Il regno del piacere 3.
di
AngelicaBella
genere
prime esperienze
Capitolo 3: Il Desiderio Inconfessabile
Il castello era avvolto da una calma irreale, un silenzio carico di attesa dopo la notte di piaceri che aveva consumato tutti i suoi abitanti. Gli ospiti erano ormai sprofondati in un sonno inquieto, i loro corpi stanchi abbandonati sui giacigli di seta e velluto. Solo Xavier restava sveglio, immerso nei suoi pensieri.
Seduto nel suo studio, il conte Xavier sorseggiava un bicchiere di vino rosso, le dita sottili accarezzando il bordo del calice. Aveva raggiunto vertici di piacere che pochi potevano immaginare, eppure, un'ombra di dubbio aleggiava nella sua mente. Quella notte, durante il rito nella Stanza degli Echi, aveva visto i corpi delle donne tremare sotto il tocco del piacere, aveva udito i loro gemiti risuonare all'infinito tra quelle mura incantate, ma qualcosa lo tormentava.
Era reale tutto ciò che aveva sentito e visto? O le donne avevano semplicemente recitato una parte, mascherando i loro veri sentimenti dietro sorrisi estasiati e sguardi languidi? Xavier, maestro nell'arte del piacere, era anche un uomo di curiosità insaziabile, e non poteva tollerare l'idea di essere ingannato, di non sapere se il piacere che donava era davvero autentico o se era solo un'illusione, un teatro ben orchestrato.
Il suo desiderio era ormai chiaro: doveva conoscere la verità. Voleva leggere nella mente delle donne che giacevano con lui, scoprire i loro pensieri più intimi, percepire se l'orgasmo che urlavano era genuino o se, invece, non era altro che una finzione ben interpretata. Voleva sapere cosa provavano realmente, cosa pensavano nei momenti in cui lui credeva di essere il loro padrone assoluto.
Xavier si alzò lentamente, il vino rosso lasciando un sapore dolce e metallico sulle sue labbra. Sapeva cosa doveva fare. Aprì nuovamente il piccolo libro di cuoio nero che teneva sullo scrittoio, ma stavolta cercò una pagina diversa, una pagina che conteneva un incantesimo di potere più grande e oscuro di qualsiasi altro avesse mai usato.
Mentre le sue dita scivolavano sulle parole, il mondo sembrava trattenere il respiro. Il castello intero, come se fosse dotato di una coscienza propria, percepiva la gravità del desiderio che Xavier stava per esprimere. La fiamma della candela tremolava, quasi spaventata da ciò che stava per accadere.
Con voce ferma, Xavier iniziò a recitare l'incantesimo. Le parole, antiche e cariche di significato, uscirono dalle sue labbra come un canto maledetto. Ogni frase era un passo verso un potere che nessun uomo avrebbe dovuto possedere, eppure Xavier lo desiderava più di ogni altra cosa.
Mentre recitava, le ombre nella stanza parvero addensarsi intorno a lui, come se un’oscurità vivente si stesse radunando per ascoltare il suo desiderio inconfessabile. Quando pronunciò l’ultima parola, la candela si spense improvvisamente, lasciando il conte in un buio totale. Ma non c’era paura nei suoi occhi, solo un bagliore di eccitazione e anticipazione.
Il silenzio che seguì fu assoluto, rotto solo dal battito lento e costante del cuore di Xavier. E poi, un sussurro – non una voce umana, ma qualcosa di più profondo, più antico – si fece strada nella sua mente.
"Il tuo desiderio è stato ascoltato, Xavier," sussurrò quella voce, fredda come il ghiaccio e calda come il fuoco allo stesso tempo. "Ma ricorda, conoscere la verità può essere un’arma a doppio taglio."
Xavier sorrise, non spaventato, ma piuttosto euforico. "Sono pronto," rispose. "Dammi ciò che desidero."
Un vento freddo attraversò la stanza, e Xavier sentì una strana pressione alla testa, come se qualcosa stesse forzando la sua mente ad aprirsi. Era un momento di intenso dolore, ma durò solo un attimo. Poi, tutto si fece chiaro, come se avesse acquisito un nuovo senso, una nuova consapevolezza.
Il potere di leggere nei pensieri altrui era ora suo.
Quella notte, Xavier non dormì. Aspettò con impazienza il ritorno dei suoi ospiti, il cui risveglio avrebbe segnato l’inizio di un nuovo gioco, un gioco in cui lui non avrebbe solo dominato i loro corpi, ma anche le loro menti.
