Il pipistrello. Atto II, scena II

di
genere
trio

La carrozza risalì, in colonna, assieme a parecchie altre, il viale in ghiaia che portava alla villa.
Il conducente, giunto il suo turno, ruotò in senso antiorario attorno all’aiuola e si fermò. La portiera si aprì e quella che scese era una Adele trasformata. La caviglia che fece il primo passo sul predellino già attirò gli sguardi dei numerosi uomini che fumavano e conversavano sul terrazzo oltre la maestosa scala. Adele, pur senza averne confidenza, si sentiva molto a suo agio con le scarpe e le calze raffinate che aveva indossato e comprato per l’occasione. Nel negozio si era destreggiata con disinvoltura avendo una certa esperienza accumulata con la signora Contessa.
Non immaginava, del tutto, quali sviluppi avrebbe preso la serata mondana, ma era stravolta dall’eccitazione.
Il vestito, la mantella e il cappellino le donavano un’aria aristocratica. Bastava così poco? Davvero un abbigliamento costoso costituiva il divario tra il popolo e le nobildonne? Del resto la signora Rosalinde, sempre così raffinata e superba, una volta sciolti i legacci che la opprimevano aveva svelato una personalità non dissimile da certe prostitute. Ebbene, dove stava lo scarto? Non aveva risposte. Nemmeno verso sé stessa. Se avesse dato ascolto al suo raziocinio era certa che l’avrebbero scoperta, sbugiardata e infine respinta. Ma l’altra parte di sé, quella più istintiva e avventurosa, sapeva che avrebbe potuto osare e se non in quell’occasione, quando? Del resto, vistasi allo specchio, poco prima di uscire dall’appartamento di Ida, le era apparsa una donna bellissima e questo dava ancora più corpo e sostanza al suo piano audace.
Proprio gli accadimenti delle ultime ore le avevano innescato una risolutezza mai provata. Il fascino di questo mondo, fatto di eleganza apparente e dissoluzione celata, in cui si stava addentrando, la attirava come una calamita.
Fu con questi contrastanti sentimenti, ma, in definitiva, decisa a concedersi questa pazzia, questa corsa all’ostacolo più alto che le fosse mai dato da superare, che percorse i pochi metri tra il cortile e la scalinata d’ingresso.
Sollevando un poco le gonne salì la decina di gradini. La terrazza, attraversata verso l’ingresso da una striscia ampia di tappeto blu, era costellata di crocchi di persone immerse in conversazioni di cui la nostra captava radi brandelli. Si fermò un poco per riprendere fiato – il cuore le batteva forte – e anche per studiare la situazione.
Gli sguardi nei suoi confronti, di uomini, soprattutto, ma anche di donne, si susseguivano. I più spavaldi le accennavano un saluto o un sorriso a cui rispondeva con un timido cenno del capo.
Forse, pensò, era stato sconveniente presentarsi da sola, senza accompagnatore. Tuttavia, era sempre più conscia che nessuno avrebbe potuto confonderla con una popolana o, addirittura, una meretrice. L’intuizione, ormai diventata quasi una certezza, che cortigiane e nobildonne avessero ben poche differenze. La festa stessa poteva rimescolare le une con le altre.
Si voltò, comunque incerta sul da farsi, verso la balaustra osservando il giardino in attesa che le balenasse una trovata sensata per raggiungere la sorella all’interno.
“Posso rendermi utile, madame?” fece da dietro la voce di un uomo.
Adele fece un sobbalzo non avendolo sentito avvicinarsi.
Si voltò e vide un bell’uomo che si levava il cappello prodigandosi in un accenno di inchino.
“Lord Hodgson, sono un funzionario dell’ambasciata inglese e voi siete incantevole, miss…?”
“Mittermeier, Olga Mittermeier. E voi mi confondete”, si affrettò a dire Adele porgendogli la mano che il britannico lesto le prese e baciò. Adele si era ripresa dalla sorpresa e capì di poter sfruttare l’occasione.
