Il pipistrello. Atto I, scena II
di
Beinhorn
genere
trio
Nel momento esatto in cui la signora Rosalinde riceveva, con grande ed estrema, nonché reciproca, soddisfazione, fiotti di generoso sperma nelle proprie viscere, suo marito, il conte Gabriel Von Eisenstein, e l’avvocato Blind stavano discutendo seduti ad uno dei tavoli appartati del Caffè Schwarzenberg.
Il conte era un uomo di quasi cinquant’anni dal fisico corpulento e abbastanza appesantito dalla sedentarietà. Due grandi favoriti incorniciavano la faccia tonda e rubizza. I capelli, non troppo corti e abbastanza mossi, avevano striature laterali grigie. Indossava vestiti eleganti, degni della sua posizione sociale.
Blind aveva qualche anno in meno. Un fisico molto più asciutto e un viso imberbe. Era riconosciuto come uno dei più apprezzati legali dell’alta società viennese e viveva una vita parecchio agiata proprio per questo motivo.
La settimana prima si era svolta l’udienza di appello in cui il conte, imputato di oltraggio a pubblico ufficiale, era stato condannato a tre giorni di carcere.
La discussione tra i due appariva oltremodo accesa. Blind, il cui imbarazzo era palpabile, stava subendo una accalorata reprimenda dal conte per via dell’ordinanza del giudice ricevuta il giorno precedente. Avrebbe dovuto consegnarsi la sera stessa al carcere di Alsergrund per iniziare la pena comminata.
Blind, dal canto suo, non poteva nascondere la sufficienza con cui aveva gestito il caso del nostro conte. Preso da mille impegni, ben più gravosi, aveva investito dell’affare uno dei suoi associati, forse il peggiore dei suoi assistenti, e questo ne era il risultato.
Ora, nessuno è mai felice di consegnarsi ai propri carcerieri, ma Von Eisenstein era furioso per una ragione semplice: quella sera ci sarebbe stata la festa del principe Orlofsky e per nulla al mondo avrebbe voluto perderla. Possibile che quell’insignificante leguleio non fosse stato in grado di chiedere e ottenere una proroga?
“Voi siete un incapace, caro Herr Blind”, urlò strozzato e paonazzo il conte.
“Ma… Io, temo di avere fatto il poss…”, disse, provando a giustificarsi il povero avvocato.
“Affatto. Voi non capite. La festa di stasera è di capitale importanza. La mia presenza è ASSOLUTAMENTE necessaria. Ne va della mia reputazione. Molto più di qualche stupido buffetto che possa avere dato a quell’idiota di poliziotto quella sera. Voi dovete fare qualcosa altrimenti, quanto è vero iddio, non avrete un soldo da me. Anzi, considerate chiusa la vostra collaborazione con me.”
Disse questo tutto in un fiato, restando quasi in apnea.
Detto ciò, travolto dall’ira, estrasse dal panciotto il libretto degli assegni e la stilografica. E iniziò a compilare il primo foglio libero.
“Tenetevi i vostri duecentocinquanta marchi e sparite dalla mia vista”
“Ma si era pattuito che…”
“Oh, piantatela con il piagnisteo. Ci eravamo accordati su cinquecento se, e dico se, mi aveste scagionato da quella ingiusta e inutile accusa. Ora me ne andrò e non provate a farmi pagare il conto”
E dicendo questo, lanciò il foglio dell’assegno all’uomo di fronte a sé. Si alzò e indossato il cappotto leggero e la tuba, prese il bastone e si avviò guadagnando l’uscita di gran carriera.
In strada l’aria fresca della primavera lo colpì sul volto accaldato.
I pensieri del conte erano un turbinio di emozioni: dall’ira alla soddisfazione di avere liquidato quel Blind, ma, soprattutto, a quali modalità per riuscire a partecipare a quel maledetto ricevimento. Chi poteva aiutarlo?
Fece passare in mente tutti i conoscenti altolocati tra quelli che potessero aiutarlo. Dirigendosi lungo Karthner Strasse ebbe l’intuizione:
“Ma certo, il notaio Falke!” gridò d’un tratto attirando l’attenzione dei passanti.
All’incrocio con Werburg Gasse svoltò veloce a sinistra per raggiungere lo studio del notaio.
Questi era un amico di lunga data che più di una volta lo aveva consigliato per il meglio su certe faccende di cruciale importanza.
Arrivò al cancello del notaio e trillò il campanello.
“Sarà, di certo, libero di ricevermi”. pensò ormai sicuro di avere trovato un valido aiuto.
L’assistente, una meravigliosa biondina con uno spumeggiante e castigato, nonché aderente a evidenziarne le perfette forme, abito a coste bianche e verde smeraldo, venne ad aprirgli.
“Buongiorno, signor Conte, vi ho visto arrivare dalla finestra e ho già annunciato la vostra presenza al signor notaio. Prego entrate”
“Grazie, mia cara” si affrettò a dire subito conciliante il conte.
