In attesa del primo cliente
di
Ottonello
genere
saffico
Guardo il soffitto, completamente occupato da uno specchio che riflette la mia immagine.
Sono nuda, completamente nuda, nell’attesa del mio primo cliente.
La stanza è elegante: pareti damascate di un verde pallido, che ricorda il colore dell’erba al mattino, applique ai lati con le gocce, mobili in stile seicento bolognese.
Un leggero profumo aleggia nella stanza mentre una dolce melodia fa da sottofondo.
Mi specchio di nuovo. Il mio corpo è opulento: seni bianchi, grandi, globosi con al centro grossi boccioli rosa su un cerchio marroncino. Ventre bianchissimo, completamente depilato. Sotto l’ombelico, fra le gambe, le grandi labbra vaginali, piene e gonfie, leggermente aperte, in attesa…
I fianchi arrotondati e morbidi con le cosce opime accentuano la sensualità del mio ventre.
Ricordano le modelle cinquecentesche del Giorgione o le odalische d’Ingres.
E’ un tripudio di carne, pronta ad essere penetrata, profanata!
Mi giro su di un fianco dove uno specchio rimanda l’immagine all’altro, sull’altra parete.
Il mio sedere, ampio e burroso è chiuso sul canalino che conduce al mio buchetto.
Sono un poco agitata: chi sarà il primo? Come mi comporterò?
Ecco che la porta si apre. Non devo guardare. Così mi è stato imposto!
Ora dei passi che si avvicinano: mio dio! Sembrano tacchi da donna! Possibile?
La luce viene spenta e la stanza piomba nella penombra. E’ il segnale!
Devo indossare la maschera che mi copre completamente il viso. Sento il cliente armeggiare attorno al letto.
Mi sembrano vesti femminili cadere sul pavimento. Un profumo sottile mi avverte che deve essere una donna!
Poi il materasso si piega sotto il peso di un corpo.
Trattengo il respiro in attesa. Il profumo cresce d’intensità all’avvicinarsi del cliente.
Ecco! Ora delle mani scorrono sulle mie gambe: sono mani sottili, fredde e un poco umidicce.
Ho un brivido mentre viene accesa la luce.
Guardo curiosa allo specchio: è una donna!
E’ completamente nuda anche lei, a parte il cappuccio sul viso, che nasconde anche i capelli.
E’ minuta, con un piccolo seno, acerbo. I fianchi stretti e le gambe muscolose mi ricordano un’atleta forse…
Si muove con una certa rudezza, con una dose di mascolinità esagerata.
E’ salita dal fondo del letto che è senza spalliera.
Mi apre le gambe per essere più comoda e mi accarezza il ventre.
Intravedo nello specchio il suo sedere stretto e sodo: non è per niente femminile.
Che contrasto fra i due corpi!
Continua ad accarezzarmi il ventre come in attesa di decidere cosa fare.
Vorrei vedere com’è fra le gambe, ma non posso alzare la testa: è vietato!
Ora scende sulle cosce. Con le mani ne valuta la circonferenza e ne saggia la morbidezza.
Il tocco prolungato mi sta eccitando. Mi muovo leggermente: questo mi è permesso!
Ora indugia sul promontorio. Le sue mani, piccole e tozze hanno dita corte e sciupate. La pelle è rossastra e leggermente rugosa: indovino un lavoro manuale.
Si ferma ad ammirare il mio corpo. Chissà cosa pensa?
Si abbassa su di me. Sento le sue piccole tette appoggiarsi sul mio ventre.
Le sue mani ora stringono le mie grandi mammelle. Le palpeggia, le soppesa, le bacia, lasciando una striscia di saliva sui capezzoli.
Questi preliminari mi disorientano. Vorrei che fosse più decisa.
Ora chiude le sue labbra sulle aureole dei bottoncini, ne aspira uno e comincia a succhiarlo. Lo sento indurirsi mentre le sue mani sono fra le mie gambe.
Mi accarezza le grandi labbra allargandole e scorrendo alla ricerca del clito.
Continua a succhiare il capezzolo indurito che, sollecitato in modo continuo, stilla alcune gocce di latte misto ad acqua.
Ora con la lingua lo titilla fino a portarlo allo svuotamento.
Sento uno strano piacere al suo strusciamento sulla parte sensibile del piccolo rigonfiamento che comincia di nuovo ad indurirsi.
Mi brucia e non so come fare per farla smettere.
Ora il bruciore si trasforma in dolore e cerco di allontanare la sua lingua.
