Racconti libertini 3

di
genere
dominazione

3. Ginevra
Sono già due settimane che sono arrivata in America. Le giornate scorrono veloci e comincio ad abituarmi allo stile di vita degli zii. Archiviata la ricerca del piacere mi dedico a prendere lezioni dalla zia passando la giornata a leccarci a vicenda e dopo cena lo zio ci farcisce a dovere.
Stamattina, mentre facciamo colazione, la zia mi annuncia che la sera saremo uscite. La zia non mi vuole anticipare nulla ma mi aiuta a prepararmi in modo adeguato. Dopo un lungo bagno caldo durante il quale Caterina mi strofina la pelle facendola diventare rossa, mi sottopongo alla depilazione completa del pube e delle ascelle. Poi per lenire il rossore mi spalma su tutto il corpo un unguento dal profumo dolciastro che a contatto con la pelle mi dà una sensazione di refrigerio. Per tutta la giornata ci asteniamo da ogni pratica sessuale. Quando è il momento di scegliere l’abito da indossare resto sorpresa nello scoprire che non avrei indossato nulla se non una grande mantella bianca che arriva appena sopra al ginocchio e un paio di scarpe bianche dal tacco molto alto. Lo zio rientra prima del solito e, dopo aver fatto anche lui una toeletta veloce, ceniamo. Tutti e tre indossiamo solo un accappatoio bianco. Dopo cena finiamo di prepararci. Anche lo zio indossa solo una mantella ma nel suo caso è nera. Io e la zia invece siamo vestite allo stesso modo. Alle nove saliamo in carrozza e usciamo e dopo pochi minuti di viaggio giungiamo davanti ad una grande villa bianca. Al cancello ci facciamo riconoscere e la carrozza percorre il lungo viale e giunge infine davanti all’ingresso principale della casa. L’ingresso è lievemente illuminato quanto basta per riconoscere il viso degli ospiti in arrivo. Una coppia di neri che indossa una mantella porpora simile alla nostra ci fa entrare. All’ingresso ci aspettano i padroni di casa che ci salutano e ci introducono in una grande sala semi buia. Molti sono giunti prima di noi e gli zii si premurano di presentarmi agli amici che ancora non mi conoscono. Riconosco alcuni visi di uomini e donne che ho conosciuto durante la cena a casa degli zii.
Al centro della sala un grande telo nero che copre un altrettanto grande oggetto sconosciuto. Sapere di trovarmi in una stanza piena di persone tutte nude sotto la loro mantella mi provoca un leggero prurito in mezzo alle gambe. Ho voglia di toccarmi e di godere. L’astensione al piacere della giornata aumenta il desiderio. La zia si accorge del mio stato d’animo e mi sussurra all’orecchio di avere pazienza. Guardo con stupore la zia e sono sorpresa ancora una volta di come mi legga nel pensiero. Amo questa donna. Passano pochi minuti e le porte di ingresso si chiudono. Dalla parte buia della sala compare un gigantesco uomo nero. È completamente nudo con una verga di dimensioni mostruose. Le donne emettono un mormorio di stupore misto a piacere, mentre gli uomini tacciono ammutoliti. Alla vista di quell’arnese sento aumentare ancora di più il prurito in mezzo alle cosce. Il gigante giunto al centro della stanza toglie il grande telo che copre l’oggetto misterioso e scopre un tavolo di legno rivestito di cuoio nero. Ad ogni angolo un palo di legno. Poco dopo arrivano due giovani ragazze completamente nude. Piccole, minute ma molto belle. I capelli lunghi sono raccolti in una treccia. Dall’oscurità della stanza emerge un’altra donna, anche lei nuda bella ma non giovane come le altre due e indossa una mascherina nera. Tutti gli ospiti si avvicinano al tavolo. Anche io, curiosa di vedere, ero quasi in prima fila, subito dietro lo zio e la zia che, immaginando il mio desiderio si sposta per farmi posto al suo fianco. L’uomo nero prende una delle giovani ragazze e la fa sdraiare a pancia in su sul tavolo. Le allarga le gambe e lega, con una corda, le caviglie intorno al palo. Lo stesso fa con le braccia della