L'orgasmo
di
Judicael Ouango
genere
etero
Il piacere mi sommerse. Semplicemente mi invase in ogni dovunque e mi travolse lasciandomi senza respiro per qualche secondo, o minuto, forse anche di più. Non saprei descrivere esattamente ciò che in quel momento successe, ma posso affermare con certezza che fu quel che da sempre cercavo; l'orgasmo.
Come tutte, almeno credo, imparai dell'orgasmo toccandomi. Imparai dell'intero processo a tentoni con ragazzi goffi che infilavano le loro dita tremanti in cerca del buco dove infilarlo e cosi uscire vincitori da un incontro tornando a far annusare quelle stesse dita dagli loro amici. Poi le dolorose "prime volte" che ti facevano domandare il perché del "sesso".
Già, l'orgasmo é prezioso. È irrazionalità espressa del cervello, metronomo pazzo per il cuore, é riscaldamento d'inverno e frescura d'estate, l'orgasmo é ciò che scintilla in ognuno di noi ma ha del male ad affermarsi. L'ho cercato come tutti lo cercano, ma non ho abbandonato nel corso del percorso, cosa che molti invece hanno fatto fermandosi in matrimoni "convenienti" ma cullando sogni diversi, rifugiandosi in valori religiosi o societari per non ammettere i propri fallimenti nella ricerca della pietra filosofale di ogni essere vivo; la felicità.
Ebbene io non ho mai smesso.
Ad oltre quarant'anni, napoletana di origini e cittadina napoletana, ho privilegiato l'emozione, la sensazione, a discapito della società. E ciò da molto presto, il che mi mise in conflitto con mio padre con cui smisi di parlare a vent'anni e non ci rivolgemmo più la parola fino alla sua morte. Tutto ciò, perché avevo scelto la goduria.
La goduria é una parola magica, usata non in modo appropriato il più delle volte. Un gelato non é goduria. Goduria é quando il tuo corpo non ti appartiene più ma é preda di sensazioni ed emozioni che oltrepassano il paradiso stesso. Ma scoprii anche che purtroppo il sesso, come tutte le cose del mondo, é vario, diverso, appartenente a rituali, ad abitudini, a valori persino religiosi. Scoprii che si poteva scopare in cinese, in senegalese, in spagnolo, inglese o qualunque altra lingua del mondo. Scoprii che il bacio da altre parti del mondo non esisteva, che il tocco poteva prendere diverse forme, persino che il cazzo cambiava. Eh si, pure quello!
Presi cazzi, e ne presi tanti. La ricerca dell'orgasmo é ardua, é una strada in salita, più ne sai, più senti che ne hai. Ma non tutti rispondevano allo stesso modo, non tutti gli uomini riuscivano a comprendere certi meccanismi che non riguardano solo il cazzo infilato nella figa. È come un arte, e si sa, di artisti ne sono tanti, di virtuosi pochi. Anzi, pochissimi.
Abdoul in questo momento mi stava facendo volare. Riuscivo a percepire il pulsar del suo cazzo in me, e lui, lo stesso. Durante il mio orgasmo, mi aveva spinto il suo possente membro tutto dentro ed era rimasto immobile mentre ero quasi in trance impalata sul bastono di Dio. Poi, pianissimo, con la mia figa che colava di espressa goduria, si disse quasi a massaggiarmi col cazzo muovendosi con calma estrema. Non fece altro che far perdurare il mio piacere. Godevo ancora, non riuscivo a smettere, e lo guardavo affascinata, forse anche con un sorriso sulle labbra. Ero felice!
Sul tavolo dove mi aveva messa con le mie gambe retta dalle sue possenti braccia, continuava ad andare ed a venire dentro di me cambiando di tanto in tanto ritmo in modo quasi impercettibile. Le pareti della mia vagina si contraevano senza sosta ed ero avviata verso un altro orgasmo quando si ritirò quasi a metà e corniciò a scoparmi con quella metà del cazzo. Che poi metà... Un cazzo fantastico, lungo, grosso, e nero. Un cazzo che riempiva la stanza per la propria prestanza, ed ora in me, mi sbatteva a metà. Quella cosa mi eccitò ancor di più. Sapevo che poteva sfondarmi, che poteva arrivarmi in fondo all'utero, perciò il piacere sembrò raddoppiare ed di nuovo cominciai a godere. Abdoul in quel preciso momento acdcelrò di parecchio il ritmo e lasciandomi una gamba poggiò un dito sul mio clitoride. Gridai per l'ondata di piacere che mi pervase. Io che odiavo le dita sul clitoride o nella vagina; pochi uomini sanno usare le loro dita, e generalmente ti lasciano indolenzita o irritata. Abdoul invece era quel che a Napoli si può definire un figlio di buona donna. Sembravano due farfalle che si poggiavano sul mio clitoride mentre il suo pene andava e veniva in me. Chiusi gli occhi ed urlai quasi a squarciagola. Lui, semplicemente, accelerò.
