Vacanza con la figlia. Due.
di
Tibet
genere
etero
Victor:
Il primo momento? Rabbia!
Vedermi correre dietro ad una figlia sconsiderata? Meglio restare in Africa!
Poi… il senso di responsabilità, sento la sua voce e la rivedo bambina, ridiventa l’oggetto della mia protezione.
La cerchiamo io e il tassista lungo la statale, anche lui ha una figlia.
Ci lamentiamo assieme.
Pazza... anche lei come la mia? chiedo.
Insomma, ha preso dalla madre, risponde.
Eccola... a bordo della strada!
Seduta, mezzo sdraiata! Strafatta!
In che condizioni si è ridotta! Puzza di alcol e di sesso e ha i vestiti in condizioni pietose.
Torniamo, a fatica la faccio salire sul camper .
Puzza e noto le tracce di sperma sul viso, ma che ha fatto questa puttanella?
Quanti cazzi si è presa 'sta troia?
La rabbia ritorna!
Bestemmiando la metto su di un telo da bagno, so che devo spogliarla e lavarla… toglierle dal corpo lo sperma e la sporcizia che la ricopre. Non posso lasciarla così.
Lei è come una bambola inanimata, indossa questo vestito e un minuscolo indumento intimo intriso di odori forti, molto forti, animaleschi.
Non mi fa bene odorare quegli effluvi… l’odore di figa!
Ma che penso, cazzo!
E’ mia figlia!
Ora è nuda…
Bella… però se è bella! I capelli scuri sciolti, un seno sodo e pieno e il ventre piatto.
Si lamenta mentre le passo una salvietta bagnata sul viso, sul corpo, davanti e dietro.
Lunghi gemiti che sembrano gemiti d'orgasmo!
Ho modo di vedere la sua figa… gonfia, rossa, aperta, usata.
Che fare? Passarle la salvietta bagnata? Delicatamente?
Provo e lei si contorce tutta, apre ancora di più le gambe, ha sborra dappertutto, lì e sulle cosce.
La pulisco… la pulisco fra le natiche.
La porto sul letto e la copro e mi sistemo accanto a lei.
Sento il calore del suo corpo, i suoi odori e inizio ad immaginare, lei e quanti uomini? Quanti uomini l’hanno posseduta? E lei? Cosciente o ubriaca fatta? Ha goduto? Ma perché questi pensieri mi turbinano nella mente?
Cazzo!
La sento rabbrividire e inconsciamente mi si avvicina, cerca calore, è giorno, vedo il suo viso innocente e in un moto di tenerezza l’abbraccio.
E mi perdo… perdo la mia identità.
L'abbraccio, voglio darle il mio calore.
Il suo seno contro il petto… mi pare di sentire le punte ritte delle sue tette e le mie mani accarezzano le sue spalle, no… non voglio pensare a cosa sto facendo, lei dorme e non lo saprà mai. Le accarezzo le tette, le soppeso… le stringo fra le dita i capezzoli e li sento reagire, diventare più consistenti. Ormai non sono io che faccio queste cose, sono solo un uomo che ha voglia, che ha desiderio di una donna. Le mani corrono… passano veloci sul ventre nudo. Le dita accarezzano leggere le labbra aperte della sua figa, si immergono, trovano ancora una umidità consistente, porto le dita alla bocca, annuso e ritorno, ora entrano dentro due… è larga ancora e le spingo a fondo. Geme e smetto, cerco il clitoride e lo accarezzo. Glielo strofino e infine le cerco il culo, lì fra le natiche piene, a fatica le apro da tanto è soda.
E accarezzo lì. E' il paradiso!
Sono eccitato.
Tanto… troppo.
Ho il cazzo che mi fa male. Troppo teso, nonostante la scopata in spiaggia il desiderio è troppo.
No, basta, devo assolutamente vincere questa tentazione folle!
Devo uscire o faccio una pazzia della quale mi pentirò in eterno.
Vado in spiaggia, so che Marina, la romagnola della sera prima esce presto per correre sulla battigia con il suo cane, l'aspetto, la cerco!
