La conversione di Rocco (Parte Prima)

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genere
gay

LA CONVERSIONE DI ROCCO (Parte Prima)

Galeotto fu un sabato pomeriggio di un caldo mese di luglio di sei anni fa. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto vi presento i protagonisti di questo racconto.
ROCCO, figlio di emigrati calabresi, trasferitisi nel milanese quando il piccolo non aveva ancora sei anni. Rocco era un bambino sveglio, cresciuto in campagna, in compagnia solo dei suoi genitori e degli animali che la famiglia allevava nel cortile di casa. Il suo tempo lo trascorreva a giocare con le galline, con il cane o con i gatti che gironzolavano intorno alla casa colonica, dove i genitori lavorano come fattori. Era un bambino robusto, fisicamente molto forte. Un bel giorno, anzi un bruttissimo giorno, il proprietario del fondo fu costretto a vendere la proprietà ed il nuovo proprietario si trasferì nella casa colonica e licenziò i genitori di Rocco. Il padre, non riuscendo a trovare lavoro, fu costretto, come tanti del sud ad emigrare nel ricco nord. In una cittadina dell’hinterland milanese aveva già un fratello, emigrato già da oltre dieci anni, che lavorava in una ditta di costruzioni e, parlando con il costruttore, fece assumere il fratello come manovale. La madre di Rocco trovò lavoro come domestica in una famiglia del luogo. Così ebbe inizio una nuova vita per il piccolo Rocco.
DANIELE, nato a Milano, figlio di genitori lombardi, aveva la stessa età di Rocco. Appena compiuti i tre, come tutti i bambini della sua età e a differenza di Rocco, fu iscritto alla scuola materna. I suoi compagni di gioco erano altri bambini e, forse, a differenza di Rocco, non aveva mai visto una gallina se non in televisione o su qualche cartolina. Anche Daniele era un bambino sveglio, molto bello, delicato e a differenza di Rocco, un po’ gracilino.
I due si conobbero alla scuola elementare. Compiuti i 6 anni furono iscritti alla stessa scuola elementare della cittadina. Rocco non sapeva parlare l’italiano, parlava in dialetto calabrese e nessuno lo capiva. I bambini, che come sappiamo, sono terribili, lo prendevano in giro e lo additavano come il “terrone” che non sapeva parlare. Daniele era un bambino molto buono, era l’unico che, non solo non lo prendeva in giro, ma, gli stava vicino, gli parlava, lo consolava. I due ben presto divennero amichetti. Giocavano insieme e, quando le rispettive mamme si conobbero, spesso Rocco trascorreva il pomeriggio a casa di Daniele, dove finiti i compiti che, con il generoso aiuto della mamma di Daniele, facevano insieme, giocavano e a volte fino a tardi. Gli anni passavano e l’amicizia dei due bambini era sempre più forte. Spesso Rocco si fermava a dormire a casa di Daniele. I due erano figli unici e le famiglie erano contente che i due ragazzini andavano d’accordo e si volevano bene. Non si ricordano di alcuna lite tra i due, neanche per le cose più banali. Insomma Rocco e Daniele crescevano e più crescevano più si volevano bene e stavano insieme. Era un affetto sincero. Arrivati alla pubertà, quell’età in cui tutti i bambini cominciano a trasformarsi, a prendere le caratteristiche specifiche del proprio sesso, cominciò a notarsi qualche piccola differenza fra i due. A quell’età tutti i bambini sono curiosi e non solo del loro corpo. Mentre Rocco era attratto dalle bambine, cercava di scoprire come erano fatte. Daniele non manifestava alcuna curiosità nei confronti delle bambine, anzi cercava ogni scusa per guardare il pisellino di Rocco. Si sentiva attratto, non capiva perché ma si sentiva attratto dal pisellino di Rocco. Quando Rocco andava in bagno Daniele lo seguiva, così lo poteva osservare. Intorno ai dodici anni, quando un bambino comincia a trasformarsi in maschietto, le differenze fra i due cominciavano ad essere più evidenti. A Rocco cominciarono a crescere i primi peli sul pube, sotto le ascelle, comparve la prima peluria sul labbro superiore, la voce cominciò ad essere più roca. A