Fiore di Bach - Cap. IV - Il coniglio.
di
Flame
genere
pulp
Ringrazio chi continua a leggere nonostante sia una storia già pubblicata in passato, in particolare Alba17: grazie per avermi fatto nuovamente emozionare con la dedica di un anno fa, la ricordavo, ri-leggerla mi ha lasciato una bella sensazione, e chi la legge per la prima volta.
+++++++++++++++++++++++++++++
Ci siamo rintagliati uno spazio nel mondo, dove poter essere puliti, essere felici. Ricerchiamo bellezza e ci nutriamo di essa.
Siamo normali.
Quella più normali tra noi tre è Katia, lei non viaggia più, i suoi occhi sono lucenti. Vive.
Yuri è espressivo, il suo sguardo è vispo, non assente come di solito.
Siamo felici mentre guardiamo estasiati Palazzo d'Inverno, il sole seppur fiacco, illumina il nostro viso e tutto il maestoso e stupendo edificio che abbiamo di fronte, fatto di arabeschi tra il bianco e l'oro. Sembra di vedere le cose sotto un altro aspetto, sembra di vedere il mondo per la prima volta. La sala principale è un vortice di colori tra affreschi di angeli e statue, ricami in oro e bombatura in gesso piene di sfarzo, i lampadari enormi se ne contano almeno tre in ogni stanza.
La scalinata, con il tappeto rosso, una scalata verso il paradiso per poi trovarmi persa ad immaginare una vita nei vari quadri appesi alle pareti. Come se vivessi la Sindrome di Stendhal, quei colori rapiscono la mia mente, catapultandomi tra le figure angeliche che costellano un cielo terso, sembra di sentire il loro vociare.
-Che guardi?- Yuri mi sorride.
-Gli angeli… sono bellissimi…-
-Si, non credi che ci stiano guardando?-
Mi volto verso di lui, perso quanto me nel guardare quelle rappresentazioni, penso che per una volta non lo trovo perso nella cocaina.
- Credo…- le parole mi muiono in gola, gli sfioro la mano, e lui posa le sue iridi su di me, quei colori tanto belli e particolari, colori non usuali, sfumature tra il grigio e l’azzurro. Incrociamo lo sguardo e a me sembra che stiamo pensando la stessa cosa nello stesso momento. Lui stringe la mia mano, e si volta verso il quadro, io torno a respirare.
- Credo che… noi possiamo sentirli perché siamo tanto vicino a loro nei nostri viaggi-
-Ehi voi due piccioncini…- alziamo la testa quasi simultaneamente, gli occhi azzurri di Katia ci fissano sorridenti e pieni di vita, - venite su, ho scoperto una cosa grandiosa!
Quello che Katia ci fece vedere poi, fu eccezionale, lo stupore non riusciva ad andarsene dai miei tratti fisionomici, le mie iridi contemplavano uno stupendo paesaggio da una terrazza immensa.
Ero finalmente felice. Tutto lasciato alle spalle e per tutta quella giornata non pensai a Regina fin quando caddi nuovamente all’interno.
