Infermiere ma un po particolare 3.
di
Franco018.
genere
dominazione
Dal primo giorno era passato un mese circa e negli spostamenti da casa al luogo di lavoro, non mi facevano più indossare il cappuccio: Ormai si fidavano cecamente di me. Dove lavoravo era realmente un castello che imparai a conoscere in tutti i suoi locali. Talvolta rimanevo a mangiare lì dove cucinavano benissimo ed il cibo era ben innaffiato con vini di un certo valore ed il pomeriggio, mi trattenevo altre ore a dedicarmi alle ragazze destinate ai piaceri dei benestanti che le ricevevano in tutta Italia ed all'estero. Dopo il mio primo mese, al secondo da poco iniziato, ci fu il cambio delle ragazze e per me riniziò l'impegno di sempre: visitarle, controllarle tutti i giorni e poi fui gratificato nel farmi "provare" le nuove "allieve" infatti mi proposero di collaborare nell'esercitare le future puttane d'alto bordo facendomi fare dei pompini, poi leccarmi ai punti più sensibili nell'uomo in genere, perciò fui leccato alle palle, al buco del culo, ai capezzoli, tutto questo si svolgeva accanto ad una donna che faceva da istruttrice alle ragazze. Questo lavoro mi piaceva alla follia, perché spupazzavo ragazze superfiche, guadagnavo un sacco di soldi e spesso, trovando agli arrivi delle "novizie" alcune già sverginate, potevo scoparmele ed incularle liberamente godendo da impazzire. Chiaro che cambiai casa ed acquistai l'auto dei miei sogni: una fuoristrada lussuosissima, accessoriatissima che poi usai per andare anche al castello ed il guidarla sulle curve della strada di collina, mi eccitava pazzamente. Che godimento! Un giorno arrivo al castello tutto contento di passarmela bene ma subito dal sogno ritorno alla realtà perché mi avvisano che una delle ragazze ha tentato di impiccarsi, così corro al dormitorio e trovo una morona da infarto, sdraiata sul letto che sbavava ed aveva gli occhi che sembravano fossero fuori dalle orbite. Vado subito a sentirle i battiti del cuore che erano deboli ed in più il suo respiro era un rantolare da impressionare. Prontamente preparo un farmaco in una siringa e glielo inietto su un braccio per poi ascoltare il battito cardiaco col fonendoscopio che sento riprendere il ritmo normale, sinusale, poi passo a praticarle un'altra iniezione intramuscolare sulla natica e, passati alcuni minuti, sento il respiro meno debole ed il pallore alle guance, lascia lo spazio ad un normale rossore. La faccio sollevare e le do da bere acqua per darle poi una compressa che ingoia subito e la faccio poi trasferire su una barella alla stanza adibita ad infermeria. Lì la vedo addormentarsi e chiamo il signore che ormai chiamavo per nome Alberto, dandoci tra noi del tu. Gli dico che la ragazza è salva e lui chiama un inserviente che riceve l'ordine di mettere nella mia auto una scatola di bottiglie di vino tedesco del Reno. Ringrazio per il graditissimo pensiero e, lasciandolo, passo a visitare le ragazze per verificare che tutto è a posto e vi assicuro che passare giornate a contatto strettissimo con quei bei pezzi di figa, mi provoca erezioni spaventosa che però posso infine gestire benissimo, grazie a quelle che non essendo vergini, mi permettono di scoparle e scaricare così la tensione interiore. In quel gruppo c'è una biondina che sembra una bambolina da collezione e, dato che, appunto, non è vergine, io posso scoparmela come, dove e quando voglio ed è veramente un bocconcino da gustarsi in tutti i suoi buchi naturali. Alberto mi raccomanda sempre di non bruciare tutte le mie energie che devono essere sempre valide nello svolgere il mio incarico ed io lo faccio contento perché al castello mi dedico al mio impegno interamente ma, quando c'è una ragazza non più illibata, allora me la porto a casa mia e me la spupazzo fino all'ultima goccia di sborra. Il godurioso lavoro continua sempre fruttuosamente e tranquillamente ma un giorno, nell'eseguire una punizione ad una ragazza che quasi stava riuscendo a scappare, dopo che l'avevo riempita di frustate dalle spalle ai fianchi, alle natiche ed alle cosce e dopo che l'avevo punzecchiata sul culo con gli aghi dorati, decisi di terminare con un clistere da tre litri e, quando infilai la cannula al culo, non mi accorsi che era svenuta.
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