ragazza. Sul viso della giovane il terrore è evidente ma non piange. Finito di legare la ragazza il nero fa un passo indietro. Ad un cenno del capo della donna con la maschera gli invitati si avvicinano al tavolo e si pongono intorno alla ragazza. Tutti cominciamo a toccare la giovane in ogni parte del suo corpo. I capelli, il viso, la bocca, i seni, il ventre, il sesso le cosce, i piedi. La ragazza geme alle carezze e sembra provare piacere per il trattamento. Anche io partecipo al rito toccando la coscia della ragazza. Tutto dura pochi minuti e la figura del nero ritorna sotto la luce fioca. Gli invitati fanno un passo indietro e l’uomo si avvicina al tavolo. In mano ha una frusta di cuoio di quelle che si usano per i cavalli. Alla vista di quell’arnese la ragazza ha un sussulto e un grande getto di urina esce dalle sue gambe. Adesso il suo viso è coperto di lacrime ed il suo terrore è evidente. L’uomo fa schioccare la frusta senza colpire la ragazza che al solo rumore emette un lamento di paura. Il secondo schiocco colpisce le cosce, il terzo i seni. Il quarto schiocco colpisce con precisione il sesso della ragazza che urla dal dolore. Sento l’eccitazione in mezzo alle sue gambe. Mi guardo intorno e vedo che alcune donne hanno preso a masturbare i propri compagni. Sono tentata anche io di riservare lo stesso trattamento allo zio che mi sta a fianco. Guardo la zia che ha intuito il mio intento e assente con il capo. Infilo la mano nella mantella dello zio e trovo subito la sua mazza di carne già dura. Comincio a toccare il suo membro che ormai conosco in ogni centimetro e con pochi e lenti gesti provoco nell’uomo un gemito di piacere, ma lo zio vuole di più. Sbottona l’ultimo dei bottoni della mantella scoprendo leggermente le gambe e mostrando il suo pene duro. Senza esitare mi inginocchio e prendo a leccare e succhiare con avidità. Subito tutt’intorno anche le altre donne mi imitano. La zia si inginocchia al mio fianco e condivido con lei il piacere di dare piacere. Il nero dopo aver frustato la ragazza tenta di penetrarla con il suo enorme pene. La giovane al solo tentativo dell’uomo di inserire il suo membro dentro di lei inizia ad urlare come se la stessero uccidendo. Le urla della giovane sono così spaventose che tutti gli ospiti si trovano d’accordo a sospendere quella violenza. Il nero però è così eccitato che nonostante abbia ricevuto l’ordine di interrompere la penetrazione con un colpo di reni infila senza nessuna pietà il suo arnese lungo e duro dentro la poveretta che dal dolore sviene. Nonostante ciò, il nero continua a spingere aventi e indietro il suo pene fino a quando non raggiunge l’orgasmo. Lo zio ed altri uomini intervengono aggredendo il nero che si stacca dalla ragazza. Ci vogliono sei uomini per immobilizzarlo e legarlo. Dal sesso della ragazza che è ancora svenuta, esce sperma e sangue. L’altra giovane si affretta a slegarla e ad un cenno del padrone di casa alcuni servitori la portano via. Molti degli ospiti decidono di abbandonare la festa, noi invece restiamo. Il padrone di casa ci fa passare nella grande sala adiacente e fa servire per tutti una bevanda rinfrescante. Lo zio ben conoscendo il contenuto della bevanda mi avvisa che avrei potuto perdere ogni inibizione se la bevo. Guardo la zia che, per rassicurarmi beve in un solo sorso quanto ha nel bicchiere. Io seguo il suo esempio, mentre lo zio decide di restare lucido per intervenire in caso di bisogno. Dopo pochi minuti, comincio a sentire la testa pesante ed in uno stato confusionale che mi costringe a sedermi sul grande divano in cuoio al centro della sala. Intravedo la zia che si toglie la mantella bianca e resta nuda, poi la toglie anche a me e si tuffa tra le mie cosce per leccarmi il sesso. Dietro di lei lo zio che la penetra con irruenza.
Continua
scritto il
2024-06-30
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