L'Organizzazione (Capitolo 10)
di
Ipsedixit
genere
dominazione
Lasciarsi andare ai piaceri della carne com’era accaduto quella notte rappresentava un'eccezione per Frau Helga. Permeata da un senso del dovere di stampo militare, aveva ben chiaro quanto l'organizzazione potesse essere spietata nei confronti di chi non si fosse dimostrato all’altezza, in particolar modo con i personaggi di riferimento come lei, a cui non era stata data solo fiducia, ma “carta bianca”.
Sapeva ormai a memoria tutto il curriculum di quell’ultima arrivata, quella “problematica”, e doveva rapidamente escogitare qualcosa che impedisse a Valeria di pensare durante la notte, evitando che la ragazza riuscisse a conservare una parte di quell’identità originaria che le andava invece cancellata. Confidava che l’osservazione attenta di qualche nuovo dettaglio la ispirasse, ma fu ripassando per l’ennesima volta il suo stesso report che ebbe l’illuminazione. La soluzione era nel passo dove puntualizzava come Valeria fosse sessualmente molto calda, al punto da perdere immediatamente il controllo non appena iniziava ad eccitarsi.
Quando fu accompagnata dalle ancelle nella camerata, tutto le parve svolgersi nei modi usuali di ogni sera. Le imprigionarono i polsi e le caviglie nei collari, quelli posti alle estremità delle brevi catene fissate ai vertici del letto e che la costringevano in una posizione ad X. Era stata l’ultima ad essere incatenata e si aspettava che a quel punto le ancelle uscissero, per poi immergersi indisturbata in quel suo spazio mentale notturno.
Le ancelle invece rimasero e si misero ad armeggiare tutte insieme fra le sue gambe. Valeria si sentì infilare nella vagina un oggetto. Quasi contemporaneamente anche il suo ano subì lo stesso destino.
Si trattava di un fallo in silicone dalle notevoli dimensioni ed a forma di pene, e di un plug ogivale, entrambi trattenuti in posizione da una sorta di robusto perizoma in cuoio. Un'asola consentiva di variare la distanza che separava il fallo del plug, ed una protuberanza dalle dimensioni di una mezza oliva gigante andava a premerle contro il clitoride.
Aveva trattenuto il fiato e si era morsa le labbra, ma in effetti, nonostante le dimensioni, li aveva sentiti scivolare dentro di sé senza provare dolore. Quel grosso pene di silicone le provocò una sensazione quasi piacevole, tanto che le pareti interne della sua vagina iniziarono a secernere umori; al contrario, il plug nell’ano lo trovava sgradevole. Un riflesso fisiologico le faceva sentire il bisogno di espellerlo e questa necessità andava a prevalere su qualsiasi altra, rendendole difficile anche solo pensare ad altro.
Non appena le ancelle uscirono dalla camerata il marchingegno fra le sue gambe iniziò a vibrare, compresa la parte che le premeva contro il clitoride. Valeria tentò di sfuggire da quella stimolazione indesiderata delle sue parti più intime e sensibili, ma incatenata ai vertici del lettino poté soltanto dimenarsi e contorcersi in modo assai limitato. Come se non bastasse, i suoi stessi movimenti produssero in lei un effetto opposto a quello che desiderava. Avrebbe voluto contrastare l’eccitazione che montava in lei, opporsi a quella stimolazione meccanica, ma constatarsi in totale balia di quanto accadeva, con quelle catene che la obbligavano a subire, la fecero sentire preda e perse il controllo quasi immediatamente. L’ultimo disperato tentativo con cui sperò di sfuggire al dispositivo, fu provare a concentrarsi sulle cose sgradevoli ed umilianti a cui l'avevano sottoposta in quei giorni. Sfortunatamente, nello stato in cui si trovava, quelle immagini mentali le risultarono provocanti e stimolanti sessualmente e sortirono l’effetto opposto, facendole perdere definitivamente il controllo.
