La conversione di Rocco (Parte Terza)
di
grandeariete
genere
gay
LA CONVERSIONE DI ROCCO (Parte Terza)
PRIMA DI LEGGERE QUESTA PARTE DEL RACCONTO SI CONSIGLIA DI LEGGERE LE PRIME DUE PARTI PER MEGLIO COMPRENDERE L’INTERA STORIA.
Gli anni trascorrevano, Rocco e Daniele vivevano ognuno la propria vita. ogni volta che si incontravano, Rocco chiedeva sempre a Daniele se era ancora convinto di quello che faceva. A Rocco, l’omosessualità dell’amico non gli andava giù. Lui non concepiva come ad una persona potessero piacere quelli dello stesso sesso. Gli diceva sempre: tu devi provare a scopare con una donna, vedrai che goduria, lascia stare gli uomini. Una brutta fica e sempre meglio di un bel cazzo. Prova e poi mi dirai. Ma erano parole buttate al vento.
All’età di ventidue anni Rocco prese la decisione di andare a vivere da solo. Con l’aiuto del padre, dei soldi che aveva messo da parte da quando aveva 16 anni e con un mutuo, comprò dallo stesso costruttore dove lavorava, una piccola villetta a schiera e vi si trasferì.
Daniele nel frattempo si era diplomato e dopo qualche anno di tirocinio presso lo studio di un architetto fu assunto come responsabile di cantiere dallo stesso costruttore dove lavorava Rocco. Daniele era felice di lavorare vicino al suo amico di sempre ed anche a Rocco la cosa non dispiaceva. Rocco voleva bene a quel ragazzo e sentiva nel suo intimo di doverle dare protezione perché lo sentiva psicologicamente un po’ fragile o almeno tale lo considerava lui. I due ripresero a frequentarsi. Spesso andavano a lavoro insieme, pranzavano insieme, insomma sembrava tutto ritornato come quando erano a scuola. Daniele era sempre più innamorato di Rocco ed ora che lo aveva vicino aveva smesso di frequentare altri uomini. Daniele aveva capito che Rocco gli voleva bene ma amava il sesso etero. Rocco era sempre in compagnia di bellissime ragazze e quando restava solo andava a cercare l’amore mercenario. Si, Rocco non sopportava di restare un sabato sera senza compagnia femminile. Lavorava sodo tutta la settimana e il sabato sera lo dedicava al divertimento. Non aveva una ragazza fissa, viveva un po’ alla giornata. A lui non interessavano le relazioni serie e durature, Rocco amava essere libero. Passare qualche bella serata in compagnia di una ragazza qualsiasi, fosse anche una prostituta, insomma una notte d’amore, era tutto quello che desiderava dalla vita. Era un ragazzo semplice gran lavoratore e gran scopatore. Così scorreva il tempo, da lunedì al venerdì era al lavoro e in compagnia di Daniele, il fine settimana a casa a riposarsi e a divertirsi. Tra loro non si parlava più di sesso. Ma quante volte Daniele sognava di fare sesso con l’uomo della sua vita, quante volte nella solitudine della sua stanza Daniele si masturbava al pensiero del “suo” uomo. Da quando aveva deciso di non frequentare altri uomini aveva comprato un vibratore e con quello cercava di soddisfarsi, sempre sognando il “suo” Rocco. Ogni tanto, timidamente cercava di far capire a Rocco che gli sarebbe piaciuto trascorrere qualche sabato sera con lui, ma Rocco rispondeva sempre che aveva un appuntamento con qualche ragazza. Daniele non insisteva e nel suo cuore piangeva per quella situazione. Vicino a Rocco Daniele si sentiva al sicuro, protetto, si sentiva forte, padrone del mondo. La sera, quando al termine del lavoro rientrando, Rocco lo lasciava a casa, Daniele si rifugiava nella sua stanza, come un bambino impaurito, incapace di affrontare qualsiasi cosa. Cenava e subito andava a letto sognando il suo uomo e aspettando il giorno dopo. Erano già trascorsi circa due anni, quando un giorno Rocco invitò Daniele a trascorrere un sabato sera insieme a casa sua. Daniele ne fu felice, non si mise a correre ed urlare