Salendo le scale
di
pollo_ollop
genere
etero
Oggi mi hai trascinato al museo, c’è una mostra su uno dei tuoi pittori preferiti.
Ok non è poi tutto questo sacrificio seguirti per musei, anche se non capisco molto di arte riconosco quando una cosa è bella davvero e questa mostra è piena di quadri davvero belli e … poi ci sei tu.
Sarà l’estate che ti ha donato un colorito ambrato, sarà che sei felice di essere a questa mostra, sarà questo vestitino bianco che ti sta a pennello facendo risaltare le tue curve in modo quasi pericoloso, saranno quei sandaletti leggeri che è vero non slanciano la gamba, ma mettono in risalto i tuoi piedi perfetti.
Sarà che…boh oggi sei bellissima, anzi no, perché sei sempre bellissima, oggi… risplendi.
Passo il tempo a guardare le tele e te.
Tu lo sai , ti senti osservata e mi sorridi dolce.
Non perdo occasione per farti sentire la mia presenza, tenendoti la mano, sfiorandoti i fianchi con le dita, delicatamente.
La mostra prosegue al piano superiore, per salire c’è una scala enorme bellissima in marmo, non c’è nessuno, silenzio, si sentono solo i nostri passi sui gradini.
Ti prendo all’improvviso, ti stringo a me e ti bacio, mentre con una mano ti artiglio forte una chiappa.
Ci baciamo qualche secondo, poi ti allontani un attimo e scappi via su per le scale.
Io resto imbambolato a guardare le tue gambe salire veloci, la gonna corta che svolazza mostrandomi ampie parti delle tue cosce abbronzate.
Quando arrivi in cima ti volti sorridente, vedi che non mi sono mosso.
“che c’è?! Dai vieni!”
“arrivo ma tu non ti muovere!”
Salgo lentamente le scale squadrandoti da questa mia posizione privilegiata, quando arrivo 2 gradini sotto di te mi inginocchio ai tuoi piedi.
“che fai?! E se arriva qualcuno!?”
Appoggio le mani sulle tue caviglie e piano piano risalgo.
“dai, ci saranno sicuramente anche delle telecamere!”
Ma non ti muovi di un millimetro, le mie mani avanzano sempre più su, fino al bordo della gonna, avanzano ancora sollevandola e mostrandomi le tue mutandine bianche.
Infilo la testa sotto la gonna, con il naso aspiro il tuo profumo mentre con le mani ti stringo forte le chiappe.
Hai le mani sulla mia testa, mi stringi a te.
Poi sentiamo un rumore lontano e ti allontani bruscamente da me.
Io mi alzo lentamente, tanto sappiamo entrambi che il rumore non viene dalle scale, ma comunque la paura di essere scoperti ci ha fatto tornare in noi.
Ci guardiamo qualche secondo negli occhi, poi mi prendi per mano e continuiamo la nostra visita del museo.
Ora però le mie carezze non sono più innocenti come prima, il mio sfiorarti non è più per farti sentire la mia presenza, ma per farti capire la mia eccitazione.
Tu fai finta di nulla, ma io ti conosco e so che condividi la mia eccitazione, tant’è vero che non parliamo più, comunichiamo solo con lo sguardo e con i corpi.
Usciamo di fuori, sole, caldo.
Ci guardiamo un attimo in silenzio.
“casa?!”
“casa!”
Mentre sono accovacciato a liberare le biciclette, tu sei affianco a me, mi sfiori con le gambe, ti guardo, mi sorridi, ti bacio una coscia, sospiri.
“dai su andiamo!”
Il percorso verso casa lo facciamo in un lampo, tu che in genere stai attentissima a non far alzare la gonna in bici, la lasci svolazzare senza problemi, mostrando ampi scorci delle tue bellissime gambe ai passanti, ma noi siamo velocissimi e quando si rendono conto dello spettacolo siamo già lontani.
In pochi minuti siamo a casa, mettiamo le bici nel garage e ci dirigiamo verso l’ascensore, spingo il pulsante per chiamarlo ma tu mi sorridi ed ti incammini per le scale…
Ti seguo, ti raggiungo e infilo una mano sotto la gonna.
Ti sposto le mutande in mezzo alle chiappe, poi tiro, per incastrartele per bene nel mezzo, non mi sgridi ma sospiri
Saliamo così fino a casa, la mia mano sotto la tua gonna alzata a sentire il movimento di quelle due chiappe che tanto amo.
Entriamo in casa e mentre appoggi la borsa sul tavolo ci baciamo e le mie mani sono tutte e due sotto il vestito .
“come diavolo si toglie?!”
“c’è una cerniera sul fianco”
“ma dove…come..e che cavolo!”
