L'affitto

di
genere
trio

L’affitto Prima parte
Ogni primo del mese, come un maledetto orologio svizzero, mi ritrovo a salire quei tre piani di scale che mi separano dall'appartamento di Valentina. E ogni volta, lo stesso pensiero mi attraversa la mente: “Cosa succederà questa volta?” Perché Valentina, con quel corpo da togliere il fiato e quel sorriso che promette tutto, è sempre un'incognita. Ma oggi, quando la porta si apre, mi rendo conto che non ero affatto pronto.
Valentina mi accoglie con un sorriso che sembra uscito dai miei sogni più nascosti, quei sogni che non si raccontano a nessuno. La sua pelle è morbida e dorata, quasi fosse scolpita nel marmo. Indossa solo un accappatoio, un tessuto leggero che si aggrappa alle curve generose dei suoi fianchi, e un seno che non puoi ignorare, anche se volessi. Sotto quel velo leggero, riesco a intravedere la sua figura sinuosa, il corpo che ho desiderato più di quanto sia disposto ad ammettere.
“Buongiorno, Giovanni,” mi dice con quella voce bassa e roca, come se fosse fatta apposta per far venire i brividi. “Mi dispiace, ma questo mese... sono un po’ a corto di soldi.”
Non sono un tipo che si lascia distrarre facilmente, ma mentre la guardo, il mio corpo mi tradisce. Sento un calore che si diffonde, un fuoco che parte dal basso e risale, lasciandomi senza fiato. “Non è un problema, possiamo aspettare qualche giorno, se necessario,” rispondo, ma la mia voce tradisce l’eccitazione che cresce dentro di me.
Valentina fa un passo avanti, il suo sorriso si allarga, e io sento il cuore battere forte, troppo forte. I suoi occhi verdi, profondi e magnetici, mi scrutano, e io so che sono fregato. “Sai, Giovanni, stavo pensando che potremmo trovare un altro modo di risolvere la questione...” sussurra, e il suono delle sue parole mi penetra la pelle, fino a farmi perdere la testa.
Il mio corpo reagisce prima ancora che la mia mente possa fermarlo. Sento un irrigidimento tra le gambe, il cazzo che si indurisce, premendo contro la stoffa dei pantaloni, e mi maledico per non riuscire a controllarmi. Abbasso lo sguardo, incapace di resistere, e vedo il suo accappatoio che si apre leggermente, rivelando un seno perfetto, rotondo, con capezzoli che sembrano voler sfidare il mondo. E poi, mentre il tessuto scivola ancora un po’, la mia attenzione viene catturata da un triangolo di pelle liscia, invitante, che mi fa venire voglia di buttare al diavolo tutto e perdermi in lei.
“Pensavo che... potrei pagarti in natura,” dice, e quelle parole mi fanno impazzire. Mi schiarisco la voce, ma sento che sto per cedere. Il desiderio è troppo forte, e l’idea di affondare in quel corpo mi sta divorando vivo.
Proprio quando sto per dire qualcosa di cui mi pentirei, il telefono squilla. Uno squillo maledetto che mi riporta alla realtà. Butto un’occhiata allo schermo, ed è Maria. “Scusami un attimo,” dico, ma non riesco a distogliere lo sguardo da Valentina, che mi fissa con un sorriso che sa di vittoria.
Rispondo al telefono con una voce che fatico a mantenere calma. “Ciao, cara.”
“Giovanni, tutto bene?” chiede Maria, con il suo tono dolce e familiare, completamente ignara del caos che mi attraversa la mente. “Sei da Valentina a riscuotere l’affitto?”
“Sì, sì, tutto bene. Sto... sto parlando con lei ora,” rispondo, ma la mia voce è appena un sussurro. Sento il sudore scendere lungo la schiena, mentre Valentina, senza pietà, si avvicina ancora di più. La sua mano si muove lenta, sfiora il mio petto, poi si infila sotto la mia cravatta, tirandola con delicatezza, ma con abbastanza forza da farmi sentire il nodo stringersi.
“Giovanni? Sei sicuro che vada tutto bene?” Maria adesso sembra preoccupata, ma non posso concentrarmi su di lei. Tutto ciò che riesco a fare è lottare contro l’impulso di buttare via il telefono e lasciarmi andare.
“Sì, sì,” balbetto, cercando di non crollare. “Ci... ci sentiamo dopo, ok?”
Chiudo la chiamata prima che Maria possa dire altro, e Valentina ride, una risata che mi perfora il cervello, lasciandomi con un misto di frustrazione e desiderio. Pensaci, Giovanni. L’offerta è sempre valida.”