“Il vostro tedesco è ottimo, Lord Hodgson” commentò con una punta di civetteria.
“Stanley, Stan per voi, milady. E, quanto alla vostra brillante osservazione, mia madre è carinziana anche se sono nato e cresciuto a Bath. Ecco svelato il mio segreto” rispose con una punta di orgoglio.
“Ebbene, Stan, dovrei raggiungere mia sorella Ida. Sono certa che si trova già qui, immersa nei preparativi, ma non so come raggiungerla.” un attimo di esitazione poi le venne la trovata: “Dovrei prendere parte allo spettacolo.”
Un bluff che non era certa funzionasse, ma tanto valeva rischiare.
“Ah, conosco bene la signorina Ida. Non mi aveva mai parlato di voi. Vostra sorella è molto affascinante, ma voi siete oltremodo incantevole: è lecito pensare che non l’abbia fatto perché ne avreste offuscato la stella. Permettetemi di accompagnarvi. La troveremo”
E detto questo fece il gesto di cederle il passo.
Adele gli sorrise acconsentendo, felice di avere trovato, con poca fatica, una guida e anche, dentro di sé, raggiante per i complimenti appena ricevuti, fossero anche delle vane adulazioni.
Stanley Hodgson si muoveva con mestiere e perizia nel dedalo di corridoi, scale e sale.
Chiese un paio di volte indicazioni per accertarsi dove si trovasse Ida e, in men che non si dica, eccoli sbucare in un corridoio cieco e trovarsi di fronte ad un porta controllata da una inserviente in divisa.
Fu Lord Hodgson a prendere la parola.
“Ho accompagnato la signorina Olga Mittermeier qui per incontrare sua sorella Ida. È una delle ragazze dello spettacolo.”
“Oh, ma allora siete in ritardo. Entrate, ragazza mia. Nel frattempo avverto vostra sorella”.
Hodgson la condusse in un salottino che l’inglese mostrava di conoscere. I due si sedettero su due poltrone poco distanti tra loro e iniziarono a conversare. Adele si sentiva a suo agio. In breve le mani di lui iniziarono a sfiorare le sue.
Furono interrotti da una cameriera che depose sul tavolino due tazze dal contenuto scuro e fumante.
“Mi sono permesso di prendervi uno Jagertee. Spero vi piaccia.”
Bevendo un sorso della bevanda un poco alcolica, Adele si sentì pervadere da calore e rilassatezza che allontanarono le tracce rimaste degli indugi di poco prima.
Il suo interlocutore la metteva a proprio agio senza farle domande troppo personali o indagatrici.
In Adele stava crescendo una voglia di essere baciata e di lasciarsi andare.
Una voglia che non tardò troppo a prendere concretezza. Le bocche si fecero sempre più vicine e in breve i due si congiusero, languidi e avviluppati.
Ida, intanto, stava per sopraggiungere. "Olga? È il nome che usava mia sorella Adele. Possibile che sia lei?" pensò sorprendendosi, "meglio che dia un'occhiata prima di entrare."
Il salottino era dotato di un grande specchio trasparente disposto in modo opportuno per osservare, senza essere visti, ciò che avveniva al suo interno. Il principe, tra le sue perversioni, annoverava anche questa,
Ciò che Ida vide la stupì e la sorprese al contempo.
Una giovane donna, dalla schiena nuda e i capelli sciolti su di essa, indaffarata tra le gambe di Lord Hodgson.
Il movimento ritmico del capo della ragazza e l'espressione estasiata dell'inglese lasciavano pochi dubbi sull'attività in corso.
Poteva essere chiunque, dal punto di vista di Ida, ma, quando Stanley fece alzare la sua amante per spogliarla del tutto questa ruotò il volto verso lo specchio e la riconobbe. "Adele!"
"Quella stupida! Volevo solo farle uno scherzo e lei si è addirittura precipitata fin qui e chissà con quali stratagemmi" riflettè Ida.