Il mattino dopo, quando i primi raggi di sole fecero capolino attraverso le pesanti tende del castello, le donne che avevano condiviso il letto del conte la sera precedente si svegliarono, ancora stordite dal piacere e dall'ebrezza della notte passata. Xavier le osservava attentamente, il suo sguardo più acuto e penetrante che mai. Ogni parola che pronunciavano, ogni sguardo che lanciavano, ogni sorriso che offrivano, ora gli rivelava molto più di quanto potessero immaginare.
Mentre una di loro si avvicinava al conte, il suo corpo nudo avvolto solo da un leggero scialle di seta, Xavier fece ciò che aveva tanto desiderato. Si concentrò su di lei, sul suo viso, sui suoi occhi che lo fissavano con una finta devozione. E poi, penetrò nella sua mente.
Era come attraversare un velo sottile. I pensieri della donna gli si rivelarono con chiarezza cristallina. Vide i dubbi che si celavano dietro il suo sorriso, percepì la noia che si nascondeva dietro i suoi gemiti di piacere, e infine, il disprezzo che provava per lui, per il suo potere, per il suo narcisismo. Non c’era vero desiderio in lei, solo una fredda recita.
Xavier sentì un’ondata di rabbia e frustrazione. Quello che temeva si era rivelato vero. Lei, come probabilmente altre prima di lei, aveva finto tutto il tempo. Ma questa rivelazione, anziché distruggerlo, alimentò un nuovo tipo di desiderio: non solo voleva dominare i corpi delle sue amanti, ora voleva piegare le loro menti, distruggere ogni maschera, ogni resistenza, finché non fossero completamente sue, corpo e anima.
La donna si avvicinò, cercando di baciarlo, ma Xavier la respinse con un gesto brusco, facendo un passo indietro. La guardò con un sorriso che non raggiungeva gli occhi, mentre il suo cuore si riempiva di una nuova determinazione.
"Stanotte," sussurrò Xavier, "scopriremo chi sei davvero."
E così, il conte preparò il prossimo gioco, uno che avrebbe spinto le sue amanti ai limiti della loro sanità mentale, sfidando la loro capacità di distinguere tra realtà e illusione. Perché ora, per Xavier, il vero piacere non risiedeva più solo nel dominio del corpo, ma nella conquista della mente.
Il castello era avvolto da una calma irreale, un silenzio carico di attesa dopo la notte di piaceri che aveva consumato tutti i suoi abitanti. Gli ospiti erano ormai sprofondati in un sonno inquieto, i loro corpi stanchi abbandonati sui giacigli di seta e velluto. Solo Xavier restava sveglio, immerso nei suoi pensieri.
Seduto nel suo studio, il conte Xavier sorseggiava un bicchiere di vino rosso, le dita sottili accarezzando il bordo del calice. Aveva raggiunto vertici di piacere che pochi potevano immaginare, eppure, un'ombra di dubbio aleggiava nella sua mente. Quella notte, durante il rito nella Stanza degli Echi, aveva visto i corpi delle donne tremare sotto il tocco del piacere, aveva udito i loro gemiti risuonare all'infinito tra quelle mura incantate, ma qualcosa lo tormentava.
Era reale tutto ciò che aveva sentito e visto? O le donne avevano semplicemente recitato una parte, mascherando i loro veri sentimenti dietro sorrisi estasiati e sguardi languidi? Xavier, maestro nell'arte del piacere, era anche un uomo di curiosità insaziabile, e non poteva tollerare l'idea di essere ingannato, di non sapere se il piacere che donava era davvero autentico o se era solo un'illusione, un teatro ben orchestrato.
Il suo desiderio era ormai chiaro: doveva conoscere la verità. Voleva leggere nella mente delle donne che giacevano con lui, scoprire i loro pensieri più intimi, percepire se l'orgasmo che urlavano era genuino o se, invece, non era altro che una finzione ben interpretata. Voleva sapere cosa provavano realmente, cosa pensavano nei momenti in cui lui credeva di essere il loro padrone assoluto.
Xavier si alzò lentamente, il vino rosso lasciando un sapore dolce e metallico sulle sue labbra. Sapeva cosa doveva fare. Aprì nuovamente il piccolo libro di cuoio nero che teneva sullo scrittoio, ma stavolta cercò una pagina diversa, una pagina che conteneva un incantesimo di potere più grande e oscuro di qualsiasi altro avesse mai usato.
