Elle e il giudice

di
genere
etero

Appena apro gli occhi vengo assalita dall’angoscia : oggi devo andare da un giudice per l’affidamento di mia figlia!
Piera mi ha detto di stare tranquilla, che andrà tutto bene, ma non riesco a convincermi: è troppo importante per me riuscire ad averlo.
Primo, amo molto mia figlia, e secondo, non voglio darla vinta a mio marito o meglio a mia suocera.
E’ un incontro preliminare, organizzato da Piera. Sono molto tesa e una doccia fredda dovrebbe calmarmi, almeno lo spero.
Mi alzo e mi dirigo in bagno. Mi fermo davanti allo specchio a guardarmi.
Indosso una leggera camicia da notte, aperta sul davanti.
I miei grandi globi bianchi ondeggiano leggermente al mio movimento.
Ne sono orgogliosa e cerco di metterli in risalto il più possibile, visto che sono molto osservati dagli uomini. Ho un reggiseno quasi invisibile che li valorizza in tutta la loro bellezza.
Spalmo una crema specifica sulle rotondità e la faccio penetrare con ampi cerchi delle mani attorno ai capezzoli.
Il contatto mi eccita e chiudo gli occhi assaporando con voluttà le sensazioni piacevoli che vengono trasmesse ai miei centri nervosi.
I capezzoli si stanno indurendo e un senso di calore si fa strada fra le gambe invogliandomi a proseguire.
D’improvviso la pendola del salotto mi riporta alla realtà : non posso arrivare in ritardo!
Il freddo getto della doccia mi scuote, ridandomi la piena padronanza di me stessa.
Mi asciugo velocemente, mi profumo ed indosso il minuscolo reggiseno.
L’acqua gelida mi ha rassodato le mammelle e mi ha indurito i capezzoli: sono molto sensuale!
Per un attimo penso di non indossare le mutandine, poi ne scelgo un paio trasparente, molto accattivante.
Un paio di calze scure, autoreggenti, coprono le mie gambe tornite e le morbide cosce.
La gonna che indosso è sopra il ginocchio e quando siedo mostra un bel tratto di morbida pelle.
Ho notato che il gesto di abbassare la gonna è molto sensuale per certi uomini. Spero che il giudice rientri fra questi.
Una camicetta scollata bianca, ed una giacca nera, completano il mio abbigliamento.
Ai piedi scarpe col tacco basso, adatte alle mie gambe leggermente soprammisura.
Scendo in strada e vedo il taxi. Salgo dietro lasciando salire la gonna fino a metà coscia.
Il tassista sistema lo specchietto retrovisore per meglio inquadrare lo scorcio e mi sento a mio agio.
Non ho più i timori delle prime volte. Sono convinta di piacere anche se cerco di non esagerare nel mettermi in mostra.
Un certo pudore attira notevolmente alcuni uomini, eccitandoli a tentare l’approccio.
Mi sistemo la gonna con indifferenza e noto un leggero gesto di disappunto nel tassista. Speriamo bene!
Entro nell’anticamera del giudice dove una segretaria arcigna, con gli occhiali, sta rispondendo al telefono.
Attendo educatamente che finisca mentre la osservo. Piera mi ha spiegato che esistono dei parametri ben precisi in base ai quali a seconda della segretaria, si può capire l’indole del datore di lavoro: questo dovrebbe essere quello giusto.
La ragazza mi guarda con un certo distacco: avverte la differenza fra il suo corpo magro e insignificante e la mia opulenza trattenuta.
- Ha un appuntamento? - chiede con voce impersonale.
- Si, sono la signora Elle - rispondo calma.
Spinge un bottone e mi annuncia. Fa per indicarmi la porta quando questa si apre e compare il giudice.
Il suo sguardo indagatore mi avvolge rapido e si ferma con ostentata ammirazione sul mio seno e sui miei fianchi.
Un leggero sorriso gli apre la bocca mentre gli occhi hanno un veloce balenio.
La ragazza, dapprima sorpresa della premura dell’uomo, mi guarda con aperta ostilità mista a disprezzo.
Sicuramente penserà, e devo dire a ragione , che io sia una donna disponibile se non addirittura una poco di buono.
- Prego signora si accomodi, la stavo aspettando - dalla frase traspare il desiderio dell’uomo di farmi capire che si aspetta piacevoli sorprese, una volta nel suo studio.
Dunque Piera è nel giusto! Lascio la segretaria con un passo morbido e lento, ancheggiando in modo sensuale, mentre la mano del giudice si protende verso di me.
Mi lascia il passo ed io lo supero facendo strisciare leggermente la mano contro il suo fianco.
Entro nello studio in penombra, pieno di libri e di oggetti d’arte disposti qua e là.
Una poltrona enorme di cuoio, borchiata, è sistemata di fronte ad una monumentale scrivania.
Mi siedo con calma e la poltrona cede sotto il mio peso in modo che la gonna si alza più del dovuto e scopre quasi del tutto le mie cosce.
