Morte e Amore
di
Suve
genere
etero
Una cosa nata così. Sesso ce n'è o non saremmo su ER, ma lo salti a piè pari chi ne cerca di spinto ogni due righe.
La Morte si era annoiata. Era un periodo di superlavoro per Lei: anche se non c’erano più quelle grandi epidemie di un tempo o guerre globali, l’afflusso ai suoi cancelli era costantemente in crescita. Questione di numeri: la popolazione era aumentata a dismisura e una guerra c’era sempre da qualche parte, oltre a fame, sete, fatalità, stupidità e cattiveria, che il genere umano non era poi cambiato di molto anche dopo millenni. Non usava più i vecchi metodi, anche lei si era modernizzata. Ora girava non con la falce ma con comode forbici ergonomiche efficientissime nel tagliare i fili di coloro ai quali il tempo era scaduto. Un modernissimo palmare le ricordava gli “appuntamenti” e teneva la contabilità del “raccolto”. Solo il mantello era rimasto uguale, un tabarro d’altri tempi che le copriva corpo e volto (anche se aveva preso il vezzo di mostrarsi con lineamenti umani, quasi sempre affascinanti, le rare volte che si faceva vedere liberamente). Però, dopo una miriade di anni trascorsi a fare sempre la stessa cosa, si era stancata e decise di prendersi una vacanza trascorrendola a soddisfare una sua vecchia curiosità: L’Uomo, per cosa viveva e moriva? Mai si era interessata, volendo mantenere un distacco professionale, a ciò che avveniva al suo “raccolto” prima che arrivasse a Lei, ma un pizzico di curiosità le era rimasto.
Delegò ai suoi assistenti i compiti, settò le app per girare loro gli avvisi e le mail, lasciò detto di chiamarLa solo in caso di emergenza e vagò sulla terra guardandoci con più attenzione.
Osservò astratta miserie e nobiltà, apprezzando la solerzia dei suoi assistenti che incontrava spesso intenti al lavoro poi, una notte senza luna, sentì una frase al di là di un muro:
- Io morirei per te –
Forse aveva trovato ciò che cercava? Passò invisibile attraverso il muro e si trovò in una stanzetta. Alla luce fioca di alcune candele una giovane coppia giaceva su un letto disfatto, abbracciata, lenzuola stropicciate a coprire la loro nudità, un sorriso luminoso sui loro volti.
- E io morirei per te –
Guardò i due amanti scrutando nel profondo del loro animo, appurando la sincerità delle loro parole, e qualcosa le si smosse dentro interessandola.
Aveva sentito tanto parlare dell’Amore, conosceva persino la sua Dea, ma mai aveva provato in prima persona quelle sensazioni. La Morte non ha sesso, quindi non era tentata da questo, anche se il vederli così illanguiditi le suggeriva che c’era qualcosa di più dell’atto meccanico. Però era più interessata al sentimento che non riusciva a comprendere appieno.
Decise di chiedere una consulenza e, preso il suo cellulare di ultimissima generazione, chiamò la Sua vecchia amica:
- Venus, ciao, scusa se ti disturbo –
- Morte, quanto tempo, come mai? –
- E’ che forse puoi spiegarmi una cosa, potresti venire qui? –
- Certo, ultimamente non ho molto da fare. Arrivo –
Gli Dei, si sa, non sono legati a concetti come tempo e distanza. L’attimo dopo Venus, così si faceva chiamare da qualche migliaio di anni, capriccio di Dea, era di fianco alla Morte osservando i due sul letto.
- Guardali. Si amano. –
Venus sorrise compiaciuta.
- Sì, è bello vedere che è rimasto qualcosa di ciò che ho lasciato –
- Lasciato? Perché tu… -
- Beh, vedi, non è che ci sia tanto Amore oggi come oggi su questo pianeta. Vanno di moda sentimenti più aggressivi e distruttivi. Ultimamente non ho molto da fare sai? Invece qui vedo l’esempio di quello che è l’aspetto che ho sempre preferito del mio lavoro: l’Amore tra due giovani, spirituale e… sensuale. Grazie per avermi chiamata. –
Venus contemplò compiaciuta la mano della ragazza che si muoveva lenta sull’inguine del ragazzo, cercando di renderlo al più presto di nuovo efficiente.
- Non sono pratico di queste cose, per esempio quello cos’è? –
Morte indicò con un dito ossuto le due figure poi, come vergognandosi, lo rivestì di carne indicando ancora.
