L'uomo che crocefigge le donne
di
Tibet
genere
pulp
Dedicato (ahah... non vederci secondi fini, eh?) a senzaidentità, che ha chiesto di poterlo leggere.
Lui è bello.
Una bellezza inquietante la sua.
Un viso vissuto, pieghe profonde solcano le guance, ha una massa di capelli gonfi e disordinati.
Occhi freddi, verde azzurri.
Il corpo è magro, i lunghi muscoli guizzano ad ogni suo movimento, rivelano la sua forza non comune.
Lui vive due vite.
Ha come una clessidra dentro, quando la parte superiore si svuota nella sottostante arriva il momento e si trasforma, diventa… L'ALTRO!
E si mette in caccia.
Entra nel locale, non ritorna mai nello stesso posto, qui non c’è mai stato, si siede al banco, non beve alcolici, ma per non dare nell'occhio ordina qualcosa e aspetta.
Il suo ingresso non è passato inosservato, le donne presenti lo hanno guardato, ammirato, ci hanno fatto un pensiero.
A volte qualcuna delle più intraprendenti, delle più spudorate, arriva fino a fargli un invito esplicito, lui sorride, un sorriso freddo quanto lui e declina, dice che aspetta una donna e che questa è molto gelosa.
Lui attende.
E’ paziente, sa che prima o poi entrerà quella giusta, quella che stimolerà il suo interesse.
E quando succede, quando lei entra lui si trasforma, dall'animale indolente che era diventa un felino, attento, pronto, gli occhi gli si animano, prendono colore.
Lei?
E' una donna sui quarantacinque, non meno, piacente si, anzi bella, ma già sulla strada senza uscita dell'invecchiamento, ha pesanti capelli neri che porta lunghi e mossi sulle spalle.
Non è sola, è in compagnia di amiche, ridono, scherzano, festeggiano qualcosa o qualcuno.
Le incolla gli occhi addosso, vuole farle capire il suo interesse, lei lo nota, come non potrebbe? Sente il suo sguardo, sente il calore che emana, iniziano a corrispondere con gli occhi.
Lei al tavolo con le amiche ride delle loro facezie e intanto lo guarda, non riesce a distogliere lo sguardo.
Lui le dice con gli occhi.
-Ti voglio… te… te…-.
Lei, con gli occhi…
-Ti voglio anch’io…-
Lui crea l’occasione.
E' maestro di seduzione, sa giocare con la sua voce, con la sua gestualità, affascina.
Più tardi escono assieme.
Ora?
Ora sono a casa sua, un loft alla periferia della città.
L'abbraccia, le passa le mani sui capelli, infila le dita nella massa color della notte e la bacia, più che un bacio è un morso, le mangia la bocca.
E' in preda alla passione, la sua particolare passione.
La denuda, passa le mani sui grossi seni pesanti, sui glutei, fra le cosce, sente il suo umidore, lei è eccitata, desidera quest'uomo, lo vuole sentire dentro di se, vuole esser riempita, vuole essere posseduta con forza e accetta tutto, lui spinge con forza le dita dentro la fica calda, bagnata, le rigira, trova il clitoride inturgidito e lo strizza forte, lei mugola, si dimena. Ora è lei che gli apre la camicia, passa le unghie sul suo petto, trova i suoi capezzoli, li tormenta con le dita, con le unghie.
Lui si stacca, veloce si toglie camicia e pantaloni, mocassini, mette in mostra un cazzo straordinario.
Grosso, lungo, curvo, piegato all'insù, un cazzo che ogni donna che ha avuto ha desiderato follemente e anche temuto, si… temuto per le dimensioni, dimensioni che non fanno altro che aumentare il desiderio, il desiderio d’eccesso, la voglia di cavalcare la febbre che prende quando si vuole passare i limiti, quella febbre ingestibile, senza controllo.
La prende ancora per i capelli e la fa inginocchiare, prende il grosso bastone di carne in mano e le percuote con questo le gote, poi glielo spinge contro il viso, cerca la sua bocca, lei l’accetta a fatica, le sue mani accarezzano le natiche contratte di lui, cercano i grossi coglioni duri, accarezzano la grossa asta innervata e venata, bagna con la saliva la cappella e lo prende nella bocca.