Esco da quell’appartamento con il corpo in fiamme, il cazzo ancora duro come una pietra, e la mente confusa. Le scale sembrano non finire mai, e tutto ciò a cui riesco a pensare è la prossima volta. Perché so che ci sarà una prossima volta, e so anche che non sarò in grado di resistere.
Scendo le scale di corsa, come se avessi il diavolo alle calcagna. La testa è un vortice di pensieri, ma una cosa è chiara: devo andare subito a casa. Non posso aspettare, non posso fingere che non sia successo niente. Ho bisogno di Maria, adesso.
Quando varco la soglia di casa, Maria è in cucina, intenta a preparare il pranzo. Non mi aspetta così presto, e quando mi vede arrivare trafelato, alza lo sguardo sorpresa. “Giovanni, sei già tornato? Tutto bene?”
Non rispondo subito. Invece, mi avvicino a lei, le prendo il viso tra le mani e la bacio con una voracità che non sapevo di avere. Maria inizialmente è sorpresa, ma poi si lascia andare, rispondendo con altrettanta passione. Non c’è bisogno di parole, il mio corpo parla per me, e lei capisce subito cosa sta succedendo.
La trascino in camera da letto, senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la porta. Non c’è tempo. Il desiderio che ho trattenuto con tanta fatica ora esplode con una forza che non posso controllare. La spoglio con mani tremanti, affamato di lei, e lei si lascia fare, anzi, sembra altrettanto desiderosa di me. I vestiti volano via in pochi secondi, e siamo pelle contro pelle, uniti da un bisogno primordiale.
Maria si concede completamente, senza risparmiarsi. Le sue mani esplorano il mio corpo, mi tirano verso di lei, e io mi lascio andare, dimenticando tutto il resto. Il mio corpo si muove contro il suo con una foga che non avevo mai provato, e Maria risponde a ogni mio movimento con gemiti che alimentano la mia eccitazione. La prendo con tutta la forza che ho, e lei lo accoglie, incitandomi a non fermarmi, a non trattenere nulla.
Il piacere arriva in onde travolgenti, e quando finalmente ci raggiunge, è come un’esplosione che ci lascia senza fiato. Restiamo lì, ansimanti, i corpi ancora intrecciati, mentre cerco di riordinare i miei pensieri, ma la mia mente è ancora in preda al tumulto.
Maria mi accarezza il viso, il suo sguardo pieno di amore e curiosità. “Giovanni, cos’è successo? Non ti ho mai visto così...”
Mi tiro su un po’ nel letto, il respiro ancora affannato, e so che non posso nasconderle la verità. “Maria, devo dirti una cosa.” Lei si fa seria, ma rimane calma, pronta ad ascoltarmi. “Quando sono andato a riscuotere l’affitto da Valentina... lei ha cercato di... insomma, mi ha fatto una proposta indecente.”
Maria non dice nulla per un momento, ma io vedo nei suoi occhi che capisce. “E tu hai resistito,” dice infine, più come un’affermazione che una domanda.
Annuisco, sentendo un peso sollevarsi dal petto. “Sì, ho resistito. Ma... mi ha fatto impazzire, Maria. Non riuscivo a togliermela dalla testa, e ho sentito... ho sentito di dover tornare subito a casa da te.”
Maria sorride, un sorriso dolce e complice, e si avvicina a me. “Sono così fiera di te, Giovanni. Potevi cedere, ma sei tornato da me. E questo è tutto ciò che conta.” Poi, con un gesto lento e sensuale, mi spinge di nuovo sul letto, chinandosi su di me.
Sento il suo respiro caldo sul mio ventre, e quando mi guarda con quegli occhi pieni di desiderio e gratitudine, il mio corpo risponde immediatamente. Maria prende il mio cazzo ancora semi-eretto tra le mani, e lo accarezza con delicatezza, facendo salire il piacere di nuovo.
Poi, senza dire una parola, si china e mi prende in bocca. La sua lingua gioca con la punta, e un’ondata di piacere mi attraversa. Maria si muove con una maestria che mi fa perdere la testa, ogni suo movimento è perfetto, e io mi abbandono completamente a lei. Il piacere cresce rapidamente, fino a diventare insostenibile, e quando finalmente raggiungo il culmine, è come una liberazione che mi lascia esausto e completamente soddisfatto.
Restiamo abbracciati nel letto, la sua testa appoggiata sul mio petto. Il silenzio è confortevole, carico di significato. Ma poi, Maria rompe il silenzio con una frase che mi lascia senza parole.
“Giovanni, il mese prossimo vengo con te a riscuotere l’affitto.”
Alzo lo sguardo, sorpreso, ma la vedo sorridere e mi tranquillizzo.
scritto il
2024-08-14
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