Non so per quanto tempo continuò a scoparmi in questo modo ma durò un eternità. Avevo la testa riversa vero l'indietro ed ero appoggiata sui gomiti con le gambe ben alzate. Guardai Abdoul e mi resi conto di quanto bello fosse. Scolpito, elegante nelle sue movenze, sicuro di se, di quel che faceva, e di quel che godeva. Scesi lungo i suoi abdomanli per guardare il suo cazzo nero scoparmi e scopri con gran sorpresa che era tutto bianco! Ricoperto completamente da una densa crema che colava addirittura sul tavolo creando una pozza viscosa giusto sotto il mio culo. Mi eccitai cosi tanto alla vista di tutta questa bontà divina che ebbi un orgasmo istantaneo. Abdoul mi toccò ancora e furono due l'uno attaccato all'altro.
Ero in un stato di confusione. Una donna ha dei segreti che pochi uomini capiscono. Uno di quelli sono le sue contrazioni, i brividi della sua pelle, il lato in cui propende, dove guarda. Tutto ciò é un discorso completo, che dice dove toccarla, come, dove baciarla, come prenderla, a che ritmo, la donna ha degli segreti che pochi uomini capiscono, ed é un peccato. Abdoul capiva.
Me ne ero scopati anche cinque alla volta, vivendo piaceri diversi, sono stata anche con donne, da sola o con altri uomini, ho visto le linee del piacere su diversi pelli, ho scorso la luce della goduria in occhi di ogni genere, ma non era niente del genere. Non era il primo nero con cui ero stata, probabilmente, non sarebbe manco l'ultimo, ma in quel momento, sapevo che era quello giusto.
Persino il tempo usava. Mi aveva detto prima " Non mi piace scopare per un paio di ore. È una magia che va prolungata". E cosi, avevamo preso la stanza per la notte, e non per qualche ora. Scherzando gli avevo detto " Ce la fai?". Mi rispose con un sorriso. Non lo stesso che ora arborava scopandomi, ma un sorriso come per dire " poi mi dirai tu...".
E che dovevo dire... Era già un ora che stava dentro di me. Un ora che avevo avuto orgasmi cosi ravvicinati da non capirci più nulla. In realtà ero anche convinta che fossero passate più ore. Ma non era cosi. La posizione in cui ero cominciava ad infastidirmi, e quindi mi sfilai dal suo pene gigante e mi misi in piedi. Poco ci mancò che caddi. Ero tutta tremolante, Abdoul mi resse per un momento, il tempo di ritrovare un po di fermezza. Gli diedi un bacio sulle labbra più carnose che avevo mai visto. Era come appoggiare le labbra su qualcosa di morbido, liscio, e caldo. Gli diedi un altro bacio perché mi era piaciuto, e poi lo presi per il cazzo trascinandolo verso il divano.
Ovviamente mi seguii. Lo fesi sedere e mi misi in ginocchio di fronte a lui. Il suo cazzo era in tiro e superava la lunghezza del mio viso. Gli presi le palle e me li misi in bocca, avevano un buon sapore. Misi le sue palle una alla volta in bocca roteando la lingua attorno ad ognuna di esse mentre con la mano dove avevo sputato andavo e venivo piano sul suo membro che pulsava. Anche gli uomini hanno dei segreti. Ma sono meno complicati di quelli delle donne. Con la mano, sentivo ogni battito del suo cuore, lo dirigevo, lo ascoltavo, sentivo i punti piu sensibili del suo pene, mi ci fermavo, stringevo un po di piu, o di meno, sentivo le sue reazioni, e riprendevo il mio gioco. Nel giro di due minuti, il suo pene mi aveva raccontato di come mettermelo in bocca. E lo presi, e con la lingua giocai laddove sapevo che avrebbe sussultato, con la bocca lo avvolsi e lo curai. I suoi gemiti erano il ritmo con cui lo succhiavo. Poi, mi alzai, e mi lasciai scivolare sopra di lui; fino in fondo. Dove rimasi senza muovermi cercando di superare il limite del mio clitoride infilandoci tutto quel ben di Dio. Mentre il mio utero era spinto da una forza incredibile, io godevo. Presa, posseduta, donna a trecentosessanta gradi, regina e puttana, principessa e troia, ero libera, perché impalata.
Fu il sole a ricordarci che c'era un altra realtà li fuori. Tutta la notte, scopammo. In mille modi, in maniere che non avrei mai imaginato, ibridi di mondi di fantasia e di realtà negate. Abbattemmo ogni muro quella notte trovandoci in una dimensione poco conosciuto dalla maggior parte. Ed ovviamente, la sera stessa, ci vedemmo di nuovo, ed il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora.
