Un eccitante lavoro 5.
di
Franco018.
genere
bondage
Il nuovo giorno iniziò preparandomi per il lavoro di sempre e, mentre appunto, ero preso ad indossare la tuta, sentii entrare Giovanna che, senza esitare, si sfilò sotto il saio le mutandine e si sdraiò su balle di paglia con le cosce allargate, offrendomi la sua fighina già sbrodolante di umori. Non stettia pensarci sopra e aprii la patta della tuta estraendo il cazzo già duro e ben gonfio. La penetrai senza neanche una lubrificatina di saliva e, quando sentii che me ne stavo venendo, glielo sfilai dalla figa e lo poggiai alla sua bocca per scaricarle tutta la sborra in gola. Lei inghiottì tutto e poi mi ripulì con la lingua e, rimettendosi le mutandine, se ne uscì fuori e mi attese per andare da Maria e Lucia che si erano già spogliate e stese a gambe aperte sul materasso. Vedendole così, mi spogliai velocemente e e mi misi a leccare la figa ad una e poi all'altra. Vidi che Lucia era un poco restia a lasciarsi andare, mentre Maria già aveva la figa bagnatissima e così approfittai di lei per possederla. mentre le leccavo le orecchie, le accostai il cazzo alla figa e lo spinsi dentro e, al contatto con l'imene, la penetrai subito senza esitare e lei gridò dal dolore, poi, dopo una lunga cavalcata, le sborrai tutto in bocca. Maria si scostò da parte sul materasso e, stando presente anche Giovanna che si sditalinò per tutta la scopata con Maria, dissi a Lucia di togliersi le mutandine che aveva tenuto come "muro di protezione", per il gran timore che stava sentendo in se. Visto però che Lucia non veniva a sdraiarsi vicino a me, dissi a Giovanna che la spingesse da me ma la "novizia" del rito del cazzo, s'impuntò così, aiutato da Giovanna, la feci stendere sul materasso a pancia sotto e le diedi una sonora sculacciata che, dopo vari colpi assestati sonoramente, la fece piangere a lungo. La rigirai e, le misi in mano il cazzo già durissimo e gonfio più del solito. Quando lei abbassò lo sguardo e notò le dimensioni notevoli, disse che non voleva più fare quell'esperienza ma, scambiandoci un'occhiata io, Giovanna e Maria, ordinai a Maria di tenerle ferme le gambe aperte ed a Giovanna di bloccarle le braccia. Quando fui certo che non si poteva più muovere, mi diedi un'insalivata al glande e lo accostai alla figa che sembrava stringersi sempre di più ma non ci pensai più e la scopai con la delicatezza di una perforatrice di pietra. Lei gridò e subito Giovanna le tenne chiusa la bocca con una mano e, dopo che me ne venni sulle sue cosce, Maria mi prese il cazzo in bocca e lo ripulì tutto. Dopo una breve pausa, riscopai Lucia facendola però godere molto, tanto che lei, dopo che le avevo sborrato sui seni,mi chiese di scoparla ancora ed io risi dicendole che col tempo le avrei fatto recuperare le scopate perdute nell'adolescenza. Poi chiesi a Maria se voleva farsi fare il culetto e mi rispose di rimandare al giorno dopo. Decisi di dedicarmi al mio lavoro e me ne andai via salutandole tutte e tre. Nell'uscire dai magazzini, mi trovai difronte la Superiora che mi chiese cosa stavo facendo lì e risposi che avevo notato tante cose rovinate e perciò inutili, da buttare. Mi ringraziò per l'impegno che mettevo nel lavoro e mi mise a disposizione il furgone per liberare i magazzini, cosa che feci subito caricando i materassi ben insanguinati che la Superiora non doveva assolutamente vedere. Il giorno dopo chiesi alla Superiora se potevo chiedere un aiuto alle suore nel caricare il furgone e ripulire i magazzini. Acconsentì e, dopo che cercai Giovanna e Maria, le dissi di lavorare con me al magazzino e liberarlo con passeggiata col furgone. Entrammo insieme nel locale e, dopo doppia scopata ed inculata, ci mettemmo a lavorare.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Un eccitante lavoro 4.racconto sucessivo
Il ciclomotore.
Commenti dei lettori al racconto erotico