Contessa la ponygirl capitolo 1
di
Koss
genere
dominazione
Ormai stavano viaggiando da più di una settimana e Chantelle era sfinita. Dieci giorni prima i pirati avevano abbordato la nave su cui si trovava in viaggio di piacere verso l’Egitto e dopo aver massacrato buona parte dell’equipaggio avevano fatto prigionieri i viaggiatori. Quello della pirateria, nella seconda metà dell’ottocento, era ancora un fenomeno abbastanza diffuso. Avevano navigato per diversi giorni, poi i pirati erano entrati in un porto sconosciuto e lì era avvenuta la selezione dei prigionieri.
Chantelle era stata messa con le donne più belle e più giovani ed il gruppo era stato ceduto ad una carovana di briganti arabi che si era messa subito in marcia. In quel gruppo c’erano una ventina di donne sistemate su due carri, con Chantelle c’era la sua amica Juliette, molto più anziana di lei, ma ancora piacente e florida. La carovana aveva attraversato un deserto ed era risalita verso un altopiano. Molte donne erano state violentate dai pirati e dai carovanieri, ma lei e Juliette no.
Chantelle pensava che per lei e Juliette sarebbe stato chiesto un riscatto, erano entrambe nobili, Juliette sposata con un barone, mentre lei era figlia di un conte, ma più si allontanavano dal Mediterraneo e più perdeva speranza. Se non l’avevano violentata l’avevano picchiata e frustata più volte e sempre ad ogni disobbedienza. Chantelle era un’aristocratica arrogante e schizzinosa, all’inizio si ribellò apertamente. – Come osate! – furono le sue prime parole. I pirati la spogliarono, la legarono al pennone e la frustarono a sangue. Chantelle non poteva credere che ciò stesse succedendo proprio a lei che aveva sempre ottenuto tutto quello che voleva e senza fatica, ma si dovette ricredere. Non voleva più essere frustata ed umiliata, da quel giorno non si ribellò più, ma obbedire non le riusciva proprio e più volte fu punita per non essere stata lesta a fare quello che le chiedevano. I carovanieri erano ancora più selvaggi dei pirati, sbraitavano in quella lingua incomprensibile e se non venivano obbediti immediatamente la frusta si sentiva subito. Chantelle aveva i vestiti ridotti in brandelli, ormai era seminuda, era terrorizzata e puzzava.
Quasi ogni sera gli arabi si divertivano con le donne, le maltrattavano con sadico piacere, le frustavano e se le scopavano. Il fatto che Chantelle e Juliette non fossero oggetto di tali attenzioni le faceva pensare e sperare. Prima, Chantelle, aveva pensato ad un riscatto, pensava che le trattassero “bene” per poter chiedere di più, poi però, mentre si allontanavano sempre più dalla costa, pensò che fossero state risparmiate per poterle vendere meglio come schiave, pensava ad un harem di un ricco sceicco. Negli ultimi giorni avevano viaggiato attraverso una savana in cui sembrava non ci fosse nulla. Finalmente arrivarono in un piccolo villaggio con molte case di legno e qualche casa di pietra. Non c’erano più di cento case. Sembrava che lo stile fosse europeo più che arabo o africano, strade larghe, negozi grandi, ben organizzato e costruito di recente. Chantelle guardò disperata Juliette, ma non parlò, la sua amica era più provata di lei. Juliette aveva superato i trentacinque, era una donna bella ed attraente, anche se in quel momento non lo si sarebbe detto. Era formosa, alta per essere una donna, anche se non quanto Chantelle, con cosce e gambe belle lunghe, seni a pera ben visibili sotto i vestiti laceri e strappati. Il viso di un ovale perfetto era molto lentigginoso, infine una bella e lunga chioma rossa le ricadeva sulle spalle.
Anche Chantelle aveva dei lunghi capelli biondi, lei era molto giovane, aveva ventidue anni, era alta, atletica e robusta, rimanendo molto femminile, formosa e bellissima. Le gambe erano belle lunghe, ma molto più forti ed agili di quelle di Juliette, non solo per l’età, ma per costituzione, ed il seno era generoso e sodo. Un’incantevole ragazza, che in altri momenti si sarebbe detto sprizzava salute e forza da tutti i pori. Pianse e si abbraccio all’amica più anziana che cercò di consolarla.