L’assistente, il cui nome era Cleo, lasciò il passo al conte che subito entrò nell’atrio.
“Vi prego di darmi il vostro cappello e il vostro cappotto. Accomodatevi nella sala d’aspetto. Desiderate un tè? Ne stavo giusto servendo una tazza di ottimo nero di Ceylon al signor Notaio.”
“Molte grazie, potete avvertire che ho una certa premura?”
“Certamente, riferirò.” disse congedandosi con movimenti felini.
Passò nemmeno un minuto che la signorina Cleo apparve con un vassoio carico della teiera, tazza e un piccolo piattino carico di biscotti dall’aspetto delizioso.
Appoggiò il vassoio sul tavolino di fronte al divano su cui Von Eisenstein aveva affondato il possente deretano. Cleo prese posto sulla poltrona di fronte.
Mentre versava l’acqua bollente nella tazza, la splendida ragazza disse:
“Il signor notaio sta terminando la stesura di un atto, tempo pochi minuti e vi riceverà.”
“Vi ringrazio. Vedete, la mia questione richiede la massima urgenza e la massima riservatezza”
“Oh, non ne dubito” lo tranquillizzò con un aperto sorriso, “il signor Notaio saprà trovare il consiglio giusto per dirimere il vostro importante quesito”
“Lo spero proprio” assentì un agitato Gabriel.
Cleo allungò un braccio verso la sua gamba e gli accarezzò la coscia “Vedrete, fidatevi” sentenziò con voce suadente.
Una marea di calore avvolse il torso del nostro corpulento gentiluomo.
Tuttavia non ebbe il tempo di ribattere alcunché: nel silenzio rotto solo dal ritmico scandire del pendolo suonò un fievole campanello.
Cleo scattò in piedi inspirando e oscillando un davvero notevole seno.
“Ecco, il signor Notaio vi riceve”. E si diresse verso la porta dello studio che aprì leggiadra per poi scansarsi e permettervi l’ingresso del conte.
Von Eisenstein salutò il notaio Falke e subito si voltò per richiudere la porta, ma la diligente Cleo lo aveva anticipato. Dalla sala di aspetto iniziò ad avvertire l’intermittente ticchettio della macchina da scrivere.
“Buongiorno, Conte Gabriel, a cosa debbo l’onore della vostra visita. Cleo mi ha avvertito di una certa urgenza”
“Ebbene”, partì con un lieve imbarazzo “La settimana scorsa il tribunale di appello mi ha condannato per quella discutibile baruffa avuta lo scorso mese di dicembre con un poliziotto. Ora, quell’imbecille dell’avvocato non ha impedito che ieri mattina mi pervenisse una missiva del giudice per comparire al carcere entro stasera.”
“Ah. Capisco e in cosa posso…”, suggerì curioso Falke.
“Maledizione” disse il conte con grande impazienza. “Stasera è la serata del grande ricevimento del Principe Orlofsky”
“Oh, certamente, sarò anche io suo ospite”, ammise candido il notaio.
“Ecco… Perbacco, nessuno può mancare a questa occasione mondana. Io… Io… Io vorrei trovare un modo per salvare la mia presenza e in qualche modo posticipare la mia consegna alle autorità. Credete sia possibile?
Il notaio si fece serio. Infilò gli occhiali e prese un grosso volume verde petrolio da una catasta appoggiata a terra.
“Fatemi controllare un possibile precedente. Mi è venuta una certa idea”. E si mise a scorrere il pesante tomo alla ricerca della pagina esatta.
“Lo sapevo. Lo sapevo che potevate aiutarmi” sospirò quasi soddisfatto il conte.
“Ecco. Ascoltate: l’applicazione della pena è garantita ed eseguita in presenza del condannato.” disse il notaio alzando gli occhi dal libro.
“E allora? Non tenetemi sulle spine? Cosa significa?”
“Significa che se la polizia non vi trova a casa non vi arresta, ma voi sarete al ricevimento. E naturalmente il ricevimento è in maschera, ve lo siete scordato?”
“Naturalmente”, continuò il notaio, senza attendere risposta “dovrete pagare una sanzione pecuniaria e certamente qualche giorno accessorio di carcere, ma sono certo che…” il notaio non fece in tempo a terminare. Il conte era raggiante:
“Mio Dio, voi siete il mio salvatore.”
“Non esagerate” ammise bonario il notaio che continuò “È inammissibile che un gentiluomo debba rinunciare alle proprie abitudini per un crimine, diciamo, così veniale e di poco conto.”
Il conte si accasciò soddisfatto e prostrato dalla tensione nervosa accumulata nell’ultima ora.