Poi si rivolse alla cameriera: "Presto, manda a chiamare Chagrin e Orlofsky. Dì loro che ho un nuovo bocconcino!”
Adele, intanto, mostrava il volto, gote arrossate, bocca aperta e occhi socchiusi. Con le mani tratteneva lo schienale della poltrona e mostrava le terga eburnee al vigoroso Stan il cui volto ne esplorava i pertugi.
“Ci sa fare, la sgualdrinella.” ammise Ida.
Non sentiva i suoni, ma immaginava i sospiri di piacere della sorella. Poi l’inglese si rialzò mostrando un cazzo eretto di notevoli dimensioni che Ida conosceva bene. Ci sputò sopra e, mentre una mano tratteneva la schiena di Adele, con l’altra direzionò l’arnese verso la fessura madida di saliva e umori. La penetrò lento. La contrazione della bocca di Adele era la prova di una fica minuta e poco avvezza a calibri del genere.
Hodgson prese a pompare con gentilezza scorrendo per tutta la lunghezza dell’asta e trattenendo le chiappe di Adele.
Il viso della ragazza era stravolto, le guance imporporate. Ida non poteva sentirla, ma ella si prodigava in sospiri e gemiti. Forse non aveva mai provato lo stesso piacere, nemmeno quando il signor Conte l'aveva sottomessa quella mattina, sebbene avesse oltremodo goduto.
La cavalcata di Stan proseguiva senza resa e il viso di Adele mostrava l'approssimarsi del culmine. La cosa ebbe un effetto tumultuoso anche sul cuore di Ida. Osservare la sorella, la sua sorellina, creduta dolce e ingenua fino a un attimo prima, che godeva era un tonfo continuo. Fu in questo momento che il Principe Orlofsky e Chagrin fecero il loro ingresso nel bugigattolo che permetteva la visione della scena.
Ida, pur turbata da ciò che stava osservando, riprese la sua disinvoltura e salutò con il dovuto riguardo i due nuovi arrivati.
"Mi sono permessa di farvi venire qui, signori, perché ho appena scoperto questo nuovo bocciolo" sentenziò Ida. E proseguì: "Un bocciolo dal talento cristallino. Ci tenevo a mostrarvela prima che la festa avesse inizio".
Fu il principe, il cui cazzo alla vista della scena si era fatto di marmo e non di meno quello di Chagrin, a prendere la parola: "Davvero notevole, Fraulein Ida. Credo proprio che la faremo entrare nell'ultimo cerchio del nostro spettacolo. Anzi" disse facendo una pausa "dopo che Hodgson ha svuotato i propri coglioni la voglio nel mio appartamento".
"Sarà fatto." concluse Ida.
"Davvero superlativa." ammise Chagrin.
Adele, nel frattempo, lasciata la presa dello schienale, si strizzava i seni mentre Stanley le tratteneva le spalle continuando a montarla con vigore e solerzia.
Il terzetto di osservatori si era fatto silenzioso immerso, ognuno com'era, in una crescente eccitazione.
Fu il principe Orlofsky a interrompere la situazione.
"Questa festa mi sta venendo a noia. Ogni anno sempre più gente, sempre le stesse cose e sempre più fastidi dalla corte imperiale", si confessò il principe. E continuò: "Magari questo fiorellino mi ridarà l'entusiasmo".
"Dimenticate lo scherzo che il notaio e l'avvocato vi hanno promesso. Hanno spergiurato che sarebbe stata la vera punta di diamante della serata." ci tenne a dire Chagrin.
"Sarà come dicono e vedremo" concluse Orlofsky e poi, rivolgendosi a Ida: "Ricordatevi di mandare nelle mie stanze la ragazza e che sia ripulita e profumata", e, detto questo, se ne andò con il cazzo dolorante dalla costrizione dei pantaloni. Chagrin lo seguì.
