Brigitta anale
di
alybas
genere
dominazione
Storia vera
Ero nel mio studio quando sentii una serie di voci femminili che discutevano animatamente. Mi alzai dalla poltrona dove ero seduto leggendo un libro e avvicinatomi al balcone non ebbi difficoltà a riconoscere le protagoniste del battibecco, le mie due vicine di casa, le due cognate: Sabine la francese che aveva sposato il fratello di Brigitta e quest’ultima, per l’appunto. I toni andavano sempre più accendendosi e sembrava quasi che addirittura potessero arrivare alle vie di fatto. Conoscevo e conosco ampiamente i dissapori esistenti fra le due e credetti che fosse un atto distensivo se fossi sceso a calmarle. Non ci pensai due volte, le conoscevo bene entrambe e sapevo della veemenza di Brigitta, anche se Sabine rossa in viso come un peperone non era da meno, devo dire, e il tono di voce che lei teneva sempre molto sommesso era invece assai alterato. Al mio arrivo la lite sembrò cessare immediatamente. Brigitta, mi salutò con enfasi e meno calorosamente, come al suo solito mi salutà Sabine, la quale abbassò immediatamente il tono chiedendomi scusa per la gazzarra. Chiesi a entrambe cosa stava succedendo ma nessuna delle due disse nulla, anzi Sabine con un sorriso forzato mi disse che tutto era a posto e che si era trattato di stupide liti fra parenti. Brigitta non parlò ma si capiva che non era dello stesso avviso e continuava a borbottare. Sabine mi salutò nuovamente e presa la macchina partì. Rimanemmo quindi io e Brigitta e scherzando sottolineai come fosse sempre la solita e lei mi rispose in maniera sgarbata, tipico del suo carattere impulsivo e per nulla facile a dominare. Brigitta rimase, si attardava, guardandomi come una gattona, di sottecchi, con desiderio, anzi ,i sembrava di poterne riconoscere una certa brama, poi si avvicino e sorridendo lascivamente mi disse: “so di non essere io il tuo oggetto del desiderio, ma prendimi lo stesso che ti costa posso farti da valvola di sfogo e io intanto ci facciamo un servizio come si deve”. Il pene era grosso, sentivo il desiderio forte di scaricare, Brigitta, era in calore e continuava a mostrarmi la sua evidente disponibilità, per cui pensai che si poteva fare, lei si avvicinò, mi toccò dove sapeva con la sua tipica confidenza, e capii che si doveva fare. Lei comprese che mi ero quasi convinto e rise felice. Brigitta non mi chiedeva mai nulla se non di essere chiavata nel modo più virile possibile, spesso subendo da me ogni sorta di rapporto senza un attimo di esitazione. Sapevo che mi adorava. Bastò la solita occhiata di assenso da parte mia. Chiesi con un filo di voce da te o da me? Lei sorrise e disse: non c’è tempo in garage, in preda alla frenesia inserii la chiavetta e aprii il garage, entrammo furtivi avvinghiati. A questo punto richiusi la saracinesca e ritornato sui miei passi senza parole la condussi in fondo, in una cameretta con un vecchio tavolino sul quale la feci poggiare. La spogliai, alla bella e meglio e lei seppe cosa le avrei fatto, mi conosceva sin troppo bene: l’avrei sodomizzata. Per far ciò le strappai con vigore le mutande di pizzo nero trasparenti. Brigitta rideva, sentendo lo strappo ma era già infoiata, vide subito il pene teso come un dardo che riluceva nelle mie mani, sapeva cosa doveva fare, ma tentò lo stesso di prenderlo in bocca rivoltandosi. Ci provava sempre ma io non lo permisi, le aprii, invece, le natiche e sentendolo Brigitta si impostò alla pecorina, subendo le mie sollecitazioni, predisposi tutto, in maniera perfetta, puntando a aprirla con delicatezza ma con irruenza. La leccai in ogni dove tra il buco fantastico e la vagina e Brigitta godette di queste mie attenzioni particolari, finché il pene non entrò nell'ano, con forza. Il buco del culo della donna non era affatto piccolo e le naticone mi seppero accogliere. Brigitta, era oramai abituata alla mia preferenza anale. Era fantastica, così i muscoli dello sfintere si erano oramai prolassati. Possedere Brigitta in quel modo era una vera gioia, estasiante e poi mentre inculavo Brigitta pensavo a Sabine la sua cognata francese che Brigitta odiava. Chissà come sarebbe stato averle insieme. Nella fantasia era possibile tutto. Brigitta subiva tutto ma quando