Emise un grosso sospiro. “Voi mi avete salvato, vi pagherò tutto quello che volete”
“Oh, lasciate perdere” disse il notaio sollevando le arcate degli occhi chiari “Piuttosto, la mia fedele Cleo sarebbe felicissima di avere un regalo da voi e sarà un regalo che certamente farete con poca fatica dopo che avrete avuto i suoi servigi”
Il conte non capiva.
“Vedete, io ormai ho tutto quello che desidero, posizione sociale, una sostanziosa rendita, una bella dimora. Non so che farmene dei soldi, dato che non ho eredi. La signorina Cleo, invece, è ben felice di intrattenerci in cambio di una congrua ricompensa”
Mentre il conte continuava a interrogarsi sul significato di quelle parole, il notaio strattonò una corda che emise due trilli lunghi e uno breve.
Non passarono che pochi secondo quando la porta si aprì e apparve l’assistente Cleo, raggiante e radiosa.
“Dolce Cleo, il conte ed io abbiamo bisogno di te.”
Lo stupore di Von Eisenstein si fece meraviglia quando Cleo, sempre sorridendo, iniziò a spogliarsi di fronte ai due uomini di mezza età.
Si sciolse i capelli che arrivarono fino a metà schiena. Si sbottonò il vestito fino alla vita che cadde ai suoi piedi. La bionda venere portava un corpetto scuro e un reggicalze di pizzo nero. Le calze velate mettevano in mostra due gambe mozzafiato, perfette e slanciate.
E davvero il respiro del conte si interruppe.
Si allentò la cravatta. Il notaio aveva calato i pantaloni e i mutandoni mostrando un membro degno già scappellato e in gran lustro.
Cleo si slacciò il corpetto mostrando un seno florido.
“Forza, signor Conte. La nostra Cleo va soddisfatta.”
Il conte rimaneva immobile, estasiato e affascinato da quel corpo nudo, ma Cleo, abituata a questi omoni imbambolati, piegò il torso verso il gentiluomo aiutandolo a svestirsi.
Così prostrata in avanti mostrava il meraviglioso culetto all’esperto notaio il quale avvicinatosi la penetrò senza tanti preamboli dopo esserselo menato. I colpi che infliggeva ostacolavano le manovre della svestizione, ma il conte si stava riprendendo dal torpore.
“Vedete, signor Conte. La nostra amabile Cleo è la quintessenza della donna. È lei che mi tiene in vita, che regola i miei impegni e si lascia soddisfare. Questa è una donna che ha compreso il vero potere del mondo”. disse il notaio che continua a pistonare la venere da dietro sculacciandola amabile.
Il conte aveva estratto anch’egli un considerevole membro. Non certo un bastone quanto a lunghezza, ma dotato di sufficiente diametro e una grande cappella.
“Mmmmhhh, che bel cazzo, signor Conte! Posso assaggiarlo?” disse famelica Cleo.
“Ragazza mia, è tutto vostro!” Il conte aveva riacquistato il suo aplomb e la sua considerevole autostima. Si era ormai denudato e alzatosi in piedi sfoderò un pancia sferica al cui termine svettava un cazzo ormai degno di rispetto. La fronte iniziò a costellarsi di consistenti gocce di sudore. Cleo si sporse in avanti con quanto permesso dai colpi sussoltori del notaio. Il conte le prese la chioma, la raccolse nel pugno e la sospinse verso di sé aiutandola ad imboccare il suo proiettile.
La situazione non cambiò per parecchi minuti. Cleo, data la giovane età, non si stancava di una posizione forse scomoda, ma nemmeno il notaio dava segni di cedimento. Le sue spinte parevano infinite e ben al di là di un imminente traguardo.
“Dio, questa ragazza ha delle labbra micidiali”. disse sillabando il conte.
“Poi mi direte del suo culo” lo rintuzzò il notaio
“Sul serio?” disse, faticando a rimanere sull’argomento, il conte.
“vi pare che una femmina del genere possa scherzare?” disse serissimo il notaio
Il conte avrebbe raggiunto l’apice ben presto, ma la ragazza, esperta di queste pratiche, lo intuì e si staccò. Anche il notaio uscì dalla fessura madida trascinandosi dietro filamenti di umori.
Andò verso una vetrinetta e ne estrasse una scatola.
“Vedete, conte Gabriel, soddisfare la signorina Cleo richiede una certa dose di energia di cui la nostra età può difettare. Il farmacista Weber mi ha consigliato queste pillole, sono veramente eccellenti in tal senso. Le provi.” disse porgendone una sul palmo della mano.
Versò un bicchiere di acqua da una brocca in un bicchiere e ne deglutì a sua volta.
Lo stesso fece il conte Von Eisenstein.
I due uomini, coi loro cazzi svettanti erano in piedi, quasi fronteggiandosi. Cleo girò intorno a loro accarezzando le loro schiene e le loro aste che sussultarano al tocco.
Poi, messasi in ginocchio, prese a giocare con i loro attrezzi, segandoli.
