Albicocche
di
pollo_ollop
genere
etero
Sono spaparanzato sul divano, dai tuoi genitori dopo pranzo, io e tuo padre stiamo guardando la formula uno, anzi lui guarda la formula uno, io dormo clamorosamente.
In fondo è domenica pomeriggio e tua mamma si è davvero superata questa volta con le portate, ma soprattutto a me non frega assolutamente nulla della formula uno.
“dai pigrone vieni con me! Mamma ha detto che ci sono le albicocche da raccogliere per la marmellata!”
“ma tu non mangi la marmellata!”
“infatti la voglio fare per te tesoro”
“humpff!! Ok ma... vieni vestita così?!”
Hai addosso un bellissimo vestito di cotone bianco, lungo fino ai piedi, anzi forse anche un po’ più lungo visto che ogni tanto lo pesti…
“giusto!” corri via, io spero di essermela sgavagnata.
Ma dopo dieci minuti sei di ritorno.
“sono pronta andiamo?!”
Ti sei messa un paio di stivali di gomma ed un vecchio vestito di quando eri ragazza, ti sta indecentemente corto e scollato.
Tuo padre non ti vede neppure altrimenti gli sarebbe venuto un infarto a vederti così vestita.
“o cavolo arrivo!”
Salto su come un razzo e ti seguo di fuori.
“metti gli stivali anche tu, ieri ha piovuto e nel campo c’è il fango”
Mi metto gli stivali di tuo babbo, raccolgo due cestini per la frutta, prendo la scala a pioli e ti seguo.
“ma è tuo quel vestito? dove andavi vestita così?!”
Sghignazzi “è l’unico che mi andava ancora tra quelli che ho trovato, naturalmente mi stava più lungo, avevo altre forme quando lo usavo”
“lo sai vero che non riuscirò per molto a tenere le mani a posto?!”
Mi fai un sorrisino significativo, continuando a camminare.
Per arrivare agli alberi da frutta bisogna fare una stradina di terra (oggi fango) che costeggia un campo coltivato, poi dietro la collina c’è il frutteto.
Cammini davanti a me saltellando, mentre io arranco sotto il peso della scala, il tuo vestito svolazza mostrando strepitose viste delle tue chiappe.
“lo stai facendo a posta?!”
“cosa?!” ma il sorriso che mi fai mi dice che sai benissimo di cosa sto parlando.
“iniziamo da quest’albero?!”
Siamo arrivati al frutteto, appoggio la scala all’albero, i cestini li metto per terra e …
Mi volto di scatto e ti acchiappo, ti stringo tra le mie braccia e cerco di baciarti.
“dai dobbiamo lavorare, prima il dovere poi il piacere!”
“non so se ne sono capace, senti quanto sono duro!?”
“si ma prima raccogliamo la frutta”
Ti passo le mani su tutto il corpo, ti stringo le chiappe con forza sotto quel ridicolo vestitino, mi riempio le mani di te, poi ti bacio e mi stacco per mettermi al lavoro.
Salgo sulla scala con un cestino e inizio a raccogliere, mentre tu lo fai da basso.
Quando ho finito di raccogliere la frutta che riesco a raggiungere mi volto a guardarti.
Sei sotto di me e da sopra si ha una visuale sul tuo seno che è qualcosa di davvero troppo sexy da reggere, l’uccello mi fa male nei pantaloni, me lo devo sistemare, tu noti il movimento e mi sorridi.
“devo spostare la scala”
La sistemo dal altro lato dell’albero per poter arrivare anche in quella parte.
“tocca a me salire”
Ti guardo dubbioso, strano, lo fai fare sempre a me… va beh per me è uguale.
Quando sali sulla scala mi rendo conto che non è uguale proprio per nulla.
Da sotto ho una vista perfetta delle tue bellissime gambe e del tuo culo, non solo, quando ti sporgi riesco a vedere perfino la pancia ed il seno.
Così è davvero troppo.
Appoggio il cestino per terra e ti vengo dietro.
Resto un attimo a contemplare lo spettacolo, poi infilo direttamente la faccia tra le tue chiappe.
Ti blocco i fianchi e strofino il mio naso nel mezzo di quei due globi di carne.
Aspiro il tuo odore, poi ti do un morso su una chiappa, prendo l’elastico delle mutande e te lo strattono giù.