tra un colpo e l’altro feci il nome di Sabine mi si rivoltò contro con ardore, tentando di scavallarmi ma io le assestai una serie di ceffoni e la infilzai nuovamente come un uomo deve saper fare puntando sempre più a sfondare il culo di Brigitta e lei ovviamente gradì molto. Non contento le aprii la camicetta spremendole con forza le tette come fossero due limoni maturi sbattendola con tutta la forza che avevo. La donna godeva, io la sentivo. Mugghiava e gemeva senza tregua. Possedevo Brigitta e pensavo a Sabine. Il pene fiottò in quell'istante tutta la sua carica nell'ano di Brigitta che si contorse impalata; ma io non le tolsi il pene ricominciando subito per una seconda volta. La donna iniziò allora a protestare, ma fu cosa di un attimo. Lei lo voleva assolutamente in vagina ma io non volevo la sua fica, non ero ancora sazio del suo ano per cui la abbassai con forza ancora di più sul tavolo e infischiandomene delle proteste aumentai l'andatura infilzandola sempre e solo nel culo. A lei non rimase che subire finché non finii di sfogarmi. Quello che segui dopo averla riempita a dovere fu un omaggio alle virtù femminili di Brigitta. Passai in rassegna ogni parte del suo corpo, succhiandole avidamente tutto il succhiabile, ciurrandole l’anima e facendola impazzire di godimento. Ad un tratto mi chiese di rivestirci e così facemmo. Mi prese per mano uscimmo dal garage e salite le scale come in stato d’ipnosi entrammo in ascensore. Lei premette il mio piano, arrivati aprii freneticamente la porta e richiusi subito. Volle prendere in mano l’iniziativa, e si inginocchiò davanti la porta chiusa iniziando un bocchino che mi portò in paradiso, fu instancabile e indimenticabile con quelle labbra e quella lingua che mi ritrovavo in ogni dove, mentre la sua bocca era diventata un forno. Sapeva seguire un ritmo straordinario senza che io dovessi fare nulla succhiava, ciurrava leccava, pene, scroto, base dei testicoli, buchetto del mio culo, insinuando con maestria le sue dita e io subivo i suoi assalti, impotente. Rallentava al momento giusto e ripartiva dalla punta del dardo e poi giù e poi su e ancora con una maestria eccezionale. Le mie gambe non ressero a lungo, fortunatamente mi sostenevo appoggiandomi a lei inginocchiata per un tempo che mi sembrò infinito e lei sempre più perfetta. Prese tutto in bocca, inghiotti, e scaricò il restante sul suo corpo fece tutto come se il mio seme fosse una crema preziosissima e rideva con gli occhi che le brillavano mentre faceva roteare la sua lingua impastata di saliva e orgasmo. Il mio orgasmo che le traboccava dalle labbra. La lasciai libera e lei provata fisicamente mi sorrise grata come sempre. Ero calmo ma mi bastò vedere Brigitta che si riaggiustava alla bene e meglio le mutandine di pizzo per farmelo rizzare nuovamente. Ebbi la forza di condurla sul lettone e anche a questo punto fu Brigitta ad impormi la scopata nella sua vagina glabra e io la scoprii nuovamente, accettai di buon grado dopo averle tolto la camicia, succhiandole in maniera alternata i capezzoli puntuti. In questa fase la donna riuscì a farmi dimenticare tutto tanto era la sua maestria e devo dire che fu molto complesso rispondere a lei oramai salita in cattedra e che sapeva dimenarsi in maniera eccezionale. Era difficile trattenersi con Brigitta ed infatti ben presto il mio pene vomitò la sua potenza, ancora. Scaricavo e scaricavo riempiendola come un otre. La magnifica scopata durò a lungo e Brigitta mi lasciò completamente spompato e quando per l’ennesima volta arrivai iniziò un nuovo show di arti orali che mi sconvolse e solo a conclusione, quando l’orgasmo non riuscì più ad uscire visibilmente soddisfatta mi sorrise mi baciò e mi disse: “non credo che almeno per oggi ne avrai da darne alla puttana francese…. Ho preso tutto io”. Con una smorfia le feci capire che stava dicendo delle sciocchezze ma lei mi disse”no mio caro riconosco gli occhi tu e Sabine scopate alle spalle di quel povero disgraziato di mio fratello”. Stronzi. Rimanemmo abbracciati era vero non avevo più voglia, ma a quel punto decisi di scendere per succhiarle la vagina e il culo. Lei mi chiese se non mi era bastato ma io continuai era meglio farla godere che sentirla parlare…..
