Quella notte prima di quella volta....

di
genere
etero

Non cercare l’amore. Vivilo.
Anche se per farlo, devi andare oltre ciò che pensi di aver fabbricato, fatto, creato. Te.
Le maschere, coprono tutto anche se non lo annullano. Le maschere, coprono anche l’amore. Emozioni e sensazioni vengono ricoperte da una coperta fredda che lenisce ma non permette.
Vivere l’amore, quello vero, é essere soli, nel vero senso del termine.
Fanta era sdraiata sul divano. La testa comodamente appoggiata tra le mie cosce. Eravamo nudi, rei di aver dal giorno prima incessantemente esplorato molte vie del piacere. Eravamo sazi di goduria, non di piacere. Guardavamo un film, sulla secessione. La sua mente mi piaceva, era acuta, era aperta e disposta ad abbattere ogni muro messo nella sua mente dalla società. La toccavo poco. Proprio perché l’avevo toccata tanto. Eravamo doloranti di un piacere prolungato che permaneva sui nostri corpi in modo evidente; la sua vulva era gonfissima ed il mio cazzo invece non si decideva ad ammosciarsi del tutto dopo più orgasmi. Nemmeno lei mi toccava. Mi sfiorava, come facevo con lei. Sui nostri corpi, c’erano ancora dei brividi che raccoglievamo accuratamente con le nostre dita.
“Che fai stasera?” Mi chiese di un tratto.
“Niente, intendevo guardarmi qualche film e riposare. Perché?”
“Ah, vuoi riposare?” Disse con una risata maliziosa. Poi prosegui
“A dire il vero mi hanno invitato ad una festa. Ma mi scoccio, a meno che vuoi venire”.
Le feste non erano proprio la cosa mia preferita. Ero più propenso alla meditazione, al concentrarmi su di un corpo al fine di fondermi con esso, cercavo pace e donavo pace, il che sarebbe stato impossibile in una festa…
“È una festa un pò particolare però….” Aggiunse sempre con quel tono malizioso.
La guardai. Ero stato un gran libertino, ora mi consideravo solo “libero”. Libero perché mi ero accorto che le ricerche e le finalità nelle orge erano diverse per tutti. Creare feeling, raggiungere un empatia che metta dubbi su chi si é della coppia o no, scopare con gli organi, la pelle, le ossa, gli occhi, le orecchie, l’anima, il cuore, le unghie, il vento, il sole, l’acqua, scopare con i sensi tutti, fare orgia di se stesso, riuscire a diventare uomo o donna senza distinzione in un unica bolla di piacere. E dunque avevo fatto cilecca. Scopare banalmente e meramente moglie altrui anche quando stupende non mi interessa. L’amore a due é magia, a tre, dovrebbe essere paradiso. Pur se sono eterosessuale, e che non tollero il contatto di altri maschi, l’amore nei sensi si percepisce, e si riesce a vivere. Quello cercavo, e quello non trovai. Per cui, tornai alla certezza della donna. La donna é meraviglia. Fanta é meraviglia. Dalla sera dapprima, eravamo stati meraviglia. La guardai ancora e pensai che ci sarei stato ancora tutto il pomeriggio e la notte. Glielo dissi.
Sorrise. E rispose “Va bene, ma passiamo alla festa a salutare più tardi e torniamo”.
Distrattamente, almeno cosi sembrava, mise la mano sul mio cazzo. Il calore mi avvolse. A differenza di ciò che molti pensano, non basta il tocco, ci vuole esperienza, oltre che all’indole. Non tutti sanno accarezzare un cazzo, non tutti si accorgono che vive di vita propria, che bisogna sentirlo ed assecondarlo. Esattamente come una figa. Fanta era consapevole, mi sfiorava, senza insistenza, senza graffiare, accontentandosi di seguire le pulsazioni. Le coprii il pube con la mano sinistra senza muovermi. L’avevo toccata per ore mentre le penetravo e no. Con le dita, ero andato cautamente in lei ed avevo scoperto le pareti del piacere che nascondeva anche a se stessa. Ben presto, si era accorta che eravamo della stessa razza, e si lasciò andare. Vivere il sesso come respirare. Spontaneamente, naturalmente. Ma il problema, é che molti non sanno respirare, non sono consci ne coscienti di loro, non hanno la percezione di essere dei miracoli che possono fare miracoli. Ero arrivato ad un stadio dove dimostrare non era necessaria. A quanto pare, anche Fanta.