“aiha fai piano!”
“piano?! Non ci penso neppure!”
Ti allargo le chiappe e lecco, lecco dove arrivo, prima sul buchino, poi ti chini un poco e mi fai arrivare alle labbra e al clitoride.
Quanto mi piace il tuo succo, così dolce e profumato, altro che la frutta!
“Scendi!”
Mi calo i calzoni e le mutande mentre tu scendi lentamente dalla scala un po’ impedita nei movimenti dalle mutande a metà coscia.
Ti appoggi alla scala e sporgi il culo indietro.
Non perdo tempo, mi aggrappo ai tuoi fianchi ed entro dentro di te.
Sospiri, restiamo fermi qualche secondo, poi iniziamo a muoverci uno contro l’altro, sempre più veloce.
Siamo due animali che vogliono godere e basta, sempre più forte.
Il movimento scuote l’albero e la frutta ci cade addosso, stanno grandinando albicocche.
Ridiamo mentre spingo sempre più forte.
Non resisto più, ti do due ultime botte, ed esplodo dentro di te, tenendomi ben stretto ai tuoi fianchi.
Mi stritoli con i tuoi muscoli interni, poi piano piano ti sfili, mi sorridi poi ti chini per pulirmi con la bocca.
Cavolo sei uno spettacolo, ti accarezzo la testa, mi sta tornando duro.
Mi sorridi mi dai un bacio con lo schiocco sulla cappella e ti rialzi.
“sbrighiamoci a raccogliere la frutta prima che ci vengano a cercare!”
Come al solito hai ragione tu, raccogliamo la frutta che abbiamo fatto cadere a terra, ridendo.
“certo che così si fa molto prima a raccogliere le albicocche!”
“si ed è anche più divertente!!”
Raccogliamo fin troppa frutta per noi, ma non la possiamo lasciare a terra.
Mentre raccogliamo i cestini per tornare alla casa io ti guardo con desiderio.
Te ne accorgi e mi sorridi.
“dai adesso andiamo dai miei, poi a casa…”
“a fare la marmellata?!”
“si… può darsi…anche”
Ti incammini e io come al solito mi ritrovo a seguire il movimento ipnotico dei tuoi fianchi.
In fondo è domenica pomeriggio e tua mamma si è davvero superata questa volta con le portate, ma soprattutto a me non frega assolutamente nulla della formula uno.
“dai pigrone vieni con me! Mamma ha detto che ci sono le albicocche da raccogliere per la marmellata!”
“ma tu non mangi la marmellata!”
“infatti la voglio fare per te tesoro”
“humpff!! Ok ma... vieni vestita così?!”
Hai addosso un bellissimo vestito di cotone bianco, lungo fino ai piedi, anzi forse anche un po’ più lungo visto che ogni tanto lo pesti…
“giusto!” corri via, io spero di essermela sgavagnata.
Ma dopo dieci minuti sei di ritorno.
“sono pronta andiamo?!”
Ti sei messa un paio di stivali di gomma ed un vecchio vestito di quando eri ragazza, ti sta indecentemente corto e scollato.
Tuo padre non ti vede neppure altrimenti gli sarebbe venuto un infarto a vederti così vestita.
“o cavolo arrivo!”
Salto su come un razzo e ti seguo di fuori.
“metti gli stivali anche tu, ieri ha piovuto e nel campo c’è il fango”
Mi metto gli stivali di tuo babbo, raccolgo due cestini per la frutta, prendo la scala a pioli e ti seguo.
“ma è tuo quel vestito? dove andavi vestita così?!”
Sghignazzi “è l’unico che mi andava ancora tra quelli che ho trovato, naturalmente mi stava più lungo, avevo altre forme quando lo usavo”
“lo sai vero che non riuscirò per molto a tenere le mani a posto?!”
Mi fai un sorrisino significativo, continuando a camminare.
Per arrivare agli alberi da frutta bisogna fare una stradina di terra (oggi fango) che costeggia un campo coltivato, poi dietro la collina c’è il frutteto.
Cammini davanti a me saltellando, mentre io arranco sotto il peso della scala, il tuo vestito svolazza mostrando strepitose viste delle tue chiappe.
“lo stai facendo a posta?!”