Furono separate in piccoli gruppi e furono rinchiuse nelle confortevoli celle di un magazzino. Vennero delle serve e le fecero denudare, stremate, le prigioniere non provarono neanche a ribellarsi, ormai erano remissive, se non piegate. Le portarono a lavarsi e diedero loro solo dei grandi teli con un buco nel mezzo per la testa e due laterali per le braccia con cui coprirsi, dei sandali come calzature e misero loro un robusto collare al collo. Poi portarono loro da mangiare a volontà. Comunicare con quelle serve era impossibile, provare a scappare lo stesso, non sapevano neanche dove erano. Le donne non si aspettavano niente di buono, ma apprezzarono quella piacevole pausa priva di maltrattamenti ed angherie. In quei due giorni le donne rifiorirono, il riposo, il cibo e l’assenza di maltrattamenti le riportarono allo splendore iniziale. Il terzo giorno le serve arrivarono scortate da qualche guardiano, le serve truccarono le prigioniere e chi si provò a ribellarsi venne nuovamente punita, furono poche quelle che si ribellarono.
Poi i guardiani le ammanettarono con braccialetti di cuoio alcune dietro la schiena, altre sul davanti, e legarono al collare un corto guinzaglio di cuoio, quindi le condussero attraverso un cortile verso lo stabile principale. Furono introdotte, da una porticina sul retro, in una grande sala. C’erano una cinquantina di uomini e donne, di molte razze e nazionalità e vestiti nelle fogge più disparate. Le schiave furono introdotte in un recinto accanto ad un palco. Chantelle si guardò intorno, tremava, ma aveva capito quello che stava per succedere.
– Verremo messe all’asta. – La folla della sala non le aveva degnate di uno sguardo, con meraviglia osservò che tra la folla oltre che arabi e neri c’erano anche europei e oltre che uomini c’erano anche donne. Non c’era motivo di dubitare sul loro utilizzo, erano tutte belle schiave e Chantelle era la più bella di tutte.
Un uomo grasso e barbuto, nudo dalla cintola in su, indicò una bruna e due guardiani la presero e la trascinarono sul palco. L’asta era iniziata.
L’avvenente schiava bruna, era molto impaurita e cercò di ritrarsi, ma il banditore afferrò il guinzaglio e la trascinò verso il centro del palco. Ora nella sala c’era silenzio e tutti gli occhi erano puntati sul palco. Il banditore descrisse le grazie della schiava e chiese un prezzo. Nell’attesa che qualcuno rilanciasse, sollevò il vestito della schiava. Era bella e formosa, forse anche un po’ abbondante, aveva la pelle bruna e serica. Il viso era tondo e dolce, il seno ampio e cremoso. Non c’erano angoli in quel corpo, tutto era smussato in un insieme di dolci curve. Le prime offerte arrivarono facendo subito lievitare il prezzo, ma il banditore non era contento. La schiava era arrossita e piangeva, ma lui la fece girare e nuovamente le sollevò il vestito. Aveva i fianchi larghi e soffici, il culo alto sembrava fatto di burro, e le cosce erano lunghe e formose. Il prezzo salì ancora, alla fine la spuntò un arabo che la prese e la consegnò ad un servo. La schiava piangeva disperata. Chantelle si sentiva svenire, ma poi decise che avrebbe affrontato la prova con coraggio.
Pensava e si augurava ancora di finire nell’harem di un ricco sceicco ed un giorno di poter tornare a casa. Solo che lì di ricchi sceicchi sembrava non ce ne fossero, sembravano tutte persone ricche, ma non nobili. Tutte persone che per come si muovevano, agivano e si vestivano, dovevano essere agricoltori o padroni di opifici o artigiani. Poi la presenza di quegli europei l’aveva lasciata esterrefatta. - Cosa ci facevano lì? Come potevano permettere che loro connazionali fossero vendute come schiave? Questo era ancora un mistero. – Ma Chantelle si accorse che quella comunità era molto unita e di gusti simili, al di là della nazionalità e delle razze. Quando la seconda schiava venne venduta ad un europeo e lui immediatamente ne prese possesso brutalmente, si rese conto che da lì non sarebbe venuto nessun aiuto. Le schiave vendute erano immediatamente denudate. Chantelle immaginava che subito dopo, prima di venir trascinate fuori, dessero loro dei nuovi vestiti.