Intanto Ida aveva seguito le ultime evoluzioni dei due occasionali amanti. Lord Hodgson si era sdraiato sul divano e Adele si era infilata il bollente bastone muovendosi scaltra e a proprio agio. La bocca sempre spalancata e il collo reclinato. Stanley la guidava e la sorreggeva con le mani sulle anche.
"Hai davvero del talento, sorellina" riflettè Ida. "Chissà dove hai imparato a pretendere di godere così tanto".
Ida, pur cinica per esperienza e ormai avvezza a ogni atto di lussuria, sentiva la propria fica umida come da molto tempo non avvertiva e decise, perciò, di partecipare.
Chiamò la cameriera che l'aiutasse a spogliarsi. Almeno del vestito.
Poi, in silenzio, entrò nel salottino.
I due amanti non se ne accorsero. Nella stanza, impregnata dall'odore di sesso, si udivano lo sciabordio del cazzo dentro la fessura di Adele, densa di umori, e i sospiri dei due. Adele ripeteva una incomprensibile litania a mezza voce. Il piacere intenso alimentava uno stato di beata incoscienza.
Ida si pose alle loro spalle. Davvero uno spettacolo eccitante. In silenzio sciolse il laccio delle mutande che le cascarono a terra. Si mordeva un indice mentre l'altra mano massaggiava il clitoride. La fica le pulsava di eccitazione.
Le candele che illuminavano la stanza ondeggiarono al suo approssimarsi e i due amanti si accorsero che non erano soli.
Entrambi interruppero i movimenti e si voltarono tra lo spavento e lo stupore.
"Ida!" fece Adele.
"Dolce e ingenua sorellina, stai godendo come la più sfrontata delle cortigiane" disse con scherno.
"Ma…" Adele non sapeva come comportarsi. Colta in flagrante, un cazzo piantato dentro di sé.
"Niente ma. Ne parleremo dopo. Ora vediamo di soddisfare la vostra foga. E anche la mia", la interruppe Ida con la voce bassa, ma perentoria.
E senza attendere ulteriore replica si avvicinò alla sorella.
"Stan, non fate caso a me, continuate a fottere questa sgualdrina." Ordinò. Ella posò le sue labbra su quelle della sorella. Lasciò che loro lingue guizzassero senza freni mentre le mani contenevano le sussultanti mammelle di Adele.
Questa, dal canto suo, si lasciò sopraffare dal piacere, solo interrotto, e non pensava proprio a nulla tranne che godere fino ad un altro tumultuoso apice.
Ida si staccò dal corpo della sorella e andò a sedersi sul volto di Stan. Le labbra della fica strofinate tra naso e bocca dell'uomo che non perse tempo a mordicchiare e a insinuarsi tra di esse.
Disse a Adele di girarsi appoggiando le mani sul petto villoso di Stan le cui mani presero possesso delle coppe perfette delle chiappe aprendo e dirigendo la cavalcata.
Le bocche delle due sorelle tornarono ad incontrarsi. Gli occhi socchiusi ad assaporare l'approssimarsi del godimento massimo.
Adele si staccò dalla sorella e, conficcando le unghie nel costato dell’uomo, contrasse il volto esplodendo in un urlo mozzato dall'assenza estatica di respiro. Anche Ida accrebbe il movimento del bacino sul volto di Stan avvicinandosi all’orgasmo. Morse, e morse forte, da fiera selvatica, il collo della sorella raggiungendo il culmine.
Le due sorelle si abbracciarono con i respiri corti che andavano infrangendosi l'una contro l'altra
Ida fu la prima a riprendersi. Scavalcò Stan e si mise tra le sue gambe quindi incitò la sorella a darsi da fare per regalare l’orgasmo anche al suo cavaliere. Il culo di Adele si muoveva frenetico lungo l’asta di Stan. Un’asta madida degli umori dell’orgasmo.
