La cugina bruttina
di
Cato
genere
incesti
Ero sposato da quattro anni. Mia moglie e mia figlia, avevano raggiunto la casetta di montagna dove potevano sfuggire al caldo opprimente di Bologna. La casa era in paese, e quindi non c'erano pericoli per una donna sola, ma un po' per avere qualcuno con cui chiacchierare e un po' per darle una mano, quell'estate si erano alternate le sue zie ed ora sembrava che una delle cugine, fosse disponibile per due settimane. Naturalmente io andavo a trovare mia moglie ogni sabato e fu così che andai a prendere la cugina che si chiamava Barbara. Delle tre sorelle era la più grande e la più bruttina. Le poche volte che avevo avuto occasione di frequentarla, oltre all'aspetto sciatto e incolore mi aveva infastidito anche il suo carattere puntiglioso ed irascibile. Io la consideravo un ragazzo nato in un misero corpo femminile. Guidando l'auto per andarla a prendere mi augurai che fosse in una giornata favorevole per tirarmi almeno un pò su il morale. Infatti avevo dovuto sopportare un'ispezione nella filiale dove lavoravo e mi era capitato un pignolo dei primi, tutto regolamento e normativa che mi aveva fatto imbestialire. Ecco perché un viaggio di due ore con una zitella in pectore, inacidita e rancorosa non mi eccitava per niente. Tra l'altro quel sabato era particolarmente caldo con una umidità altissima e quindi ero anche nervoso per il clima. Avevo lasciato detto ai genitori di Barbara che mi aspettasse in strada per evitare tutti i salamelecchi di famiglia ma quando arrivai davanti al portone non c'era nessuno. Naturalmente la strada era strapiena di auto in sosta ed io, che avevo ritirato da due giorni la mia nuova Peugeot 204 non intendevo certo lasciarla in seconda fila incustodita. Suonare il clacson era da villani e quindi, dopo essermi guardato attorno, visto che non c'era nessuno nelle vicinanze, scesi dall'auto e corsi al portone, suonai il campanello e ritornai verso la macchina. Per fortuna l'appartamento dei genitori di Barbara aveva alcune finestre sulla strada. Guardai in alto e vidi aprirsi i vetri ed affacciarsi un volto di donna. Riconobbi la zia di mia moglie. Al suo invito a salire risposi che avevo fretta e che avrei aspettato giù sua figlia. - Arriva subito – si scusò la signora – non riesce a trovare della roba... - Dentro di me pensai per un attimo che spacciasse droga, poi imparai successivamente che era alla disperata ricerca di assorbenti essendo vicina alle sue cose. Come che in montagna non li vendessero! Dopo circa dieci minuti il portone si aprì ed uscì Barbara. A quelli che hanno letto Malombra di Fogazzaro vorrei ricordare che la protagonista del bel romanzo sarebbe risultata una libertina sfrenata Adv in confronto all'abbigliamento della ragazza. Aveva un paio di calzetti bianchi poco sotto il ginocchio, scarpe alla bebè senza tacco. Una gonna pieghettata che le arrivava ai polpacci e un golf abbondante che copriva una camicetta bianca abbottonata fin sotto il collo. Sulla spalla aveva uno zaino tipo militare sotto il cui peso sembrava crollare da un momento all'altro. Fui preso da un senso di commiserazione e feci per aiutarla. Lei mi fulminò con lo sguardo ed io mi bloccai – Faccio da sola! - sibilò fra i denti. Andiamo bene! Pensai. Non stava nel bagagliaio e quindi lo mettemmo sul sedile posteriore e potemmo salire in macchina. Ovvio pensare che l'auto , rimasta ferma al sole accecante per circa quindici minuti era diventata una specie di sauna svedese, per cui quando entrai mi mancò quasi il respiro. Mi accinsi ad aprire lo sportello che si trovava sul tetto della macchina quando la ragazza mi fermò – Mi danno fastidio le correnti d'aria! - La guardai stralunato – E i finestrini? - Mi danno fastidio le correnti d'aria! - Ma ci sono quaranta gradi qua dentro! - protestai. Barbara mi guardò come fossi un moscone che dava noia e fece per aprire bocca . La anticipai – Ho capito! Ti fanno fastidio le correnti d'aria. - Misi in moto l'auto con rabbia, mentre mi si appannavano gli occhiali da vista. La guardai perché portava anche lei le lenti - Scusa, tu riesci a vederci con questo caldo? - Benissimo! - fu