Lo zio Alberto (parte seconda)

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incesti

LO ZIO ALBERTO (Parte seconda)

Eleonora tornò nella sala da pranzo dove la madre e la zia continuavano a chiacchierare alacremente delle cose più futili. La ragazza non esternò la minima emozione e continuava a leccarsi le dita e la mano nella speranza che quel buon sapore di sborra durasse all’infinito. Lo zio Alberto rimase seduto davanti al PC come inebetito non si rendeva conto di quello che era successo. Non riusciva a connettere, a pensare. Il mondo intorno a lui si era fermato e non voleva scendere. Avrebbe voluto che quei momenti di inaspettato piacere non fossero mai finiti. Mentre il suo cazzo si era placato, la sua mente era ancora eccitata, sentiva la mano della nipote che gli strizzava l’uccello e glielo segava, nella sua mente continuava a godere, a sentire quel calore che ti pervade tutto il corpo e ti manda il cervello in tilt. Ma era bello! Ancora assorto in quella delizioso stato di torpore post goduria, la voce di sua moglie lo riporta alla realtà, "Alberto, hai finito di giocare col PC? dai andiamo a casa che ho da fare". Alberto in un attimo ritorna in sé, chiude il sito, si rimette la maglietta ed esce dalla stanza della nipote. Saluta la cognata e dopo uno sguardo alla nipote si avvia insieme alla moglie verso l’uscio per tornare a casa. Il pomeriggio e la serata trascorrono in fretta fra mille incombenze che la moglie affida ad Alberto. Nonostante tutto, l’uomo non riesce a distogliere il pensiero da quella mano della nipote che gli aveva regalato una sega inaspettata e piacevolissima. Dopo cena marito e moglie guardano un film e poi vanno a letto. Appena spento la luce, nella mente di Alberto si accende il ricordo di quel pomeriggio e con la mente ritorna indietro negli anni quando, la nipote ancora piccola sedeva spesso sulle ginocchia dello zio e al contatto di quel sederino sulle gambe si eccitava da morire. Anche alla piccola piaceva sentire premere sul suo sederino “quella cosa dura e calda”. Non sapeva di cosa si trattasse ma gli piaceva e quando poteva chiedeva sempre allo zio di tenerla sulle gambe. Altre volte quando Alberto era seduto sul divano, la piccola Eleonora si stendeva vicino allo zio e poggiava la testa sulle sue gambe. Poi lentamente si sistemava con una guancia sulla patta, aveva scoperto che in quella posizione dopo un po’ avrebbe sentito, sotto i pantaloni dello zio, che qualcosa si sarebbe mosso. Qualcosa di vivo, pulsante e caldo si sarebbe mosso. E lei, alla piccola Eleonora quel contatto piaceva, piaceva molto. Anche allo zio, sentire la faccia o il sederino della nipote sul suo pene, piaceva, si eccitava come una bestia. Ma mai, ad Alberto passò per la mente di violare quell’essere innocente. Così passavano gli anni e ad ogni estate Alberto vedeva quella nipote crescere e farsi sempre più bella e quando la bambina si fece donna lui si scoprì innamorato della nipote. Ma era la nipote. E non pensava neanche lontanamente che poteva succedere quello che era successo quel pomeriggio. Il pensiero e le immagini della nipote gli avevano occupato tutto il cervello e non riusciva a pensare ad altro. Non solo lui ma anche il suo “albertino” non pensava ad altro ed era in tiro. Il sangue gli pulsava nel glande, sembrava che stesse scoppiando, aveva bisogno di svuotarsi. Alberto si girò verso la moglie che giaceva, tutta nuda accanto al lui e la montò come non mai. Fu una notte di fuoco, ma, Alberto, mentre scopava la moglie in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, immaginava di avere sotto e sopra di lui il giovane corpo della nipote. I giorni seguenti furono una tortura. Non riusciva a restare solo con la nipote neanche un momento. La chiamava al cellulare ma la ragazza non rispondeva. La mente di Alberto era impegnata ogni minuto della giornata a trovare una scusa, un motivo, un’occasione per restare solo con la nipote. Ma niente. Quasi ogni pomeriggio dopo pranzo, come al solito si recava nella stanza della nipote per collegarsi ad internet, nella speranza che Eleonora andava a trovarlo. Ma niente. Della nipote nemmeno l’ombra. L’occasione si presentò otto, lunghissimi, giorni dopo. Era un giovedì mattina e in quella cittadina si svolgeva il mercato settimanale. La moglie, un po’ come tutte le donne, adorava visitare i mercatini e chiese ad Alberto di accompagnarla. Appena