Io e Abdoul viviamo assieme. Ovviamente. E spesso, molto spesso, io e lui, andiamo in paradiso, per poi tornare.
Come tutte, almeno credo, imparai dell'orgasmo toccandomi. Imparai dell'intero processo a tentoni con ragazzi goffi che infilavano le loro dita tremanti in cerca del buco dove infilarlo e cosi uscire vincitori da un incontro tornando a far annusare quelle stesse dita dagli loro amici. Poi le dolorose "prime volte" che ti facevano domandare il perché del "sesso".
Già, l'orgasmo é prezioso. È irrazionalità espressa del cervello, metronomo pazzo per il cuore, é riscaldamento d'inverno e frescura d'estate, l'orgasmo é ciò che scintilla in ognuno di noi ma ha del male ad affermarsi. L'ho cercato come tutti lo cercano, ma non ho abbandonato nel corso del percorso, cosa che molti invece hanno fatto fermandosi in matrimoni "convenienti" ma cullando sogni diversi, rifugiandosi in valori religiosi o societari per non ammettere i propri fallimenti nella ricerca della pietra filosofale di ogni essere vivo; la felicità.
Ebbene io non ho mai smesso.
Ad oltre quarant'anni, napoletana di origini e cittadina napoletana, ho privilegiato l'emozione, la sensazione, a discapito della società. E ciò da molto presto, il che mi mise in conflitto con mio padre con cui smisi di parlare a vent'anni e non ci rivolgemmo più la parola fino alla sua morte. Tutto ciò, perché avevo scelto la goduria.
La goduria é una parola magica, usata non in modo appropriato il più delle volte. Un gelato non é goduria. Goduria é quando il tuo corpo non ti appartiene più ma é preda di sensazioni ed emozioni che oltrepassano il paradiso stesso. Ma scoprii anche che purtroppo il sesso, come tutte le cose del mondo, é vario, diverso, appartenente a rituali, ad abitudini, a valori persino religiosi. Scoprii che si poteva scopare in cinese, in senegalese, in spagnolo, inglese o qualunque altra lingua del mondo. Scoprii che il bacio da altre parti del mondo non esisteva, che il tocco poteva prendere diverse forme, persino che il cazzo cambiava. Eh si, pure quello!
Presi cazzi, e ne presi tanti. La ricerca dell'orgasmo é ardua, é una strada in salita, più ne sai, più senti che ne hai. Ma non tutti rispondevano allo stesso modo, non tutti gli uomini riuscivano a comprendere certi meccanismi che non riguardano solo il cazzo infilato nella figa. È come un arte, e si sa, di artisti ne sono tanti, di virtuosi pochi. Anzi, pochissimi.
Abdoul in questo momento mi stava facendo volare. Riuscivo a percepire il pulsar del suo cazzo in me, e lui, lo stesso. Durante il mio orgasmo, mi aveva spinto il suo possente membro tutto dentro ed era rimasto immobile mentre ero quasi in trance impalata sul bastono di Dio. Poi, pianissimo, con la mia figa che colava di espressa goduria, si disse quasi a massaggiarmi col cazzo muovendosi con calma estrema. Non fece altro che far perdurare il mio piacere. Godevo ancora, non riuscivo a smettere, e lo guardavo affascinata, forse anche con un sorriso sulle labbra. Ero felice!
Sul tavolo dove mi aveva messa con le mie gambe retta dalle sue possenti braccia, continuava ad andare ed a venire dentro di me cambiando di tanto in tanto ritmo in modo quasi impercettibile. Le pareti della mia vagina si contraevano senza sosta ed ero avviata verso un altro orgasmo quando si ritirò quasi a metà e corniciò a scoparmi con quella metà del cazzo. Che poi metà... Un cazzo fantastico, lungo, grosso, e nero. Un cazzo che riempiva la stanza per la propria prestanza, ed ora in me, mi sbatteva a metà. Quella cosa mi eccitò ancor di più. Sapevo che poteva sfondarmi, che poteva arrivarmi in fondo all'utero, perciò il piacere sembrò raddoppiare ed di nuovo cominciai a godere. Abdoul in quel preciso momento acdcelrò di parecchio il ritmo e lasciandomi una gamba poggiò un dito sul mio clitoride. Gridai per l'ondata di piacere che mi pervase. Io che odiavo le dita sul clitoride o nella vagina; pochi uomini sanno usare le loro dita, e generalmente ti lasciano indolenzita o irritata. Abdoul invece era quel che a Napoli si può definire un figlio di buona donna. Sembravano due farfalle che si poggiavano sul mio clitoride mentre il suo pene andava e veniva in me. Chiusi gli occhi ed urlai quasi a squarciagola. Lui, semplicemente, accelerò.