Gli uomini si fecero vicini e lei, attirandoli a sé, li stuzzicò con la lingua sapiente e le mani.
“La nostra Cleo”, disse il notaio trafelato “ha bisogno subito di una razione del nostro nettare, mio caro conte. Forza. Innaffiamo questa coppia di tette stratosferiche”
Imboccò i membri, alternandoli, e segandoli con entrambe le mani. I due fenomeni colavano sudore dalle fronti. Dinnanzi a questo spettacolo di donna dedita al loro piacere, non servì molto affinché esplodessero.
Una cascata di sperma simultanea inondò le tette e il viso di Cleo. L’innaffiamento fu abbondante, gocce di nettare colavano tra i seni, dal collo e sulle guance sorridenti.
“Ora daremo un’altra razione del nostro prezioso seme alla nostra famelica assistente e soprattutto il suo meritato piacere”. Disse il notaio ancora ansimante.
Cleo era rimasta accovacciata. Colarono gocce di sperma che macchiarono il tappeto.
I due si avvicinarono ed ella prese possesso con entrambe le mani dei due falli.
Bastarono una manciata di secondi e le due mazze, un momento prima inerti, tornarono in vigore tra lo stupore del conte e la risatina di approvazione del notaio.
“Si ricordi di prenderne un paio anche per stasera”. disse il notaio visibilmente soddisfatto.
Il notaio si sdraiò a terra e la ragazza prontamente si impalò sopra. Con una mano raccolse cospicui umori e si cosparse il solco e l’ano con essi.
“Forza, signor Conte. Spaccatemi il culo e riempitemi. Non aspetto altro”.
Il conte eccitato come poche altre volte si piazzò dietro di lei, menandoselo per mantenerlo eretto e stringendo la vita della ragazza provò a forzare la rosellina del culo già dilatato dalla posizione. Cleo si era fermata per agevolare l’operazione.
Non fu semplice data l’importanza dell’addome del conte, ma alla fine cacciando un urlo accolse tutto il turgido e nobile membro dentro di sé.
Sincronizzandosi con le spinte del conte prese a riprendere la cavalcata sul notaio che intanto le sorreggeva le gonfie e umide mammelle.
“Forza, ragazzi” riprese ora Cleo “fatemi godere, stalloni. SCOPATEMI!”
“Conte, fate una gioco con me” e lo disse urlando. “Contate ad alta voce venti colpi da ora. Mi dovete portare all’orgasmo entro venti colpi”
UNO.
Le urla della ragazza iniziarono ben presto a stagliarsi nella stanza.
DUE
Il conte faticava a farsi sentire.
TRE.
Il notaio aveva il viso infuocato, sarebbe durato pochissimo.
QUATTRO.
LA fica di Cleo scorreva lucidando e agguantando il palo di Falke.
CINQUE.
Le palle di Von Eisenstein sbatterono contro le labbra bagnatissime di Cleo.
SEI
Il notaio gorgogliando come un mostro marino strizzò le tette di Cleo venendo come un indemoniato.
SETTE.
Cleo continuò comunque a cavalcarlo.
OTTO.
Cleo urlava ad ogni bordata del conte. Si accasciò sul notaio. baciandolo.
NOVE.
Il culo di Cleo risalì verso l’alto facilitando le manovre del conte.
DIECI.
Al conte mancava pochissimo. Le pareti dell’ano stringevano e mungevano il suo cazzo dal calibro micidiale.
UNDICI.
“Vengo, si-gnor-Con-te. VENGO. AHHHHHHHHHHH.
DODICI
Cleo si inarcò bloccandosi e spruzzando una grande quantità di liquido sul notaio.
TREDICI.
Il conte accelerò il ritmo percuotendo e infilando le mani nelle creste iliache della ragazza
QUATTORDICI.
E senza pensare ad altro urlando come una belva allo zoo bloccò il corpo della ragazza contro di sé emettendo quantità indefinite di sperma.
***
Rivestiti e in pace con se stessi i due uomini si sedettero sulle poltrone dello studio. Aleggiava nell’aria l’odore del sudore e quello afrodisiaco del sesso della ragazza che si era da poco ritirata per mettersi in ordine.
Von Eisenstein porse un assegno di cinquecento marchi al notaio che lo prese con noncuranza e lo posò sulla scrivania dietro di sé.
“Allora, ricapitoliamo: voi, signor Conte, stasera metterete il vostro migliore vestito e annunciate a vostra moglie che ve ne andrete in carcere. Una moglie non è mai completamente in grado di mentire sulle vicende o le azioni del marito per cui meno è a conoscenza del nostro sotterfugio meglio è per la sua sicurezza.
“Fatto questo, vi recherete alla festa con una maschera, una qualsiasi, e vi mescolerete alle persone. Meglio indossare un mantello, ne celerà le vostre fattezze. In altre parole, nessuno deve potervi riconoscere.”