la risposta irosa. Partimmo mentre il sudore mi colava lungo il collo e sentivo un rivoletto nella schiena. Avevo una camicia con le maniche corte mentre lei portava il golfino! Provai ad accendere l'autoradio. Sentii sbuffare – Non si potrebbe avere un po' di silenzio? - Spensi l'apparecchio: ma cosa avevo fatto di male per meritarmi un trattamento simile. Chissà se si sarebbe comportata così con mia moglie? Conoscendo il carattere della mia amata consorte mi aspettavo che il giorno dopo, domenica, quando sarei tornato al lavoro l'avrei riportata a casa, salvo una sua scomparsa cruenta prima. Fortunatamente il traffico era scarso e potei guidare con comodo ad una certa velocità. Naturalmente la mia vicina, dopo essersi accuratamente sistemata la gonna al fine di evitare la minima traccia di pelle nuda si era messa con le mani in grembo ed aveva assunto un atteggiamento a metà fra un martire condotto al martirio e la sopportazione di un buon samaritano. Io seguivo i miei pensieri e guardavo la strada con sufficiente attenzione. Più volte, incrociando altre auto, mi dava segnalazioni autoritarie su come accelerare o rallentare secondo i casi. Stavo arrivando al culmine della sopportazione quando vidi un agente della polizia farmi cenno di fermarmi. In un attimo realizzai se avevo commesso infrazioni, se la patente e il libretto di circolazione erano a bordo ma mi sembrava di essere indenne da pecche. Rallentai, misi la freccia e mi fermai in attesa. L'agente portò la mano alla visiera – Patente e libretto per favore... - Li trovai al loro posto e glieli porsi. Lui guardò poi me li restituì – Tutto a posto, può andare. Va per caso a Fanano ? - Sì – risposi meravigliato – Allora l'avverto che a tre chilometri più avanti la strada è interrotta per una frana. Deve tornare indietro e prendere la deviazione per Pavullo e seguire le indicazioni. -
Rimasi basito: questo significava allungare il tragitto di almeno sessanta chilometri. Guardai la mia compagna ma non dava il minimo cenno di vita. Feci un'inversione e seguii la nuova strada. Passando per una frazione pensai bene di avvisare mia moglie per telefono e andai in un bar Mia moglie mi suggerì di prenderla comoda. Se mi fosse venuto sonno era meglio mi fermassi lasciando passare le ore più calde e riprendere col fresco. Informai la mia compagna che stranamente accettò. Quando le chiesi se voleva prendere qualcosa da mangiare, rispose che nel suo zaino c'era tutto il necessario. Io non avevo fame e così riprendemmo la strada. La velocità era ridotta perchè la strada era tutta curve e Barbara mi aveva prontamente avvisato che soffriva il mal d'auto. Ad un tratto cominciai a sentire una stanchezza infinita e per evitare incidenti chiedi a Barbara se potevo fermarmi in qualche posto – Per me va bene – rispose – ma in macchina ci sto solo io. Tu puoi dormire fuori - Stavo per replicare poi lasciai perdere. Trovai un podere abbandonato, con un'aia ampia circondata da una folta vegetazione. Mi infilai con l'auto e scesi. Il posto era molto bello. Si godeva una bellissima vista e l'aria era fresca. Estrassi la sedia a sdraio e mi sistemai. In poco tempo mi ero addormentato profondamente. Feci un sogno erotico: ero vicino ad una bella ragazza che si stava toccando eccitata ed emetteva rauchi lamenti. La cosa mi eccitò a tal punto che mi svegliai. Poi mi misi in ascolto: sentivo ancora quei lamenti, e vicino a me. Mi svegliai del tutto e mi guardai attorno. Non c'era anima viva se non io e dentro la macchina Barbara. Barbara? Possibile che...? - Mi alzai lentamente e mi avvicinai furtivo alla mia auto. Spiai dai finestrini e per poco non caddi svenuto. La mia irreprensibile compagna si stava toccando fra le gambe e si muoveva mugolando. Si era sollevata la gonna fino alla cintola e muoveva la mano freneticamente. Aveva gli occhi chiusi, le labbra strette, e il viso rosso di tensione. Non credevo ai miei occhi. Senza volerlo detti un colpo di tosse. Barbara aprì gli occhi terrorizzata, mi guardò e divenne livida. Vidi spuntarle le lacrime agli occhi e cominciare a singhiozzare. Io mi commossi. Feci per aprire la portiera ma era chiusa