“È una grande troia, te la scopi con un schioccar delle dita”. Cosi mi disse il barista credendosi complice nel nome di una maschilità che non mi apparteneva. Aveva semplicemente notato che la guardavo in modo insistente. Lei no. Poi, disse che mi sentiva. Le crebbi. Anch’io, mi vanto di sentire. Persino il profumo del piacere. In quel bar, lei, puzzava di piacere. E dunque, mi decisi ed aspettai fino a che i nostri sguardi si incrociassero. Alzai il bicchiere e brindai alla sua salute. Dopo cinque minuti, mi raggiunse. Il barista mi fece un occhiolino, sempre nel nome di qualcosa che non mi appartiene.
Fanta incrociò le gambe sedendosi accanto a me e sorridendo. Era “polposa”, sicura nel suo modo di porsi, sembrava un cacciatore spietato, certa di ciò che voleva e di ciò che non voleva. Ciò che di solito fa paura agli uomini. Non parlammo di politica o calcio, ma di città e posti che avevamo visitato. E poi andammo a casa sua.
Una volta aperto il portone, cominciò a spogliarsi. Erano le due di notte ed era improbabile che qualcuno uscisse o entrasse, ma era comunque possibile. Si spogliò del suo vestito nero e della gonna corta svelando un paio di giarrettiere nere con un tanga che le spariva nella fessura di un meraviglioso e sensuale culo. Era grosso, ma non saprei le parole da usare per definire una cosa bella anche quando esce dai criteri. Era sensuale, forse potrebbe bastare. Un culo sensuale, un outfit sensuale, delle labbra altrettanto, e poi la mente. Lei era sensuale ovunque e lo sapeva. Una mangiatrice di uomini che non aveva bisogno di nascondersi. Non cercava marito, e lo mostrava in modo chiaro.
Al quinto piano, indossava solo i tacchi. Non mi pensava, non mi calcolava, e ciò mi piaceva. Non le misi una mano sul culo, non bla toccai, ma sapevo. Capivo che sarebbe stata una notte non comune.
Appena chiusa la porta, si girò, mi tolse la cintura, abbassò i pantaloni, e mi prese il cazzo in bocca. Era bello duro.
“Ah” fece tirandolo tutto fuori. E ci credo. Ho un bel cazzo. Fuori dal comune, lo so, mi é stato detto più volte. Fatto divertente, una ragazza un giorno si rifiutò di star con me dicendo che non sarei mai potuto entrare in lei. Tuttavia, Fanta era felice. Ci fu luce nei suoi occhi. Fece una cosa sorprendente. Mi sputò abbondantemente sul cazzo, prese a massaggiarlo ed a darci colpi di lingue, e poi, apri grande la bocca, e mi prese tutto. Non mi era mai capitato prima. E dunque rimasi basito. Vedevo il mio cazzo nella sua gola, era impressionante. Poi si ritrasse, e riuscì a farlo più e più volte. La mia eccitazione era al parossismo. Non venni tuttavia e lasciai che fosse ospitale…
Poi si alzò e disse “Qui c’é il bagno, io mi faccio una doccia”…
Facemmo la doccia assieme. Ad un certo punto, sotto il getto caldo, ero sotto di lei che aveva appoggiato una gamba su uno dei bordi della doccia, e la leccavo ascoltando le sue pulsioni. Aveva gli occhi chiusi e non si capiva bene se si godesse la doccia o la mia lingua. In tutti i casi, passarono pochi minuti prima che ad un certo punto chiuse violentemente le gambe e fu percorsa da fremiti che durarono per un minuto. Dopo, la girai, e la penetrai. Era ancora pieni di brividi dell’orgasmo appena passato. Decisi di tornare sulle orme di quell’orgasmo, e segui la strada a ritroso nella sua figa. Comincia a sentire i muscoli della sua figa che abbracciavano il mio cazzo puntando il tutto da improvvisi tremori che facevano sembrare la sua figa un vibratore. La sua schiena era un racconto di sensazioni. Come le corde di un pianoforte. Si tendevano ad ogni accordo di piacere, entravo, era un Do, uscivo, un re, poi entravo di nuovo, e faceva un fa, e cosi via. Il ritmo era quello dell’acqua che scrosciava su di noi.
Uscimmo dalla doccia con la stessa vibrazione. Fanta mi guardava con altri occhi. Aveva capito che ero come lei. Come dire… uno stronzo per quelli normali, forse un perverso per quelli credenti, un eroe però per il mio corpo, la mia vita. Lei era cosi, come me. Una donna che non resta al proprio posto non viene ammesso nella società. Lei comunque non ci restava. “Puttana, Troia, Zoccola” e tanti epiteti del genere le erano stati attribuiti. Generalmente da maschi incapaci e zotici che erano addirittura a volte arrivato ad imbrattare la sua macchina o i muri del palazzo dove vive. Per Fanta, era una storia di scelte, o di schiavitù.