“Tutto chiaro.” concluse il conte, visibilmente soddisfatto della soluzione.
I due si alzarono e si salutarono con una stretta di mano.
“A stasera”.
Il conte era un uomo di quasi cinquant’anni dal fisico corpulento e abbastanza appesantito dalla sedentarietà. Due grandi favoriti incorniciavano la faccia tonda e rubizza. I capelli, non troppo corti e abbastanza mossi, avevano striature laterali grigie. Indossava vestiti eleganti, degni della sua posizione sociale.
Blind aveva qualche anno in meno. Un fisico molto più asciutto e un viso imberbe. Era riconosciuto come uno dei più apprezzati legali dell’alta società viennese e viveva una vita parecchio agiata proprio per questo motivo.
La settimana prima si era svolta l’udienza di appello in cui il conte, imputato di oltraggio a pubblico ufficiale, era stato condannato a tre giorni di carcere.
La discussione tra i due appariva oltremodo accesa. Blind, il cui imbarazzo era palpabile, stava subendo una accalorata reprimenda dal conte per via dell’ordinanza del giudice ricevuta il giorno precedente. Avrebbe dovuto consegnarsi la sera stessa al carcere di Alsergrund per iniziare la pena comminata.
Blind, dal canto suo, non poteva nascondere la sufficienza con cui aveva gestito il caso del nostro conte. Preso da mille impegni, ben più gravosi, aveva investito dell’affare uno dei suoi associati, forse il peggiore dei suoi assistenti, e questo ne era il risultato.
Ora, nessuno è mai felice di consegnarsi ai propri carcerieri, ma Von Eisenstein era furioso per una ragione semplice: quella sera ci sarebbe stata la festa del principe Orlofsky e per nulla al mondo avrebbe voluto perderla. Possibile che quell’insignificante leguleio non fosse stato in grado di chiedere e ottenere una proroga?
“Voi siete un incapace, caro Herr Blind”, urlò strozzato e paonazzo il conte.
“Ma… Io, temo di avere fatto il poss…”, disse, provando a giustificarsi il povero avvocato.
“Affatto. Voi non capite. La festa di stasera è di capitale importanza. La mia presenza è ASSOLUTAMENTE necessaria. Ne va della mia reputazione. Molto più di qualche stupido buffetto che possa avere dato a quell’idiota di poliziotto quella sera. Voi dovete fare qualcosa altrimenti, quanto è vero iddio, non avrete un soldo da me. Anzi, considerate chiusa la vostra collaborazione con me.”
Disse questo tutto in un fiato, restando quasi in apnea.
Detto ciò, travolto dall’ira, estrasse dal panciotto il libretto degli assegni e la stilografica. E iniziò a compilare il primo foglio libero.
“Tenetevi i vostri duecentocinquanta marchi e sparite dalla mia vista”
“Ma si era pattuito che…”
“Oh, piantatela con il piagnisteo. Ci eravamo accordati su cinquecento se, e dico se, mi aveste scagionato da quella ingiusta e inutile accusa. Ora me ne andrò e non provate a farmi pagare il conto”
E dicendo questo, lanciò il foglio dell’assegno all’uomo di fronte a sé. Si alzò e indossato il cappotto leggero e la tuba, prese il bastone e si avviò guadagnando l’uscita di gran carriera.
In strada l’aria fresca della primavera lo colpì sul volto accaldato.
I pensieri del conte erano un turbinio di emozioni: dall’ira alla soddisfazione di avere liquidato quel Blind, ma, soprattutto, a quali modalità per riuscire a partecipare a quel maledetto ricevimento. Chi poteva aiutarlo?
Fece passare in mente tutti i conoscenti altolocati tra quelli che potessero aiutarlo. Dirigendosi lungo Karthner Strasse ebbe l’intuizione:
“Ma certo, il notaio Falke!” gridò d’un tratto attirando l’attenzione dei passanti.
All’incrocio con Werburg Gasse svoltò veloce a sinistra per raggiungere lo studio del notaio.
Questi era un amico di lunga data che più di una volta lo aveva consigliato per il meglio su certe faccende di cruciale importanza.
Arrivò al cancello del notaio e trillò il campanello.
“Sarà, di certo, libero di ricevermi”. pensò ormai sicuro di avere trovato un valido aiuto.
L’assistente, una meravigliosa biondina con uno spumeggiante e castigato, nonché aderente a evidenziarne le perfette forme, abito a coste bianche e verde smeraldo, venne ad aprirgli.
“Buongiorno, signor Conte, vi ho visto arrivare dalla finestra e ho già annunciato la vostra presenza al signor notaio. Prego entrate”
“Grazie, mia cara” si affrettò a dire subito conciliante il conte.
L’assistente, il cui nome era Cleo, lasciò il passo al conte che subito entrò nell’atrio.
