costume mi porta direttamente al tuo meraviglioso seno, la parte abbronzata del seno sinistro è tutta a vista e si vede parte della pelle bianca, avrei voglia di vedere di più, seguire quella vena che si intravede sparire sotto il vestito sulla tua pelle trasparente.
Parlando gesticoli, guardo intensamente l’altra spallina, spero che anche lei decida di fare il suo lavoro e di scivolare giù facendomi finalmente godere a pieno lo spettacolo del tuo seno. Ma non ne ha nessuna intenzione, anzi si sposta ancora di più verso il tuo collo, così perfetto, dritto, quanto mi piace baciartelo, leccartelo…
Ti guardo le labbra, quelle labbra carnose, quelle labbra che non mi stanco mai di baciare, quelle labbra che mordo e succhio mentre scopiamo facendoti spesso male e soprattutto incazzare, ma come si fa a resistere a quei due piccoli canottini!?
Avrei voglia di alzarmi e baciarti anche adesso, ma lo so che non è il caso, ti accorgeresti che non ti sto ascoltando, ti incazzeresti di brutto, ti lascio parlare un altro po’, ti stai sfogando inveendo contro non so quale collega…
Ti agiti, le tue tette ballano libere sotto la sottile stoffa del vestitino, cavolo quanto ho voglia di prenderne una in mano…anzi no quando ballano così la faccia in mezzo voglio metterci!
Spuntano i capezzoli che solleticati dallo strofinio della stoffa decidono di farsi notare anche loro…
Ecco ora ho voglia di prenderne uno in bocca!
Solo il pensiero mi fa venire un’erezione.
Va beh è ora di sparecchiare, mi alzo e inizio a portare dentro le cose, mentre tu rimani seduta e continui a parlare.
Ma oggi cos’è? non stai zitta un secondo, non ti serve neppure che io risponda, fai tutto da sola.
Mentre sparecchio continuo a guardarti, spero che dall’alto si veda di più, ma a parte le tua gambe nude non si vede altro degno di nota.
Ho finito, sistemato tutto nella lavatrice, tovaglia sbattuta piegata e riposta, cucina pulita, torno da te, sei ancora seduta di fuori che ti godi il fresco della sera, finalmente zitta.
“ho parlato troppo!?”
“eh?”
“hai detto -finalmente zitta-, ti ho sentito!”
“io? No”
“invece si! ti ho sentito benissimo!”
Devo aver parlato invece di pensare e basta, qui si mette male, meglio correre ai ripari!
Mi chino su di te e ti bacio, prima piano poi con sempre più passione, mentre infilo una mano nella scollatura del vestito ad agguantare quel seno che ammiro da quasi un’ora.
“dai siamo sul terrazzo!”
“scusa, è da prima che volevo farlo, ma tu parlavi, parlavi, parlavi, con queste labbra che…”
Torno su di te e riprendo a baciarti, mentre ti stringo forte il seno.
Mi prendi la mano e la sfili dal vestito, mi allontani, ti alzi ed entri in casa, senza dire una parola.
Sei incazzata?!
Ti guardo percorrere il corridoio, verso la camera da letto ecco adesso sbatterai la porta …
Invece…
Invece vedo volare nel corridoio il tuo vestito.
Sorrido e ti raggiungo correndo e seminando i miei vestiti lungo la strada.
scritto il
2018-07-02
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