Altre schiave salirono sul palco, tra una cosa e l’altra ci volevano venti minuti per vendere una schiava. Chantelle pensò: - durerà tutto il giorno. - Era stremata dalla tensione. La folla in sala era sempre la stessa, ogni tanto qualcuno andava via, ma arrivava qualcun altro, oppure quello che era andato via ritornava. Dentro la sala tra una schiava e l’altra si mangiava e si beveva. Chantelle non sapeva che quello era un avvenimento abbastanza comune in quella regione. Aste di schiave se ne tenevano tre o quattro all’anno, poi c’erano quelle degli schiavi e si distingueva sempre tra aste di schiave e schiavi da utilizzare per lavorare ed aste di schiave o schiavi da utilizzare per prestazioni più raffinate. Nella regione c’erano una dozzina di grande fattorie, molte miniere e un centinaio di artigiani e commercianti tutti avevano bisogno di schiavi per diversi scopi e Chantelle non immaginava neanche che in quella regione fosse diffusa una pratica molto particolare che riguardava essenzialmente, ma non solo, i padroni e le padrone delle fattorie.
Sfinita, Chantelle non si accorse neanche che sul palco stavano trascinando Juliette. Fu colta dal terrore dell’imminente separazione. Il banditore la tirò per il collare al centro della pedana e la denudò sfilandole il vestito. Juliette si agitò, arrossì in tutto il corpo e pianse, ma non reagì. E come poteva? Il banditore le passò una mano sotto le tette e le fece allegramente ballonzolare per la gioia dei presenti. – Questa puttana, non più giovane, ma ancora molto appetitosa, è una baronessa. Sia i pirati che i carovanieri non l’hanno toccata, certo l’hanno maltrattata un po’, ma il suo padrone o la sua padrona saranno i primi a prenderla. –
Chantelle non capiva cosa il banditore dicesse, ma lo intuiva e seguiva atterrita con gli occhi sgranati. Il banditore continuava a palparla, la rossa, soggiogata e spaventata, si offriva, come lui voleva, allo sguardo dei presenti, come una vacca, teneva gli occhi bassi, ma assumeva tutte le pose oscene che il banditore le chiedeva. Juliette aveva capito che era molto pericoloso opporsi a quegli uomini, era meglio, molto meglio assecondarli. L’asta di Juliette fu un successo, la schiava non era più molto giovane, ma era ancora molto desiderabile, ed in quella comunità avere una schiava nobile era una gran ricercatezza. Ormai se la stavano contendendo solo un uomo, un europeo, ed una donna, un’araba molto bella ed arrogante, si chiamava Sheila. Era abbastanza alta, aveva un bel seno, non molto grande, ma sodo, con dei capezzoli che rischiavano di forare la camicetta bianca che indossava. La donna era bianca, ma la carnagione era scura ed aveva i capelli neri, ondulati e ricci, gli occhi tendevano al viola. Era molto giovane. Vestiva all’europea, indossava oltre alla camicetta dei pantaloni ed ai piedi portava degli stivali che le arrivavano al polpaccio, larghi e morbidi.
Chantelle seguiva inorridita. Il banditore aveva fatto girare e chinare Juliette, le passò una mano sulla fregna. – La troia è molto calda, è bagnata. - Quest’ultima frase fu decisiva, l’araba aumentò il prezzo e se l’aggiudicò. Un eunuco, grasso come una montagna e nero come la pece, si fece avanti e prese in consegna Juliette. La condusse verso la sua padrona che per il momento non le diede neanche la soddisfazione di guardarla. Nuda ed imbarazzata Juliette fu fatta accoccolare ai piedi della stana coppia.
Poi fu il turno di Chantelle. Il banditore le mise una mano sulla spalla. La contessa sentì che le gambe non la sostenevano, ma l’uomo la palpò e la pizzicò su una natica e lei saltellando sul palco si riprese. La sala rise e si concentrò su quella bella bionda. – Anche questa è una nobile, è una contessa. – Il banditore fece una pausa. – E’ molto fiera, ed è una vera campionessa. Guardate che gambe, secondo me può correre e può vincere. – Chantelle, sia pure stordita, capiva che c’era qualcosa che si muoveva diversamente rispetto alle altre. Vedeva sempre il desiderio sessuale serpeggiare per la sala, ma notò che intorno a lei c’era un’attenzione diversa. Il banditore, lei non lo capiva, ma lo sentiva per i gesti ed il modo di tastarla, la trattava in modo diverso, magnificava non solo le sue forme, ma anche la sua forza ed il suo fisico atletico. L’uomo la toccava sempre lascivamente, ma spesso decisamente ed in modo impersonale. Anche con lei l’asta fu dura, fino alla fine furono in quattro a puntare, poi vinse nuovamente Sheila, l’araba che aveva già acquistato Juliette. Sebbene tramortita dall’orrore, nuda e piangente Chantelle fu felice di andare verso Juliette.