“Vi prego di darmi il vostro cappello e il vostro cappotto. Accomodatevi nella sala d’aspetto. Desiderate un tè? Ne stavo giusto servendo una tazza di ottimo nero di Ceylon al signor Notaio.”
“Molte grazie, potete avvertire che ho una certa premura?”
“Certamente, riferirò.” disse congedandosi con movimenti felini.
Passò nemmeno un minuto che la signorina Cleo apparve con un vassoio carico della teiera, tazza e un piccolo piattino carico di biscotti dall’aspetto delizioso.
Appoggiò il vassoio sul tavolino di fronte al divano su cui Von Eisenstein aveva affondato il possente deretano. Cleo prese posto sulla poltrona di fronte.
Mentre versava l’acqua bollente nella tazza, la splendida ragazza disse:
“Il signor notaio sta terminando la stesura di un atto, tempo pochi minuti e vi riceverà.”
“Vi ringrazio. Vedete, la mia questione richiede la massima urgenza e la massima riservatezza”
“Oh, non ne dubito” lo tranquillizzò con un aperto sorriso, “il signor Notaio saprà trovare il consiglio giusto per dirimere il vostro importante quesito”
“Lo spero proprio” assentì un agitato Gabriel.
Cleo allungò un braccio verso la sua gamba e gli accarezzò la coscia “Vedrete, fidatevi” sentenziò con voce suadente.
Una marea di calore avvolse il torso del nostro corpulento gentiluomo.
Tuttavia non ebbe il tempo di ribattere alcunché: nel silenzio rotto solo dal ritmico scandire del pendolo suonò un fievole campanello.
Cleo scattò in piedi inspirando e oscillando un davvero notevole seno.
“Ecco, il signor Notaio vi riceve”. E si diresse verso la porta dello studio che aprì leggiadra per poi scansarsi e permettervi l’ingresso del conte.
Von Eisenstein salutò il notaio Falke e subito si voltò per richiudere la porta, ma la diligente Cleo lo aveva anticipato. Dalla sala di aspetto iniziò ad avvertire l’intermittente ticchettio della macchina da scrivere.
“Buongiorno, Conte Gabriel, a cosa debbo l’onore della vostra visita. Cleo mi ha avvertito di una certa urgenza”
“Ebbene”, partì con un lieve imbarazzo “La settimana scorsa il tribunale di appello mi ha condannato per quella discutibile baruffa avuta lo scorso mese di dicembre con un poliziotto. Ora, quell’imbecille dell’avvocato non ha impedito che ieri mattina mi pervenisse una missiva del giudice per comparire al carcere entro stasera.”
“Ah. Capisco e in cosa posso…”, suggerì curioso Falke.
“Maledizione” disse il conte con grande impazienza. “Stasera è la serata del grande ricevimento del Principe Orlofsky”
“Oh, certamente, sarò anche io suo ospite”, ammise candido il notaio.
“Ecco… Perbacco, nessuno può mancare a questa occasione mondana. Io… Io… Io vorrei trovare un modo per salvare la mia presenza e in qualche modo posticipare la mia consegna alle autorità. Credete sia possibile?
Il notaio si fece serio. Infilò gli occhiali e prese un grosso volume verde petrolio da una catasta appoggiata a terra.
“Fatemi controllare un possibile precedente. Mi è venuta una certa idea”. E si mise a scorrere il pesante tomo alla ricerca della pagina esatta.
“Lo sapevo. Lo sapevo che potevate aiutarmi” sospirò quasi soddisfatto il conte.
“Ecco. Ascoltate: l’applicazione della pena è garantita ed eseguita in presenza del condannato.” disse il notaio alzando gli occhi dal libro.
“E allora? Non tenetemi sulle spine? Cosa significa?”
“Significa che se la polizia non vi trova a casa non vi arresta, ma voi sarete al ricevimento. E naturalmente il ricevimento è in maschera, ve lo siete scordato?”
“Naturalmente”, continuò il notaio, senza attendere risposta “dovrete pagare una sanzione pecuniaria e certamente qualche giorno accessorio di carcere, ma sono certo che…” il notaio non fece in tempo a terminare. Il conte era raggiante:
“Mio Dio, voi siete il mio salvatore.”
“Non esagerate” ammise bonario il notaio che continuò “È inammissibile che un gentiluomo debba rinunciare alle proprie abitudini per un crimine, diciamo, così veniale e di poco conto.”
Il conte si accasciò soddisfatto e prostrato dalla tensione nervosa accumulata nell’ultima ora.
Emise un grosso sospiro. “Voi mi avete salvato, vi pagherò tutto quello che volete”
“Oh, lasciate perdere” disse il notaio sollevando le arcate degli occhi chiari “Piuttosto, la mia fedele Cleo sarebbe felicissima di avere un regalo da voi e sarà un regalo che certamente farete con poca fatica dopo che avrete avuto i suoi servigi”
Il conte non capiva.