Sguardo fisso sul monitor, Frau Helga osservava Valeria che si dimenava. I capezzoli turgidi, la bocca socchiusa, con la ragazza che si leccava le labbra mugolando di piacere ed ansimando, ormai preda di un’eccitazione sessuale che non poteva sopprimere in alcun modo. Felice come una bambina che sforna la sua prima torta, la donna aveva trovato la soluzione al suo problema. Erano bastati meno di cinque minuti e quella troietta si era trasformata in una cagnetta in calore che viveva solo il presente. Inarcava la schiena e muoveva il capo, era chiaro che avrebbe fatto di tutto per quell'orgasmo di cui ormai sentiva il bisogno.
Frau Helga premette il pulsante “STOP” del telecomando e l’arnese fra le gambe di Valeria smise di vibrare. Continuò ad osservare il monitor, ansiosa di vedere come la situazione si sarebbe evoluta. Inizialmente, sul viso di Valeria era comparsa un’espressione affranta per l'orgasmo che le era stato negato, ma trascorsi una decina di minuti, le cose erano cambiate e su quel volto si leggeva il desiderio di dormire, così che il sonno sopisse la rabbia per quella privazione.
Con un sorriso compiaciuto Frau Helga afferrò il telecomando e premette il pulsante “SET”. In sequenza impostò: off-time 20, on-time 10, increase off-time 5, decrease on-time 1, cycle 10, enter. Sul display touch screen comparve un pulsante virtuale rosso, con in mezzo la scritta “START”.
Nel corso della notte, l'oggetto avrebbe vibrato per periodi progressivamente più brevi, disattivandosi invece per periodi sempre più prolungati. Sempre sessualmente eccitata, ma senza privarla del sonno ristoratore, alla ragazza sarebbe stato impossibile trovare spazi e tranquillità per immergersi nei propri pensieri, come aveva fatto sino ad allora.
Compresa l’impossibilità di resistere ,Valeria si rassegnò, abbandonandosi completamente alla manipolazione del suo corpo e della sua mente. Erano trascorse tre settimane da quando era stata aggregata alle altre ed insieme a loro seguiva un percorso di rieducazione forzata, che l’avrebbe trasformata in una schiava sessuale. Se nelle prime fasi dell’addestramento la sua l’intelligenza, l’intuito e la sua personalità erano riuscite a creare uno scudo al “brainwashing”, quella sua “debolezza” l’aveva posta alla mercé dell’organizzazione.
Fuggire dalla fortezza era impossibile, provarci dalla sua successiva destinazione poteva allora essere un ragionamento sensato. Fu questa riflessione a convincerla, al punto che decise addirittura d’impegnarsi in modo da diventare la migliore e distinguersi dalle altre, diventando la più ambita delle schiave. Un ragionamento sensato, che allo stesso tempo rappresentava un grande azzardo. Cosa poteva produrre in lei quel trattamento? Sarebbe stato reversibile, oppure no?
Una manipolazione che aveva basi scientifiche e non puntava affatto ad “inventare”.
L’ipnotismo non esiste, se non in forme terapeutiche, ben diverse dagli spettacoli degli illusionisti, dove si fa credere al pubblico che sia possibile far fare ad un individuo qualsiasi cosa, anche contro la propria volontà e senza che ne abbia coscienza.
La terapia studiata dall’organizzazione e perfezionata da Frau Helga puntava a far emergere e prevalere alcune caratteristiche ancestrali ed innate in qualsiasi donna. Essere libere da responsabilità di scelta, declinare il controllo, dar libero sfogo agli istinti ed alle pulsioni senza alcun tabù. Apprendere il piacere sessuale in tutte le sue forme, saperlo dispensare e goderne, la consapevolezza di essere oggetto di un desiderio enorme.
Una droga del piacere, per la quale Valeria e le altre avrebbero sviluppato una dipendenza fisica e psicologica.
Quando Frau Helga fu convinta che tutte le ragazze fossero state trasformate con successo in schiave sessuali, avvisò l'organizzazione, che decise la data dell'asta.