Tanta è la voglia che quasi l'aggredisco!
La scopo sulla spiaggia al momento quasi deserta, troviamo un posto appena fuori dalla vista dietro a una baracca chiusa e la spingo contro la parete, a lei non dispiace questa foga! Ma non m'importerebbe di essere visto! Lei? Disposta a farlo così, disposta a tutto! Con il cane che abbaia legato a un palo.
-Cazzo... se abbaia quel cane! Che ha?-
-Non ci badare. Tu... continua! Dai... con quel tuo cazzo duro!-
Impazzisco, ho troppa voglia! La mente piena di immagini di Patrizia!
La sbatto, lei chinata in avanti, appoggiata con le mani, quel suo grosso culo morbido! Ma quanto si bagna? Sembra che stia pisciando! Le sborro dentro.
Poi?
Colazione assieme. Almeno la pazzia l'ho calmata.
Ma tuo marito chiedo?
Mi lascia fare.... dice.
I croissant sono un mito. Si può fare colazione con un caffè, croissant e cognac?
Cazzo! Non voglio tornare al camper, non voglio vederla, non voglio sentire il suo odore!
Patrizia:
Quando mi risveglio sono le tredici passate. Alzo la testa dal cuscino ma sono così intontita da non riuscire a reggerla.
Mi chiedo dove sono.
Chiudo gli occhi, li riapro, focalizzo e mi ritrovo nel camper.
Dio che dolore…!
Mi sembra di impazzire, mi gira tutto!
Mi osservo, sono avvolta in un lenzuolo sul letto, del tutto nuda sotto.
Che ci faccio nuda?
Apro gli sportelli dei vari mobiletti fino a che non trovo quello che ho bisogno. Tiro fuori un paio di aspirine.
Le lascio friggere un po’ nell’acqua del bicchiere che ho sulla mensola e poi la bevo.
L’aspirina fa schifo. Anche l’acqua. Tutto fa schifo.
E ho la bocca amara.
Mi alzo dal letto e mi trascino col lenzuolo attorno che mi circonda tutta fino ai seni lasciandomi le spalle scoperte.
Faccio pochi passi, cerco qualcosa per far colazione e mi sforzo di fare mente locale.
Mmmm… c’era una festa ieri sera.
Ho bevuto con Matilde, niente uomini e bla bla bla.
E poi?
Trovo un succo di frutta e me ne verso un bicchiere, mangio a fatica un biscotto.
Cazzo… ma non ricordo nulla!
Alle mie spalle papà apre la porta del camper ed entra.
-Sveglia... Patrizia?-
-Buongiorno, Vic-
Prende la bottiglia di succo dalle mie mani e se ne versa anche lui in un bicchiere.
Si siede, gira e rigira tra le mani il bicchiere. Un sorso, deglutisce, poi un altro sorso.
-Dove sei stata stanotte, Patrizia?-
Chiede senza guardarmi in volto.
-In discoteca con Matilde. Abbiamo bevuto, parlato, ballato… cose così-
-Ah…- deglutisce ancora – e perché sono dovuto venire a prenderti alle cinque di mattina sulla statale a cinque chilometri da qui?-
Lo dice calmo, di una calma che fa spavento.
Io mi siedo vicino a lui.
Con una mano trattengo il lenzuolo che mi cinge, con l’altra poso il mio bicchiere sul tavolo.
Non rispondo. Non saprei cosa dirgli. Non ricordo altro della nottata.
-Sai perché sei avvolta nel lenzuolo?-
Chiede e io scuoto la testa.
-No, non lo so.-
-Stanotte ti sono venuto a prendere, eri ubriaca e sporca di chissà che cosa! Che dici… me la devi una spiegazione o no?-
Stavolta il suo tono è alterato.
-Beh… se lo ricordassi te lo direi, papi…-
-Papi? Ora mi chiami “papi”? Dopo avermi fatto incazzare? “Victor” non ti sta più bene?-
Batte un pugno sul tavolo.