Daniele, invece, queste trasformazioni non avvenivano. Il bambino non si trasformava in ragazzetto. Niente peluria sotto le ascelle, niente sul labbro, solo una leggerissima peluria sul pube faceva notare che, comunque, il bambino stava crescendo. Le sue forme fisiche ricordavano più quelle di una bambina che di un bambino: viso rotondo, mascella dolce, degradante sul mento, fianchi leggermente accentuati, un culetto ben rotondo e alto, la voce gentile come quella delle bambine. Era evidente che non c’era, nel suo corpo, sufficiente testosterone che permettesse la trasformazione da bambino a ragazzo. In campo sessuale la differenza era sempre maggiore. Rocco cominciava ad avere le prime erezioni quando vedeva una donna a seno scoperto o quando osservava le gambe delle ragazze, mentre Daniele dal canto suo non provava alcun turbamento ad osservare un seno o delle belle gambe di ragazza. Mentre aumentava sempre più il desiderio di guardare l’ormai cazzetto dell’amico Rocco. Sempre più spesso Daniele chiedeva alla sua mamma di lasciare dormire Rocco a casa loro, così egli aveva la possibilità di vedere il suo amichetto nudo. Come tutti i bambini attratti dalla curiosità del sesso, anche loro, recuperati dei giornaletti porno, guardano le foto e si eccitavano. Mentre Rocco si eccitava nel vedere le donne nude ed in atteggiamenti provocanti, Daniele si eccitava a guardare gli uomini e i loro cazzi in tiro. Era evidente, anche se loro ancora non lo comprendevano a pieno, che Daniele era omosessuale. La scoperta avvenne in terza media. Un pomeriggio erano rimasti soli a casa di Daniele, il padre era a lavorare e la madre dovette andare dal medico. Daniele propose a Rocco di vedere una cassetta porno che gli aveva prestato il suo amico Roberto. Roberto era il figlio, quasi diciottenne, dei vicini di casa di Daniele. Il ragazzo era omosessuale, ma questo particolare era sconosciuto a tutti, o almeno ai due ragazzi e ai genitori di Daniele. Tutti eccitati, i due amichetti misero la cassetta nel videoregistratore, si sedettero sul divano e aspettarono che comparissero le prime immagini. Rocco già immaginava donne tutte nude, tette, fiche, nelle posizioni più strane. Le prime scene che comparvero furono di grande delusione per Rocco, sullo schermo del televisore non comparvero tette, fiche e belle donne, ma due ragazzi giovanissimi, tutti nudi e con il cazzo in tiro. Uno dei due protagonisti si avvicinò all’altro e, allungata la mano prese il cazzo dell’altro e cominciò a menaglielo mentre l’altro si avvicinò con il viso e lo baciava in bocca. Dopo un po’ che lo segava il primo si abbassò e gli prese il cazzo in bocca per un pompino. Mentre Rocco si sentiva disorientato, deluso da quelle immagini, Daniele si eccitava. Nella stanza era calato un gelido silenzio. I due amichetti non parlavano, l’unica cosa che si sentiva era l’ansimare dei due protagonisti del filmato. Intanto le immagini sullo schermo continuavano a scorrere, i due protagonisti adesso si stavano succhiando a vicenda in un classico sessantanove. Anche Rocco, in qualche modo, si era eccitato. La cosa non sfuggì a Daniele e pensò che fosse normale che due ragazzi facessero sesso insieme. Aveva ragione Roberto – disse Daniele -. Di cosa aveva ragione? – rispose Rocco -.
- che queste cose si possono fare anche tra ragazzi e non solo con le ragazze.
E nel dire questo allungò la mano verso la patta di Rocco per toccargli il pisello. Poggiò la mano e sentì il pisello di Rocco duro e grosso, lo strinse un po’, lo accarezzò. S’inginocchiò davanti a Rocco, ancora seduto sul divano, e cominciò a slacciargli la cintura dei pantaloni. Dai Rocco facciamo come quelli del filmino – mormorò Daniele -. Così dicendo gli tirò fuori il cazzetto e prese a maneggiarglielo. Rocco ebbe uno scatto furioso ed inaspettato: no. Mi fa schifo – disse urlando Rocco –. Si alzò di scatto, diede uno spintone al povero Daniele che lo scaraventò a qualche metro di distanza, si sistemò i pantaloni e scappò via di corsa.