Lui è inarcato, ha i muscoli in rilievo mentre spinge il suo cazzo nella bocca di lei, la violenta, la tiene forte mentre la penetra.
Lei è soggiogata, senza volontà, subisce quest'uomo, il suo godimento in questo momento è essere usata, presa con violenza.
E' costretta in ginocchio carponi, la testa fra le braccia appoggiate al pavimento, lui, dietro di lei, mena lentamente il cazzo, enorme, scappella e ricopre il glande rosso violaceo, l’avvicina, fruga con la cappella e spinge, si sostiene con le mani sui fianchi di lei, le gambe piegate e inizia a penetrarla, forti colpi, fa entrare completamente l’intera verga, i suoi lombi colpiscono le natiche con degli schiocchi, il sacco dello scroto percuote il ventre della donna.
Si ferma e lentamente lo ritira, fino a farlo uscire completamente e poi lo rimette con un forte colpo che toglie il fiato alla donna, ancora… ancora, lei gode, gode del cazzo che la penetra, gode della posizione, gode della sua totale sottomissione.
Il corpo dell'uomo è lucido di sudore ma è inarrestabile, il suo movimento continua, poi lo toglie e le cerca il culo, con una mano la tiene ferma e con l’altra indirizza la verga dura, spinge senza riguardo, le fa male ma è quel dolore che accresce il piacere, che lo fa diventare sublime.
...E LUI SI VEDE!
Il solito flash-back!
Lui… ragazzino piegato così!
Lui… violato!
Lui… violentato!
Mentre la madre ubriaca guarda e ride!
Rivede il supplizio con la croce, lui la vittima e loro i carnefici!
Si rialza, prende la donna senza riguardo e la porta nel lato buio della grande stanza, qui c'è una croce a terra, una croce di legno, la crus decussata, come quelle usate dai romani per i martiri cristiani, a forza la distende, lei ora è terrorizzata, ha paura, ha capito che non è più un gioco ma qualcosa di estremo.
La lega, con dei tratti di corda assicura le sue braccia alla croce, poi le gambe, lei è posta contro la croce con il suo davanti, al contrario della figura che abitualmente vediamo crocefissa e mostra la schiena.
Lei gira il viso verso di lui, lo prega, lo implora di slegarla, di lasciarla andare, di non farle del male.
Lui si pone sopra di lei, in ginocchio fra le sue gambe, le alza il bacino e la prende di nuovo, la penetra violento!
Ora urla!
Urla la sua libidine impazzita!
-PUTTANA! Urla puttana! Ora urli? Non urlavi mentre mi violentavano! Ridevi, puttana schifosa che sei! Ora tocca a te soffrire e urlare dal dolore! Ora sei tu ad essere legata alla croce!-
I colpi che le da sono terrificanti, e lei… la donna, urla e geme dal dolore. Ha paura, terrore!
Si alza e mena furiosamente il grosso cazzo e mentre sborra, mentre lunghi filamenti di sperma ricadono sul corpo disteso urla ancora, urla il suo odio verso verso le donne, verso quelle che gli ricordano la madre!
LUI, ANCORA UNA VOLTA, HA CROCEFISSO LA MADRE!!
Fino a quando gli basterà questo? Fino a quando il suo odio si limiterà a questa violenza carnale? Il desiderio di stringere il collo a chi le ricorda la madre esiste, galleggia nel suo subconscio.
Per adesso, per ora è in pace.
E’ tranquillo, il suo tormento inizierà a montare nuovamente da domani in un circuito senza fine.
Libera la donna, si rivestono, l'accompagna, poche parole nel tentativo di dare una spiegazione.
Lei è offesa! Arrabbiata, minaccia, insulta, ma il loro rapporto finisce qui, non avrà seguito ma lei lo ricorderà per sempre, ricorderà il terrore e lo strano piacere, un assurdo piacere di essere una vittima sacrificale, qualche volta lo rimpiangerà, contro ogni razionalità rimpiangerà quest’emozione unica che ha vissuto!