Ritornai a calpestare quel suono perbenista, a vedere quei magnifici edifici e case lussuose, quei giardini perfetti. Quanto marciume c'è qui dietro, è possibile che nessuno lo veda? Il mio sguardo si posa sul teatro Bolshoi. Ho le lacrime agli occhi, Regina si è dovuta sottoporre a mille violenze per fare carriera qui, e ora, si vendica usando me come tramite. Mi sono venduta per la droga. La droga. Ne ho un disperato bisogno, sono nuovamente a secco e devo subito prendere una dose o rischio di diventare pazza. Sono scossa da tremolii e sudo freddo. Quando mi presento da Regina sto in piena crisi, busso forte alla porta, due tre volte e sembra che voglia sfondarla, appena mi viene aperta gli urlo contro, senza riguardo, ho bisogno della mia dose, glielo spiattello in faccia e sembro avere la bava alla bocca. Mi guarda con il viso contrito, è seduta sulla poltrona verde di velluto, le gambe sono aperte e tra esse si trova uno schiavo, uno dei tanti che ha, non li riconosco perché il loro capo è totalmente coperto da una maschera di lattice nera, ma so che è un altro, ne ho visti svariati in questi giorni me ne accorgo per il collare, cambiano a seconda della persona sottomessa, ne ha di svariati, questo ad esempio ha delle borchie. Ora però, questo non mi interessa minimamente, sono pronta a scavalcare il cane che ha lì in terra e prendermi ciò che mi spetta di diritto. Sembra strano ma ho fatto proprio così, ho scavalcato l’uomo mentre guardando dritta in faccia a Regina ho visto la sorpresa e un pizzico di spavento. Ho sorriso, quanto ho sorriso dentro di me, per la seconda volta ho visto un barlume di umanità in quel involucro misterioso dai verdi occhi. Mi sento vicina a lei più di quanto immagino realmente, mentre bevo dalla sua fonte lussuriosa mi perdo nella eccitazione di leccarla di profanare con la lingua la sua carne sensibile, la godo, la faccio godere e tremare sotto i miei colpi insaziabili. La vedo inarcarsi, carezzarmi i capelli, godiamo insieme intensamente e diversamente rispetto che con gli altri. Siamo complici, siamo amanti. Percepisco gli occhi dello schiavo. Non è il tuo momento ma il mio. Deve godere con me. Le sue carezze diventano più feroci, ora mi artiglia e serra le gambe intorno alla mia testa per non farmi scappare. La bacio,bevo ogni singola goccia dissetandomi di lei. Una volta ripresa Regina mi indica dove prendere l'acido, mi sento schifosa perché non esito, diretta mi prendo ciò che voglio e mi perdo nuovamente. Mi perdo nei miei mondi strani, dove Regina non è una ma due, tre, quattro, mi parlano. Mi dicono che presto dovrò incontrare un uomo a cui piacciono i peluche…
…-I peluche?- scoppio a ridere istericamente
-Si i peluche Ania, hai capito. Gli piace incularsi le donne travestite da peluche.-
Trattengo a stendo la risata, so che se continuo mi metterà a leccare i suoi tacchi sporchi come il suo schiavo, non posso permetterlo. Annuisco.
Con un gesto scansa l'uomo a terra e mi raggiunge, prende il mio viso con le mani; è un contatto caldo, dolce e surreale.
-Questa volta è diverso, piccola mia… tu condurrai i giochi… Sarà lui ad essere inculato. Da te. – Annuisco.
Ho trovato un altro mondo da esplorare, l'acido mi sta guidando. Sono su un palco improvvisato in una villa sfarzosa ad una festa altrettanto sfarzosa ed eccentrica del uomo che tra poco dovrò inculare. Mi viene da ridere. Mi struscio sensuale contro il palo, mi ci avvinghio come un serpente e sinuosa improvviso una danza erotica per lui, un uomo calvo e panzuto avanti con l’età. Devo farlo, è l'uomo di Regina.
Ballo e non ci penso, mi muovo lenta, seducente, non lo faccio per quel grassone ma per Regina. Solo per lei. Vedo complicità nei suoi occhi, quelle iridi verdi tanto enigmatiche, mi perdo per lunghi secondi, fin quando Aleksej mi riporta alla realtà.
Mi invita a raggiungerlo, vuole che faccia un ballo privato, solo per lui, Regina è invitata come spettatrice, l'unica.
Il grassone si siede su una specie di grande trono ornato d'oro, io devo strusciarmi su di lui, farlo eccitare. Deve desiderarmi.
-Vuoi che mi tocchi o vuoi essere toccato? Sono brava con la bocca, mi piace succhiare- passo la lingua sulle labbra, voglio farlo cadere, ci sto riuscendo. Il mio bacino si muove sinuoso andando a premere nel suo punto più sensibile, lo sento indurirsi sotto le mie attenzioni. Regina mi guarda compiaciuta, si nota quanto gli piaccia la situazione, ne trae godimento.
-Succhiami- gracida il porco.
Ecco non vorrei farlo, vedo un uomo vecchio, calvo e grasso. Nulla mi fa venire voglia di prenderlo in bocca maggiormente ora che continua a guardarmi con quell'aria esigente, nulla a che vedere con Regina che sembra quasi essere comprensiva, dopo la volta con Foma si è nettamente addolcita.
