L'insegnante zingaro.
di
Franco018.
genere
etero
Alle mie prime esperienze di insegnante, vengo destinato a tre paesini anche ben distanti tra loro. Perchè tre località e non una sola? Nei tre paesi c'era una classe unica infatti, terminate le Elementari, alcuni studenti continuavano alle Medie ed io, appunto, insegnavo alle Medie. In uno di questi paesi avevo trovato alloggio nella locanda che mi garantiva i pasti ed una camera. Io, quarantenne ero un biondo alto e ben aitante, molto apprezzato dalle mammine degli studenti. Al mattino avevo due ore di lezione a quel paesino, poi mi trasferivo alla seconda mia cattedra abbastanza vicino e, al pomeriggio andavo al terzo paese per fare due ore anche lì. La mia prima lezione fu indimenticabile perchè mi accolsero tutti al paese come fossi un importante personaggio e, dopo un caloroso saluto di uno dei genitori dei miei allievi, le mamme ed i papà mi donarono apprezzatissimi prodotti del luogo fatti da loro stessi: vino, salumi, formaggi, pane casareccio ed olio. Terminata la calorosa accoglienza, tutti se ne andarono via, lasciandomi coi rispettivi figli. Dimenticavo: i tre paesini si chiamavano Veroli, Casupole e Condiano. Dopo due ore a Veroli, partii subito, diretto a Casupole dove trovai i genitori ed i miei allievi che mi salutarono applaudendo e lì finì l'accoglienza. Terminate le lezioni, trovai al portone una bella, vistosa signora, mamma di un mio allievo, naturalmente, che mi propose di accettare il suo invito a pranzo, spiegandomi poi che si erano accordate tutte le mamme per dividersi la mia presenza a pranzo, per facilitarmi i movimenti del mio lavoro. Rimasto senza parole, accettai la proposta e la signora Elena, che poi seppi era sola col figlio Vittorio perchè vedova, mi condusse a casa sua. Mentre mangiavamo, discutevo con Vittorio su argomenti di storia e notavo che Elena ( ci si dava del tu ) era una bella donna: mora, formosa, cosce lunghe e tornite al giusto ed un viso da sogno! Terminato l'ottimo pranzo, dopo il caffè rimasi a stringere la mano ad Elena a lungo, fissandola negli occhi: quanto era bella! Salutai Vittorio e partii per Condiano. Giunto lì, trovai sulla piazzetta un vecchietto che si qualificò come bidello della scuola e mi accompagnò alla classe composta di pochi studenti. Mi accolse un solo "buongiorno Professore!" detto in coro e lì finì l'accoglienza. Dopo due ore di lezione, mi aspettavo di parlare e conoscere meglio loro e le famiglie ma tutto invece finì con " a domani, Professore!". Ripresi la mia auto e tornai a Veroli, alla locanda del passeggero dove alloggiavo. Il locale era condotto da Mario, un uomo sulla sessantina, dalla moglie Ada, cinquantenne e le loro due figlie gemelle venticinquenni, bionde, belle e molto accoglienti: Laura e Paola. Salutai tutti e portai in camera il ben di Dio donatomi dai verolesi. Cenai nella saletta ad un tavolo vicino a quello dei proprietari del locale e non potetti non osservare quanto erano messe bene le gemelle ed anche la loro mamma era ancora ben piacente. Dopo cena salii in camera mia per preparare la lezione del giorno dopo e, ad un certo punto sentii bussare alla porta.. Aprii e vidi Laura che mi proponeva un digestivo fatto dalei, così la feci entrare e, sorseggiando l'amaro d'erbe, parlammo della vita paesana e lei si sfogò per la monotona vita di paesino. In breve: dopo neanche mezz'ora, ci ritrovammo sul mio letto completamente nudi e lei prese ciucciandolo il cazzo che svettò subito in alto. Dopo carezze, lunghe leccate di figa, baci in bocca e succhiate di capezzoli, le allargai le cosce e la penetrai in figa lentamente e, ignaro della sua verginità, la sentii urlare soffocando il grido mordendosi le labbra e piagnucolando perchè aveva finalmente perso la verginità. Rimasi allibito e la accarezzai dolcemente e lei mi baciò tempestandomi di "grazie!" per averla liberata dall'impaccio dell'imene. Dopo che la possedetti nuovamente, si rivestì ricomponendosi e, prima di lasciarmi, mi