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Chantelle era stata messa con le donne più belle e più giovani ed il gruppo era stato ceduto ad una carovana di briganti arabi che si era messa subito in marcia. In quel gruppo c’erano una ventina di donne sistemate su due carri, con Chantelle c’era la sua amica Juliette, molto più anziana di lei, ma ancora piacente e florida. La carovana aveva attraversato un deserto ed era risalita verso un altopiano. Molte donne erano state violentate dai pirati e dai carovanieri, ma lei e Juliette no.
Chantelle pensava che per lei e Juliette sarebbe stato chiesto un riscatto, erano entrambe nobili, Juliette sposata con un barone, mentre lei era figlia di un conte, ma più si allontanavano dal Mediterraneo e più perdeva speranza. Se non l’avevano violentata l’avevano picchiata e frustata più volte e sempre ad ogni disobbedienza. Chantelle era un’aristocratica arrogante e schizzinosa, all’inizio si ribellò apertamente. – Come osate! – furono le sue prime parole. I pirati la spogliarono, la legarono al pennone e la frustarono a sangue. Chantelle non poteva credere che ciò stesse succedendo proprio a lei che aveva sempre ottenuto tutto quello che voleva e senza fatica, ma si dovette ricredere. Non voleva più essere frustata ed umiliata, da quel giorno non si ribellò più, ma obbedire non le riusciva proprio e più volte fu punita per non essere stata lesta a fare quello che le chiedevano. I carovanieri erano ancora più selvaggi dei pirati, sbraitavano in quella lingua incomprensibile e se non venivano obbediti immediatamente la frusta si sentiva subito. Chantelle aveva i vestiti ridotti in brandelli, ormai era seminuda, era terrorizzata e puzzava.
Quasi ogni sera gli arabi si divertivano con le donne, le maltrattavano con sadico piacere, le frustavano e se le scopavano. Il fatto che Chantelle e Juliette non fossero oggetto di tali attenzioni le faceva pensare e sperare. Prima, Chantelle, aveva pensato ad un riscatto, pensava che le trattassero “bene” per poter chiedere di più, poi però, mentre si allontanavano sempre più dalla costa, pensò che fossero state risparmiate per poterle vendere meglio come schiave, pensava ad un harem di un ricco sceicco. Negli ultimi giorni avevano viaggiato attraverso una savana in cui sembrava non ci fosse nulla. Finalmente arrivarono in un piccolo villaggio con molte case di legno e qualche casa di pietra. Non c’erano più di cento case. Sembrava che lo stile fosse europeo più che arabo o africano, strade larghe, negozi grandi, ben organizzato e costruito di recente. Chantelle guardò disperata Juliette, ma non parlò, la sua amica era più provata di lei. Juliette aveva superato i trentacinque, era una donna bella ed attraente, anche se in quel momento non lo si sarebbe detto. Era formosa, alta per essere una donna, anche se non quanto Chantelle, con cosce e gambe belle lunghe, seni a pera ben visibili sotto i vestiti laceri e strappati. Il viso di un ovale perfetto era molto lentigginoso, infine una bella e lunga chioma rossa le ricadeva sulle spalle.
Anche Chantelle aveva dei lunghi capelli biondi, lei era molto giovane, aveva ventidue anni, era alta, atletica e robusta, rimanendo molto femminile, formosa e bellissima. Le gambe erano belle lunghe, ma molto più forti ed agili di quelle di Juliette, non solo per l’età, ma per costituzione, ed il seno era generoso e sodo. Un’incantevole ragazza, che in altri momenti si sarebbe detto sprizzava salute e forza da tutti i pori. Pianse e si abbraccio all’amica più anziana che cercò di consolarla.