Ma nemmeno la libertà riempi sempre le sue promesse. Poiché gli altri, molti di loro, non lo sono. Lo apprese anche lei come avevo fatto io. In orge ed in inutili pompini, in incontri sprovvisti di senso e privi di finalità. Prese cosi tanti cazzi che capii che non le bastava. Ed a questo punto, chiunque arrivi a questo punto, viene fregato. Perché siamo pochi…
Fanta a differenza di altre donne riusciva a prendere il cazzo senza sosta, ma anche a goderlo. Scopammo fino alle 7 di mattina prima di cadere esausti.
Ci sveliamo verso mezzogiorno ed andammo a lavarci. Sotto la doccia, in versione diversa, successe la stessa cosa del giorno di dopo. Poi, passammo nel soggiorno, e la appoggiai sull’isola della spaziosa cucina. Forse non l’avevo detto, ma Fanta, é ricca. Una casa magnifica per una donna che sa quel che vuole. Non a caso, scopri poi che era presidente del consiglio di amministrazione di una nota impresa. In quel momento, era una donna affamata di vita. Cosi come lo ero io. Non ci accorgemmo che erano le 3 quando squillò il cellulare di casa. Fanta che era seduta su di me con gli occhi chiusi sembrò destarsi ed andò a rispondere. Poi tornò e disse: “Dobbiamo mangiare qualcosa credo… sono le 3…”.
Mangiammo asiatico. Dei ravioli e del pollo col bambù, qualcosa del genere. L’amore da tanto ma toglie anche tanto. Bisognava mangiare, per compensare, ma sopratutto continuare. Aprimmo una bottiglia di vino, e…
Andammo alla festa dopo essere passati da casa mia dove mi cambiai. Poi decisi di prendere anche la mia macchina in tal modo da poter decidere poi dopo la festa se tornar a casa sua o tornar da me.
La festa era in maschera. Ci furono date all’entrata. Un casale nel nulla nei pressi di Firenze. Con sicurezza annessa e robe del genere. Società alta…
In tutto, c’erano una cinquantina di persone. La situazione era strana, complicata, ingarbugliata. Un mosaico di corpi che non si muovevano all’unisono, una gara personale su un percorso comune, non c’era armonia, non c’era equilibrio. Fanta baciò ed abbracciò un sacco di persone. Molti le fecero i complimenti su di me che mi portavo i miei anni cercando di mantenermi in forma. Ed essendo anche quasi 2 metri, non passavo del tutto inosservato. Fui colpito da una trans alta quasi quanto me, di un magnetismo intenso. Non ero mai stato con un trans, non mi interessava, nelle donne, trovavo tutto ciò che mi completava. Ma lei era intrigante, e prese a fissarmi. Fanta la derido un pò, e continuano fino al bar. Ci prendemmo due gin tonic ed osservammo le diverse scene. Gente che inculcava altra gente ed a sua volta si faceva inoculare, gente che frustrava altra gente legata, altri che bevevano lo sperma dal pavimento, qualcuno che si faceva pisciare in bocca, la glori sole piena di cazzi, vagine martoriate ed altre fiorite. Non c’era armonia. E dunque, versai un po di gin tonic nel décolleté di Fanta. Poi, scopri i suoi seni, ed appoggiai delicatamente la lingua su uno dei capezzoli. Fanta sussultò. La mia mano si era gia infilata nelle sue mutande e persino senza muovermi ne percepivo il battito. Con la lingua, segui il suo collo, delicatamente, quasi sfiorandola con la lingua, e raccolsi tanti brividi. Poi, le morsi il lobo dell’orecchio e ridiscesi con la bocca fino a metà del collo dove mi fermai con la lingua. Fanta spinse il pube verso la mia mano e continuo a d asservire attorno a noi cosa succedeva. Venne dopo dopo e subito si alzò, mi tirò giù i pantaloni, mi tolse la maglietta, e si sedette sopra di me sullo sgabellino del bar. Ci muovemmo poco, ci stuzzicavamo, sfioravamo i nostri corpi con delicatezza, per aggiungere all’innata goduria. Poi si girò, si appoggiò sul bancone, e mi offri il sedere.
La penetrava lentamente, con costanza, mentre sfioravo la sua schiena. La sentivo, e mi sentiva. Ci eravamo estraniati da quel posto, pur rimanendoci. Il piacere non basta mai, noi lo sapevamo, e non avevamo fretta. Dopo mezz’ora, o più, tornammo alla realtà. Attorno a noi, c’erano almeno venti persone che ci guardavano. Erano estasiati, deliziati. Io e Fanta non avevamo tabù. Eravamo liberi, e capaci, e vogliosi. E tutto ciò, é un privilegio. Molti provarono a scopare con noi. Donne e trans compresi. Ma non ci andava. Tornammo a casa, e riprendemmo sorridendo…
scritto il
2024-06-21
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