-Stasera non esci!-
-No!-
-Si, invece! Non ho nessuna voglia di tornare a raccoglierti chissà dove dopo che ti sei scopata chissà chi!-
Sussulto al pensiero.
Scopata? Mi sono fatta scopare da chi?
E come lo può sapere lui?
Mi infurio.
-Tu non puoi impedirmi di vivere la mia vita! E poi come sai che ho scopato, eh???-
-Eri piena di sborra! Altrimenti come fai a ritrovarti pulita stamattina?-
-Certo… pulita e nuda! Sei un porco!-
-Sarò anche un porco ma tu non esci più di qui senza di me o senza il mio permesso!-
Grida ora, è rosso in volto.
Mi irrito e protesto! E' pazzesca sta cosa! Non voglio le sue imposizioni! Non sono una mocciosa, cazzo!
Lui che non c’è mai vuole darmi ordini ora? Per anni la sua unica presenza erano i bonifici che ci mandava!
Gli urlo che non me ne frega nulla, che lo odio, che mi sono unita a lui nel suo viaggio solo perché mi annoiavo, che dell’affetto paterno non me ne frega nulla e non l'ho mai sentito!
Mi tira da un braccio, mi strattona di forza facendo cadere il lenzuolo. Nella foga di prenderlo per non restare del tutto nuda mi ritrovo sulle sue gambe, pancia e seni poggiano sulle sue ginocchia.
-Vediamo se capisci ora!-
Un colpo, una manata forte sul mio sedere!
Mi dimeno ancora e lui continua, tira via il lenzuolo e sento la sua mano battere forte direttamente sul culo nudo.
Fa male!!!
Grido di dolore, gli dico che è uno stronzo, che non sono una bambina che può sculacciare quando gli pare! Lui prosegue in manate sempre più pesanti! Sento la pelle bruciare forte ma lui continua imperterrito.
Le mie tette si muovono ad ogni suo colpo… ora lo sto pregando di fermarsi ma non lo fa, infierisce sulle mie natiche arrossate e sento la figa pulsare e bagnarsi, il clitoride durissimo che sporge.
Sono eccitata e arrabbiata e confusa da tutto ciò… arrabbiata con lui per gli schiaffi sul sedere, con me stessa dell’eccitazione che provo nel sentirmi percossa e confusa dal mescolarsi di questi sentimenti contrastanti.
Sento qualcosa spingere contro il mio ventre, è il suo cazzo che si è indurito di voglia, lo sento... lo so!
Sculacciarmi ha accresciuto la sua libido.
-Fermati, ti prego! Mi fai male!-
i colpi del suo palmo rimbombano forti, sono come schioppettate sulla mia carne dolente.
Inizio a gemere, prima di dolore poi quasi… di piacere.
Struscio il busto per quel che posso contro il suo ventre a sfiorarne il cazzo e lo sento farsi sempre più aggressivo, concitato nei movimenti.
Ogni colpo fa male come e più di una frustata!
Non si ferma, sembra impazzito di rabbia!
Gli graffio una gamba e cerco di voltarmi ma mi afferra i polsi con forza e mi tira giù, lasciandomi ormai nuda sul pavimento col suo corpo che schiaccia il mio.
Con la sua forza mi fa male… scalcio invano ma mi serra stretta. Mi tiene i polsi con una mano e con l’altra lo vedo scoprirsi il ventre; il gonfiore che sentivo sotto la pancia mentre ero sulle sue ginocchia viene fuori nel suo cazzo eretto.
Dio mio… cosa vuol farmi?
Lo tiene con la mano e mi cerca! Mi divincolo, sta quasi per mettermelo dentro e poi? Si ritira... si alza, mi guarda un attimo, io aperta completamente e lascia il camper!
Ho rischiato di essere violentata! Ma cosa è questa eccitazione che provo? Quasi l'ho desiderata quella violenza! Di essere presa con la forza!
Mi butto sul letto, mi copro.
Penso a quanto stava per succedere, al male che ho e mi addormento.