Sembra capire il mio disagio perché smette e passa all’altro capezzolo, portandolo a sua volta al bruciore.
Si ferma poi, scende con la lingua sulle coppe e lentamente continua a leccarmi verso l’agognata meta fra le gambe.
Questo continuo sfregamento mi eccita terribilmente.
Sento la pelle raggrinzirsi e fremere sotto la sua continua azione di labbra e lingua.
Mi muovo in modo impercettibile ma non riesco a stare ferma.
E’ una tortura tenere le mani inerti, mentre il desiderio spinge per affondarle nel suo sesso e spremere la sua femminilità.
Lei continua a scendere, senza dire una sola parola, imperterrita.
Stringo i denti per non lasciarmi sfuggire un gemito e mi contorco nello spasmo del desiderio.
Eccola ora raggiungere il mio sesso. Che farà ora?
La vedo alzarsi e prendere dal tavolino un fallo di gomma, con la cintura per assicurarlo al bacino.
Ora è in ginocchio sul letto che lo sta indossando e posso vedere il suo sesso.
Non è depilata: ha un ciuffo nero di peli che coprono due piccole labbra vaginali, quasi adolescenziali.
Traffica un poco con l’arnese, poi una volta sistemato, scrolla la testa in un modo molto femminile, si deterge la bocca con la mano e scende fra le mie gambe: finalmente!
Le sue dita allargano le labbra vaginali e trovano il clito, fremente per l’attesa a cui è stato sottoposto.
La sua bocca si chiude sul piccolo grilletto e comincia a succhiarlo con movimenti lenti.
Mi abbandono alla stimolazione che mi sta portando verso l’agognato godimento.
Succhia e lecca con grande maestria e mi porta ad avere un orgasmo spasmodico seguito da alcuni istanti di fastidio.
Si ferma bagnando le dita nel mio umore e usandolo per ungere la mia vagina.
Saggia la mia disponibilità con leggeri tocchi del clito che riprende a ergersi desideroso di nuovi contatti.
Poi sale verso il mio viso posizionando il pene di gomma davanti alla mia apertura.
Non sono mai stata penetrata da un oggetto simile e sono un poco preoccupata.
Lei saggia più volte la difficoltà di penetrazione, uscendo ed entrando con movimenti cauti.
Il contatto con lo strumento mi eccita notevolmente. Le mie pareti vaginali vengono sollecitate ampiamente e il piacere che ne scaturisce mi ubriaca.
Non riesco più a trattenermi e comincio a gemere e sospirare, mentre il respiro si fa pesante.
Il suo movimento ora è costante. Mi penetra con cura, spingendo lo strumento fino in fondo, mentre con le mani artiglia le mie grandi mammelle e le strizza quasi con violenza.
E’ strano sentire un pene scorrere nella vagina e pensare che chi lo manovra è una donna. Ma cosa può sollecitarla a compiere un atto simile?
Forse la sua natura particolarmente mascolina viene appagata da questo stravolgimento dei ruoli.
Intanto il piacere aumenta e lascio cadere questi pensieri. Lo sfregamento del pene artificiale e delle sue dita nella mia vagina mi stanno portando al godimento perfetto.
Per un attimo non riesco a resistere e con le mani accarezzo i suoi piccoli seni.
Mi fermo subito ma lei ora mi afferra le mani e le porta sul suo petto.
Le accarezzo i piccoli globi e cerco i capezzoli con la punta delle dita.
Poi la lascio perché il godimento è tale che non posso che abbandonarmi ad esso.
Il mio corpo si contrae più volte nel tentativo di resistere il più a lungo possibile, poi inarco il bacino e scarico il mio umore nelle sue mani.
Estrae il membro e si getta sulla mia apertura sorbendo il liquido che cola copioso.
Lo assapora, poi la sento voltarsi e offrirmi la sua piccola vagina.
Sposto il fallo di gomma e mi getto sulla sua apertura che sento gocciolante d’umore.
La lecco furiosamente, scaricando la tensione accumulata, mentre con le mani le stringo le natiche asciutte.
Ora la sento fremere sotto le mie infuocate carezze.
Ora si divincola rabbiosamente mentre continua a leccarmi la passera che sento nuovamente ricettiva.
Continuo così mentre lei si dimena sempre di più e anche in me cresce l’orgasmo.
Ad un tratto getta un grido e mi bagna copiosamente il viso mentre anch’io
vengo squassata da un godimento sontuoso.
Giaciamo entrambe spossate respirando rumorosamente.