Furono separate in piccoli gruppi e furono rinchiuse nelle confortevoli celle di un magazzino. Vennero delle serve e le fecero denudare, stremate, le prigioniere non provarono neanche a ribellarsi, ormai erano remissive, se non piegate. Le portarono a lavarsi e diedero loro solo dei grandi teli con un buco nel mezzo per la testa e due laterali per le braccia con cui coprirsi, dei sandali come calzature e misero loro un robusto collare al collo. Poi portarono loro da mangiare a volontà. Comunicare con quelle serve era impossibile, provare a scappare lo stesso, non sapevano neanche dove erano. Le donne non si aspettavano niente di buono, ma apprezzarono quella piacevole pausa priva di maltrattamenti ed angherie. In quei due giorni le donne rifiorirono, il riposo, il cibo e l’assenza di maltrattamenti le riportarono allo splendore iniziale. Il terzo giorno le serve arrivarono scortate da qualche guardiano, le serve truccarono le prigioniere e chi si provò a ribellarsi venne nuovamente punita, furono poche quelle che si ribellarono.
Poi i guardiani le ammanettarono con braccialetti di cuoio alcune dietro la schiena, altre sul davanti, e legarono al collare un corto guinzaglio di cuoio, quindi le condussero attraverso un cortile verso lo stabile principale. Furono introdotte, da una porticina sul retro, in una grande sala. C’erano una cinquantina di uomini e donne, di molte razze e nazionalità e vestiti nelle fogge più disparate. Le schiave furono introdotte in un recinto accanto ad un palco. Chantelle si guardò intorno, tremava, ma aveva capito quello che stava per succedere.
– Verremo messe all’asta. – La folla della sala non le aveva degnate di uno sguardo, con meraviglia osservò che tra la folla oltre che arabi e neri c’erano anche europei e oltre che uomini c’erano anche donne. Non c’era motivo di dubitare sul loro utilizzo, erano tutte belle schiave e Chantelle era la più bella di tutte.
Un uomo grasso e barbuto, nudo dalla cintola in su, indicò una bruna e due guardiani la presero e la trascinarono sul palco. L’asta era iniziata.
L’avvenente schiava bruna, era molto impaurita e cercò di ritrarsi, ma il banditore afferrò il guinzaglio e la trascinò verso il centro del palco. Ora nella sala c’era silenzio e tutti gli occhi erano puntati sul palco. Il banditore descrisse le grazie della schiava e chiese un prezzo. Nell’attesa che qualcuno rilanciasse, sollevò il vestito della schiava. Era bella e formosa, forse anche un po’ abbondante, aveva la pelle bruna e serica. Il viso era tondo e dolce, il seno ampio e cremoso. Non c’erano angoli in quel corpo, tutto era smussato in un insieme di dolci curve. Le prime offerte arrivarono facendo subito lievitare il prezzo, ma il banditore non era contento. La schiava era arrossita e piangeva, ma lui la fece girare e nuovamente le sollevò il vestito. Aveva i fianchi larghi e soffici, il culo alto sembrava fatto di burro, e le cosce erano lunghe e formose. Il prezzo salì ancora, alla fine la spuntò un arabo che la prese e la consegnò ad un servo. La schiava piangeva disperata. Chantelle si sentiva svenire, ma poi decise che avrebbe affrontato la prova con coraggio.
Pensava e si augurava ancora di finire nell’harem di un ricco sceicco ed un giorno di poter tornare a casa. Solo che lì di ricchi sceicchi sembrava non ce ne fossero, sembravano tutte persone ricche, ma non nobili. Tutte persone che per come si muovevano, agivano e si vestivano, dovevano essere agricoltori o padroni di opifici o artigiani. Poi la presenza di quegli europei l’aveva lasciata esterrefatta. - Cosa ci facevano lì? Come potevano permettere che loro connazionali fossero vendute come schiave? Questo era ancora un mistero. – Ma Chantelle si accorse che quella comunità era molto unita e di gusti simili, al di là della nazionalità e delle razze. Quando la seconda schiava venne venduta ad un europeo e lui immediatamente ne prese possesso brutalmente, si rese conto che da lì non sarebbe venuto nessun aiuto. Le schiave vendute erano immediatamente denudate. Chantelle immaginava che subito dopo, prima di venir trascinate fuori, dessero loro dei nuovi vestiti.