Victor:
Sono impazzito! La rabbia e il desiderio si sono fusi e non mi controllo più, questa piccola puttana mi ha scaldato i sensi e voglio averla. Voglio fotterla, mettere il cazzo nella sua figa… scoparla come hanno fatto i suoi uomini di questa notte. La voglio, che lei sia consenziente o no!
Le tengo le mani sopra la testa e con un mio ginocchio le apro le gambe. E questo nonostante le sue urla e i tentativi di liberarsi.
Si divincola, mi insulta.
Cazzo! NO!
Ma cosa sto facendo?
Improvvisamente mi ritrovo pieno di disgusto per me stesso.
No... cazzo! NO!
Mi ritrovo sulla spiaggia, io estraneo fra la moltitudine di bagnanti festanti.
Ho sbagliato!
Ho fatto un errore, un errore che mi fa sentire malvagio, ho superato il limite che non avrei mai dovuto superare.
Ho quasi scopato mia figlia… violentata!
Mi sembra di aver commesso una cosa atroce.
Devo scusarmi, chiederle perdono.
Torno al camper, lei sta dormendo.
Al suo risveglio, alle mie parole di scusa mi mette le dita sulla bocca.
Lei è più razionale.
Sorridendo mi dice che non le dispiace affatto che sia successo, potevo finire la cosa, no? Era così eccitante essere violentata dal proprio padre!
Adorabile pazza, mi prende in giro.
Solo che... cazzo!
Non potevo fare a meno di picchiarla sul culo così selvaggiamente? Ha un male dannato!
Le assicuro che ne prenderà ancora se non smette di fare la pazza.
Ottengo solo la sua linguaccia.
Patty.
Il rimorso lo porta a chiedermi perdono di continuo, a dirmi che gli dispiace, che sono sua figlia, la sua bambina ma io non ne sono dispiaciuta, affatto.
Non è successo ma è stato… intenso!
Anche strano. Non è da tutti i giorni rischiare di farsi scopare dal proprio padre.
E mentre blatera imbarazzato mille discorsi senza senso sulla genitorialità io lo interrompo mettendogli le dita sulla bocca.
-Vic... ascoltami-
-Si-
-Noi faremo come nulla fosse, vivremo le nostre vite regolarmente. Io continuerò a divertirmi come ho fatto finora e tu ad avere la tua vita così come l’hai sempre avuta. Come nulla fosse… ok?-
Sfodero lo sguardo più convincente e tranquillizzante che posso avere.
-Si…-
Un si che rivela la sua tristezza ma io non lo sono triste, ma sono consapevole che è cambiato qualcosa.
Crediamo ambedue che forse succederà comunque? Che tutto ciò che eravamo, padre e figlia, non esiste più, e ora, in certi momenti, siamo solo un uomo e una donna?
Ora siamo eccitazione e follia, come faccio a nascondere che ho avuto voglia di lui? E lui di me, anche se trattenuto poi da mille scrupoli etici.
Per farsi perdonare mi porta a cena, in quel ristorante appena fuori dal campeggio.
-Noi come due amanti pazzamente innamorati...-
Gli dico. Ma ottengo solo un sorriso triste.
Eddai!
Che è successo?
Cerco di far risalire il suo umore nero.
-Penso... che magari se mi scopavi davvero non li avresti questi pensieri! Saresti l'uomo più felice del mondo! Non sai come posso farti godere?-
-Scema...!-
Dice che tornerà più tardi, che va a fare una nuotata per schiarirsi le idee.
Mi sollevo dal letto col culo dolorante.
Non posso sedermi senza quasi piangere dal male e allora torno a distendermi sul ventre. Lo faccio con fatica cercando di piegare il meno possibile il busto in avanti o le gambe.
Cerco il mio cellulare e trovo un WA di Matilde.
Quella pazza troia!
Mi avverte di una festa in spiaggia dopo le undici, le dico che forse passerò per un saluto, forse... dato che esco con il mio uomo, vuole venire a salutarmi al ristorante fuori dal campeggio?
