La vicina

di
genere
tradimenti

Stavo andando in paese quando vidi la mia vicina, moglie di un parente, rastrellare il prato davanti a casa.
Faceva fatica perché si fermava spesso e si asciugava la fronte col braccio.
La chiamai e mi offrii di aiutarla.
Sorrise e mi venne ad aprire.
Eravamo in luglio e vidi che indossava un grembiule con le spalline che lasciava le spalle scoperte.
Sul davanti era scollato e si vedevano, bene in evidenza, due coppette bianchissime.
Evitai di guardarle a lungo per non imbarazzarla ma avvertii un certo fremito nelle mie parti erogene. Mi precedette lungo la scala e potei posare lo sguardo sui suoi fianchi larghi e sul sedere pronunciato.
Era la tipica struttura delle donne montanare ma mi sembrava sprigionasse una sensualità repressa.
Forse l'astinenza da rapporti col marito paralizzato la rendeva desiderosa di nuovi approcci.
Non ci avevo mai fatto caso ma ora, avendola vicino, mi sembrava volesse lanciarmi dei messaggi in codice per vedere la mia reazione.
Si muoveva in modo languido e spesso si portava le mani al petto lisciando il tessuto che copriva il seno.
Raccolsi le foglie mentre lei teneva un sacco aperto. Cominciai a prenderle con le mani e a pigiarle nel recipiente.
Durante questi movimenti mi trovavo spesso all'altezza delle sue graziose coppette e mi sembrava si muovesse per mostrarmele il più possibile.
Passando con viso molto vicino ne avvertii il profumo e quasi le toccai. Sentivo che mi stavo eccitando e pensai bene di allontanarmi.
Mi sembrò che ne rimanesse rattristata ma comunque avevamo finito il lavoro. Presi il sacco e feci per andare a vuotarlo.
- E' stato molto gentile - disse toccandomi il braccio - non so se posso ma avrei un altro piacere da chiederle -
- Dica pure – risposi.
- C'è uno specchio da montare nell'ingresso. E’ tanto che lo devo fare, ma nessuno perde tempo per un lavoretto così, e mio marito purtroppo... -
- Va bene - tagliai corto - mi faccia vedere -
Andammo nel ripostiglio e presi fuori lo specchio.
- Devo montare prima la cornice. Vado a prendere gli attrezzi -
Ritornai con il necessario. Cominciai a forare i buchi per i tasselli poi montammo lo specchio.
Era pesante e lo facemmo in due.
Ad un tratto lo specchio ebbe un movimento e per salvarlo la dovetti aiutare.
Nella foga le toccai inavvertitamente una mammella e vidi che lei chiudeva gli occhi e sospirava.
Era troppo!
Appoggiai lo specchio a terra e mi asciugai il sudore.
- L'abbiamo scampata bella! - dissi - lo prenda bene -
Lei afferrò lo specchio e lo sostenne dalla sua parte. Lo fermai.
- Lo lasci andare ora -
Io ero dietro a lei e mi appoggiai leggermente contro il suo sedere.
Lei spinse indietro e sentì il mio pene che si stava risvegliando.
Invece di spostarsi spinse un altro po'.
Io da dietro le cinsi con le braccia la vita e la baciai sul collo.
Lei sospirò di nuovo e spinse la testa contro il mio viso.
Allora portai le mani sulle sue bretelline e le abbassai, liberando le due bianche coppette: era senza reggiseno!
Le presi fra le mani e le strinsi mentre spingevo di nuovo coi fianchi contro il suo sedere.
Senza parlare lei con la mano scese fra le mie gambe e afferrò la stoffa dei pantaloni, cercando di toccare il membro eccitato.
Sempre in silenzio la voltai e mi abbassai sulle sue graziosissime tettine succhiandoli i capezzoli che stavano indurendo.
Lei sospirò di nuovo e sussurrò
- Non qui! ci può sentire. Andiamo nello sgabuzzino -
La lasciai e dissi ad alta voce
- Ci siamo dimenticati un pezzo nello sgabuzzino. Per favore, mi dia una mano - Uscimmo, mentre lei si rialzava le bretelline.
Il marito seduto sul terrazzo ci guardò girare attorno alla casa ed entrare nello sgabuzzino.
Appena entrati, lei si abbassò le bretelline mostrandomi nuovamente le sue coppette.
- Presto! - mormorò -presto! la prego! non resisto! -
Ero stupito di tanta irruenza. Mi prese una mano e la portò fra le sue gambe, sollevando il grembiule.
Mi chinai e le abbassai le mutande.
Un vello scuro copriva la pancia bianchissima e le labbra del sesso apparivano carnose e gonfie.
Quando la toccai sentii che era tutta bagnata.
- Lo voglio vedere! - disse tutta eccitata, aprendomi la lampo ed estraendo la mia verga.
La rimirò estasiata tenendola in mano poi mi fece rialzare e la baciò. Si tirò giù le mutande e si mise su un tavolinetto aprendo le gambe.
- Prendimi! -continuò esaltata dal desiderio - presto! non riesco a resistere! - Mi attirò a sé e appoggiò la punta contro le sue labbra.
- Spingi! mettimelo dentro! ti prego! -
Non avevo mai trovato una donna così invasata. La penetrai con un colpo solo, tanto era bagnata la sua vagina.
Cominciai a muovermi avanti e indietro mentre lei mi imitava e aveva il viso rosso e accaldato.
Cercai di rimanere concentrato per durare il più a lungo possibile e la vidi impallidire e arrossarsi diverse volte mentre si dimenava di lato per prenderlo il più dentro possibile.
Io intanto ero eccitato da tanta foga e mi sfogavo sulle sue piccole tette mordendole e stringendole.
Avvertii che stavo per venire e cercai di uscire ma, lei si avvinghiò come una disperata e sussurrò agitata.
- Vienimi dentro, non c'è pericolo, voglio sentire il tuo liquido! -
Mi strinse a sé ed io ormai senza controllo mi lasciai andare e mi sfogai dentro di lei.
Era stata tanta l'eccitazione che mi aveva trasmesso che rimasi quasi senza fiato, come se mi avesse succhiato la linfa vitale.
Lei mi accarezzò e disse
- Ho ancora dei lavoretti da fare, ti prego, non dirmi di no... -

scritto il
2011-05-15
1 4 . 5 K
visite
1
voti
valutazione
1
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il catetere

racconto sucessivo

L'occasione
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.