Mentre cerco di sistemarla in modo più corretto avverto la mano umida del giudice che si posa sul ginocchio.
- Non si dia pensiero - mormora con voce strozzata - mi lasci ammirare
le sue gambe. Sono proprio come me le ha descritte Piera… -

La sua mano accarezza la mia gamba e sale lentamente verso il limite della calza dove occhieggia lattea, la carne nuda.
Avverto un fremito ma cerco di resistere e di spiegare il motivo della visita.
- Sono venuta per la pratica di adozione di mia figlia… - comincio con la voce leggermente incrinata.
- Si certo, certo, ne parleremo… - mi interrompe insinuando la mano fra le mie cosce alla ricerca della fessura nascosta.
Lo osservo mentre guarda con voluttà la mia pelle nuda e ne saggia la morbidezza: è un uomo di mezza età, alto, capelli bianchi, ben messo, e pieno di sé. Muove le mani col piglio del padrone che studia la fattrice dei suoi puledri. Sono un oggetto di desiderio al momento, un capriccio, non una donna con dei problemi. Chissà se Piera è nel giusto!
Allargo le gambe leggermente, per fargli capire che il gioco lo comanda lui e noto un sorriso di compiacimento nel suo volto abbronzato.
Mi guarda fisso negli occhi.
- Sono sicuro che c’intenderemo signora, penso proprio di sì…-
Ora la sua mano ha raggiunto il caldo incavo delle mie gambe: solo un tenue velo di stoffa lo separa dalla mia intimità.
Avverte il leggero umido che tracima dalla fessura al contatto delle sue dita imperiose e spinge col dito per entrare.
Attraverso il tessuto cerca il mio clito mentre si avvicina al mio orecchio e sussurra
- Si tolga le mutandine…-
Mi alzo, sollevo la gonna a tubo e le sfilo sotto il suo sguardo attento.
- Rimanga così signora! – è il suo ordine.
Resto in piedi ferma, mentre lui con una mano mi sottrae l’indumento e lo porta alle narici inspirando.
- Ottimo ! - sembra si riferisca ad un costoso profumo.
Con le dita dell’altra mano si insinua fra le gambe alla ricerca del piccolo promontorio. L’ha trovato e lo titilla con garbo mentre mi osserva, seduto.
Sono in piedi, a gambe divaricate, mentre le sue dita mi frugano e sento che il piacere comincia ad invadermi. Accenno a sedermi per essere più resistente ma mi ferma con un cenno del capo.
- Rimanga in piedi! E’ essenziale -
Obbedisco anche se non capisco il motivo. Il suo movimento mi porta rapidamente verso l’orgasmo. Stringo le gambe per resistere e tremo nello sforzo. Lui ora spinge un bottone sulla scrivania.
- Laura, venga, ho bisogno! -
Sebbene sia sotto lo stimolo crescente intuisco con terrore che ha parlato con la segretaria! E adesso?
Intanto il mio corpo comincia a cedere perché l’orgasmo è arrivato e lui non accenna a smettere.
- Resista signora, resista – mi sussurra imperterrito.
La porta dello studio si apre ed entra la segretaria.
Guarda verso di noi. Mi vede in piedi, nuda dalla cintola in giù, con le mani dell’uomo fra le mie gambe. Sembra che la cosa non la tocchi minimamente.
Resta immobile in attesa.
Io intanto non riesco a stare ferma e mi piego leggermente sotto l’effetto della stimolazione. Chiudo gli occhi e le mie labbra si aprono in un gemito. Non posso vedere la segretaria, non ne ho la forza, ma sono terribilmente imbarazzata.
- Laura mi chiami il giudice Rossi e metta il vivavoce -
La segretaria esegue puntuale. Si sentono gli squilli della chiamata.
- Pronto ? -
- Carlo sono io, Ruggero, come stai? -
Mentre parla il giudice continua a masturbarmi lentamente sotto lo sguardo vuoto della segretaria.
Vorrei fuggire ma le sue mani mi tengono ferma e il godimento sta riprendendo forza.
Cerco, nei limiti del possibile di non fare rumori anche se ora le dita del mio padrone si sono intrufolate all’interno della vagina e toccano un punto particolarmente ricettivo.
Mi sfugge un gemito anche se contenuto.
- Io sto bene, e tu? Cosa fai di bello? -
Chissà se mi ha sentito!
- Ho qui la signora Elle, quella della causa di affidamento di cui ti ho parlato…-
Le dita ora si muovono esperte nel punto fatidico e mi strappano altri gemiti involontari.
- La signora è molto preoccupata per la causa… e piuttosto agitata… -
Non riesco a tacere. Il godimento procurato è tale che non riesco a tacere.
- Sento… sento… - risponde l’altro con una leggera punta d’ironia.
Sono sbalordita! Che stia capendo quello che succede?
La testa mi gira vorticosamente e mi appoggio alla poltrona per non cadere.