Per circa due mesi, i due amichetti non si frequentarono più, giusto qualche parola quando s’incontravano a scuola ma nulla di più. Rocco era rimasto sconvolto da quello che aveva visto e dall’atteggiamento di Daniele. La famiglia di Rocco era una famiglia molto chiusa, difficilmente si facevano discorsi sul sesso e, quando, a volte al telegiornale o in qualche giornale si sentiva o leggeva di gay o di relazioni fra persone dello stesso sesso, il padre di Rocco aveva sempre parole molto dure. Meglio un figlio storpio che frocio. Questa era una delle frasi tipiche dell’uomo. Per Rocco, quello che aveva visto nel filmato e l’atteggiamento di Daniele non solo lo avevano lasciato molto turbato; lui non era frocio a lui piacevano le ragazze, ma provava una gran pena per quel suo amico, al quale voleva molto bene, nel saperlo frocio. Daniele era triste, gli mancava l’amichetto con il quale faceva i compiti, giocava e si divertiva tanto. Si sentiva solo. Qualche settimana dopo l’episodio che aveva fatto allontanare i due ragazzi, Daniele incontrò Roberto che gli chiese se poteva restituirgli la cassetta che gli aveva dato in prestito. Il giorno successivo Daniele, con la scusa di farsi spiegare qualcosa sui compiti che non aveva capito bene, chiese alla madre se poteva andare da Roberto, la madre che conosceva il ragazzo, ma non sapeva delle sue tendenze sessuali e conosceva la famiglia, acconsentì. Nascosta la cassetta nello zaino di scuola insieme ai libri, Daniele si recò da Roberto. Il giovane era solo a casa, i genitori lavoravano e tornavano sempre tardi. Entrato in casa, Daniele prese la cassetta e, ringraziando la porse Roberto.
- ti è piaciuta? Disse Roberto
- insomma……
- ma l’hai vista?
- Si…. Non tutta….però…
- Dai vieni in salotto che la guardiamo;
- No… sono di corsa…. Devo tornare a casa presto;
- Non ti preoccupare non dura tanto e poi tua madre lo sa che sei qui…. No?
- Si lo sa… ho detto che venivo da te per dei compiti che non capivo……
Nel frattempo i due ragazzi si erano portati nel salotto e Roberto aveva inserito la cassetta nel videoregistratore.
- dai sediamoci, posa la cartella e rilassati che ci divertiamo…un po’….
Daniele poggiò a terra la cartella e si adagiò sul divano. Intanto partirono le prime immagini. Roberto scrutava il ragazzo, lo osservava per capirne le reazioni. Notò il turbamento e soprattutto notò che la patta dei pantaloni si era leggermente gonfiata. Le immagini andavano avanti; i due protagonisti del filmato dopo essersi esibiti in un sessantanove, si baciavano in bocca, si accarezzavano fino a quando uno dei due riprese in bocca il cazzo dell’altro. Lo leccava, lo succhiava, fino a quando quel cazzo esplose in una sborrata fiume, che non solo gli riempi la bocca del compagno che ingoiò finché poté, ma gli venne in faccia riempiendolo di sborra.
- ma si può bere? – esordì Daniele;
- certo! – rispose Roberto e devi sentire che buon sapore che ha.
Così dicendo Roberto si portò di fronte al ragazzo e gli palpeggiò il cazzo da sopra i pantaloni.
- Che bel cazzo grosso e duro che hai, dai tiriamolo fuori……..