Ero nel mio studio quando sentii una serie di voci femminili che discutevano animatamente. Mi alzai dalla poltrona dove ero seduto leggendo un libro e avvicinatomi al balcone non ebbi difficoltà a riconoscere le protagoniste del battibecco, le mie due vicine di casa, le due cognate: Sabine la francese che aveva sposato il fratello di Brigitta e quest’ultima, per l’appunto. I toni andavano sempre più accendendosi e sembrava quasi che addirittura potessero arrivare alle vie di fatto. Conoscevo e conosco ampiamente i dissapori esistenti fra le due e credetti che fosse un atto distensivo se fossi sceso a calmarle. Non ci pensai due volte, le conoscevo bene entrambe e sapevo della veemenza di Brigitta, anche se Sabine rossa in viso come un peperone non era da meno, devo dire, e il tono di voce che lei teneva sempre molto sommesso era invece assai alterato. Al mio arrivo la lite sembrò cessare immediatamente. Brigitta, mi salutò con enfasi e meno calorosamente, come al suo solito mi salutà Sabine, la quale abbassò immediatamente il tono chiedendomi scusa per la gazzarra. Chiesi a entrambe cosa stava succedendo ma nessuna delle due disse nulla, anzi Sabine con un sorriso forzato mi disse che tutto era a posto e che si era trattato di stupide liti fra parenti. Brigitta non parlò ma si capiva che non era dello stesso avviso e continuava a borbottare. Sabine mi salutò nuovamente e presa la macchina partì. Rimanemmo quindi io e Brigitta e scherzando sottolineai come fosse sempre la solita e lei mi rispose in maniera sgarbata, tipico del suo carattere impulsivo e per nulla facile a dominare. Brigitta rimase, si attardava, guardandomi come una gattona, di sottecchi, con desiderio, anzi ,i sembrava di poterne riconoscere una certa brama, poi si avvicino e sorridendo lascivamente mi disse: “so di non essere io il tuo oggetto del desiderio, ma prendimi lo stesso che ti costa posso farti da valvola di sfogo e io intanto ci facciamo un servizio come si deve”. Il pene era grosso, sentivo il desiderio forte di scaricare, Brigitta, era in calore e continuava a mostrarmi la sua evidente disponibilità, per cui pensai che si poteva fare, lei si avvicinò, mi toccò dove sapeva con la sua tipica confidenza, e capii che si doveva fare. Lei comprese che mi ero quasi convinto e rise felice. Brigitta non mi chiedeva mai nulla se non di essere chiavata nel modo più virile possibile, spesso subendo da me ogni sorta di rapporto senza un attimo di esitazione. Sapevo che mi adorava. Bastò la solita occhiata di assenso da parte mia. Chiesi con un filo di voce da te o da me? Lei sorrise e disse: non c’è tempo in garage, in preda alla frenesia inserii la chiavetta e aprii il garage, entrammo furtivi avvinghiati. A questo punto richiusi la saracinesca e ritornato sui miei passi senza parole la condussi in fondo, in una cameretta con un vecchio tavolino sul quale la feci poggiare. La spogliai, alla bella e meglio e lei seppe cosa le avrei fatto, mi conosceva sin troppo bene: l’avrei sodomizzata. Per far ciò le strappai con vigore le mutande di pizzo nero trasparenti. Brigitta rideva, sentendo lo strappo ma era già infoiata, vide subito il pene teso come un dardo che riluceva nelle mie mani, sapeva cosa doveva fare, ma tentò lo stesso di prenderlo in bocca rivoltandosi. Ci provava sempre ma io non lo permisi, le aprii, invece, le natiche e sentendolo Brigitta si impostò alla pecorina, subendo le mie sollecitazioni, predisposi tutto, in maniera perfetta, puntando a aprirla con delicatezza ma con irruenza. La leccai in ogni dove tra il buco fantastico e la vagina e Brigitta godette di queste mie attenzioni particolari, finché il pene non entrò nell'ano, con forza. Il buco del culo della donna non era affatto piccolo e le naticone mi seppero accogliere. Brigitta, era oramai abituata alla mia preferenza anale. Era fantastica, così i muscoli dello sfintere si erano oramai prolassati. Possedere Brigitta in quel modo era una vera gioia, estasiante e poi mentre inculavo Brigitta pensavo a Sabine la sua cognata francese che Brigitta odiava. Chissà come sarebbe stato averle insieme. Nella fantasia era possibile tutto. Brigitta subiva tutto ma quando tra un colpo e l’altro feci il nome di Sabine mi si