dalle felicità, facendo le capriole solo per pura vergogna, ma lo avrebbe fatto se fosse stato da solo. Quei giorni che mancavano al sabato sembravano interminabili. Finalmente arrivò il sabato. Daniele era eccitatissimo, gli tremavano le gambe, il cuore aveva cominciato a battere forte, non vedeva l’ora che arrivava la sera per recarsi a casa dell’amico. Già nel pomeriggio cominciò a prepararsi: fece una lunghissima doccia, lavò i capelli, li portava abbastanza lunghi, si sbarbò, o meglio, tolse dal viso quei pochi peli che aveva, si profumò tutto il corpo con acqua di colonia, quelle che sapeva piaceva al “suo” Rocco. Quando arrivò l’ora, si vestì scegliendo con cura l’abito da indossare. Alle otto e mezza in punto Daniele si presentò a casa di Rocco con in mano una bottiglia di vino, un “cannonau” di Jerzu che tanto piaceva a Rocco. Arrivò davanti alla villetta dell’amico che quasi non credeva a quello che stava per succede “lui, finalmente un sabato sera, a casa di Rocco. Una serata tutta per loro”. A questi pensieri il cuore di Daniele rischiava l’infarto per quanto forte gli batteva, le gambe gli tremavano che neanche lo reggevano. Con la mano tremolante pigiò sul campanello.
- Daniele sei tu?
- Si.
- Dai entra.
Daniele spinse il cancello ed entrò nella villetta, quei pochi metri che lo separavano dalla porta d’ingresso sembravano chilometri, non arrivava mai. Vide la porta aprirsi e Rocco sulla soglia:
- Ciao, sbrigati che fa freddo,
- Eccomi, ciao Rocco.
Entrò e seguendo l’amico si avviò verso il salone. Entrarono, la sala era in penombra, il fuoco del camino acceso, alcuni cuscini a terra di fronte al camino, la tavola già apparecchiata ….. per tre. Vedendo quella tavola apparecchiata per tre a Daniele per un momento gli si fermò il cuore. Credette che stava per morire. Le gambe gli stavano per cedere. Improvvisamente si sentì tutto sudato, per un istante furono molti i pensieri, le scene che gli passarono per la mente. Non fece in tempo a chiedere per chi era il terzo posto a tavola che si udì una voce femminile:
- Rocco è arrivato il tuo amico?
- Si è arrivato.
- Chi è, chiese Daniele;
- Una ragazza, una mia amica, volevo fartela conoscere……
- Ma non mi hai detto che ti eri fidanzato…..
- Ma quale fidanzato….. si… io fidanzato….come se non mi conoscessi….
- E allora chi? E cosa ci fa qui……
- Te lo detto un’amica……
- ….e cosa ci fa qui…..
Dicendo ciò nella testa di Daniele passavano e ripassavano diversi sentimenti: delusione, rabbia. Era confuso, addolorato.
- Allora mi dici che ci fa questa?
- dopo cena……. ci divertiamo un po’…….
- Che vuol dire ci divertiamo un po’…..
Dicendo ciò Daniele aveva alzato la voce, anzi aveva urlato senza neanche accorgersene.
- Dai…. Perché urli…… dopo cena c’è la spassiamo…….
Nel frattempo la ragazza di prima entra nella sala. Era vestita solo con una corta vestaglia che lasciava in bella vista le gambe ed in trasparenza l’opulento seno. Era una ragazza molto bella.
- Ciao …. Tu devi essere Daniele…… che bel ragazzo che sei….
Così dicendo, si avvicina a Daniele che era rimasto come paralizzato alla vista della ragazza, ed allungò la mano per accarezzarlo sul viso. Daniele si scostò infastidito.
- Su non fare così………. Non ti mangio mica….dai vedrai che con la Maria ti divertirai alla grande…… altro che……… ti farò venire come non ti è mai successo in vita tua.
Maria era una prostituta ingaggiata da Rocco per sedurre Daniele. Rocco era ancora convinto di “redimere” l’amico. Non voleva ammettere che Daniele era una donna, nello spirito, nella psiche e solo per un errore della natura egli portava fra le gambe il pene e non la vagina. Ma Daniele, pensava da donna, immaginava da donna, dormiva da donna, mangiava da donna, insomma Daniele viveva da donna.
