Incoscienza

di
genere
pulp

Mi sveglio, scivolando da un sonno profondo, senza sogni, abissale, a una veglia dolorosa e lucida. Mi fanno male i muscoli, le ossa. Provo a stirarmi, ma non riesco: le braccia sono bloccate al corpo. Dove sono? Perché sono qui?
La stanza è spoglia, un letto e basta.
Il busto costretto da fasce bianche, strette. Il resto del corpo nudo. Sulle mie gambe, scie biancastre semiumide. Dolore. La mia figa brucia.
Dove sono?
Non ricordo nulla.
La porta si apre. Entrano due uomini. Provo a dire qualcosa, ma non riesco: anche la bocca è in qualche modo bloccata.
“Buongiorno” dicono con falsa cortesia. Spalancano le mie gambe ficcandomi subito tre dita nella vagina, strappandomi un mugolio che sarebbe stato un grido. “non ricordi nulla? Ancora no?” la mano si muove per farmi male, non c’è disprezzo, ma odio, e diffidenza, paura in quegli occhi. Paura? Loro? Perché?
Il dolore mi distrae dai pensieri, il dolore mi spinge a concentrarmi lontano da lì.
Mi violentano, un modo quasi scientifico il loro, un lavoro da fare.
“sarai scopata tutto il giorno e stasera...” lascia la frase a metà, una promessa di angoscia maggiore. Nella stanza iniziano ad entrare uomini di tutti i tipi, si scaricano su di me, in me, sempre nello stesso posto. Il dolore è insopportabile. Svengo varie volte, ogni volta vengo risvegliata.
Perdo la cognizione del tempo. Un getto di acqua gelida sul mio corpo mi riporta in quell’istante, in quel luogo. Di nuovo i due di prima. Mi fanno alzare, mi piegano su una specie di gogna, bloccandomi collo e mani. Offro il culo, oltre che la figa.
“ti faremo il culo fino a quando non ricorderai” sempre quella voce rabbiosa “ e quando ricorderai, saprai cosa faremo”
io non capisco, so solo che la vulva e la vagina mi fanno un male terribile. Le sento gonfie, la pelle lacerata.
Sento spingere sull’ano e nuovamente devo svenire perché non ricordo il cazzo entrare dentro di me. Uno schiaffo mi sveglia di nuovo.
Sento un sapore metallico nella bocca, sangue.
Un lampo nella mia mente squarcia il buio in cui era caduta la memoria. Supera il dolore, entro in un’altra dimensione.
Un’altra stanza, un altro luogo, un uomo.
Le mani legate dietro la schiena, le ginocchia a terra, il suo cazzo in bocca.
Altri intorno. Sento le risate, lo scherno.
Sento lui che mi dice delle sue donne. Di cosa fa con loro, che con me non fa. E’ eccitato, lo sono pure io. Non comprende che sta superando il limite. E’ sicuro, troppo sicuro di sè e della mia sottomissione. Provo a fargli capire che è in acque pericolose. Non ci fa caso e anzi calca la mano.
Le risate si fermano di botto lasciando spazio a urla disumane.
Io sento solo il sangue in bocca, non il mio, prima di scivolare in uno stato di incoscienza.
E’ uscito dal mio culo e ora un altro è dentro di me.
Mi prendono con rabbia.
Ora capisco la loro paura.
Sorrido.
scritto il
2018-12-22
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