Sarò riuscita a soddisfarla? Lo spero…
Sono nuda, completamente nuda, nell’attesa del mio primo cliente.
La stanza è elegante: pareti damascate di un verde pallido, che ricorda il colore dell’erba al mattino, applique ai lati con le gocce, mobili in stile seicento bolognese.
Un leggero profumo aleggia nella stanza mentre una dolce melodia fa da sottofondo.
Mi specchio di nuovo. Il mio corpo è opulento: seni bianchi, grandi, globosi con al centro grossi boccioli rosa su un cerchio marroncino. Ventre bianchissimo, completamente depilato. Sotto l’ombelico, fra le gambe, le grandi labbra vaginali, piene e gonfie, leggermente aperte, in attesa…
I fianchi arrotondati e morbidi con le cosce opime accentuano la sensualità del mio ventre.
Ricordano le modelle cinquecentesche del Giorgione o le odalische d’Ingres.
E’ un tripudio di carne, pronta ad essere penetrata, profanata!
Mi giro su di un fianco dove uno specchio rimanda l’immagine all’altro, sull’altra parete.
Il mio sedere, ampio e burroso è chiuso sul canalino che conduce al mio buchetto.
Sono un poco agitata: chi sarà il primo? Come mi comporterò?
Ecco che la porta si apre. Non devo guardare. Così mi è stato imposto!
Ora dei passi che si avvicinano: mio dio! Sembrano tacchi da donna! Possibile?
La luce viene spenta e la stanza piomba nella penombra. E’ il segnale!
Devo indossare la maschera che mi copre completamente il viso. Sento il cliente armeggiare attorno al letto.
Mi sembrano vesti femminili cadere sul pavimento. Un profumo sottile mi avverte che deve essere una donna!
Poi il materasso si piega sotto il peso di un corpo.
Trattengo il respiro in attesa. Il profumo cresce d’intensità all’avvicinarsi del cliente.
Ecco! Ora delle mani scorrono sulle mie gambe: sono mani sottili, fredde e un poco umidicce.
Ho un brivido mentre viene accesa la luce.
Guardo curiosa allo specchio: è una donna!
E’ completamente nuda anche lei, a parte il cappuccio sul viso, che nasconde anche i capelli.
E’ minuta, con un piccolo seno, acerbo. I fianchi stretti e le gambe muscolose mi ricordano un’atleta forse…
Si muove con una certa rudezza, con una dose di mascolinità esagerata.
E’ salita dal fondo del letto che è senza spalliera.
Mi apre le gambe per essere più comoda e mi accarezza il ventre.
Intravedo nello specchio il suo sedere stretto e sodo: non è per niente femminile.
Che contrasto fra i due corpi!
Continua ad accarezzarmi il ventre come in attesa di decidere cosa fare.
Vorrei vedere com’è fra le gambe, ma non posso alzare la testa: è vietato!
Ora scende sulle cosce. Con le mani ne valuta la circonferenza e ne saggia la morbidezza.
Il tocco prolungato mi sta eccitando. Mi muovo leggermente: questo mi è permesso!
Ora indugia sul promontorio. Le sue mani, piccole e tozze hanno dita corte e sciupate. La pelle è rossastra e leggermente rugosa: indovino un lavoro manuale.
Si ferma ad ammirare il mio corpo. Chissà cosa pensa?
Si abbassa su di me. Sento le sue piccole tette appoggiarsi sul mio ventre.
Le sue mani ora stringono le mie grandi mammelle. Le palpeggia, le soppesa, le bacia, lasciando una striscia di saliva sui capezzoli.
Questi preliminari mi disorientano. Vorrei che fosse più decisa.
Ora chiude le sue labbra sulle aureole dei bottoncini, ne aspira uno e comincia a succhiarlo. Lo sento indurirsi mentre le sue mani sono fra le mie gambe.
Mi accarezza le grandi labbra allargandole e scorrendo alla ricerca del clito.
Continua a succhiare il capezzolo indurito che, sollecitato in modo continuo, stilla alcune gocce di latte misto ad acqua.
Ora con la lingua lo titilla fino a portarlo allo svuotamento.
Sento uno strano piacere al suo strusciamento sulla parte sensibile del piccolo rigonfiamento che comincia di nuovo ad indurirsi.
Mi brucia e non so come fare per farla smettere.
Ora il bruciore si trasforma in dolore e cerco di allontanare la sua lingua.
Sembra capire il mio disagio perché smette e passa all’altro capezzolo, portandolo a sua volta al bruciore.