Non so per quanto tempo continuò a scoparmi in questo modo ma durò un eternità. Avevo la testa riversa vero l'indietro ed ero appoggiata sui gomiti con le gambe ben alzate. Guardai Abdoul e mi resi conto di quanto bello fosse. Scolpito, elegante nelle sue movenze, sicuro di se, di quel che faceva, e di quel che godeva. Scesi lungo i suoi abdomanli per guardare il suo cazzo nero scoparmi e scopri con gran sorpresa che era tutto bianco! Ricoperto completamente da una densa crema che colava addirittura sul tavolo creando una pozza viscosa giusto sotto il mio culo. Mi eccitai cosi tanto alla vista di tutta questa bontà divina che ebbi un orgasmo istantaneo. Abdoul mi toccò ancora e furono due l'uno attaccato all'altro.
Ero in un stato di confusione. Una donna ha dei segreti che pochi uomini capiscono. Uno di quelli sono le sue contrazioni, i brividi della sua pelle, il lato in cui propende, dove guarda. Tutto ciò é un discorso completo, che dice dove toccarla, come, dove baciarla, come prenderla, a che ritmo, la donna ha degli segreti che pochi uomini capiscono, ed é un peccato. Abdoul capiva.
Me ne ero scopati anche cinque alla volta, vivendo piaceri diversi, sono stata anche con donne, da sola o con altri uomini, ho visto le linee del piacere su diversi pelli, ho scorso la luce della goduria in occhi di ogni genere, ma non era niente del genere. Non era il primo nero con cui ero stata, probabilmente, non sarebbe manco l'ultimo, ma in quel momento, sapevo che era quello giusto.
Persino il tempo usava. Mi aveva detto prima " Non mi piace scopare per un paio di ore. È una magia che va prolungata". E cosi, avevamo preso la stanza per la notte, e non per qualche ora. Scherzando gli avevo detto " Ce la fai?". Mi rispose con un sorriso. Non lo stesso che ora arborava scopandomi, ma un sorriso come per dire " poi mi dirai tu...".
E che dovevo dire... Era già un ora che stava dentro di me. Un ora che avevo avuto orgasmi cosi ravvicinati da non capirci più nulla. In realtà ero anche convinta che fossero passate più ore. Ma non era cosi. La posizione in cui ero cominciava ad infastidirmi, e quindi mi sfilai dal suo pene gigante e mi misi in piedi. Poco ci mancò che caddi. Ero tutta tremolante, Abdoul mi resse per un momento, il tempo di ritrovare un po di fermezza. Gli diedi un bacio sulle labbra più carnose che avevo mai visto. Era come appoggiare le labbra su qualcosa di morbido, liscio, e caldo. Gli diedi un altro bacio perché mi era piaciuto, e poi lo presi per il cazzo trascinandolo verso il divano.
Ovviamente mi seguii. Lo fesi sedere e mi misi in ginocchio di fronte a lui. Il suo cazzo era in tiro e superava la lunghezza del mio viso. Gli presi le palle e me li misi in bocca, avevano un buon sapore. Misi le sue palle una alla volta in bocca roteando la lingua attorno ad ognuna di esse mentre con la mano dove avevo sputato andavo e venivo piano sul suo membro che pulsava. Anche gli uomini hanno dei segreti. Ma sono meno complicati di quelli delle donne. Con la mano, sentivo ogni battito del suo cuore, lo dirigevo, lo ascoltavo, sentivo i punti piu sensibili del suo pene, mi ci fermavo, stringevo un po di piu, o di meno, sentivo le sue reazioni, e riprendevo il mio gioco. Nel giro di due minuti, il suo pene mi aveva raccontato di come mettermelo in bocca. E lo presi, e con la lingua giocai laddove sapevo che avrebbe sussultato, con la bocca lo avvolsi e lo curai. I suoi gemiti erano il ritmo con cui lo succhiavo. Poi, mi alzai, e mi lasciai scivolare sopra di lui; fino in fondo. Dove rimasi senza muovermi cercando di superare il limite del mio clitoride infilandoci tutto quel ben di Dio. Mentre il mio utero era spinto da una forza incredibile, io godevo. Presa, posseduta, donna a trecentosessanta gradi, regina e puttana, principessa e troia, ero libera, perché impalata.
Fu il sole a ricordarci che c'era un altra realtà li fuori. Tutta la notte, scopammo. In mille modi, in maniere che non avrei mai imaginato, ibridi di mondi di fantasia e di realtà negate. Abbattemmo ogni muro quella notte trovandoci in una dimensione poco conosciuto dalla maggior parte. Ed ovviamente, la sera stessa, ci vedemmo di nuovo, ed il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora.
Io e Abdoul viviamo assieme. Ovviamente. E spesso, molto spesso, io e lui, andiamo in paradiso, per poi tornare.
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