dall'interno. Picchiai al vetro ma Barbara non mi dava retta. Cominciai ad innervosirmi e presi a picchiare violentemente al vetro. Lei aprì la portiera, scese e si mise a correre. Io la inseguii, spaventato che commettesse qualche sciocchezza. La raggiunsi e l'afferrai. Cademmo a terra uno sull'altra. Lei tentò di graffiarmi in preda ai nervi ed io istintivamente le mollai un ceffone quasi da tramortirla. Ebbe un effetto straordinario. Lei si aggrappò a me e cominciò a singhiozzare sommessamente. Sembrava un'altra persona. Io non sapevo come comportarmi e mi lasciai guidare dall'istinto. La presi fra le braccia e le mormorai – Su, non fare così, non piangere. Diventi brutta... - Mi sarei morso la lingua. Lei rispose – Sono brutta, non lo divento... - Non è vero –mentii– per me sei molto graziosa, solo che... – Lei alzò il viso. - Solo che? - Ecco – cominciai imbarazzato – scusa se te lo dico ma ti conci in un modo tale che anche una pin up passerebbe inosservata. per esempio, prova a scioglierti i capelli... -
Lei mi guardò seria, poi senza una parola, si tolse l'elastico che li teneva fermi. Scosse il capo e la massa scura dei capelli incorniciò il viso duro rendendolo più morbido. - Hai uno specchio?- le chiesi. Lei scosse la testa - Guardati nello specchietto – le suggerii. Lei si guardò e vidi che sorrideva. Io la guardavo come un artista che davanti alla materia informe cerca di darle la vita – Vieni qui – le dissi . Lei, senza obiettare mi raggiunse – Anche la camicia – continuai – togliti il golfino un momento, ecco così. Ora la camicetta...- rimasi in silenzio poi azzardai – prova a slacciare qualche bottone... - Lei diventò rossa in viso e chinò il capo – Hai il moroso? - le chiesi – No –mi rispose – nessuno mi viene dietro - Non hai mai avuto un ragazzo? - No! - Scusa – ripresi – chi ti ha insegnato... si insomma, a fare quello che facevi in macchina? - Un'amica - E provi piacere a farlo? - Mi sfogo - Hai mai pensato di farlo con qualcuno? - Lei mi guardò per la prima volta con uno sguardo triste che mi fece sentire un fremito. Povera ragazza! Le presi la testa e l'accarezzai. Lei prese la mia mano e la passò sulla sua guancia. Era forse un timido segnale? Mi guardai attorno. L'aria era immobile. Nessun suono o movimento. Tutto era sospeso. Mi sentii invadere da un desiderio nuovo: fare provare a quella povera ragazza qualche gioia – Vieni – le dissi indicando la macchina – sediamoci un attimo – Lei si lasciò guidare. Ci sedemmo uno di fianco all'altra. La Peugeot 204 aveva il cambio al volante e quindi i sedili davanti formavano una specie di unico divano, Lei rimaneva ferma in attesa. Io allora le accarezzai ancora i capelli e l'avvicinai. Lei lasciò fare e appoggiò la testa sulla mia spalla – Togliti gli occhiali – le suggerii facendolo a mia volta. Poi, le sollevai il viso e la baciai sulla bocca, dolcemente. Dapprima sorpresa, rimase inerte. Cercai di forzare i suoi denti, spingendo la mia lingua e sentii che l'accettava. Con il cuore in ansia mi staccai – Prova a sbottonare la tua camicetta un poco , vuoi? - Lei non si mosse. - Posso farlo io? - Non rispose. Lentamente raggiunsi il primo bottone e lo slacciai. Nessuna reazione. Mentre continuavo a sbottonare la camicetta, avvertii al disotto due coppette sode e notevoli di cui non immaginavo minimamente l'esistenza. Con la gola secca terminai la fila dei bottoni ed aprii i lembi. Due bellissime tettine, armoniose e profumate videro, forse per la prima volta la luce del sole – La guardai esterrefatto – Ma Barbara –mormorai- hai due tettine da favola? - Dici sul serio? - mi chiese ansiosa – Per quello che vedo direi di sì. Prova a slacciare il reggiseno – Incredibile: lei si sfilò i ganci ed io potei ammirare in piena luce il suo fantastico petto. Mi chinai e presi con le labbra i piccoli capezzoli che erano duri e puntati. Lei sospirò e chiuse gli occhi. Cominciai a leccare i capezzoli e a muovere le mani intorno ai globi bianchissimi. Emanava un profumo virgineo ed io ne fui soggiogato. La passione mi prese. Con la mano scesi sulle sue ginocchia e scoprii le gambe fino all'inguine. Toccai le sue