-Fammi vedere cosa sai fare troietta- continua l'uomo, non vorrei ma prendo alla lettera ciò che dice, devo farmi desiderare e tentarlo in modo assurdi. Gli faccio vedere cosa so fare; la mia lingua saggia la consistenza del suo membro, lecco l’asta con voluttà fino al glande dove con movimenti circolari stimolo il frenulo. Mi impegno, il mio sguardo punta sul suo viso, nei suoi occhi. Sto bleffando, fingo piacere, mugolo mentre prende consistenza nella mia bocca. Il suo sapore rende la situazione plausibile, senza farmi venire il disgusto.
Socchiudo gli occhi e penso a Yuri, mi chiedo come sia il suo sapore e guardarlo negli occhi mentre gli dono piacere, la sua consistenza e la sua cappella violacea… mi piacerebbe sapere come sta nella mia bocca.
Il mio sogno viene infranto, torno alla realtà vera e becera. Regina sta tessendo la sua ragnatela velenosa, intorno all’uomo.
“Sei caduto nella trappola, ora non hai scampo.”
Come una vedova nera si è prima raggirata il maschio e ora lo sta annientando lasciandolo sprofondare nel suo stesso marciume. Lo ricatta, ricatta di dire tutto alla moglie così potrà dire addio alla sua agiata vita, e potrà trasferirsi nei quartieri bassi dove nessuno si farà scrupoli a fargli il culo.
Sono complice. Da una parte sono contenta che lei stia facendo un po’ di giustizia, non ce n’è mai abbastanza per questo tipo di persone, eppure ora, vederlo lì piagnucolante e in ginocchio mi fa sentire meschina, marcia. Continuo, accecata da quel senso di giustizia che mi rende orbo tanto quanto Regina.
Accetta, non ha scampo deve farlo se non vuole che le fotografie scattate con diverse donne, giovani, non arrivino alla moglie. Un ricatto ben costruito e studiato nei minimi dettagli.
Lo facciamo travestire, un coniglio di peluche bianco e nero, con orecchie e coda.
-Fai i denti a coniglio, fallo!- esclama Regina con il cuore pieno di risentimento verso quest'uomo.
Il grassone obbedisce, una piccola palla di pelo finto, con orecchie lunghe e guance rosse.
“Sei fortunato coniglio, sei fortunato che non sia lei a prenderti ma io. “
“Ti piaccio coniglio? Ti piaccio tutta nuda? Le mie forme sinuose, la mia pelle liscia, e questo… questo ti piace? È grosso, chissà sé riuscirei a prenderlo!”
Gli occhi verdi mi dicono di farlo, lui è a carponi in una chiara posizione di sottomissione.
Non gli riservo nessuna gentilezza, sono feroce ma mai quanto Regina. Lei si gode lo spettacolo sorridendo. Io lo sodomizzo lo faccio sentire meno maschio, vulnerabile e sporco come in passato ha fatto sentire numerevoli donne.
Con mia grande sorpresa, piano piano che la sua carne cede ai miei colpi decisi di bacino, sia io che lui iniziamo a godere. Il piacere di entrambi posto su fili immaginari paralleli che alla fine si ricongiungono in un cappio solido. Il dildo di gomma procura una vibrazione che arriva dritta al mio clitoride facendolo inturgidire. Più sono decisi i colpi più godo, la stessa cosa vale per lui, più in fondo vado lui più prova dolore e questo dolore diventa piacere. Godiamo insieme. Mai l'avrei pensato, mi sento meschina nel provare piacere in una situazione simile, ma la mia mente è annebbiata. L’uomo grugnisce e geme vistosamente, io mi bagno e gemo.
Regina dietro di me, mi tasta i seni, stringe i capezzoli facendoli rizzare. Sono in ecstasy, il mio piacere detta i miei colpi, il ritmo, ogni cosa. Le mie mani poggiano sul suo culo, lo stringo, gli infilzo le unghie nella carne. Godo sprofondando nel mio io più remoto, trovo un qualcosa di mai esplorato.