Verrà la troia, è curiosa come una scimmia.
Il primo momento? Rabbia!
Vedermi correre dietro ad una figlia sconsiderata? Meglio restare in Africa!
Poi… il senso di responsabilità, sento la sua voce e la rivedo bambina, ridiventa l’oggetto della mia protezione.
La cerchiamo io e il tassista lungo la statale, anche lui ha una figlia.
Ci lamentiamo assieme.
Pazza... anche lei come la mia? chiedo.
Insomma, ha preso dalla madre, risponde.
Eccola... a bordo della strada!
Seduta, mezzo sdraiata! Strafatta!
In che condizioni si è ridotta! Puzza di alcol e di sesso e ha i vestiti in condizioni pietose.
Torniamo, a fatica la faccio salire sul camper .
Puzza e noto le tracce di sperma sul viso, ma che ha fatto questa puttanella?
Quanti cazzi si è presa 'sta troia?
La rabbia ritorna!
Bestemmiando la metto su di un telo da bagno, so che devo spogliarla e lavarla… toglierle dal corpo lo sperma e la sporcizia che la ricopre. Non posso lasciarla così.
Lei è come una bambola inanimata, indossa questo vestito e un minuscolo indumento intimo intriso di odori forti, molto forti, animaleschi.
Non mi fa bene odorare quegli effluvi… l’odore di figa!
Ma che penso, cazzo!
E’ mia figlia!
Ora è nuda…
Bella… però se è bella! I capelli scuri sciolti, un seno sodo e pieno e il ventre piatto.
Si lamenta mentre le passo una salvietta bagnata sul viso, sul corpo, davanti e dietro.
Lunghi gemiti che sembrano gemiti d'orgasmo!
Ho modo di vedere la sua figa… gonfia, rossa, aperta, usata.
Che fare? Passarle la salvietta bagnata? Delicatamente?
Provo e lei si contorce tutta, apre ancora di più le gambe, ha sborra dappertutto, lì e sulle cosce.
La pulisco… la pulisco fra le natiche.
La porto sul letto e la copro e mi sistemo accanto a lei.
Sento il calore del suo corpo, i suoi odori e inizio ad immaginare, lei e quanti uomini? Quanti uomini l’hanno posseduta? E lei? Cosciente o ubriaca fatta? Ha goduto? Ma perché questi pensieri mi turbinano nella mente?
Cazzo!
La sento rabbrividire e inconsciamente mi si avvicina, cerca calore, è giorno, vedo il suo viso innocente e in un moto di tenerezza l’abbraccio.
E mi perdo… perdo la mia identità.
L'abbraccio, voglio darle il mio calore.
Il suo seno contro il petto… mi pare di sentire le punte ritte delle sue tette e le mie mani accarezzano le sue spalle, no… non voglio pensare a cosa sto facendo, lei dorme e non lo saprà mai. Le accarezzo le tette, le soppeso… le stringo fra le dita i capezzoli e li sento reagire, diventare più consistenti. Ormai non sono io che faccio queste cose, sono solo un uomo che ha voglia, che ha desiderio di una donna. Le mani corrono… passano veloci sul ventre nudo. Le dita accarezzano leggere le labbra aperte della sua figa, si immergono, trovano ancora una umidità consistente, porto le dita alla bocca, annuso e ritorno, ora entrano dentro due… è larga ancora e le spingo a fondo. Geme e smetto, cerco il clitoride e lo accarezzo. Glielo strofino e infine le cerco il culo, lì fra le natiche piene, a fatica le apro da tanto è soda.
E accarezzo lì. E' il paradiso!
Sono eccitato.
Tanto… troppo.
Ho il cazzo che mi fa male. Troppo teso, nonostante la scopata in spiaggia il desiderio è troppo.
No, basta, devo assolutamente vincere questa tentazione folle!
Devo uscire o faccio una pazzia della quale mi pentirò in eterno.
Vado in spiaggia, so che Marina, la romagnola della sera prima esce presto per correre sulla battigia con il suo cane, l'aspetto, la cerco!