E da donna innamorata, ferita dal proprio uomo reagì.
- Sei un bastardo……. Lurido figlio di puttana……cosa volevi fare……..con…. con questa puttana…….eh….. vigliacco…….stronzo…..
- Dai Daniele calmati……..
- Calmati un cazzo…….che volevi fare il trio?... brutto bastardo….stronzo….puttaniere…… affanculo…….
Così dicendo lanciò la bottiglia di vino, che ancora teneva in mano sulla tavola apparecchiata.
- Toh…bevete alla mia salute e che vi si possano intorcinare le budella…….
Daniele corse via verso l’uscita. Scappò via. Quella sera non tornò a casa, vagò tutta la notte in macchina. Guidava e piangeva. Si sentiva tradito. Il suo cuore era in pezzi, in milioni di pezzi. Aveva sognato di trascorrere un sabato con l’uomo che amava, a Daniele era sufficiente starle solo vicino. Sapeva che l’amico amava il sesso etero, ma si accontentava di averlo vicino. Lunedì Daniele non andò al lavoro e neanche i giorni a venire. Dopo una settimana di malattia, chiese al suo datore di lavoro due settimane di ferie dicendo che doveva fare delle cure. In realtà Daniele non voleva più lavorare in quell’impresa con Rocco vicino. In quelle due settimane cercò lavoro altrove, ma nulla. Non potendo fare diversamente e avendo bisogno di lavorare, rientrò. Per circa un mese Daniele e Rocco non si parlarono, se non per lo stretto necessario e solo per lavoro. I compagni di lavoro si accorsero che trai due c’era qualcosa che non andava. Prima li vedevano sempre insieme: arrivavano, pranzavano insieme e la sera andavano via insieme. Adesso a mala pena si parlavano. La gente cominciava a mormorare. Rocco era pentito di quello che aveva fatto. Finalmente aveva capito che Daniele era veramente innamorato di lui, non era solo un capriccio del ragazzo. No. Capì il dolore che aveva provocato in Daniele, la ferita che gli aveva procurato. Così un giorno dopo il lavoro, Rocco disse a Daniele di andare con lui in macchina che lo accompagnava a casa. Durante il viaggio Rocco chiese a Daniele se poteva perdonarlo per quello che gli aveva fatto quella sera. Daniele, da persona innamorata non seppe dire di no e lo perdonò. La vita per loro due riprese come prima: andavo a lavoro insieme, pranzavano insieme, tornavano insieme, il fine settimana ognuno per conto proprio. Fino ad un sabato sera del mese di luglio. Erano ormai trascorsi più di tre mesi che i due amici avevano ripreso la vita di sempre. Quella sera Daniele si trovò a passare di fronte alla villetta di Rocco e vide la luce accesa. Era strano che Rocco stava a casa il sabato sera, soprattutto in estate. Daniele si fermò, tornò in dietro, ricordò che l’amico il giorno prima non era stato bene e si preoccupò per lui. Scese dalla macchina e suonò il campanello.
- Chi è…
- Sono Daniele ciao;
- Ciao;
- Passavo da qui e ho visto la luce accesa… come stai……
- Dai vieni dentro……
Daniele ricordandosi quello che era successo un po’ di mesi fa;
- Sei solo…….
- Dai vieni dentro……..;
ed aprì il cancello. Daniele parcheggiò ed entrò. La porta di casa era aperta si recò nel salone e lo spettacolo che vide non era quello che si aspettava. Rocco era in mutande, stravaccato sulla poltrona del salotto, in una mano teneva una bottiglia di birra e l’altra infilata sotto le mutande che si palpeggiava il pene. Rocco era visibilmente eccitato. Altre bottiglie di birra erano a terra insieme ad una scatola di pizza a domicilio. Daniele non aveva mai visto l’amico in quello stato, era ubriaco.
- Rocco sei ubriaco……. che succede…..
- Niente… e poi non sono ubriaco…..ho bevuto qualche birra…
E mentre parlava continuava ad accarezzarsi il cazzo. Daniele voleva andar via, ma era attratto da quella visione. Ogni tanto la cappella del cazzo di Rocco faceva capolino dalle mutande e Daniele non riusciva a distogliere lo sguardo dal ventre dall’amico e...... (………continua.)