La segretaria, che fino a quel momento ha assistito inerte alla scena, si avvicina e mi sostiene cortesemente.
La guardo per ringraziarla e mi accorgo che è scivolata alle spalle e mi sostiene con le braccia sotto le ascelle, afferrandomi i globi delle mammelle.
Sono talmente frastornata che non riesco a reagire mentre sento le sue mani che si chiudono sulle mie coppe e il respiro affannoso sul collo.
Il giudice osserva sorridente la scena mentre l’interlocutore al telefono rimane in silenzio in attesa.
- Che cosa posso dire alla signora - riprende, rallentando la masturbazione - la posso tranquillizzare ? -
- Farò tutto il possibile per venirle incontro. Assicurala da parte mia. A presto -
- Ti saluta anche Laura…ciao -
Mentre sento il click che interrompe la comunicazione le mani della segretaria mi hanno sbottonato la camicia e hanno fatto emergere le mie coppe in tutta la loro opulenza.
Lentamente mi toglie la giacca e la camicetta mentre io lascio fare, come un manichino senza volontà.
- Brava Laura, cosa ne dici della signora? È di tuo gradimento? -
La segretaria non risponde, o almeno io non riesco a vederla.
Afferra i miei seni e li stringe con voluttà mentre le sfugge un sospiro.
Prende i capezzoli fra le dita e li storce delicatamente facendoli stillare alcune gocce di liquido.
Scende con le mani sul mio corpo nudo e lo accarezza con le mani bramose che si insinuano in ogni punto.
Lo fruga centimetro per centimetro, risvegliandone ogni fibra con opportuni palpeggiamenti delle dita. Mi contorco sotto il sapiente massaggio mentre i miei sensi eccitati ribollono nell’attesa.
Avverto il suo respiro sulle mie natiche. Sento la sua lingua insinuarsi nel canalino mentre le mani lo allargano alla ricerca del mio buchetto. Intanto affonda le dita nei globi soffici e segue la linea dei fianchi mentre esplora anche fra le gambe le mie labbra vaginali bollenti per lo sfregamento subito.
Il giudice ora guarda lo spettacolo e si accende una sigaretta, appoggiandosi allo schienale della poltrona.
La lingua della donna ora è sul mio ano. Con le dita ne saggia la consistenza e spinge per entrare.
Riesce ad inserire un dito, poi un secondo e allarga leggermente i muscoli procurandomi una fitta che mi fa mordere le labbra e mi strappa un gemito di dolore.
- Attenta Laura - avverte il giudice - occorre prudenza. Forse la signora è vergine da quella parte! -
La donna continua nella sua azione di allargamento muovendo le dita avanti e indietro, strisciando contro le pareti laterali.
Ora al dolore è subentrato il godimento puro mentre avverto la sua lingua scendere fra le mie labbra vaginali ed esplorarle con cura aiutate dalle sue labbra focose.
E’ un delirio dei sensi che mi fa sprofondare in un piacere mai provato, che assaporo per la prima volta.
Non riesco a resistere e cerco un appoggio piegandomi in avanti verso il giudice.
Apro gli occhi per un attimo e vedo l’uomo che si è alzato e con un rapido movimento si è abbassato i pantaloni e le mutande e mostra il suo grosso pene rigido e pulsante a pochi centimetri dal mio viso. Cosa vorrà?
- Si inginocchi – mi dice eccitato.
Mentre tocco il pavimento con le gambe piegate afferra i miei grandi globi con le mani e inserisce nel canalino il suo membro.
Ora le mani della segretaria vengono in suo aiuto. Rimanendo alle mie spalle, mi prende le mammelle e comincia a strusciarle sul pene dell’uomo con cura, facendo scorrere la pelle fin quasi ai testicoli.
Il giudice ha chiuso gli occhi ed assapora intensamente il piacere procurato.
Con le mani cerco il corpo della segretaria, spinta dal desiderio di toccarla e avverto con meraviglia che è seminuda. Alle mie spalle, senza che me ne accorgessi si deve essere spogliata.
Sento la sua pelle liscia sotto le dita e mi eccito. Lascio scorrere la mano seguendo la curva del suo bacino e giungo vicino al boschetto del suo sesso.
La sento muoversi per offrirmi la possibilità di toccarla ed ecco la sua fessura umida di umore fra le mie dita.
Non è la posizione migliore ma cerco di entrare aiutata dai movimenti della donna.
Avverto il suo clito turgido e cerco di titillarlo mentre lei spinge col bacino per accogliere le mie carezze.
Intanto il giudice ha cominciato a rantolare ed irrigidirsi, sintomo del suo prossimo appagamento.
Ora lo sfregamento sul pene è più veloce ed ecco un fiotto potente di sperma bagnarmi il collo e scendere lentamente a rivoli sul mio petto.
Il giudice si rilassa sulla poltrona mentre la segretaria ora si rialza e girandomi attorno mi viene davanti mostrandomi finalmente il suo corpo.
di
scritto il
2011-05-19
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