rivoltò contro con ardore, tentando di scavallarmi ma io le assestai una serie di ceffoni e la infilzai nuovamente come un uomo deve saper fare puntando sempre più a sfondare il culo di Brigitta e lei ovviamente gradì molto. Non contento le aprii la camicetta spremendole con forza le tette come fossero due limoni maturi sbattendola con tutta la forza che avevo. La donna godeva, io la sentivo. Mugghiava e gemeva senza tregua. Possedevo Brigitta e pensavo a Sabine. Il pene fiottò in quell'istante tutta la sua carica nell'ano di Brigitta che si contorse impalata; ma io non le tolsi il pene ricominciando subito per una seconda volta. La donna iniziò allora a protestare, ma fu cosa di un attimo. Lei lo voleva assolutamente in vagina ma io non volevo la sua fica, non ero ancora sazio del suo ano per cui la abbassai con forza ancora di più sul tavolo e infischiandomene delle proteste aumentai l'andatura infilzandola sempre e solo nel culo. A lei non rimase che subire finché non finii di sfogarmi. Quello che segui dopo averla riempita a dovere fu un omaggio alle virtù femminili di Brigitta. Passai in rassegna ogni parte del suo corpo, succhiandole avidamente tutto il succhiabile, ciurrandole l’anima e facendola impazzire di godimento. Ad un tratto mi chiese di rivestirci e così facemmo. Mi prese per mano uscimmo dal garage e salite le scale come in stato d’ipnosi entrammo in ascensore. Lei premette il mio piano, arrivati aprii freneticamente la porta e richiusi subito. Volle prendere in mano l’iniziativa, e si inginocchiò davanti la porta chiusa iniziando un bocchino che mi portò in paradiso, fu instancabile e indimenticabile con quelle labbra e quella lingua che mi ritrovavo in ogni dove, mentre la sua bocca era diventata un forno. Sapeva seguire un ritmo straordinario senza che io dovessi fare nulla succhiava, ciurrava leccava, pene, scroto, base dei testicoli, buchetto del mio culo, insinuando con maestria le sue dita e io subivo i suoi assalti, impotente. Rallentava al momento giusto e ripartiva dalla punta del dardo e poi giù e poi su e ancora con una maestria eccezionale. Le mie gambe non ressero a lungo, fortunatamente mi sostenevo appoggiandomi a lei inginocchiata per un tempo che mi sembrò infinito e lei sempre più perfetta. Prese tutto in bocca, inghiotti, e scaricò il restante sul suo corpo fece tutto come se il mio seme fosse una crema preziosissima e rideva con gli occhi che le brillavano mentre faceva roteare la sua lingua impastata di saliva e orgasmo. Il mio orgasmo che le traboccava dalle labbra. La lasciai libera e lei provata fisicamente mi sorrise grata come sempre. Ero calmo ma mi bastò vedere Brigitta che si riaggiustava alla bene e meglio le mutandine di pizzo per farmelo rizzare nuovamente. Ebbi la forza di condurla sul lettone e anche a questo punto fu Brigitta ad impormi la scopata nella sua vagina glabra e io la scoprii nuovamente, accettai di buon grado dopo averle tolto la camicia, succhiandole in maniera alternata i capezzoli puntuti. In questa fase la donna riuscì a farmi dimenticare tutto tanto era la sua maestria e devo dire che fu molto complesso rispondere a lei oramai salita in cattedra e che sapeva dimenarsi in maniera eccezionale. Era difficile trattenersi con Brigitta ed infatti ben presto il mio pene vomitò la sua potenza, ancora. Scaricavo e scaricavo riempiendola come un otre. La magnifica scopata durò a lungo e Brigitta mi lasciò completamente spompato e quando per l’ennesima volta arrivai iniziò un nuovo show di arti orali che mi sconvolse e solo a conclusione, quando l’orgasmo non riuscì più ad uscire visibilmente soddisfatta mi sorrise mi baciò e mi disse: “non credo che almeno per oggi ne avrai da darne alla puttana francese…. Ho preso tutto io”. Con una smorfia le feci capire che stava dicendo delle sciocchezze ma lei mi disse”no mio caro riconosco gli occhi tu e Sabine scopate alle spalle di quel povero disgraziato di mio fratello”. Stronzi. Rimanemmo abbracciati era vero non avevo più voglia, ma a quel punto decisi di scendere per succhiarle la vagina e il culo. Lei mi chiese se non mi era bastato ma io continuai era meglio farla godere che sentirla parlare…..
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