Il tempo per me è sempre secondario, qualcosa di non importante. L'uomo ha avuto la sua lezione, il senso di giustizia è stato saziato finanche questa volta. Mi guardo nel mio oscuro riflesso nel vetro del treno, e per un breve istante, la mia immagine si anima donandomi un ghigno perverso.
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Ci siamo rintagliati uno spazio nel mondo, dove poter essere puliti, essere felici. Ricerchiamo bellezza e ci nutriamo di essa.
Siamo normali.
Quella più normali tra noi tre è Katia, lei non viaggia più, i suoi occhi sono lucenti. Vive.
Yuri è espressivo, il suo sguardo è vispo, non assente come di solito.
Siamo felici mentre guardiamo estasiati Palazzo d'Inverno, il sole seppur fiacco, illumina il nostro viso e tutto il maestoso e stupendo edificio che abbiamo di fronte, fatto di arabeschi tra il bianco e l'oro. Sembra di vedere le cose sotto un altro aspetto, sembra di vedere il mondo per la prima volta. La sala principale è un vortice di colori tra affreschi di angeli e statue, ricami in oro e bombatura in gesso piene di sfarzo, i lampadari enormi se ne contano almeno tre in ogni stanza.
La scalinata, con il tappeto rosso, una scalata verso il paradiso per poi trovarmi persa ad immaginare una vita nei vari quadri appesi alle pareti. Come se vivessi la Sindrome di Stendhal, quei colori rapiscono la mia mente, catapultandomi tra le figure angeliche che costellano un cielo terso, sembra di sentire il loro vociare.
-Che guardi?- Yuri mi sorride.
-Gli angeli… sono bellissimi…-
-Si, non credi che ci stiano guardando?-
Mi volto verso di lui, perso quanto me nel guardare quelle rappresentazioni, penso che per una volta non lo trovo perso nella cocaina.
- Credo…- le parole mi muiono in gola, gli sfioro la mano, e lui posa le sue iridi su di me, quei colori tanto belli e particolari, colori non usuali, sfumature tra il grigio e l’azzurro. Incrociamo lo sguardo e a me sembra che stiamo pensando la stessa cosa nello stesso momento. Lui stringe la mia mano, e si volta verso il quadro, io torno a respirare.
- Credo che… noi possiamo sentirli perché siamo tanto vicino a loro nei nostri viaggi-
-Ehi voi due piccioncini…- alziamo la testa quasi simultaneamente, gli occhi azzurri di Katia ci fissano sorridenti e pieni di vita, - venite su, ho scoperto una cosa grandiosa!
Quello che Katia ci fece vedere poi, fu eccezionale, lo stupore non riusciva ad andarsene dai miei tratti fisionomici, le mie iridi contemplavano uno stupendo paesaggio da una terrazza immensa.
Ero finalmente felice. Tutto lasciato alle spalle e per tutta quella giornata non pensai a Regina fin quando caddi nuovamente all’interno.
Ritornai a calpestare quel suono perbenista, a vedere quei magnifici edifici e case lussuose, quei giardini perfetti. Quanto marciume c'è qui dietro, è possibile che nessuno lo veda? Il mio sguardo si posa sul teatro Bolshoi. Ho le lacrime agli occhi, Regina si è dovuta sottoporre a mille violenze per fare carriera qui, e ora, si vendica usando me come tramite. Mi sono venduta per la droga. La droga. Ne ho un disperato bisogno, sono nuovamente a secco e devo subito prendere una dose o rischio di diventare pazza. Sono scossa da tremolii e sudo freddo. Quando mi presento da Regina sto in piena crisi, busso forte alla porta, due tre volte e sembra che voglia sfondarla, appena mi viene aperta gli urlo contro, senza riguardo, ho bisogno della mia dose, glielo spiattello in faccia e sembro avere la bava alla bocca. Mi guarda con il viso contrito, è seduta sulla poltrona verde di velluto, le gambe sono aperte e tra esse si trova uno schiavo, uno dei tanti che ha, non li riconosco perché il loro capo è totalmente coperto da una maschera di