T.
Lui è bello.
Una bellezza inquietante la sua.
Un viso vissuto, pieghe profonde solcano le guance, ha una massa di capelli gonfi e disordinati.
Occhi freddi, verde azzurri.
Il corpo è magro, i lunghi muscoli guizzano ad ogni suo movimento, rivelano la sua forza non comune.
Lui vive due vite.
Ha come una clessidra dentro, quando la parte superiore si svuota nella sottostante arriva il momento e si trasforma, diventa… L'ALTRO!
E si mette in caccia.
Entra nel locale, non ritorna mai nello stesso posto, qui non c’è mai stato, si siede al banco, non beve alcolici, ma per non dare nell'occhio ordina qualcosa e aspetta.
Il suo ingresso non è passato inosservato, le donne presenti lo hanno guardato, ammirato, ci hanno fatto un pensiero.
A volte qualcuna delle più intraprendenti, delle più spudorate, arriva fino a fargli un invito esplicito, lui sorride, un sorriso freddo quanto lui e declina, dice che aspetta una donna e che questa è molto gelosa.
Lui attende.
E’ paziente, sa che prima o poi entrerà quella giusta, quella che stimolerà il suo interesse.
E quando succede, quando lei entra lui si trasforma, dall'animale indolente che era diventa un felino, attento, pronto, gli occhi gli si animano, prendono colore.
Lei?
E' una donna sui quarantacinque, non meno, piacente si, anzi bella, ma già sulla strada senza uscita dell'invecchiamento, ha pesanti capelli neri che porta lunghi e mossi sulle spalle.
Non è sola, è in compagnia di amiche, ridono, scherzano, festeggiano qualcosa o qualcuno.
Le incolla gli occhi addosso, vuole farle capire il suo interesse, lei lo nota, come non potrebbe? Sente il suo sguardo, sente il calore che emana, iniziano a corrispondere con gli occhi.
Lei al tavolo con le amiche ride delle loro facezie e intanto lo guarda, non riesce a distogliere lo sguardo.
Lui le dice con gli occhi.
-Ti voglio… te… te…-.
Lei, con gli occhi…
-Ti voglio anch’io…-
Lui crea l’occasione.
E' maestro di seduzione, sa giocare con la sua voce, con la sua gestualità, affascina.
Più tardi escono assieme.
Ora?
Ora sono a casa sua, un loft alla periferia della città.
L'abbraccia, le passa le mani sui capelli, infila le dita nella massa color della notte e la bacia, più che un bacio è un morso, le mangia la bocca.
E' in preda alla passione, la sua particolare passione.
La denuda, passa le mani sui grossi seni pesanti, sui glutei, fra le cosce, sente il suo umidore, lei è eccitata, desidera quest'uomo, lo vuole sentire dentro di se, vuole esser riempita, vuole essere posseduta con forza e accetta tutto, lui spinge con forza le dita dentro la fica calda, bagnata, le rigira, trova il clitoride inturgidito e lo strizza forte, lei mugola, si dimena. Ora è lei che gli apre la camicia, passa le unghie sul suo petto, trova i suoi capezzoli, li tormenta con le dita, con le unghie.
Lui si stacca, veloce si toglie camicia e pantaloni, mocassini, mette in mostra un cazzo straordinario.
Grosso, lungo, curvo, piegato all'insù, un cazzo che ogni donna che ha avuto ha desiderato follemente e anche temuto, si… temuto per le dimensioni, dimensioni che non fanno altro che aumentare il desiderio, il desiderio d’eccesso, la voglia di cavalcare la febbre che prende quando si vuole passare i limiti, quella febbre ingestibile, senza controllo.
La prende ancora per i capelli e la fa inginocchiare, prende il grosso bastone di carne in mano e le percuote con questo le gote, poi glielo spinge contro il viso, cerca la sua bocca, lei l’accetta a fatica, le sue mani accarezzano le natiche contratte di lui, cercano i grossi coglioni duri, accarezzano la grossa asta innervata e venata, bagna con la saliva la cappella e lo prende nella bocca.