baciò appassionatamente, annunciandomi che, dopo di lei, avrei dovuto occuparmi della gemella anche lei tristemente vergine a venticinque anni. Uscì simulando un bacio. Passa mezz'ora dalla visita di Laura e bussa alla porta Paola che entra senza mio permesso e mi dice che è venuta a portare via il bicchierino del digestivo ma, chiusa la porta, senza indugio, si spoglia completamente e s'infila sul letto al mio fianco. Conscio che ho un'altra verginità da eliminare, comincio a baciarla in bocca, poi scendo ai seni, mordicchiandole i capezzoli, passando poi all'ombelico e raggiungendo la sua fighina già sbrodolante di umori dolci ed aspri insieme, la lecco e succhio ciucciandola come una caramella. Poi mi sposto mettendomi col cazzo davanti alla sua figa e, apertole le cosce, le accosto il cazzo e spingo dentro lentamente e lei s'irrigidisce trattenendo il respiro, mordendosi le labbra e vedo che i suoi occhioni verdi lacrimano e singhiozza piangendo. io quasi mi sento colpevole di averla sverginata ma poi ci ragiono sopra e mi convinco che mi stanno entrambe usando per liberarsi della verginità ed allora la penetro fino in fondo all'utero ed inizio a scoparla energicamente ed i suoi lamenti si tramutano in gemiti di piacere ed io scopo, scopo, fino a sentire che sto per venirmene e, fatto uscire da dentro il cazzo, ben lubrificato dai suoi umori, la faccio voltare a pancia sotto e glielo appoggio all'ano iniziando a spingerlo dentro il suo bel culetto soffice e sodo da farla gridare dal dolore ma questa volta non sono clemente e glielo ficco tutto dentro infischiandomi del suo dolore. Finalmente me ne vengo e le scarico in culo un mare di sborra ma lei piange singhiozzando e, quando il cazzo si ammoscia sfilandosi dal culetto, Paola si gira e mi ficca la lingua in bocca baciandomi con passione. Dopo una breve sosta, le spalanco le cosce e la scopo nuovamente con foga etanto gusto, quando poi me ne vengo, le schizzo la sborra sul viso e finisco di venirmene dentro la sua bocca. Lei si ricompone e, datomi un bacio in bocca, se ne va via. Mi convinco che posso finalmente dormire ma non considero che due sorelle, per giunta gemelle, di norma si confidano tutto: gioie e dolori, ... conclusione ... senza bussare alla porta, eccoti Laura che, senza preamboli, reclama di avere diritto di essere inculata come sua sorella. Accidenti che diritti reclamano le gemelline! Rassegnatomi che la notte la passerò in bianco, dico a Laura di spogliarsi che le farò la festa. Lei si spoglia e s'infila nel mio letto. La bacio in bocca e le infilo un dito in figa per farla sborrare un poco, giusto per lubrificare il culetto da trapanare, quando sento che l'ano è ben superabile col cazzo, la faccio girare a pancia sotto e le accosto il cazzo al culo spingendo lentamente, godendomi il suo lamento di dolore che mi provoca una bella erezione durissima e con quel batacchio le sfondo il buchetto che si dilata assai e, quando sento che sto per godere, mi lascio andare e la inondo di sborra, sicuro e tranquillo di non avere creato conseguenze irreparabili. Dopo che lei si asciuga le lacrime, vengo preso da un raptus che mi porta ad incularla nuovamente ma questa volta non delicatamente come prima, anzi, la penetro servendomi della sborra che fuoriesce dall'ano favorendomi la penetrazione meno dolorosa ma sempre sconvolgente. La inculo vigorosamente e, quando sto per sborrare, la faccio voltare e le ficco il cazzo in bocca schizzandole tutta la sborra in gola. Rimaniamo un poco abbracciati e lei mi dice che domani i suoi genitori vanno a fare spesa alimentare per tutta la giornata ed avremmo il loro lettone disponibile per tutti e tre. Ci ragiono un attimo e, collegando che il tutti e tre significa io e le gemelle insieme, escogito subito un "piano d'azione", ovvero, al mattino avvertirò i tre paesi dove insegno, che sto male e non posso venire e a fare lezione. Lei va via ed io finalmente dormo.
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