lattice nera, ma so che è un altro, ne ho visti svariati in questi giorni me ne accorgo per il collare, cambiano a seconda della persona sottomessa, ne ha di svariati, questo ad esempio ha delle borchie. Ora però, questo non mi interessa minimamente, sono pronta a scavalcare il cane che ha lì in terra e prendermi ciò che mi spetta di diritto. Sembra strano ma ho fatto proprio così, ho scavalcato l’uomo mentre guardando dritta in faccia a Regina ho visto la sorpresa e un pizzico di spavento. Ho sorriso, quanto ho sorriso dentro di me, per la seconda volta ho visto un barlume di umanità in quel involucro misterioso dai verdi occhi. Mi sento vicina a lei più di quanto immagino realmente, mentre bevo dalla sua fonte lussuriosa mi perdo nella eccitazione di leccarla di profanare con la lingua la sua carne sensibile, la godo, la faccio godere e tremare sotto i miei colpi insaziabili. La vedo inarcarsi, carezzarmi i capelli, godiamo insieme intensamente e diversamente rispetto che con gli altri. Siamo complici, siamo amanti. Percepisco gli occhi dello schiavo. Non è il tuo momento ma il mio. Deve godere con me. Le sue carezze diventano più feroci, ora mi artiglia e serra le gambe intorno alla mia testa per non farmi scappare. La bacio,bevo ogni singola goccia dissetandomi di lei. Una volta ripresa Regina mi indica dove prendere l'acido, mi sento schifosa perché non esito, diretta mi prendo ciò che voglio e mi perdo nuovamente. Mi perdo nei miei mondi strani, dove Regina non è una ma due, tre, quattro, mi parlano. Mi dicono che presto dovrò incontrare un uomo a cui piacciono i peluche…
…-I peluche?- scoppio a ridere istericamente
-Si i peluche Ania, hai capito. Gli piace incularsi le donne travestite da peluche.-
Trattengo a stendo la risata, so che se continuo mi metterà a leccare i suoi tacchi sporchi come il suo schiavo, non posso permetterlo. Annuisco.
Con un gesto scansa l'uomo a terra e mi raggiunge, prende il mio viso con le mani; è un contatto caldo, dolce e surreale.
-Questa volta è diverso, piccola mia… tu condurrai i giochi… Sarà lui ad essere inculato. Da te. – Annuisco.
Ho trovato un altro mondo da esplorare, l'acido mi sta guidando. Sono su un palco improvvisato in una villa sfarzosa ad una festa altrettanto sfarzosa ed eccentrica del uomo che tra poco dovrò inculare. Mi viene da ridere. Mi struscio sensuale contro il palo, mi ci avvinghio come un serpente e sinuosa improvviso una danza erotica per lui, un uomo calvo e panzuto avanti con l’età. Devo farlo, è l'uomo di Regina.
Ballo e non ci penso, mi muovo lenta, seducente, non lo faccio per quel grassone ma per Regina. Solo per lei. Vedo complicità nei suoi occhi, quelle iridi verdi tanto enigmatiche, mi perdo per lunghi secondi, fin quando Aleksej mi riporta alla realtà.
Mi invita a raggiungerlo, vuole che faccia un ballo privato, solo per lui, Regina è invitata come spettatrice, l'unica.
Il grassone si siede su una specie di grande trono ornato d'oro, io devo strusciarmi su di lui, farlo eccitare. Deve desiderarmi.
-Vuoi che mi tocchi o vuoi essere toccato? Sono brava con la bocca, mi piace succhiare- passo la lingua sulle labbra, voglio farlo cadere, ci sto riuscendo. Il mio bacino si muove sinuoso andando a premere nel suo punto più sensibile, lo sento indurirsi sotto le mie attenzioni. Regina mi guarda compiaciuta, si nota quanto gli piaccia la situazione, ne trae godimento.
-Succhiami- gracida il porco.
Ecco non vorrei farlo, vedo un uomo vecchio, calvo e grasso. Nulla mi fa venire voglia di prenderlo in bocca maggiormente ora che continua a guardarmi con quell'aria esigente, nulla a che vedere con Regina che sembra quasi essere comprensiva, dopo la volta con Foma si è nettamente addolcita.