Lui è inarcato, ha i muscoli in rilievo mentre spinge il suo cazzo nella bocca di lei, la violenta, la tiene forte mentre la penetra.
Lei è soggiogata, senza volontà, subisce quest'uomo, il suo godimento in questo momento è essere usata, presa con violenza.
E' costretta in ginocchio carponi, la testa fra le braccia appoggiate al pavimento, lui, dietro di lei, mena lentamente il cazzo, enorme, scappella e ricopre il glande rosso violaceo, l’avvicina, fruga con la cappella e spinge, si sostiene con le mani sui fianchi di lei, le gambe piegate e inizia a penetrarla, forti colpi, fa entrare completamente l’intera verga, i suoi lombi colpiscono le natiche con degli schiocchi, il sacco dello scroto percuote il ventre della donna.
Si ferma e lentamente lo ritira, fino a farlo uscire completamente e poi lo rimette con un forte colpo che toglie il fiato alla donna, ancora… ancora, lei gode, gode del cazzo che la penetra, gode della posizione, gode della sua totale sottomissione.
Il corpo dell'uomo è lucido di sudore ma è inarrestabile, il suo movimento continua, poi lo toglie e le cerca il culo, con una mano la tiene ferma e con l’altra indirizza la verga dura, spinge senza riguardo, le fa male ma è quel dolore che accresce il piacere, che lo fa diventare sublime.
...E LUI SI VEDE!
Il solito flash-back!
Lui… ragazzino piegato così!
Lui… violato!
Lui… violentato!
Mentre la madre ubriaca guarda e ride!
Rivede il supplizio con la croce, lui la vittima e loro i carnefici!
Si rialza, prende la donna senza riguardo e la porta nel lato buio della grande stanza, qui c'è una croce a terra, una croce di legno, la crus decussata, come quelle usate dai romani per i martiri cristiani, a forza la distende, lei ora è terrorizzata, ha paura, ha capito che non è più un gioco ma qualcosa di estremo.
La lega, con dei tratti di corda assicura le sue braccia alla croce, poi le gambe, lei è posta contro la croce con il suo davanti, al contrario della figura che abitualmente vediamo crocefissa e mostra la schiena.
Lei gira il viso verso di lui, lo prega, lo implora di slegarla, di lasciarla andare, di non farle del male.
Lui si pone sopra di lei, in ginocchio fra le sue gambe, le alza il bacino e la prende di nuovo, la penetra violento!
Ora urla!
Urla la sua libidine impazzita!
-PUTTANA! Urla puttana! Ora urli? Non urlavi mentre mi violentavano! Ridevi, puttana schifosa che sei! Ora tocca a te soffrire e urlare dal dolore! Ora sei tu ad essere legata alla croce!-
I colpi che le da sono terrificanti, e lei… la donna, urla e geme dal dolore. Ha paura, terrore!
Si alza e mena furiosamente il grosso cazzo e mentre sborra, mentre lunghi filamenti di sperma ricadono sul corpo disteso urla ancora, urla il suo odio verso verso le donne, verso quelle che gli ricordano la madre!
LUI, ANCORA UNA VOLTA, HA CROCEFISSO LA MADRE!!
Fino a quando gli basterà questo? Fino a quando il suo odio si limiterà a questa violenza carnale? Il desiderio di stringere il collo a chi le ricorda la madre esiste, galleggia nel suo subconscio.
Per adesso, per ora è in pace.
E’ tranquillo, il suo tormento inizierà a montare nuovamente da domani in un circuito senza fine.
Libera la donna, si rivestono, l'accompagna, poche parole nel tentativo di dare una spiegazione.
Lei è offesa! Arrabbiata, minaccia, insulta, ma il loro rapporto finisce qui, non avrà seguito ma lei lo ricorderà per sempre, ricorderà il terrore e lo strano piacere, un assurdo piacere di essere una vittima sacrificale, qualche volta lo rimpiangerà, contro ogni razionalità rimpiangerà quest’emozione unica che ha vissuto!
T.
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