Gli slacciò i pantaloni, gli abbassò la cerniera e gli tirò fuori il cazzo. Il ragazzo era eccitato, quel piccolo cazzetto gli stava scoppiando, la cappella era turgida, violacea, Roberto con molta delicatezza cominciò ad accarezzarlo, a segarlo leggermente, il ragazzo sembrava gradire quel massaggio fatto sapientemente da Roberto. Il giovane era esperto, prese ad accarezzargli lo scroto e poi si portò in bocca il cazzo dopo averlo leccato tutto nella sua lunghezza. Un po’ lo spompinava, un po’ lo leccava intorno alla cappella. A questo trattamento Daniele cominciò ad ansimare sentiva un fremito nel basso ventre che non sapeva cosa fosse, ma era piacevolissimo. Ogni volta che Roberto si fermava Daniele lo implorava di continuare. Il ragazzo si era fatto qualche sega ed aveva provato piacere, ma non era la stessa cosa. All’improvviso senti un forte calore provenire da sotto lo scroto sentiva come se stesse facendo la pipì, non aveva mai provato nulla di simile. All’improvviso con un forte urlo di piacere Daniele e forti spasmi venne per la prima volta in vita sua. Roberto bevve la sborra del ragazzo e con la lingua gli pulì tutto intorno alla cappella. Daniele era rosso in viso, sudato si sentiva spossato, ma quel senso di spossatezza lo faceva sentire anche appagato.
- Ti è piaciuto? – disse Roberto
- Si. È stato bellissimo……. voglio farlo anch’io.. dai togliti i pantaloni…
Il giovane si spogliò e mostrò il suo cazzo già in tiro al ragazzo. Daniele, finalmente poteva accarezzare un pene, come aveva da sempre desiderato. Così come aveva visto fare a Roberto, cominciò ad accarezzarlo, massaggiarlo, a menarlo. Poi provò a leccarlo, intorno alla cappella, lungo tutta l’asta e intorno al glande.
- Che buon sapore che ha…
- Ti piace…. Allora mettilo in bocca e succhia, vedrai che ti piacerà ancora di più….
Daniele, spinto dal giovane, infilò il cazzo in bocca e cominciò a pompare così come aveva visto fare nel film e al suo amico. Dopo un paio di stantuffate, forse perché lo aveva spinto troppo, forse perché il cazzo di Roberto gli riempiva completamente la bocca, gli venne un conato di vomito e dovette sfilarsi dalla bocca il cazzo dell’amico.
- Piano – gli disse Roberto – non avere premura, se non c’è la fai a prenderlo tutto… fallo entrare un poco alla volta…. Piano così…. Si dai che sei bravo…. Adesso tiralo fuori e leccalo… bene così…. Oh che bello… sei bravo….continua.. dai…. mi stai facendo morire…..adesso lecca la cappella…. così tutta intorno….. bravo rimettilo in bocca… succhia…. dai succhia la cappella…. così bravo……
Daniele aveva imparato e non aveva più l’istinto di vomitare. Sentire il sapore del cazzo gli piaceva da morire. Il suo piccolo cazzo gli era tornato in tiro e mentre con una mano teneva il cazzo dell’amico e lo succhiava, con l’altra si segava. Roberto afferrò la testa del ragazzo e tenendola ferma cominciò con delicatezza a scoparsi l’amico in bocca.
- Sei bravo Daniele……. Che bocca calda che hai…….siii… dai succhialo….leccalo….così con la punta della lingua…..bravo……si così intorno alla cappella……dai ancora…..si…si.. voglio venirti in bocca….. siiiiiiiii mi sta scoppiando il cazzo… dai dai dai che vengo cosi… dai siii….. sii…. Siiiiiiiiiiiiiiiii…….
Un fiotto di calda sborra riempi la bocca di Daniele che per un po’ l’ingoiò, ma poi dovette lasciare il cazzo dell’amico perché stava soffocando. La sborra gli colava dalla bocca e aiutandosi con le dita e la lingua leccò tutta quella che poté.
- Mi piace – disse Daniele – mentre si leccava ancora le labbra, che buona…..un po’ forte e aspro come sapore, ma mi piace……ne voglio ancora…..
- Dai Daniele, leccalo tutto per bene… così intorno alla cappella….ora succhialo ancora un po’…. dai che sei bravo…..sii….
E così, soddisfatti e spossati i due nuovi amici si adagiarono sul divano l’uno accanto all’altro. (…continua)
scritto il
2012-01-12
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