-Fammi vedere cosa sai fare troietta- continua l'uomo, non vorrei ma prendo alla lettera ciò che dice, devo farmi desiderare e tentarlo in modo assurdi. Gli faccio vedere cosa so fare; la mia lingua saggia la consistenza del suo membro, lecco l’asta con voluttà fino al glande dove con movimenti circolari stimolo il frenulo. Mi impegno, il mio sguardo punta sul suo viso, nei suoi occhi. Sto bleffando, fingo piacere, mugolo mentre prende consistenza nella mia bocca. Il suo sapore rende la situazione plausibile, senza farmi venire il disgusto.
Socchiudo gli occhi e penso a Yuri, mi chiedo come sia il suo sapore e guardarlo negli occhi mentre gli dono piacere, la sua consistenza e la sua cappella violacea… mi piacerebbe sapere come sta nella mia bocca.
Il mio sogno viene infranto, torno alla realtà vera e becera. Regina sta tessendo la sua ragnatela velenosa, intorno all’uomo.
“Sei caduto nella trappola, ora non hai scampo.”
Come una vedova nera si è prima raggirata il maschio e ora lo sta annientando lasciandolo sprofondare nel suo stesso marciume. Lo ricatta, ricatta di dire tutto alla moglie così potrà dire addio alla sua agiata vita, e potrà trasferirsi nei quartieri bassi dove nessuno si farà scrupoli a fargli il culo.
Sono complice. Da una parte sono contenta che lei stia facendo un po’ di giustizia, non ce n’è mai abbastanza per questo tipo di persone, eppure ora, vederlo lì piagnucolante e in ginocchio mi fa sentire meschina, marcia. Continuo, accecata da quel senso di giustizia che mi rende orbo tanto quanto Regina.
Accetta, non ha scampo deve farlo se non vuole che le fotografie scattate con diverse donne, giovani, non arrivino alla moglie. Un ricatto ben costruito e studiato nei minimi dettagli.
Lo facciamo travestire, un coniglio di peluche bianco e nero, con orecchie e coda.
-Fai i denti a coniglio, fallo!- esclama Regina con il cuore pieno di risentimento verso quest'uomo.
Il grassone obbedisce, una piccola palla di pelo finto, con orecchie lunghe e guance rosse.
“Sei fortunato coniglio, sei fortunato che non sia lei a prenderti ma io. “
“Ti piaccio coniglio? Ti piaccio tutta nuda? Le mie forme sinuose, la mia pelle liscia, e questo… questo ti piace? È grosso, chissà sé riuscirei a prenderlo!”
Gli occhi verdi mi dicono di farlo, lui è a carponi in una chiara posizione di sottomissione.
Non gli riservo nessuna gentilezza, sono feroce ma mai quanto Regina. Lei si gode lo spettacolo sorridendo. Io lo sodomizzo lo faccio sentire meno maschio, vulnerabile e sporco come in passato ha fatto sentire numerevoli donne.
Con mia grande sorpresa, piano piano che la sua carne cede ai miei colpi decisi di bacino, sia io che lui iniziamo a godere. Il piacere di entrambi posto su fili immaginari paralleli che alla fine si ricongiungono in un cappio solido. Il dildo di gomma procura una vibrazione che arriva dritta al mio clitoride facendolo inturgidire. Più sono decisi i colpi più godo, la stessa cosa vale per lui, più in fondo vado lui più prova dolore e questo dolore diventa piacere. Godiamo insieme. Mai l'avrei pensato, mi sento meschina nel provare piacere in una situazione simile, ma la mia mente è annebbiata. L’uomo grugnisce e geme vistosamente, io mi bagno e gemo.
Regina dietro di me, mi tasta i seni, stringe i capezzoli facendoli rizzare. Sono in ecstasy, il mio piacere detta i miei colpi, il ritmo, ogni cosa. Le mie mani poggiano sul suo culo, lo stringo, gli infilzo le unghie nella carne. Godo sprofondando nel mio io più remoto, trovo un qualcosa di mai esplorato.
Il tempo per me è sempre secondario, qualcosa di non importante. L'uomo ha avuto la sua lezione, il senso di giustizia è stato saziato finanche questa volta. Mi guardo nel mio oscuro riflesso nel vetro del treno, e per un breve istante, la mia immagine si anima donandomi un ghigno perverso.
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