arrivati al mercato, ecco il colpo di fortuna che tanto aspettava Alberto, incontrarono Michela. L’uomo non si fece sfuggire l’occasione e propose alla moglie, vista la presenza della sorella di accompagnarsi a lei che lui sarebbe andato in spiaggia. La moglie si trovava bene con la sorella ed accettò volentieri. L’uomo lasciata la moglie e la cognata prese la macchina e anziché recarsi in spiaggia come aveva detto alla moglie, si dirisse verso la casa della cognata. Sapeva che a quell’ora le ragazze erano ancora a letto e che il cognato era fuori città per lavoro. Arrivato a casa della cognata e parcheggiato la macchina, Alberto, a passo veloce raggiunse il cancello d’ingresso che solitamente di giorno è aperto. Nel tratto tra il cancello e il portone si ricordò che la cognata teneva nascosta, in un particolare posto del giardino, una copia delle chiavi. Presa la chiave aprì il portoncino senza fare rumore e ripose la chiave nel suo nascondiglio. Entrò piano per evitare che le ragazze si svegliassero, soprattutto non voleva che si svegliasse Emanuela, la nipote più piccola. Arrivò davanti alla stanza di Eleonora, la porta era accostata, la spinse ed entrò. Appena dentro agli occhi di Alberto si presentò una visione celestiale. La nipote dormiva distesa sul letto in posizione quasi fetale, su di un fianco e porgeva alla visione di chi entrava il suo giovane corpo di spalle. Alberto si fermò ad ammirarla. Il suo sguardo accarezzava quel corpo, scendeva lungo la schiena si soffermava sul culo a scrutare fra l’insenature delle chiappe nella speranza di vedere la passerina della nipote. Poi scendeva lungo le bellissime cosce e risaliva ancora fino alle natiche. Era attratto da quelle rotondità li voleva a tutti i costi e adesso le aveva a portata di mano. Dopo qualche minuto si avvicinò e si inginocchiò a fianco del letto. Nel frattempo il cazzo dell’uomo pulsava violentemente voleva uscire dai pantaloni, infilarsi fra quelle chiappe, frugare in mezzo alle cosce per trovare il paradiso. Alberto cominciò ad accarezzare quel magnifico corpo. Iniziò proprio dal sedere e quel primo contatto gli provocò una vampata di calore che lo avvolse tutto, il cuore gli batteva a mille, per un momento ebbe l’impressione che gli stesse per scoppiare nel petto. Poi, delicatamente scese lungo le cosce infilando la mano all’intero a cercare il più bel nido che madre natura abbia potuto creare per l’uccello dell’uomo. La ragazza, a quelle carezze si svegliò e si pose supina. Prese la mano dello zio e mormorando " zio, finalmente ti sei deciso", la portò nella sua passerina già umida di umore. La posizione che aveva assunto la ragazza mise in bella mostra i suoi stupendi seni, enormi due bellissime colline che degradavano dolcemente verso l’interno del petto. Lo zio non resistette e si tuffò con il viso in mezzo a quelle montagne, strofinandovi, le guance ora dolcemente ora con vigore, quasi a voler essere un’unica cosa: il suo viso e le tette della nipote. Succhiò avidamente i capezzoli, turgidi, ritti, grossi che sembravo dei piccoli pisellini. Succhiava quei seni fino a riempirsene completamente la bocca. Poi pian piano cominciò a scendere lungo il corpo della nipote, baciando e leccando quella dolce, morbida e calda pelle. Con la punta della lingua frugò dolcemente l’ombelico regalando alla nipote un brivido che gli pervase lungo tutta la schiena. Poi scese ancora, arrivato al monte di venere fece una deviazione che sfiorò solamente le grandi labbra per continuare lungo le gambe. Eleonora voleva che lo zio si fermasse a leccargli la figa ormai fradicia di umore, ma l’uomo non si fermò, continuò fino a raggiungere i piedi della nipote che, benché la ragazza fosse alta erano piccoli, delicati. Cominciò a baciarli, a leccarli poi prese in bocca l’alluce e cominciò a succhiarlo, prima delicatamente poi sempre più con fervore, praticamente fece un pompino all’alluce della nipote finché quest’ultima raggiunse un orgasmo mai provato prima. Fu allora che lo zio ricominciò a risalire lungo l’interno delle cosce tracciando con la punta della lingua la strada del piacere. La ragazza aveva tirato su e allargato le cosce mostrando, allo zio, il paradiso. Che figa! La mancanza di peluria (la ragazza la teneva sempre ben rasata) mostrava le rosee labbra semi aperte, lucide degli umori del recente orgasmo e all’intero si intravedevano le piccole sorelline che