Un evento che si sarebbe svolto come un party-esibizione, in cui le schiave in vendita sarebbero state presentate ai potenziali acquirenti, che se le sarebbero poi contese nell’asta vera e propria. Potenti e facoltosi, sia singoli che coppie, tutti selezionati ed invitati dall’organizzazione. Sarebbero arrivati da ogni parte del mondo per accaparrarsi una bellissima e docile schiava sessuale, pronta a soddisfare qualunque loro desiderio e perversione. (continua)
Per commenti e suggerimenti all'autore: eldoradom@elude.in
Sapeva ormai a memoria tutto il curriculum di quell’ultima arrivata, quella “problematica”, e doveva rapidamente escogitare qualcosa che impedisse a Valeria di pensare durante la notte, evitando che la ragazza riuscisse a conservare una parte di quell’identità originaria che le andava invece cancellata. Confidava che l’osservazione attenta di qualche nuovo dettaglio la ispirasse, ma fu ripassando per l’ennesima volta il suo stesso report che ebbe l’illuminazione. La soluzione era nel passo dove puntualizzava come Valeria fosse sessualmente molto calda, al punto da perdere immediatamente il controllo non appena iniziava ad eccitarsi.
Quando fu accompagnata dalle ancelle nella camerata, tutto le parve svolgersi nei modi usuali di ogni sera. Le imprigionarono i polsi e le caviglie nei collari, quelli posti alle estremità delle brevi catene fissate ai vertici del letto e che la costringevano in una posizione ad X. Era stata l’ultima ad essere incatenata e si aspettava che a quel punto le ancelle uscissero, per poi immergersi indisturbata in quel suo spazio mentale notturno.
Le ancelle invece rimasero e si misero ad armeggiare tutte insieme fra le sue gambe. Valeria si sentì infilare nella vagina un oggetto. Quasi contemporaneamente anche il suo ano subì lo stesso destino.
Si trattava di un fallo in silicone dalle notevoli dimensioni ed a forma di pene, e di un plug ogivale, entrambi trattenuti in posizione da una sorta di robusto perizoma in cuoio. Un'asola consentiva di variare la distanza che separava il fallo del plug, ed una protuberanza dalle dimensioni di una mezza oliva gigante andava a premerle contro il clitoride.
Aveva trattenuto il fiato e si era morsa le labbra, ma in effetti, nonostante le dimensioni, li aveva sentiti scivolare dentro di sé senza provare dolore. Quel grosso pene di silicone le provocò una sensazione quasi piacevole, tanto che le pareti interne della sua vagina iniziarono a secernere umori; al contrario, il plug nell’ano lo trovava sgradevole. Un riflesso fisiologico le faceva sentire il bisogno di espellerlo e questa necessità andava a prevalere su qualsiasi altra, rendendole difficile anche solo pensare ad altro.
Non appena le ancelle uscirono dalla camerata il marchingegno fra le sue gambe iniziò a vibrare, compresa la parte che le premeva contro il clitoride. Valeria tentò di sfuggire da quella stimolazione indesiderata delle sue parti più intime e sensibili, ma incatenata ai vertici del lettino poté soltanto dimenarsi e contorcersi in modo assai limitato. Come se non bastasse, i suoi stessi movimenti produssero in lei un effetto opposto a quello che desiderava. Avrebbe voluto contrastare l’eccitazione che montava in lei, opporsi a quella stimolazione meccanica, ma constatarsi in totale balia di quanto accadeva, con quelle catene che la obbligavano a subire, la fecero sentire preda e perse il controllo quasi immediatamente. L’ultimo disperato tentativo con cui sperò di sfuggire al dispositivo, fu provare a concentrarsi sulle cose sgradevoli ed umilianti a cui l'avevano sottoposta in quei giorni. Sfortunatamente, nello stato in cui si trovava, quelle immagini mentali le risultarono provocanti e stimolanti sessualmente e sortirono l’effetto opposto, facendole perdere definitivamente il controllo.
Sguardo fisso sul monitor, Frau Helga osservava Valeria che si dimenava. I capezzoli turgidi, la bocca socchiusa, con la ragazza che si leccava le labbra mugolando di piacere ed ansimando, ormai preda di un’eccitazione sessuale che non poteva sopprimere in alcun modo. Felice come una bambina che sforna la sua prima torta, la donna aveva trovato la soluzione al suo problema. Erano bastati meno di cinque minuti e quella troietta si era trasformata in una cagnetta in calore che viveva solo il presente. Inarcava la schiena e muoveva il capo, era chiaro che avrebbe fatto di tutto per quell'orgasmo di cui ormai sentiva il bisogno.