“Vedete, io ormai ho tutto quello che desidero, posizione sociale, una sostanziosa rendita, una bella dimora. Non so che farmene dei soldi, dato che non ho eredi. La signorina Cleo, invece, è ben felice di intrattenerci in cambio di una congrua ricompensa”
Mentre il conte continuava a interrogarsi sul significato di quelle parole, il notaio strattonò una corda che emise due trilli lunghi e uno breve.
Non passarono che pochi secondo quando la porta si aprì e apparve l’assistente Cleo, raggiante e radiosa.
“Dolce Cleo, il conte ed io abbiamo bisogno di te.”
Lo stupore di Von Eisenstein si fece meraviglia quando Cleo, sempre sorridendo, iniziò a spogliarsi di fronte ai due uomini di mezza età.
Si sciolse i capelli che arrivarono fino a metà schiena. Si sbottonò il vestito fino alla vita che cadde ai suoi piedi. La bionda venere portava un corpetto scuro e un reggicalze di pizzo nero. Le calze velate mettevano in mostra due gambe mozzafiato, perfette e slanciate.
E davvero il respiro del conte si interruppe.
Si allentò la cravatta. Il notaio aveva calato i pantaloni e i mutandoni mostrando un membro degno già scappellato e in gran lustro.
Cleo si slacciò il corpetto mostrando un seno florido.
“Forza, signor Conte. La nostra Cleo va soddisfatta.”
Il conte rimaneva immobile, estasiato e affascinato da quel corpo nudo, ma Cleo, abituata a questi omoni imbambolati, piegò il torso verso il gentiluomo aiutandolo a svestirsi.
Così prostrata in avanti mostrava il meraviglioso culetto all’esperto notaio il quale avvicinatosi la penetrò senza tanti preamboli dopo esserselo menato. I colpi che infliggeva ostacolavano le manovre della svestizione, ma il conte si stava riprendendo dal torpore.
“Vedete, signor Conte. La nostra amabile Cleo è la quintessenza della donna. È lei che mi tiene in vita, che regola i miei impegni e si lascia soddisfare. Questa è una donna che ha compreso il vero potere del mondo”. disse il notaio che continua a pistonare la venere da dietro sculacciandola amabile.
Il conte aveva estratto anch’egli un considerevole membro. Non certo un bastone quanto a lunghezza, ma dotato di sufficiente diametro e una grande cappella.
“Mmmmhhh, che bel cazzo, signor Conte! Posso assaggiarlo?” disse famelica Cleo.
“Ragazza mia, è tutto vostro!” Il conte aveva riacquistato il suo aplomb e la sua considerevole autostima. Si era ormai denudato e alzatosi in piedi sfoderò un pancia sferica al cui termine svettava un cazzo ormai degno di rispetto. La fronte iniziò a costellarsi di consistenti gocce di sudore. Cleo si sporse in avanti con quanto permesso dai colpi sussoltori del notaio. Il conte le prese la chioma, la raccolse nel pugno e la sospinse verso di sé aiutandola ad imboccare il suo proiettile.
La situazione non cambiò per parecchi minuti. Cleo, data la giovane età, non si stancava di una posizione forse scomoda, ma nemmeno il notaio dava segni di cedimento. Le sue spinte parevano infinite e ben al di là di un imminente traguardo.
“Dio, questa ragazza ha delle labbra micidiali”. disse sillabando il conte.
“Poi mi direte del suo culo” lo rintuzzò il notaio
“Sul serio?” disse, faticando a rimanere sull’argomento, il conte.
“vi pare che una femmina del genere possa scherzare?” disse serissimo il notaio
Il conte avrebbe raggiunto l’apice ben presto, ma la ragazza, esperta di queste pratiche, lo intuì e si staccò. Anche il notaio uscì dalla fessura madida trascinandosi dietro filamenti di umori.
Andò verso una vetrinetta e ne estrasse una scatola.
“Vedete, conte Gabriel, soddisfare la signorina Cleo richiede una certa dose di energia di cui la nostra età può difettare. Il farmacista Weber mi ha consigliato queste pillole, sono veramente eccellenti in tal senso. Le provi.” disse porgendone una sul palmo della mano.
Versò un bicchiere di acqua da una brocca in un bicchiere e ne deglutì a sua volta.
Lo stesso fece il conte Von Eisenstein.
I due uomini, coi loro cazzi svettanti erano in piedi, quasi fronteggiandosi. Cleo girò intorno a loro accarezzando le loro schiene e le loro aste che sussultarano al tocco.
Poi, messasi in ginocchio, prese a giocare con i loro attrezzi, segandoli.
Gli uomini si fecero vicini e lei, attirandoli a sé, li stuzzicò con la lingua sapiente e le mani.