palpitavano vogliose di avere la loro parte. Sotto il monte di venere svettava il clitoride turgido, d’un rosso quasi violaceo pulsava, si muoveva, sembrava dotato di vita propria. Lo zio a quella visione tuffò la faccia lì in mezzo e cominciò a leccare la figa della nipote, ad assaggiare quel dolce nettare creato per dissetare le voglie degli uomini. Con la punta della lingua accarezzava dolcemente le grandi e le piccole labbra della figa della nipote, donandole un piacere infinito. La ragazza premeva la testa dello zio sulla sua figa che continuava a sborrare come un fiume in piena, non si tratteneva più e cominciò ad ansimare, ogni tanto le scappava qualche piccolo urlo di piacere. La lingua dello zio continuava a lavorare in quella piccola fessura fino a raggiungere quel “pistolino” in cima alla figa. Delicatamente cominciò a stuzzicarlo con la punta della lingua, lo stringeva con le labbra e lo succhiava come si succhia un cazzo. A quegli stimoli la ragazza non resistette più e chiese allo zio che lo voleva in bocca. Si, voleva sentire il cazzo dello zio in bocca, aveva voglia di succhiarlo, leccarlo, sentirlo in suo potere. Lo zio l’ha accontentò subito. Si sdraiò sul letto e la nipote si mise a cavalcioni sulla faccia dello zio schiacciando la figa sulla bocca. Dopo di che si abbassò sul suo sesso, ritto come un palo, lo prese in mano e cominciò a massaggiarlo, a menarlo, ad accarezzarlo. Pose le sue labbra, belle carnose, sulla punta dell’uccello e cominciò a baciarlo prima delicatamente poi con avidità. Lo strofinò in faccia, sul collo, negli occhi. Poi cominciò a leccarlo in tutta la lunghezza dell’asta e da tutte le parti, arrivata alla cappella ormai enorme, con la punta della lingua solleticava tutt’intorno la base del glande donando allo zio e a quel cazzo un piacere irresistibile. La testa dello zio era completamente scomparsa fra le cosce della nipote e con la lingua si lavorava ben bene quella piccola fessurina che tanto piacere dona al maschio. Ormai gli umori della nipote gli avevano completamente bagnato il viso, la nipote continuava a venire nella bocca dello zio che beveva avidamente quel nettare della nipote. All’improvviso ebbe un sussulto, la nipote aveva cominciato a spompinare lo zio ed ogni volta che il cazzo penetrava e raggiungeva la gola della ragazza aveva un sobbalzo che si ripercuoteva in tutto il corpo. Eleonora sembrava un’assatanata, con le mani afferrò le natiche dello zio e muovendo la testa con la bocca sul cazzo si gustava quella verga che ormai stava arrivando al limite del piacere. I due erano in estasi, erano diventati un unico corpo, talmente erano avvinghiati che non percepivano la realtà e quello che stava succedendo intorno a loro. Non sentirono che la porta si era aperta ed era entrata la sorella minore Emanuela, che era scesa dal piano di sopra dove ha la stanza per chiamare la sorella. Quando aprì la porta e si presentò ai suoi occhi quella scena rimase paralizzata. In un istante un turbinio di emozioni, di sentimenti, di sensazioni, gli passarono per la mente. Nello stesso momento voleva gridare "porci, maiali che state facendo…..", oppure scappare, chiudere quella porta e far finta di niente. Ma restava immobile qualcosa la tratteneva lì a guardare quella scena. Mai avrebbe potuto immaginare la sorella e lo zio incastrati nel più classico dei sessantanove. La vista della sorella che succhiava avidamente l’enorme cazzo dello zio cominciò ad eccitarla. Rimase lì come ipnotizzata. Non poteva distogliere gli occhi dal cazzo dello zio. Cominciò a sentire la sua fighetta bagnarsi, un dolce calore che partiva proprio da lì e risaliva per tutto il corpo. Emanuela continuava ad osservare quella scena, vedeva il cazzo dello zio scomparire nella bocca della sorella che leccava e succhiava fino a quando, all’improvviso da quel cazzo non fuoriuscì un fiotto di sperma caldo che prontamente Eleonora riprese in bocca per farsi venire dentro. Si riempì la bocca fino a quando non potendola contenere più cominciò a deglutire e un filo di sborra cominciò a scendere dal lato della bocca mentre godeva come non mai. A quella vista Emanuela non resistette scappò nella sua stanza, si buttò sul letto, si tolse gli slip e si masturbò con un violento ditalino, tanto da farsi male, ma godette come mai le era successo.
(………continua)
scritto il
2011-04-20
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