PRIMA DI LEGGERE QUESTA PARTE DEL RACCONTO SI CONSIGLIA DI LEGGERE LE PRIME DUE PARTI PER MEGLIO COMPRENDERE L’INTERA STORIA.
Gli anni trascorrevano, Rocco e Daniele vivevano ognuno la propria vita. ogni volta che si incontravano, Rocco chiedeva sempre a Daniele se era ancora convinto di quello che faceva. A Rocco, l’omosessualità dell’amico non gli andava giù. Lui non concepiva come ad una persona potessero piacere quelli dello stesso sesso. Gli diceva sempre: tu devi provare a scopare con una donna, vedrai che goduria, lascia stare gli uomini. Una brutta fica e sempre meglio di un bel cazzo. Prova e poi mi dirai. Ma erano parole buttate al vento.
All’età di ventidue anni Rocco prese la decisione di andare a vivere da solo. Con l’aiuto del padre, dei soldi che aveva messo da parte da quando aveva 16 anni e con un mutuo, comprò dallo stesso costruttore dove lavorava, una piccola villetta a schiera e vi si trasferì.
Daniele nel frattempo si era diplomato e dopo qualche anno di tirocinio presso lo studio di un architetto fu assunto come responsabile di cantiere dallo stesso costruttore dove lavorava Rocco. Daniele era felice di lavorare vicino al suo amico di sempre ed anche a Rocco la cosa non dispiaceva. Rocco voleva bene a quel ragazzo e sentiva nel suo intimo di doverle dare protezione perché lo sentiva psicologicamente un po’ fragile o almeno tale lo considerava lui. I due ripresero a frequentarsi. Spesso andavano a lavoro insieme, pranzavano insieme, insomma sembrava tutto ritornato come quando erano a scuola. Daniele era sempre più innamorato di Rocco ed ora che lo aveva vicino aveva smesso di frequentare altri uomini. Daniele aveva capito che Rocco gli voleva bene ma amava il sesso etero. Rocco era sempre in compagnia di bellissime ragazze e quando restava solo andava a cercare l’amore mercenario. Si, Rocco non sopportava di restare un sabato sera senza compagnia femminile. Lavorava sodo tutta la settimana e il sabato sera lo dedicava al divertimento. Non aveva una ragazza fissa, viveva un po’ alla giornata. A lui non interessavano le relazioni serie e durature, Rocco amava essere libero. Passare qualche bella serata in compagnia di una ragazza qualsiasi, fosse anche una prostituta, insomma una notte d’amore, era tutto quello che desiderava dalla vita. Era un ragazzo semplice gran lavoratore e gran scopatore. Così scorreva il tempo, da lunedì al venerdì era al lavoro e in compagnia di Daniele, il fine settimana a casa a riposarsi e a divertirsi. Tra loro non si parlava più di sesso. Ma quante volte Daniele sognava di fare sesso con l’uomo della sua vita, quante volte nella solitudine della sua stanza Daniele si masturbava al pensiero del “suo” uomo. Da quando aveva deciso di non frequentare altri uomini aveva comprato un vibratore e con quello cercava di soddisfarsi, sempre sognando il “suo” Rocco. Ogni tanto, timidamente cercava di far capire a Rocco che gli sarebbe piaciuto trascorrere qualche sabato sera con lui, ma Rocco rispondeva sempre che aveva un appuntamento con qualche ragazza. Daniele non insisteva e nel suo cuore piangeva per quella situazione. Vicino a Rocco Daniele si sentiva al sicuro, protetto, si sentiva forte, padrone del mondo. La sera, quando al termine del lavoro rientrando, Rocco lo lasciava a casa, Daniele si rifugiava nella sua stanza, come un bambino impaurito, incapace di affrontare qualsiasi cosa. Cenava e subito andava a letto sognando il suo uomo e aspettando il giorno dopo. Erano già trascorsi circa due anni, quando un giorno Rocco invitò Daniele a trascorrere un sabato sera insieme a casa sua. Daniele ne fu felice, non si mise a correre ed urlare dalle felicità, facendo le capriole solo per pura vergogna, ma lo avrebbe fatto se fosse stato da solo. Quei giorni che mancavano al sabato sembravano interminabili. Finalmente arrivò il sabato. Daniele era eccitatissimo, gli tremavano le gambe, il cuore aveva cominciato a battere forte, non vedeva l’ora che arrivava la sera per recarsi a casa dell’amico. Già nel pomeriggio cominciò a prepararsi: fece una lunghissima doccia, lavò i capelli, li portava abbastanza lunghi, si sbarbò, o meglio, tolse dal viso quei pochi peli che aveva, si profumò tutto il corpo con acqua di colonia, quelle che sapeva piaceva al “suo” Rocco. Quando arrivò l’ora, si vestì scegliendo con cura l’abito da indossare. Alle otto e mezza in punto Daniele si presentò a casa di Rocco con in mano una bottiglia di vino, un “cannonau” di Jerzu che tanto piaceva a Rocco. Arrivò davanti alla villetta dell’amico che quasi non credeva a quello che stava per succede “lui, finalmente un sabato sera, a casa di Rocco. Una serata tutta per loro”. A questi pensieri il cuore di Daniele rischiava l’infarto per quanto forte gli batteva, le gambe gli tremavano che neanche lo reggevano. Con la mano tremolante pigiò sul campanello.