“cosa?!” ma il sorriso che mi fai mi dice che sai benissimo di cosa sto parlando.
“iniziamo da quest’albero?!”
Siamo arrivati al frutteto, appoggio la scala all’albero, i cestini li metto per terra e …
Mi volto di scatto e ti acchiappo, ti stringo tra le mie braccia e cerco di baciarti.
“dai dobbiamo lavorare, prima il dovere poi il piacere!”
“non so se ne sono capace, senti quanto sono duro!?”
“si ma prima raccogliamo la frutta”
Ti passo le mani su tutto il corpo, ti stringo le chiappe con forza sotto quel ridicolo vestitino, mi riempio le mani di te, poi ti bacio e mi stacco per mettermi al lavoro.
Salgo sulla scala con un cestino e inizio a raccogliere, mentre tu lo fai da basso.
Quando ho finito di raccogliere la frutta che riesco a raggiungere mi volto a guardarti.
Sei sotto di me e da sopra si ha una visuale sul tuo seno che è qualcosa di davvero troppo sexy da reggere, l’uccello mi fa male nei pantaloni, me lo devo sistemare, tu noti il movimento e mi sorridi.
“devo spostare la scala”
La sistemo dal altro lato dell’albero per poter arrivare anche in quella parte.
“tocca a me salire”
Ti guardo dubbioso, strano, lo fai fare sempre a me… va beh per me è uguale.
Quando sali sulla scala mi rendo conto che non è uguale proprio per nulla.
Da sotto ho una vista perfetta delle tue bellissime gambe e del tuo culo, non solo, quando ti sporgi riesco a vedere perfino la pancia ed il seno.
Così è davvero troppo.
Appoggio il cestino per terra e ti vengo dietro.
Resto un attimo a contemplare lo spettacolo, poi infilo direttamente la faccia tra le tue chiappe.
Ti blocco i fianchi e strofino il mio naso nel mezzo di quei due globi di carne.
Aspiro il tuo odore, poi ti do un morso su una chiappa, prendo l’elastico delle mutande e te lo strattono giù.
“aiha fai piano!”
“piano?! Non ci penso neppure!”
Ti allargo le chiappe e lecco, lecco dove arrivo, prima sul buchino, poi ti chini un poco e mi fai arrivare alle labbra e al clitoride.
Quanto mi piace il tuo succo, così dolce e profumato, altro che la frutta!
“Scendi!”
Mi calo i calzoni e le mutande mentre tu scendi lentamente dalla scala un po’ impedita nei movimenti dalle mutande a metà coscia.
Ti appoggi alla scala e sporgi il culo indietro.
Non perdo tempo, mi aggrappo ai tuoi fianchi ed entro dentro di te.
Sospiri, restiamo fermi qualche secondo, poi iniziamo a muoverci uno contro l’altro, sempre più veloce.
Siamo due animali che vogliono godere e basta, sempre più forte.
Il movimento scuote l’albero e la frutta ci cade addosso, stanno grandinando albicocche.
Ridiamo mentre spingo sempre più forte.
Non resisto più, ti do due ultime botte, ed esplodo dentro di te, tenendomi ben stretto ai tuoi fianchi.
Mi stritoli con i tuoi muscoli interni, poi piano piano ti sfili, mi sorridi poi ti chini per pulirmi con la bocca.
Cavolo sei uno spettacolo, ti accarezzo la testa, mi sta tornando duro.
Mi sorridi mi dai un bacio con lo schiocco sulla cappella e ti rialzi.
“sbrighiamoci a raccogliere la frutta prima che ci vengano a cercare!”
Come al solito hai ragione tu, raccogliamo la frutta che abbiamo fatto cadere a terra, ridendo.
“certo che così si fa molto prima a raccogliere le albicocche!”
“si ed è anche più divertente!!”
Raccogliamo fin troppa frutta per noi, ma non la possiamo lasciare a terra.
Mentre raccogliamo i cestini per tornare alla casa io ti guardo con desiderio.
Te ne accorgi e mi sorridi.
“dai adesso andiamo dai miei, poi a casa…”
“a fare la marmellata?!”
“si… può darsi…anche”
Ti incammini e io come al solito mi ritrovo a seguire il movimento ipnotico dei tuoi fianchi.
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