Mi allontano un attimo, cerco la cerniera con calma, la apro e ti sfilo il vestito che finisce per terra.
Tutte le volte che ti vedo in mutande e reggiseno penso… ok non è vero non penso più.
Non so come ma ci ritroviamo sul letto, nudi, i nostri vestiti sono sparsi dalla porta di casa ai piedi del letto.
Ci fermiamo un attimo a guardarci, mi perdo nei tuoi occhi e ti do un bacio dolce sulle labbra, tu mi sorridi.
Ma è un sorriso furbo, con un colpo di reni mi ribalti e ti ritrovi sopra di me.
“devi soffrire per quello che hai fatto!”
“che ho fatto?!”
“non mi hai fatto gustare per bene la mostra!”
“ma…”
Muovi i fianchi e mi fai entrare dentro di te.
“niente ma, ora sei nelle mie mani!”
Mi prendi le mani ed inizi a muoverti sopra di me, cerchi il ritmo il punto giusto poi mi sorridi, muovi le mie mani sul tuo corpo per stringere o accarezzare dove vuoi essere stretta od accarezzata, hai gli occhi chiusi, ti stai godendo al massimo il momento, sei uno spettacolo visto da qua sotto.
Quando senti che il ritmo è troppo per me ti fermi un attimo, mi fai prendere fiato, poi riparti, quando senti che sto per esplodere mi fai uscire e raffreddare, vuoi gestire tu i tempi, ma non so ancora quanto posso durare così, è una sofferenza.
Cerco di darti io il ritmo stringendoti i fianchi, ma tu ti liberi e parti per un mondo tutto tuo, sposti le mie mani sul tuo seno e stringi, mentre ti inarchi indietro, emetti un suono gutturale lunghissimo, hai la testa tutta indietro, i capelli che mi solleticano le gambe.
Non ce la faccio più, ti stringo fortissimo le tette mentre ti do due colpi da sotto ed esplodo dentro di te che perdi il ritmo, ti muovi scoordinata poi ti accasci sul mio petto.
“mi hai fatto male alle tette…”
“cazzo scusa, non capivo più nulla, ma non mi pare di aver sentito delle lamentele prima”
“cosa centra!? Non credere che te la faccio passare liscia così facilmente…”
“se la punizione è come quella di prima non vedo l’ora!”
“non lo so, adesso ci penso…”
mi sorridi felice e riappoggi la testa sul mio petto sospirando.
Ok non è poi tutto questo sacrificio seguirti per musei, anche se non capisco molto di arte riconosco quando una cosa è bella davvero e questa mostra è piena di quadri davvero belli e … poi ci sei tu.
Sarà l’estate che ti ha donato un colorito ambrato, sarà che sei felice di essere a questa mostra, sarà questo vestitino bianco che ti sta a pennello facendo risaltare le tue curve in modo quasi pericoloso, saranno quei sandaletti leggeri che è vero non slanciano la gamba, ma mettono in risalto i tuoi piedi perfetti.
Sarà che…boh oggi sei bellissima, anzi no, perché sei sempre bellissima, oggi… risplendi.
Passo il tempo a guardare le tele e te.
Tu lo sai , ti senti osservata e mi sorridi dolce.
Non perdo occasione per farti sentire la mia presenza, tenendoti la mano, sfiorandoti i fianchi con le dita, delicatamente.
La mostra prosegue al piano superiore, per salire c’è una scala enorme bellissima in marmo, non c’è nessuno, silenzio, si sentono solo i nostri passi sui gradini.
Ti prendo all’improvviso, ti stringo a me e ti bacio, mentre con una mano ti artiglio forte una chiappa.
Ci baciamo qualche secondo, poi ti allontani un attimo e scappi via su per le scale.
Io resto imbambolato a guardare le tue gambe salire veloci, la gonna corta che svolazza mostrandomi ampie parti delle tue cosce abbronzate.
Quando arrivi in cima ti volti sorridente, vedi che non mi sono mosso.
“che c’è?! Dai vieni!”
“arrivo ma tu non ti muovere!”
Salgo lentamente le scale squadrandoti da questa mia posizione privilegiata, quando arrivo 2 gradini sotto di te mi inginocchio ai tuoi piedi.
“che fai?! E se arriva qualcuno!?”
Appoggio le mani sulle tue caviglie e piano piano risalgo.
“dai, ci saranno sicuramente anche delle telecamere!”
Ma non ti muovi di un millimetro, le mie mani avanzano sempre più su, fino al bordo della gonna, avanzano ancora sollevandola e mostrandomi le tue mutandine bianche.
Infilo la testa sotto la gonna, con il naso aspiro il tuo profumo mentre con le mani ti stringo forte le chiappe.
