Il ciclomotore.

di
genere
etero

La mia generazione conseguiva la patente di guida a ventun'anni, perciò, a diciott'anni fui premiato per il diploma di maturità ottenuto, con un ciclomotore che già avevo fatto presente a mia nonna, perchè vivevo con lei. Andammo insieme dal concessionario che mi insegnò ad usarlo correttamente e a provvedere alla manutenzione necessaria. Inutile dire che feci non so quanti chilometri al primo giorno e con quel meraviglioso e comodissimo motorino, andavo dappertutto felicissimo di non muovermi più a piedi. Un giorno però, preso dalla curiosità di provare l'ebrezza dell'alta velocità ( andava a 40 km all'ora ma a me sembrava di correre tanto quanto una Ferrari ), non rallentai in prossimità di una curva a gomito ed andai dritto contro un paracarro. Il ciclomotore si fermò non avendo più l'acceleratore girato manualmente e cadde per terra ma senza danni. Io invece riportai un ginocchio lesionato dallo strusciare sull'asfalto e la caduta mi provocò la frattura di una caviglia. Riuscii ad andare al vicinissimo Ospedale dove mi soccorsero e mi accompagnarono a casa dove mia nonna quasi ebbe un malore nel vedermi con uno stivaletto di gesso al piede e vari graffi più il ginocchio bendato. Domandò cosa era accaduto e gli infermieri miei amici, la rassicurarono che non era nulla da preoccuparsi e per precauzione mi avevano ingessato la caviglia, però dovevo farmi fare un bel pò di punture di un farmaco che ora non ricordo più. Mentre, dopo un poco di riposa seduto, mia nonna provvedeva a trovare chi mi avrebbe fatto le poco gradite iniezioni che sapevo avrebbero bruciato più del giusto, io presi la strada per arrivare al portone dell'Ospedale dove c'era ad attendermi il mio ciclomotore. Ci salii sopra e me ne tornai a casa. Al mio ritorno mia nonna mi comunicò che aveva trovato chi mi avrebbe curato e poi andò in farmacia a prendere il necessario. Il giorno dopo telefonai alla signora che mi avrebbe praticato le iniezioni, per darci un appuntamento. Sapevo dove si trovava e ci accordammo di farlo subito. Io presi il sacchetto di medicinali ed andai da lei. Quando la vidi rimasi allibito, paralizzato dalla sua avvenenza: era proprio bellissima, alta, mora, capelli lunghi fino alle spalle, le gambe da infarto ed un culo a mandolino, un seno prorompente ed un viso da incanto. Una gran fica! Mi diede la mano ed io quasi la trattenni nella mia, poi ci spostammo in cucina dove, sul fornello c'era il bollitore della siringa che borbottava ricordandomi che tra poco mi sarei beccato sul culo quell'ago erto che sembrava una spada al confronto di quelli di oggi, quasi impercettibili! Fortuna fu che quell'angelo vestito da donna, non so come ma non mi fece sentire un bel nulla ed il farmaco, assai bruciante, mi fu iniettato molto lentamente e lo potei ben sopportare. Quando finì la prima di una lunga serie, lei mi chiese se avevo provato dolore ma le risposi sorridendole che la sua mano è più leggera di una piuma e lei sorrise per poi avvicinarsi al mio viso per darmi un bacio sulla guancia. Io arrossi e lei mi consigliò di sedermi accanto a lei sul divano per verificare le reazioni a quel farmaco iniettatomi. Per ingannare il tempo mi disse che ero un bel giovanotto e chissà che bella sarebbe stata certamente la mia ragazza ma io dovetti deluderla e le dissi che non ne avevo avuta mai fino a quel momento. Lei s'avvicinò e si dimostrò meravigliata di ciò perché per lei ero un bel ragazzo e mi stampò un altro bacio ma vicino alla bocca, sorridendomi. Poi mi fece scorrele la sua mano sulla mia coscia e andò a sfiorarmi il pacco che già si stava smuovendo. Poi però mi sentì la fronte per verificare che non si fosse alzata la temperatura e così si alzò in piedi e m'accompagnò alla porta di casa e mi salutò aggiungendo un altro bacio sulla guancia però. Tornai da mia