Tanta è la voglia che quasi l'aggredisco!
La scopo sulla spiaggia al momento quasi deserta, troviamo un posto appena fuori dalla vista dietro a una baracca chiusa e la spingo contro la parete, a lei non dispiace questa foga! Ma non m'importerebbe di essere visto! Lei? Disposta a farlo così, disposta a tutto! Con il cane che abbaia legato a un palo.
-Cazzo... se abbaia quel cane! Che ha?-
-Non ci badare. Tu... continua! Dai... con quel tuo cazzo duro!-
Impazzisco, ho troppa voglia! La mente piena di immagini di Patrizia!
La sbatto, lei chinata in avanti, appoggiata con le mani, quel suo grosso culo morbido! Ma quanto si bagna? Sembra che stia pisciando! Le sborro dentro.
Poi?
Colazione assieme. Almeno la pazzia l'ho calmata.
Ma tuo marito chiedo?
Mi lascia fare.... dice.
I croissant sono un mito. Si può fare colazione con un caffè, croissant e cognac?
Cazzo! Non voglio tornare al camper, non voglio vederla, non voglio sentire il suo odore!
Patrizia:
Quando mi risveglio sono le tredici passate. Alzo la testa dal cuscino ma sono così intontita da non riuscire a reggerla.
Mi chiedo dove sono.
Chiudo gli occhi, li riapro, focalizzo e mi ritrovo nel camper.
Dio che dolore…!
Mi sembra di impazzire, mi gira tutto!
Mi osservo, sono avvolta in un lenzuolo sul letto, del tutto nuda sotto.
Che ci faccio nuda?
Apro gli sportelli dei vari mobiletti fino a che non trovo quello che ho bisogno. Tiro fuori un paio di aspirine.
Le lascio friggere un po’ nell’acqua del bicchiere che ho sulla mensola e poi la bevo.
L’aspirina fa schifo. Anche l’acqua. Tutto fa schifo.
E ho la bocca amara.
Mi alzo dal letto e mi trascino col lenzuolo attorno che mi circonda tutta fino ai seni lasciandomi le spalle scoperte.
Faccio pochi passi, cerco qualcosa per far colazione e mi sforzo di fare mente locale.
Mmmm… c’era una festa ieri sera.
Ho bevuto con Matilde, niente uomini e bla bla bla.
E poi?
Trovo un succo di frutta e me ne verso un bicchiere, mangio a fatica un biscotto.
Cazzo… ma non ricordo nulla!
Alle mie spalle papà apre la porta del camper ed entra.
-Sveglia... Patrizia?-
-Buongiorno, Vic-
Prende la bottiglia di succo dalle mie mani e se ne versa anche lui in un bicchiere.
Si siede, gira e rigira tra le mani il bicchiere. Un sorso, deglutisce, poi un altro sorso.
-Dove sei stata stanotte, Patrizia?-
Chiede senza guardarmi in volto.
-In discoteca con Matilde. Abbiamo bevuto, parlato, ballato… cose così-
-Ah…- deglutisce ancora – e perché sono dovuto venire a prenderti alle cinque di mattina sulla statale a cinque chilometri da qui?-
Lo dice calmo, di una calma che fa spavento.
Io mi siedo vicino a lui.
Con una mano trattengo il lenzuolo che mi cinge, con l’altra poso il mio bicchiere sul tavolo.
Non rispondo. Non saprei cosa dirgli. Non ricordo altro della nottata.
-Sai perché sei avvolta nel lenzuolo?-
Chiede e io scuoto la testa.
-No, non lo so.-
-Stanotte ti sono venuto a prendere, eri ubriaca e sporca di chissà che cosa! Che dici… me la devi una spiegazione o no?-
Stavolta il suo tono è alterato.
-Beh… se lo ricordassi te lo direi, papi…-
-Papi? Ora mi chiami “papi”? Dopo avermi fatto incazzare? “Victor” non ti sta più bene?-
Batte un pugno sul tavolo.