mutandine: erano umide – Mi avvicinai all'orecchio – Vuoi che continui? - Lei aveva gli occhi chiusi e non rispose. - Togliti le mutandine – le suggerii. Lei inarcò la schiena e si sfilò l'indumento. Ero annichilito: mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione del genere. La brutta ragazzotta era in verità una bella ragazza con un corpo ben fatto e bisognoso di carezze! Le aprii le gambe e guardai la bella passerina circondata da una leggera peluria. La accarezzai con la mano e la sentii fremere. Mi abbassai, le tenni ferme le ginocchia e mi chinai a baciarle la fessura. Lei ebbe un fremito – Ascolta - le dissi – sdraiati sul sedile - Lei si sdraiò, io scesi girai attorno all'auto, aprii la portiera e le feci mettere le gambe sul sedile aperte con il sesso a mia portata. Ora ero comodo. Mi chinai su di lei e cominciai a leccarla con delicatezza inserendo un dito, attento a non perforarla. Il clitoride era turgido e lei si muoveva ansando, squassata dal piacere. Intanto con la mano le tastavo il sedere che era bello tondo e che desideravo ardentemente vedere e chissà : possedere...Lei intanto stava raggiungendo il culmine dell'orgasmo e mi bagnò il viso col suo umore. Cadde sul sedile esausta, mentre io approfittavo della situazione per farla mettere, prima su un fianco, poi, bocconi. Il suo culetto ora era davanti a me: era fantastico, a mandolino! Cominciai a palpeggiarlo e ad aprire le chiappe lasciando vedere il buchetto invitante. Barbara capì la mia intenzione e mi lasciò senza fiato – Vorresti mettermelo dietro? - Tu me lo lasceresti fare? - Mi piacerebbe, mi hai fatto provare tanto piacere. ma sentirò male? - Un poco all'inizio, hai qualche crema con te? Della vasellina? - Si – rispose – nello zaino, aspetta – Si voltò, col culetto nudo e si sporse verso il sedile posteriore mettendolo in mostra per bene. Non potei fare a meno di prendermi il pene in mano e calmarlo. Barbara intanto mi stava allungando il tubetto quando il suo sguardo cadde sui miei pantaloni –E' eccitato per me ? - chiese sorridendo – Si – risposi - Lo vuoi vedere? - Aprii i pantaloni e glielo mostrai – Lo vuoi prendere in mano? - Lei sorrise e lo accarezzò – E' molto grosso -si lamentò– non so se è il caso... - Proviamo – dissi impaziente – poi deciderai - Come devo mettermi? - mi chiese. La feci mettere in ginocchio, Presi il tubetto e lo spalmai per bene nel buchetto. Inserii un dito per lubrificare anche il canalino interno, poi unsi per bene il mio membro. Poi cominciai ai inserirlo. Dapprima era quasi impossibile, poi detti un colpo e Barbara gridò. Ormai era fatta! Spinsi un altro po', poi cominciai a muovermi avanti e indietro.Era fantastico farlo scorrere in quel canale stretto e morbido. Barbara mi assecondava e mugolava. La presi per i fianchi poi le misi una mano sulla passerina e le stimolai il clitoride. Si mosse con movimenti frenetici, vera femmina in calore. Arrivai all'acme e le irrorai il mio liquido nell'intestino mentre raggiungeva l'orgasmo totale. Mi fermai per riprendere fiato quando lei, con un movimento fulmineo si girò su se stessa e mi afferrò il pene in fase calante e cercò di prenderlo in bocca. Sembrava una furia e a fatica riuscii a calmarla – Aspetta che si riprenda – Lasciamelo tenere in mano – mi pregò. Così cominciò a parlare e fu come un torrente in piena. Alla fine non era più la Barbara di prima: era una persona nuova. Lo schiaffo l'aveva sbloccata. Poi sentì che il mio pene si stava di nuovo indurendo. Mi guardò – Insegnami a farti provare piacere – Io le spiegai la tecnica e lei si scatenò. Lo succhiava e lo leccava con una tale veemenza che mi fece andare in estasi. Alla fine venni e lei volle ingoiare lo sperma. Mi aveva risucchiato tutte le forze. Rimanemmo una decina di minuti così, ansanti e felici, fuori dal mondo, accomunati dal piacere che ci eravamo dati – Rimarrà un segreto fra voi – le dissi quando ripartimmo - e spero che ti sia stato utile –
E lo fu.
Barbara subì una metamorfosi che lasciò a bocca aperta tutti, Bella e simpatica, trovò un ragazzo e si sposò nel giro di pochi anni.
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