Non servì un gran lavoro. Ida leccava le palle gonfie e il movimento del bacino dettato dalla smania del piacere accompagnato dalla spinta delle mani di Stan portò questi alla capitolazione.
Vedendo le vene sussultare nello spasimo finale, Ida estrasse l'attrezzo e menandolo con grande maestria diresse gli spruzzi, grosse e dense gocce, sulle natiche della sorella. Non dimenticandosi di riceverne un fiotto in volto. Stan urlava frasi inconsunte mentre il cazzo eruttava le ultime stanche stille.
"Olga e… Ida.” e per un attimo non ebbe altro che potesse attraversare le corde vocali, “assieme siete come tutta l'armata del regno d'Inghilterra! Dovrebbero farvi duchesse, per lo meno!" disse enfatico Lord Hodgson sull’orlo di un un collasso emotivo dopo l’incredibile orgasmo.
Ida abbracciò la sorella che sorrideva esausta, ma felice.
Stan dopo qualche tentennamento fece per riprendersi, sciogliendosi dall’intreccio di gambe in cui si trovava. Le due sorelle in silenzio si abbandonarono sul divano.
L’uomo si ricompose in fretta, la festa, ormai di certo iniziata, lo attendeva nella sua veste ufficiale.
Ida voleva sapere di più dalla sorella e quale migliore occasione dello schianto a cui erano andati incontro membra e pensieri dopo un così intenso atto?
"Ebbene", esordì, "raccontami. Com'è che ti è saltato in mente di venire qui?"
“Ida, mi hai mandato tu la lettera!" disse Adele
“La lettera? Ah, Ecco!" fece Ida poi si interruppe attendendo che Stan terminasse di rassettarsi e di uscire dalla stanza.
"È stato un piacere conoscervi signorina Olga, a dopo!" disse prima di accomiatarsi.
"Ringrazio voi per la premura con cui mi avete guidato fin qui. Spero ci rivedremo questa sera", lo saluto Adele.
Stan fece un inchino. “Ne sono certo!” e, senza attendere repliche, guadagnò l'uscita.
Appena la porta fu richiusa, Ida disse: "Tu sei pazza, Adele! Hai già fatto capitolare quello Stan e che linguaggio forbito che ti è venuto. Sembri un'attrice!" il tono era quasi di dileggio se non accusatorio.
Poi proseguì: “La lettera era una canzonatura, Adele! Pensavi davvero che invitassi una donna di servizio alla festa più esclusiva di tutta Vienna?”. Ida non avrebbe voluto umiliare la sorella, ma lo scherzo era andato un po’ oltre.
“Ti sei pure trovata un vestito da gran signora. Cosa credevi di fare?”, la rintuzzò.
“Io… Pensavo che avrei potuto, per una sera, essere anche io come te.” ribatté Adele.
“Oh, povera ingenua. E sai per caso, quale è il ruolo di tua sorella? Lo sai?”
“Io, no… Cioè, forse. Non so. Io… Io mi sto divertendo. Mi è piaciuto quello che abbiamo fatto ora.” disse Adele mentre abbassava gli occhi con la mestizia che le stava salendo da dentro.
“Lo sai che facciamo io e le mie ragazze a questo genere di feste? Vuoi davvero passare la serata a farti fottere per deliziare tutti i maschi che ti vorranno?” Ida era dura, ma doveva, con risolutezza, mettere di fronte la realtà alla forse sprovveduta sorella.
Adele era costernata e interdetta dalle parole di Ida.
Tuttavia era lì. Dentro di sé sapeva che aveva di fronte un’occasione. Unica. Questa.
Era pronta a osare. Sì. Le stava crescendo dentro.
“Ida,” disse “sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa. È vero, ho creduto alla lettera, ma ora sono qui. Obbedirò e farò tutto quello che mi dirai di fare, non mandarmi indietro, ti prego!” era un tono di supplica, ma non aveva scelta. Una scelta che aveva già fatto nel solo atto di arrivare fino lì.
scritto il
2022-06-28
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