Frau Helga premette il pulsante “STOP” del telecomando e l’arnese fra le gambe di Valeria smise di vibrare. Continuò ad osservare il monitor, ansiosa di vedere come la situazione si sarebbe evoluta. Inizialmente, sul viso di Valeria era comparsa un’espressione affranta per l'orgasmo che le era stato negato, ma trascorsi una decina di minuti, le cose erano cambiate e su quel volto si leggeva il desiderio di dormire, così che il sonno sopisse la rabbia per quella privazione.
Con un sorriso compiaciuto Frau Helga afferrò il telecomando e premette il pulsante “SET”. In sequenza impostò: off-time 20, on-time 10, increase off-time 5, decrease on-time 1, cycle 10, enter. Sul display touch screen comparve un pulsante virtuale rosso, con in mezzo la scritta “START”.
Nel corso della notte, l'oggetto avrebbe vibrato per periodi progressivamente più brevi, disattivandosi invece per periodi sempre più prolungati. Sempre sessualmente eccitata, ma senza privarla del sonno ristoratore, alla ragazza sarebbe stato impossibile trovare spazi e tranquillità per immergersi nei propri pensieri, come aveva fatto sino ad allora.
Compresa l’impossibilità di resistere ,Valeria si rassegnò, abbandonandosi completamente alla manipolazione del suo corpo e della sua mente. Erano trascorse tre settimane da quando era stata aggregata alle altre ed insieme a loro seguiva un percorso di rieducazione forzata, che l’avrebbe trasformata in una schiava sessuale. Se nelle prime fasi dell’addestramento la sua l’intelligenza, l’intuito e la sua personalità erano riuscite a creare uno scudo al “brainwashing”, quella sua “debolezza” l’aveva posta alla mercé dell’organizzazione.
Fuggire dalla fortezza era impossibile, provarci dalla sua successiva destinazione poteva allora essere un ragionamento sensato. Fu questa riflessione a convincerla, al punto che decise addirittura d’impegnarsi in modo da diventare la migliore e distinguersi dalle altre, diventando la più ambita delle schiave. Un ragionamento sensato, che allo stesso tempo rappresentava un grande azzardo. Cosa poteva produrre in lei quel trattamento? Sarebbe stato reversibile, oppure no?
Una manipolazione che aveva basi scientifiche e non puntava affatto ad “inventare”.
L’ipnotismo non esiste, se non in forme terapeutiche, ben diverse dagli spettacoli degli illusionisti, dove si fa credere al pubblico che sia possibile far fare ad un individuo qualsiasi cosa, anche contro la propria volontà e senza che ne abbia coscienza.
La terapia studiata dall’organizzazione e perfezionata da Frau Helga puntava a far emergere e prevalere alcune caratteristiche ancestrali ed innate in qualsiasi donna. Essere libere da responsabilità di scelta, declinare il controllo, dar libero sfogo agli istinti ed alle pulsioni senza alcun tabù. Apprendere il piacere sessuale in tutte le sue forme, saperlo dispensare e goderne, la consapevolezza di essere oggetto di un desiderio enorme.
Una droga del piacere, per la quale Valeria e le altre avrebbero sviluppato una dipendenza fisica e psicologica.
Quando Frau Helga fu convinta che tutte le ragazze fossero state trasformate con successo in schiave sessuali, avvisò l'organizzazione, che decise la data dell'asta.
Un evento che si sarebbe svolto come un party-esibizione, in cui le schiave in vendita sarebbero state presentate ai potenziali acquirenti, che se le sarebbero poi contese nell’asta vera e propria. Potenti e facoltosi, sia singoli che coppie, tutti selezionati ed invitati dall’organizzazione. Sarebbero arrivati da ogni parte del mondo per accaparrarsi una bellissima e docile schiava sessuale, pronta a soddisfare qualunque loro desiderio e perversione. (continua)
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