Si ferma poi, scende con la lingua sulle coppe e lentamente continua a leccarmi verso l’agognata meta fra le gambe.
Questo continuo sfregamento mi eccita terribilmente.
Sento la pelle raggrinzirsi e fremere sotto la sua continua azione di labbra e lingua.
Mi muovo in modo impercettibile ma non riesco a stare ferma.
E’ una tortura tenere le mani inerti, mentre il desiderio spinge per affondarle nel suo sesso e spremere la sua femminilità.
Lei continua a scendere, senza dire una sola parola, imperterrita.
Stringo i denti per non lasciarmi sfuggire un gemito e mi contorco nello spasmo del desiderio.
Eccola ora raggiungere il mio sesso. Che farà ora?
La vedo alzarsi e prendere dal tavolino un fallo di gomma, con la cintura per assicurarlo al bacino.
Ora è in ginocchio sul letto che lo sta indossando e posso vedere il suo sesso.
Non è depilata: ha un ciuffo nero di peli che coprono due piccole labbra vaginali, quasi adolescenziali.
Traffica un poco con l’arnese, poi una volta sistemato, scrolla la testa in un modo molto femminile, si deterge la bocca con la mano e scende fra le mie gambe: finalmente!
Le sue dita allargano le labbra vaginali e trovano il clito, fremente per l’attesa a cui è stato sottoposto.
La sua bocca si chiude sul piccolo grilletto e comincia a succhiarlo con movimenti lenti.
Mi abbandono alla stimolazione che mi sta portando verso l’agognato godimento.
Succhia e lecca con grande maestria e mi porta ad avere un orgasmo spasmodico seguito da alcuni istanti di fastidio.
Si ferma bagnando le dita nel mio umore e usandolo per ungere la mia vagina.
Saggia la mia disponibilità con leggeri tocchi del clito che riprende a ergersi desideroso di nuovi contatti.
Poi sale verso il mio viso posizionando il pene di gomma davanti alla mia apertura.
Non sono mai stata penetrata da un oggetto simile e sono un poco preoccupata.
Lei saggia più volte la difficoltà di penetrazione, uscendo ed entrando con movimenti cauti.
Il contatto con lo strumento mi eccita notevolmente. Le mie pareti vaginali vengono sollecitate ampiamente e il piacere che ne scaturisce mi ubriaca.
Non riesco più a trattenermi e comincio a gemere e sospirare, mentre il respiro si fa pesante.
Il suo movimento ora è costante. Mi penetra con cura, spingendo lo strumento fino in fondo, mentre con le mani artiglia le mie grandi mammelle e le strizza quasi con violenza.
E’ strano sentire un pene scorrere nella vagina e pensare che chi lo manovra è una donna. Ma cosa può sollecitarla a compiere un atto simile?
Forse la sua natura particolarmente mascolina viene appagata da questo stravolgimento dei ruoli.
Intanto il piacere aumenta e lascio cadere questi pensieri. Lo sfregamento del pene artificiale e delle sue dita nella mia vagina mi stanno portando al godimento perfetto.
Per un attimo non riesco a resistere e con le mani accarezzo i suoi piccoli seni.
Mi fermo subito ma lei ora mi afferra le mani e le porta sul suo petto.
Le accarezzo i piccoli globi e cerco i capezzoli con la punta delle dita.
Poi la lascio perché il godimento è tale che non posso che abbandonarmi ad esso.
Il mio corpo si contrae più volte nel tentativo di resistere il più a lungo possibile, poi inarco il bacino e scarico il mio umore nelle sue mani.
Estrae il membro e si getta sulla mia apertura sorbendo il liquido che cola copioso.
Lo assapora, poi la sento voltarsi e offrirmi la sua piccola vagina.
Sposto il fallo di gomma e mi getto sulla sua apertura che sento gocciolante d’umore.
La lecco furiosamente, scaricando la tensione accumulata, mentre con le mani le stringo le natiche asciutte.
Ora la sento fremere sotto le mie infuocate carezze.
Ora si divincola rabbiosamente mentre continua a leccarmi la passera che sento nuovamente ricettiva.
Continuo così mentre lei si dimena sempre di più e anche in me cresce l’orgasmo.
Ad un tratto getta un grido e mi bagna copiosamente il viso mentre anch’io
vengo squassata da un godimento sontuoso.
Giaciamo entrambe spossate respirando rumorosamente.
Sarò riuscita a soddisfarla? Lo spero…
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