Panna

di
genere
etero

Buona nei dolci, ottima nel caffé, magnifica lì da dove la stava lentamente assaporando ora. Delizia per il palato e contemporaneamente per gli occhi, ed i sensi tutti, mentre ad ogni passaggio della lingua sparendo scopriva un po’ del seno della donna.
Non erano certo una novità per lui quelle coppe piene, le aveva guardate, toccate, baciate, leccate per ore, ammaliato, sempre senza che il fascino che esercitavano su di lui diminuisse. Quel giorno era rincasato da lavoro più allegro del solito, sapendo di trovare ad attenderlo la donna che amava, e che abitando per lavoro in città diverse non vedeva da due settimane.
Appena entrato era stato raggiunto dalla musica soffusa, e dalla voce delicata di Enya, aveva appeso la giacca all’appendiabiti, e si era lasciato guidare dalla musica verso la camera da letto. Aveva aperto la porta lasciata socchiusa, l’unica luce data da un’abat-jour, le persiane chiuse, le tende tirate, lei distesa sulle lenzuola ad aspettarlo, le braccia allungate sopra la testa, nuda, ad eccezione del piccolo perizoma nero, e della panna bianca che le copriva il seno, immobile anche dopo averlo visto entrare, gli occhi semichiusi, la lingua a sfiorare lievemente le proprie labbra per un istante.
Ancora vestito si era chinato su di lei, aveva affondato il viso nella montagna di panna, panna tra i capelli, panna sulla camicia, iniziando a leccarla, una mano a cercare la mano di lei, e a stringerla, l’altra a scorrere sulla pelle verso il basso, sul perizoma prima, dentro subito dopo, sfiorandola dolcemente tra le gambe, continuando con la lingua a farsi strada tra la panna.
Con quella panna si era riempito la bocca, risalendo pian piano sino a quella della donna, per quasi soffocarla in un lunghissimo bacio in cui, spingendo la lingua tra le sue labbra per cercarne la gemella ed accarezzarla, contemporaneamente divideva la panna.
Lei con gli occhi chiusi, il respiro rotto dalle sensazioni che le dava la mano che la toccava, ora meno lievemente che all’inizio, tra le gambe, mentre mangiava dalla bocca dell’uomo con la mano libera gli sbottonava i pantaloni, infilando la mano nei boxer, trovandolo già duro, muovendolo dolcemente, iniziando a giocarci.
Gli occhi di entrambi, aperti per un attimo, ad incrociarsi, lucidi, felici, entrambi ritrovandosi a pensare che non vedersi per un po’ era una punizione sopportabile, se quella era la ricompensa.
Occhi di nuovo chiusi, un lungo bacio sul collo della donna, talmente lungo da lasciar il segno, quasi un marchio, le mani a muoversi e stimolare senza sosta, i pantaloni che finalmente scivolano via, subito seguiti dal perizoma e dai boxer, entrambi in estasi, e consapevoli di esser solo all’inizio, il meglio ancora ad attenderli.
di
scritto il
2009-11-26
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