Altre schiave salirono sul palco, tra una cosa e l’altra ci volevano venti minuti per vendere una schiava. Chantelle pensò: - durerà tutto il giorno. - Era stremata dalla tensione. La folla in sala era sempre la stessa, ogni tanto qualcuno andava via, ma arrivava qualcun altro, oppure quello che era andato via ritornava. Dentro la sala tra una schiava e l’altra si mangiava e si beveva. Chantelle non sapeva che quello era un avvenimento abbastanza comune in quella regione. Aste di schiave se ne tenevano tre o quattro all’anno, poi c’erano quelle degli schiavi e si distingueva sempre tra aste di schiave e schiavi da utilizzare per lavorare ed aste di schiave o schiavi da utilizzare per prestazioni più raffinate. Nella regione c’erano una dozzina di grande fattorie, molte miniere e un centinaio di artigiani e commercianti tutti avevano bisogno di schiavi per diversi scopi e Chantelle non immaginava neanche che in quella regione fosse diffusa una pratica molto particolare che riguardava essenzialmente, ma non solo, i padroni e le padrone delle fattorie.
Sfinita, Chantelle non si accorse neanche che sul palco stavano trascinando Juliette. Fu colta dal terrore dell’imminente separazione. Il banditore la tirò per il collare al centro della pedana e la denudò sfilandole il vestito. Juliette si agitò, arrossì in tutto il corpo e pianse, ma non reagì. E come poteva? Il banditore le passò una mano sotto le tette e le fece allegramente ballonzolare per la gioia dei presenti. – Questa puttana, non più giovane, ma ancora molto appetitosa, è una baronessa. Sia i pirati che i carovanieri non l’hanno toccata, certo l’hanno maltrattata un po’, ma il suo padrone o la sua padrona saranno i primi a prenderla. –
Chantelle non capiva cosa il banditore dicesse, ma lo intuiva e seguiva atterrita con gli occhi sgranati. Il banditore continuava a palparla, la rossa, soggiogata e spaventata, si offriva, come lui voleva, allo sguardo dei presenti, come una vacca, teneva gli occhi bassi, ma assumeva tutte le pose oscene che il banditore le chiedeva. Juliette aveva capito che era molto pericoloso opporsi a quegli uomini, era meglio, molto meglio assecondarli. L’asta di Juliette fu un successo, la schiava non era più molto giovane, ma era ancora molto desiderabile, ed in quella comunità avere una schiava nobile era una gran ricercatezza. Ormai se la stavano contendendo solo un uomo, un europeo, ed una donna, un’araba molto bella ed arrogante, si chiamava Sheila. Era abbastanza alta, aveva un bel seno, non molto grande, ma sodo, con dei capezzoli che rischiavano di forare la camicetta bianca che indossava. La donna era bianca, ma la carnagione era scura ed aveva i capelli neri, ondulati e ricci, gli occhi tendevano al viola. Era molto giovane. Vestiva all’europea, indossava oltre alla camicetta dei pantaloni ed ai piedi portava degli stivali che le arrivavano al polpaccio, larghi e morbidi.
Chantelle seguiva inorridita. Il banditore aveva fatto girare e chinare Juliette, le passò una mano sulla fregna. – La troia è molto calda, è bagnata. - Quest’ultima frase fu decisiva, l’araba aumentò il prezzo e se l’aggiudicò. Un eunuco, grasso come una montagna e nero come la pece, si fece avanti e prese in consegna Juliette. La condusse verso la sua padrona che per il momento non le diede neanche la soddisfazione di guardarla. Nuda ed imbarazzata Juliette fu fatta accoccolare ai piedi della stana coppia.
Poi fu il turno di Chantelle. Il banditore le mise una mano sulla spalla. La contessa sentì che le gambe non la sostenevano, ma l’uomo la palpò e la pizzicò su una natica e lei saltellando sul palco si riprese. La sala rise e si concentrò su quella bella bionda. – Anche questa è una nobile, è una contessa. – Il banditore fece una pausa. – E’ molto fiera, ed è una vera campionessa. Guardate che gambe, secondo me può correre e può vincere. – Chantelle, sia pure stordita, capiva che c’era qualcosa che si muoveva diversamente rispetto alle altre. Vedeva sempre il desiderio sessuale serpeggiare per la sala, ma notò che intorno a lei c’era un’attenzione diversa. Il banditore, lei non lo capiva, ma lo sentiva per i gesti ed il modo di tastarla, la trattava in modo diverso, magnificava non solo le sue forme, ma anche la sua forza ed il suo fisico atletico. L’uomo la toccava sempre lascivamente, ma spesso decisamente ed in modo impersonale. Anche con lei l’asta fu dura, fino alla fine furono in quattro a puntare, poi vinse nuovamente Sheila, l’araba che aveva già acquistato Juliette. Sebbene tramortita dall’orrore, nuda e piangente Chantelle fu felice di andare verso Juliette.
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