nonna che mi aspettava sulla porta e mi chiese come era andata la puntura. La ringraziai per avermi mandato da quella gentilissima e bravissima signora nel praticare iniezioni con una mano leggera che non mi fece sentire nulla. Lei fu felice e, al secondo giorno tornai dalla morona quasi non vedendo l'ora di farmi punzecchiare il culetto. Quel giorno fu tutto indolore come alla prima fiala e dopo ci rimettemmo sul divano e lei mi si avvicinò per verificare le reazioni probabili ma io ero diventato rosso come un gambero ed il mio cazzo prendeva una forma molto sfacciata perchè si stava erigendo e lei non pote' non notarlo, infatti mi mise la mano sulla coscia, risalendo poi all'inguine, contemporaneamente mi bacia sulla guancia e scorre con le labbra fino alle mie e m'infila la lingua in bocca. Subito dopo si ferma e mi chiede se ho già fatto l'amore ma le rispondo a malincuore che non sò proprio farlo e lei si alza e mi prende per mano, guidandomi sul suo lettone dove mi fa sedere ed inizia a sfilarmi la maglietta, i pantaloni e dopo le mutande. Mi fa sdraiare e si spoglia molto lentamente: apre la vestaglia che cade in terra, sfila il reggiseno, toglie le mutandine e slaccia il reggicalze e le calze fumè che la facevano ancora più eccitante ed io sentii il cazzo gonfiarsi ingrossando assai. Si sdraiò vicino a me e disse che come prima lezione mi avrebbe insegnato a baciare in bocca e lo fece così' bene che quasi sborravo nell'eccitarmi. Passò poi a prendere il cazzo in bocca e, mentre mi spompinava, mi fece aprire le cosce ed appoggiò il dito Indice all'ano che spinse lentamente in parte dentro e fece un su e giù. La cosa mi eccitò molto e poi mi disse di andare a leccarle la figa che, appena la sfiorai con la lingua, vidi che da lì uscivano delle goccioline che sentii avevano un sapore proprio come il dolce insieme all'acidulo della albicocca; veramente gustosa. Lei mi prese il cazzo guidandolo dentro alla fighina e diede un contraccolpo per essere penetrata a fondo. Mi guidò sull'andare su e giù ed ero così teso che me ne venii quasi subito e lei mi sorrise aspettandosi ciò. Mi baciò in bocca e poi prese nuovamente il cazzo in bocca e lui si rimise subito sull'attenti e lei se lo rimise in figa, raccomandandomi di trattenermi il più possibile per godere di più ambedue. La scopai lentamente ma ad un certo punto non fui più capace di resistere e le diedi dei bei colpi di reni, sborrandole un fiume di sperma che non finiva mai. Mi meravigliai di me stesso e, quando lei mi disse che ci saremmo rivisti al domani, io sentii il cazzo rinsavirsi e, senza che lei potesse reagire, glielo rinfilai dentro e la scopai nuovamente godendo da matti. Lei fu felicissima e mi abbracciò riconoscendo che avevo seguito bene le sue lezioni di sesso. La settimana fu dedicata per tantissime volte alla sua figa ma alla prossima lei mi disse che era la volta del suo culetto ed io non vedevo l'ora di sodomizzarmela. Mi fece leccare a lungo il culo e le infilai un poco la lingua nell'ano, dopo mi diede il tubetto del gel che glielo spandei sull'ano ed un poco anche sul mio glande. Lei si mise in ginocchio sul letto e mi chiese di entrarle dentro con delicatezza ed io iniziai a spingere dentro piano, piano, sentendo le pareti che si stringevano ed allentavano e, quando capii che stavo tutto dentro di lei, le sborrai tutto dentro, vedendo in seguito un rigagnolo di sborra fuoriuscire. Sfilai il cazzo e lei corse subito a leccarlo pulendomelo a fondo. Volli poi dedicarmi di nuovo alla sua figa e, infilalo qua, infilalo là, me ne venni per altre volte non sò più quante!Poi però le dapprima sgradite iniezioni che poi furono ben sopportate, finirono e così ci si poteva incontrare solo fuori paese dove davamo sfogo ai nostri istinti.
scritto il
2019-04-24
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