-Stasera non esci!-
-No!-
-Si, invece! Non ho nessuna voglia di tornare a raccoglierti chissà dove dopo che ti sei scopata chissà chi!-
Sussulto al pensiero.
Scopata? Mi sono fatta scopare da chi?
E come lo può sapere lui?
Mi infurio.
-Tu non puoi impedirmi di vivere la mia vita! E poi come sai che ho scopato, eh???-
-Eri piena di sborra! Altrimenti come fai a ritrovarti pulita stamattina?-
-Certo… pulita e nuda! Sei un porco!-
-Sarò anche un porco ma tu non esci più di qui senza di me o senza il mio permesso!-
Grida ora, è rosso in volto.
Mi irrito e protesto! E' pazzesca sta cosa! Non voglio le sue imposizioni! Non sono una mocciosa, cazzo!
Lui che non c’è mai vuole darmi ordini ora? Per anni la sua unica presenza erano i bonifici che ci mandava!
Gli urlo che non me ne frega nulla, che lo odio, che mi sono unita a lui nel suo viaggio solo perché mi annoiavo, che dell’affetto paterno non me ne frega nulla e non l'ho mai sentito!
Mi tira da un braccio, mi strattona di forza facendo cadere il lenzuolo. Nella foga di prenderlo per non restare del tutto nuda mi ritrovo sulle sue gambe, pancia e seni poggiano sulle sue ginocchia.
-Vediamo se capisci ora!-
Un colpo, una manata forte sul mio sedere!
Mi dimeno ancora e lui continua, tira via il lenzuolo e sento la sua mano battere forte direttamente sul culo nudo.
Fa male!!!
Grido di dolore, gli dico che è uno stronzo, che non sono una bambina che può sculacciare quando gli pare! Lui prosegue in manate sempre più pesanti! Sento la pelle bruciare forte ma lui continua imperterrito.
Le mie tette si muovono ad ogni suo colpo… ora lo sto pregando di fermarsi ma non lo fa, infierisce sulle mie natiche arrossate e sento la figa pulsare e bagnarsi, il clitoride durissimo che sporge.
Sono eccitata e arrabbiata e confusa da tutto ciò… arrabbiata con lui per gli schiaffi sul sedere, con me stessa dell’eccitazione che provo nel sentirmi percossa e confusa dal mescolarsi di questi sentimenti contrastanti.
Sento qualcosa spingere contro il mio ventre, è il suo cazzo che si è indurito di voglia, lo sento... lo so!
Sculacciarmi ha accresciuto la sua libido.
-Fermati, ti prego! Mi fai male!-
i colpi del suo palmo rimbombano forti, sono come schioppettate sulla mia carne dolente.
Inizio a gemere, prima di dolore poi quasi… di piacere.
Struscio il busto per quel che posso contro il suo ventre a sfiorarne il cazzo e lo sento farsi sempre più aggressivo, concitato nei movimenti.
Ogni colpo fa male come e più di una frustata!
Non si ferma, sembra impazzito di rabbia!
Gli graffio una gamba e cerco di voltarmi ma mi afferra i polsi con forza e mi tira giù, lasciandomi ormai nuda sul pavimento col suo corpo che schiaccia il mio.
Con la sua forza mi fa male… scalcio invano ma mi serra stretta. Mi tiene i polsi con una mano e con l’altra lo vedo scoprirsi il ventre; il gonfiore che sentivo sotto la pancia mentre ero sulle sue ginocchia viene fuori nel suo cazzo eretto.
Dio mio… cosa vuol farmi?
Lo tiene con la mano e mi cerca! Mi divincolo, sta quasi per mettermelo dentro e poi? Si ritira... si alza, mi guarda un attimo, io aperta completamente e lascia il camper!
Ho rischiato di essere violentata! Ma cosa è questa eccitazione che provo? Quasi l'ho desiderata quella violenza! Di essere presa con la forza!
Mi butto sul letto, mi copro.
Penso a quanto stava per succedere, al male che ho e mi addormento.