Mentre le sue dita scivolavano sulle parole, il mondo sembrava trattenere il respiro. Il castello intero, come se fosse dotato di una coscienza propria, percepiva la gravità del desiderio che Xavier stava per esprimere. La fiamma della candela tremolava, quasi spaventata da ciò che stava per accadere.
Con voce ferma, Xavier iniziò a recitare l'incantesimo. Le parole, antiche e cariche di significato, uscirono dalle sue labbra come un canto maledetto. Ogni frase era un passo verso un potere che nessun uomo avrebbe dovuto possedere, eppure Xavier lo desiderava più di ogni altra cosa.
Mentre recitava, le ombre nella stanza parvero addensarsi intorno a lui, come se un’oscurità vivente si stesse radunando per ascoltare il suo desiderio inconfessabile. Quando pronunciò l’ultima parola, la candela si spense improvvisamente, lasciando il conte in un buio totale. Ma non c’era paura nei suoi occhi, solo un bagliore di eccitazione e anticipazione.
Il silenzio che seguì fu assoluto, rotto solo dal battito lento e costante del cuore di Xavier. E poi, un sussurro – non una voce umana, ma qualcosa di più profondo, più antico – si fece strada nella sua mente.
"Il tuo desiderio è stato ascoltato, Xavier," sussurrò quella voce, fredda come il ghiaccio e calda come il fuoco allo stesso tempo. "Ma ricorda, conoscere la verità può essere un’arma a doppio taglio."
Xavier sorrise, non spaventato, ma piuttosto euforico. "Sono pronto," rispose. "Dammi ciò che desidero."
Un vento freddo attraversò la stanza, e Xavier sentì una strana pressione alla testa, come se qualcosa stesse forzando la sua mente ad aprirsi. Era un momento di intenso dolore, ma durò solo un attimo. Poi, tutto si fece chiaro, come se avesse acquisito un nuovo senso, una nuova consapevolezza.
Il potere di leggere nei pensieri altrui era ora suo.
Quella notte, Xavier non dormì. Aspettò con impazienza il ritorno dei suoi ospiti, il cui risveglio avrebbe segnato l’inizio di un nuovo gioco, un gioco in cui lui non avrebbe solo dominato i loro corpi, ma anche le loro menti.
Il mattino dopo, quando i primi raggi di sole fecero capolino attraverso le pesanti tende del castello, le donne che avevano condiviso il letto del conte la sera precedente si svegliarono, ancora stordite dal piacere e dall'ebrezza della notte passata. Xavier le osservava attentamente, il suo sguardo più acuto e penetrante che mai. Ogni parola che pronunciavano, ogni sguardo che lanciavano, ogni sorriso che offrivano, ora gli rivelava molto più di quanto potessero immaginare.
Mentre una di loro si avvicinava al conte, il suo corpo nudo avvolto solo da un leggero scialle di seta, Xavier fece ciò che aveva tanto desiderato. Si concentrò su di lei, sul suo viso, sui suoi occhi che lo fissavano con una finta devozione. E poi, penetrò nella sua mente.
Era come attraversare un velo sottile. I pensieri della donna gli si rivelarono con chiarezza cristallina. Vide i dubbi che si celavano dietro il suo sorriso, percepì la noia che si nascondeva dietro i suoi gemiti di piacere, e infine, il disprezzo che provava per lui, per il suo potere, per il suo narcisismo. Non c’era vero desiderio in lei, solo una fredda recita.
Xavier sentì un’ondata di rabbia e frustrazione. Quello che temeva si era rivelato vero. Lei, come probabilmente altre prima di lei, aveva finto tutto il tempo. Ma questa rivelazione, anziché distruggerlo, alimentò un nuovo tipo di desiderio: non solo voleva dominare i corpi delle sue amanti, ora voleva piegare le loro menti, distruggere ogni maschera, ogni resistenza, finché non fossero completamente sue, corpo e anima.
La donna si avvicinò, cercando di baciarlo, ma Xavier la respinse con un gesto brusco, facendo un passo indietro. La guardò con un sorriso che non raggiungeva gli occhi, mentre il suo cuore si riempiva di una nuova determinazione.
"Stanotte," sussurrò Xavier, "scopriremo chi sei davvero."
E così, il conte preparò il prossimo gioco, uno che avrebbe spinto le sue amanti ai limiti della loro sanità mentale, sfidando la loro capacità di distinguere tra realtà e illusione. Perché ora, per Xavier, il vero piacere non risiedeva più solo nel dominio del corpo, ma nella conquista della mente.
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