- Daniele sei tu?
- Si.
- Dai entra.
Daniele spinse il cancello ed entrò nella villetta, quei pochi metri che lo separavano dalla porta d’ingresso sembravano chilometri, non arrivava mai. Vide la porta aprirsi e Rocco sulla soglia:
- Ciao, sbrigati che fa freddo,
- Eccomi, ciao Rocco.
Entrò e seguendo l’amico si avviò verso il salone. Entrarono, la sala era in penombra, il fuoco del camino acceso, alcuni cuscini a terra di fronte al camino, la tavola già apparecchiata ….. per tre. Vedendo quella tavola apparecchiata per tre a Daniele per un momento gli si fermò il cuore. Credette che stava per morire. Le gambe gli stavano per cedere. Improvvisamente si sentì tutto sudato, per un istante furono molti i pensieri, le scene che gli passarono per la mente. Non fece in tempo a chiedere per chi era il terzo posto a tavola che si udì una voce femminile:
- Rocco è arrivato il tuo amico?
- Si è arrivato.
- Chi è, chiese Daniele;
- Una ragazza, una mia amica, volevo fartela conoscere……
- Ma non mi hai detto che ti eri fidanzato…..
- Ma quale fidanzato….. si… io fidanzato….come se non mi conoscessi….
- E allora chi? E cosa ci fa qui……
- Te lo detto un’amica……
- ….e cosa ci fa qui…..
Dicendo ciò nella testa di Daniele passavano e ripassavano diversi sentimenti: delusione, rabbia. Era confuso, addolorato.
- Allora mi dici che ci fa questa?
- dopo cena……. ci divertiamo un po’…….
- Che vuol dire ci divertiamo un po’…..
Dicendo ciò Daniele aveva alzato la voce, anzi aveva urlato senza neanche accorgersene.
- Dai…. Perché urli…… dopo cena c’è la spassiamo…….
Nel frattempo la ragazza di prima entra nella sala. Era vestita solo con una corta vestaglia che lasciava in bella vista le gambe ed in trasparenza l’opulento seno. Era una ragazza molto bella.
- Ciao …. Tu devi essere Daniele…… che bel ragazzo che sei….
Così dicendo, si avvicina a Daniele che era rimasto come paralizzato alla vista della ragazza, ed allungò la mano per accarezzarlo sul viso. Daniele si scostò infastidito.
- Su non fare così………. Non ti mangio mica….dai vedrai che con la Maria ti divertirai alla grande…… altro che……… ti farò venire come non ti è mai successo in vita tua.
Maria era una prostituta ingaggiata da Rocco per sedurre Daniele. Rocco era ancora convinto di “redimere” l’amico. Non voleva ammettere che Daniele era una donna, nello spirito, nella psiche e solo per un errore della natura egli portava fra le gambe il pene e non la vagina. Ma Daniele, pensava da donna, immaginava da donna, dormiva da donna, mangiava da donna, insomma Daniele viveva da donna.
E da donna innamorata, ferita dal proprio uomo reagì.