Victor:
Sono impazzito! La rabbia e il desiderio si sono fusi e non mi controllo più, questa piccola puttana mi ha scaldato i sensi e voglio averla. Voglio fotterla, mettere il cazzo nella sua figa… scoparla come hanno fatto i suoi uomini di questa notte. La voglio, che lei sia consenziente o no!
Le tengo le mani sopra la testa e con un mio ginocchio le apro le gambe. E questo nonostante le sue urla e i tentativi di liberarsi.
Si divincola, mi insulta.
Cazzo! NO!
Ma cosa sto facendo?
Improvvisamente mi ritrovo pieno di disgusto per me stesso.
No... cazzo! NO!
Mi ritrovo sulla spiaggia, io estraneo fra la moltitudine di bagnanti festanti.
Ho sbagliato!
Ho fatto un errore, un errore che mi fa sentire malvagio, ho superato il limite che non avrei mai dovuto superare.
Ho quasi scopato mia figlia… violentata!
Mi sembra di aver commesso una cosa atroce.
Devo scusarmi, chiederle perdono.
Torno al camper, lei sta dormendo.
Al suo risveglio, alle mie parole di scusa mi mette le dita sulla bocca.
Lei è più razionale.
Sorridendo mi dice che non le dispiace affatto che sia successo, potevo finire la cosa, no? Era così eccitante essere violentata dal proprio padre!
Adorabile pazza, mi prende in giro.
Solo che... cazzo!
Non potevo fare a meno di picchiarla sul culo così selvaggiamente? Ha un male dannato!
Le assicuro che ne prenderà ancora se non smette di fare la pazza.
Ottengo solo la sua linguaccia.
Patty.
Il rimorso lo porta a chiedermi perdono di continuo, a dirmi che gli dispiace, che sono sua figlia, la sua bambina ma io non ne sono dispiaciuta, affatto.
Non è successo ma è stato… intenso!
Anche strano. Non è da tutti i giorni rischiare di farsi scopare dal proprio padre.
E mentre blatera imbarazzato mille discorsi senza senso sulla genitorialità io lo interrompo mettendogli le dita sulla bocca.
-Vic... ascoltami-
-Si-
-Noi faremo come nulla fosse, vivremo le nostre vite regolarmente. Io continuerò a divertirmi come ho fatto finora e tu ad avere la tua vita così come l’hai sempre avuta. Come nulla fosse… ok?-
Sfodero lo sguardo più convincente e tranquillizzante che posso avere.
-Si…-
Un si che rivela la sua tristezza ma io non lo sono triste, ma sono consapevole che è cambiato qualcosa.
Crediamo ambedue che forse succederà comunque? Che tutto ciò che eravamo, padre e figlia, non esiste più, e ora, in certi momenti, siamo solo un uomo e una donna?
Ora siamo eccitazione e follia, come faccio a nascondere che ho avuto voglia di lui? E lui di me, anche se trattenuto poi da mille scrupoli etici.
Per farsi perdonare mi porta a cena, in quel ristorante appena fuori dal campeggio.
-Noi come due amanti pazzamente innamorati...-
Gli dico. Ma ottengo solo un sorriso triste.
Eddai!
Che è successo?
Cerco di far risalire il suo umore nero.
-Penso... che magari se mi scopavi davvero non li avresti questi pensieri! Saresti l'uomo più felice del mondo! Non sai come posso farti godere?-
-Scema...!-
Dice che tornerà più tardi, che va a fare una nuotata per schiarirsi le idee.
Mi sollevo dal letto col culo dolorante.
Non posso sedermi senza quasi piangere dal male e allora torno a distendermi sul ventre. Lo faccio con fatica cercando di piegare il meno possibile il busto in avanti o le gambe.
Cerco il mio cellulare e trovo un WA di Matilde.
Quella pazza troia!
Mi avverte di una festa in spiaggia dopo le undici, le dico che forse passerò per un saluto, forse... dato che esco con il mio uomo, vuole venire a salutarmi al ristorante fuori dal campeggio?
Verrà la troia, è curiosa come una scimmia.
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