Hai le mani sulla mia testa, mi stringi a te.
Poi sentiamo un rumore lontano e ti allontani bruscamente da me.
Io mi alzo lentamente, tanto sappiamo entrambi che il rumore non viene dalle scale, ma comunque la paura di essere scoperti ci ha fatto tornare in noi.
Ci guardiamo qualche secondo negli occhi, poi mi prendi per mano e continuiamo la nostra visita del museo.
Ora però le mie carezze non sono più innocenti come prima, il mio sfiorarti non è più per farti sentire la mia presenza, ma per farti capire la mia eccitazione.
Tu fai finta di nulla, ma io ti conosco e so che condividi la mia eccitazione, tant’è vero che non parliamo più, comunichiamo solo con lo sguardo e con i corpi.
Usciamo di fuori, sole, caldo.
Ci guardiamo un attimo in silenzio.
“casa?!”
“casa!”
Mentre sono accovacciato a liberare le biciclette, tu sei affianco a me, mi sfiori con le gambe, ti guardo, mi sorridi, ti bacio una coscia, sospiri.
“dai su andiamo!”
Il percorso verso casa lo facciamo in un lampo, tu che in genere stai attentissima a non far alzare la gonna in bici, la lasci svolazzare senza problemi, mostrando ampi scorci delle tue bellissime gambe ai passanti, ma noi siamo velocissimi e quando si rendono conto dello spettacolo siamo già lontani.
In pochi minuti siamo a casa, mettiamo le bici nel garage e ci dirigiamo verso l’ascensore, spingo il pulsante per chiamarlo ma tu mi sorridi ed ti incammini per le scale…
Ti seguo, ti raggiungo e infilo una mano sotto la gonna.
Ti sposto le mutande in mezzo alle chiappe, poi tiro, per incastrartele per bene nel mezzo, non mi sgridi ma sospiri
Saliamo così fino a casa, la mia mano sotto la tua gonna alzata a sentire il movimento di quelle due chiappe che tanto amo.
Entriamo in casa e mentre appoggi la borsa sul tavolo ci baciamo e le mie mani sono tutte e due sotto il vestito .
“come diavolo si toglie?!”
“c’è una cerniera sul fianco”
“ma dove…come..e che cavolo!”
Mi allontano un attimo, cerco la cerniera con calma, la apro e ti sfilo il vestito che finisce per terra.
Tutte le volte che ti vedo in mutande e reggiseno penso… ok non è vero non penso più.
Non so come ma ci ritroviamo sul letto, nudi, i nostri vestiti sono sparsi dalla porta di casa ai piedi del letto.
Ci fermiamo un attimo a guardarci, mi perdo nei tuoi occhi e ti do un bacio dolce sulle labbra, tu mi sorridi.
Ma è un sorriso furbo, con un colpo di reni mi ribalti e ti ritrovi sopra di me.
“devi soffrire per quello che hai fatto!”
“che ho fatto?!”
“non mi hai fatto gustare per bene la mostra!”
“ma…”
Muovi i fianchi e mi fai entrare dentro di te.
“niente ma, ora sei nelle mie mani!”
Mi prendi le mani ed inizi a muoverti sopra di me, cerchi il ritmo il punto giusto poi mi sorridi, muovi le mie mani sul tuo corpo per stringere o accarezzare dove vuoi essere stretta od accarezzata, hai gli occhi chiusi, ti stai godendo al massimo il momento, sei uno spettacolo visto da qua sotto.
Quando senti che il ritmo è troppo per me ti fermi un attimo, mi fai prendere fiato, poi riparti, quando senti che sto per esplodere mi fai uscire e raffreddare, vuoi gestire tu i tempi, ma non so ancora quanto posso durare così, è una sofferenza.
Cerco di darti io il ritmo stringendoti i fianchi, ma tu ti liberi e parti per un mondo tutto tuo, sposti le mie mani sul tuo seno e stringi, mentre ti inarchi indietro, emetti un suono gutturale lunghissimo, hai la testa tutta indietro, i capelli che mi solleticano le gambe.
Non ce la faccio più, ti stringo fortissimo le tette mentre ti do due colpi da sotto ed esplodo dentro di te che perdi il ritmo, ti muovi scoordinata poi ti accasci sul mio petto.
“mi hai fatto male alle tette…”
“cazzo scusa, non capivo più nulla, ma non mi pare di aver sentito delle lamentele prima”
“cosa centra!? Non credere che te la faccio passare liscia così facilmente…”
“se la punizione è come quella di prima non vedo l’ora!”
“non lo so, adesso ci penso…”
mi sorridi felice e riappoggi la testa sul mio petto sospirando.
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