“La nostra Cleo”, disse il notaio trafelato “ha bisogno subito di una razione del nostro nettare, mio caro conte. Forza. Innaffiamo questa coppia di tette stratosferiche”
Imboccò i membri, alternandoli, e segandoli con entrambe le mani. I due fenomeni colavano sudore dalle fronti. Dinnanzi a questo spettacolo di donna dedita al loro piacere, non servì molto affinché esplodessero.
Una cascata di sperma simultanea inondò le tette e il viso di Cleo. L’innaffiamento fu abbondante, gocce di nettare colavano tra i seni, dal collo e sulle guance sorridenti.
“Ora daremo un’altra razione del nostro prezioso seme alla nostra famelica assistente e soprattutto il suo meritato piacere”. Disse il notaio ancora ansimante.
Cleo era rimasta accovacciata. Colarono gocce di sperma che macchiarono il tappeto.
I due si avvicinarono ed ella prese possesso con entrambe le mani dei due falli.
Bastarono una manciata di secondi e le due mazze, un momento prima inerti, tornarono in vigore tra lo stupore del conte e la risatina di approvazione del notaio.
“Si ricordi di prenderne un paio anche per stasera”. disse il notaio visibilmente soddisfatto.
Il notaio si sdraiò a terra e la ragazza prontamente si impalò sopra. Con una mano raccolse cospicui umori e si cosparse il solco e l’ano con essi.
“Forza, signor Conte. Spaccatemi il culo e riempitemi. Non aspetto altro”.
Il conte eccitato come poche altre volte si piazzò dietro di lei, menandoselo per mantenerlo eretto e stringendo la vita della ragazza provò a forzare la rosellina del culo già dilatato dalla posizione. Cleo si era fermata per agevolare l’operazione.
Non fu semplice data l’importanza dell’addome del conte, ma alla fine cacciando un urlo accolse tutto il turgido e nobile membro dentro di sé.
Sincronizzandosi con le spinte del conte prese a riprendere la cavalcata sul notaio che intanto le sorreggeva le gonfie e umide mammelle.
“Forza, ragazzi” riprese ora Cleo “fatemi godere, stalloni. SCOPATEMI!”
“Conte, fate una gioco con me” e lo disse urlando. “Contate ad alta voce venti colpi da ora. Mi dovete portare all’orgasmo entro venti colpi”
UNO.
Le urla della ragazza iniziarono ben presto a stagliarsi nella stanza.
DUE
Il conte faticava a farsi sentire.
TRE.
Il notaio aveva il viso infuocato, sarebbe durato pochissimo.
QUATTRO.
LA fica di Cleo scorreva lucidando e agguantando il palo di Falke.
CINQUE.
Le palle di Von Eisenstein sbatterono contro le labbra bagnatissime di Cleo.
SEI
Il notaio gorgogliando come un mostro marino strizzò le tette di Cleo venendo come un indemoniato.
SETTE.
Cleo continuò comunque a cavalcarlo.
OTTO.
Cleo urlava ad ogni bordata del conte. Si accasciò sul notaio. baciandolo.
NOVE.
Il culo di Cleo risalì verso l’alto facilitando le manovre del conte.
DIECI.
Al conte mancava pochissimo. Le pareti dell’ano stringevano e mungevano il suo cazzo dal calibro micidiale.
UNDICI.
“Vengo, si-gnor-Con-te. VENGO. AHHHHHHHHHHH.
DODICI
Cleo si inarcò bloccandosi e spruzzando una grande quantità di liquido sul notaio.
TREDICI.
Il conte accelerò il ritmo percuotendo e infilando le mani nelle creste iliache della ragazza
QUATTORDICI.
E senza pensare ad altro urlando come una belva allo zoo bloccò il corpo della ragazza contro di sé emettendo quantità indefinite di sperma.
***
Rivestiti e in pace con se stessi i due uomini si sedettero sulle poltrone dello studio. Aleggiava nell’aria l’odore del sudore e quello afrodisiaco del sesso della ragazza che si era da poco ritirata per mettersi in ordine.
Von Eisenstein porse un assegno di cinquecento marchi al notaio che lo prese con noncuranza e lo posò sulla scrivania dietro di sé.
“Allora, ricapitoliamo: voi, signor Conte, stasera metterete il vostro migliore vestito e annunciate a vostra moglie che ve ne andrete in carcere. Una moglie non è mai completamente in grado di mentire sulle vicende o le azioni del marito per cui meno è a conoscenza del nostro sotterfugio meglio è per la sua sicurezza.
“Fatto questo, vi recherete alla festa con una maschera, una qualsiasi, e vi mescolerete alle persone. Meglio indossare un mantello, ne celerà le vostre fattezze. In altre parole, nessuno deve potervi riconoscere.”
“Tutto chiaro.” concluse il conte, visibilmente soddisfatto della soluzione.
I due si alzarono e si salutarono con una stretta di mano.
“A stasera”.
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