- Sei un bastardo……. Lurido figlio di puttana……cosa volevi fare……..con…. con questa puttana…….eh….. vigliacco…….stronzo…..
- Dai Daniele calmati……..
- Calmati un cazzo…….che volevi fare il trio?... brutto bastardo….stronzo….puttaniere…… affanculo…….
Così dicendo lanciò la bottiglia di vino, che ancora teneva in mano sulla tavola apparecchiata.
- Toh…bevete alla mia salute e che vi si possano intorcinare le budella…….
Daniele corse via verso l’uscita. Scappò via. Quella sera non tornò a casa, vagò tutta la notte in macchina. Guidava e piangeva. Si sentiva tradito. Il suo cuore era in pezzi, in milioni di pezzi. Aveva sognato di trascorrere un sabato con l’uomo che amava, a Daniele era sufficiente starle solo vicino. Sapeva che l’amico amava il sesso etero, ma si accontentava di averlo vicino. Lunedì Daniele non andò al lavoro e neanche i giorni a venire. Dopo una settimana di malattia, chiese al suo datore di lavoro due settimane di ferie dicendo che doveva fare delle cure. In realtà Daniele non voleva più lavorare in quell’impresa con Rocco vicino. In quelle due settimane cercò lavoro altrove, ma nulla. Non potendo fare diversamente e avendo bisogno di lavorare, rientrò. Per circa un mese Daniele e Rocco non si parlarono, se non per lo stretto necessario e solo per lavoro. I compagni di lavoro si accorsero che trai due c’era qualcosa che non andava. Prima li vedevano sempre insieme: arrivavano, pranzavano insieme e la sera andavano via insieme. Adesso a mala pena si parlavano. La gente cominciava a mormorare. Rocco era pentito di quello che aveva fatto. Finalmente aveva capito che Daniele era veramente innamorato di lui, non era solo un capriccio del ragazzo. No. Capì il dolore che aveva provocato in Daniele, la ferita che gli aveva procurato. Così un giorno dopo il lavoro, Rocco disse a Daniele di andare con lui in macchina che lo accompagnava a casa. Durante il viaggio Rocco chiese a Daniele se poteva perdonarlo per quello che gli aveva fatto quella sera. Daniele, da persona innamorata non seppe dire di no e lo perdonò. La vita per loro due riprese come prima: andavo a lavoro insieme, pranzavano insieme, tornavano insieme, il fine settimana ognuno per conto proprio. Fino ad un sabato sera del mese di luglio. Erano ormai trascorsi più di tre mesi che i due amici avevano ripreso la vita di sempre. Quella sera Daniele si trovò a passare di fronte alla villetta di Rocco e vide la luce accesa. Era strano che Rocco stava a casa il sabato sera, soprattutto in estate. Daniele si fermò, tornò in dietro, ricordò che l’amico il giorno prima non era stato bene e si preoccupò per lui. Scese dalla macchina e suonò il campanello.
- Chi è…
- Sono Daniele ciao;
- Ciao;
- Passavo da qui e ho visto la luce accesa… come stai……
- Dai vieni dentro……
Daniele ricordandosi quello che era successo un po’ di mesi fa;
- Sei solo…….
- Dai vieni dentro……..;
ed aprì il cancello. Daniele parcheggiò ed entrò. La porta di casa era aperta si recò nel salone e lo spettacolo che vide non era quello che si aspettava. Rocco era in mutande, stravaccato sulla poltrona del salotto, in una mano teneva una bottiglia di birra e l’altra infilata sotto le mutande che si palpeggiava il pene. Rocco era visibilmente eccitato. Altre bottiglie di birra erano a terra insieme ad una scatola di pizza a domicilio. Daniele non aveva mai visto l’amico in quello stato, era ubriaco.
- Rocco sei ubriaco……. che succede…..
- Niente… e poi non sono ubriaco…..ho bevuto qualche birra…
E mentre parlava continuava ad accarezzarsi il cazzo. Daniele voleva andar via, ma era attratto da quella visione. Ogni tanto la cappella del cazzo di Rocco faceva capolino dalle mutande e Daniele non riusciva a distogliere lo sguardo dal ventre dall’amico e...... (………continua.)
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