- Quello? Ah, ma non lo sai veramente? –
- Ti ho detto che non sono pratico, che sta facendo la ragazza con la bocca? –
- E’ un gioco tra loro due, molto apprezzato. Fa parte dei preliminari e in fondo è per questo che Tu esisti. Ciò che stanno facendo forse porterà a creare una nuova vita, e ciò che nasce prima o poi diventa di tua competenza. –
Morte osservò interessata la ragazza che ora era salita sopra il ragazzo, i ventri a stretto contatto, e si muoveva emettendo versi strani.
- E’ questo il sesso quindi? Si fa così? –
- Sì, ed anche in altri modi. Vedo che hai proprio bisogno di un corso accelerato. –
- Il fatto è che io non ho sesso, quindi certe cose non mi sono mai interessate. –
- E non sai cosa ti sei perso, mi dispiace per te. –
Venus guardò, sinceramente rammaricata, la sua vecchia conoscenza. Non erano amici strettissimi, non sapeva poi molto di lei a parte il suo compito, ma le dispiaceva che non avesse mai provato quelle gioie che lei aveva tanto dispensato e dispensava ancora.
- Guarda, adesso. Sai che un qualche filosofo ha definito questo momento la “piccola morte”? –
I due amanti si stringevano appassionatamente, muovendosi con frenesia crescente, accompagnando con grida e versi estatici ogni movimento dei loro corpi.
Morte osservò affascinata. Osservò i due tendere i corpi e poi rilassarli emettendo un grido all’unisono, li ammirò mentre, ancora abbracciati, si scambiavano teneri baci prima di cadere in un sonno profondo.
Si congedò da Venus promettendole che sarebbe andata a trovarla per discutere dell’argomento e riprese a vagare per la terra cercando con più cura, questa volta, situazioni come quella, osservando altre coppie simili. Non in tutte trovò il sentimento che aveva visto nella prima ma tutte, indistintamente, avevano alla fine un’aria beata. Iniziò a pensare che forse si era persa veramente qualcosa come aveva detto Venus.
Tempo dopo ripassò nella città della prima coppia e, stupendosi di se stessa, la cercò con curiosità aspettandosi di ritrovarli in intimità, di sentire i loro gemiti.
Entrò nella stessa stanza e quasì sbattè contro uno dei suoi assistenti che stava anch’esso per entrare.
- Cosa fai qui? –
- Padrona, sono stato chiamato, sono qui per lavoro –
L’assistente, un apprendista ancora poco esperto, si ritrasse intimorito davanti alla figura incombente.
Morte guardò il suo palmare e capì.
- Vattene, qui ci penso io –
E senza voltarsi a guardare il suo assistente che si dileguava entrò nella stanza.
Sul letto erano ancora i due giovani, ma ora lui era chino su di lei e piangeva disperato.
La ragazza stava morendo di malattia ma la sua disperazione, che Morte avvertiva chiaramente, non era per la Vita che le sfuggiva ma per il fatto di dover lasciare l’amato. Pur così conciata cercava di trovare parole per consolare lui altrettanto disperato.
Con un sospiro, Morte tirò fuori dalla custodia le sue forbici e si apprestò a compiere, questa volta di malavoglia, il suo dovere. Forse perse concentrazione, forse lo fece intenzionalmente, ma all’improvviso i due giovani furono consapevoli della Sua presenza e si girarono a guardarla riconoscendola all’istante.
- Ti prego Signora, non portarmela via, lasciala qui con me, ti prego –
Implorò accorato il giovane.
- Ti prego Signora, non separarmi ora dal mio amato, concedimi di dirgli addio. -
Implorò accorata la ragazza.
Morte esitò, i secondi scorrevano veloci e arrivava il momento di tagliare il filo eppure…eppure non ne aveva alcuna voglia.
“in fondo sono o non sono io la Padrona del Tempo”, si disse.
- Aspetterò… ma non per molto, devo compiere il mio dovere –
Disse sedendosi su una poltrona.
I due giovani si dimenticarono presto di lei. Abbracciati stretti, scambiandosi lacrime e baci, si dicevano quanto si amavano, quanto volevano restare insieme per sempre.
Morte li guardava vergognandosi un po’ di spiarli, ma con interesse osservò i due corpi stringersi come per diventare uno solo, scambiarsi effusioni, l’abbraccio che si tramutò presto in amplesso. Rivide i gesti che aveva già conosciuto e altri ancora che non immaginava, li guardò unirsi, gemere, gridare, rilassarsi e ricominciare ancora fino a quando i corpi si arresero alla stanchezza e stremati crollarono sulle lenzuola madide di sudore.
Solo allora si alzò, impugnò le forbici e si diresse verso i due.
Di nuovo conscio della presenza inquietante, il ragazzo si gettò in ginocchio disperato.
- No, ti prego, non portarmela via… prendi me al suo posto. –
- NO! –
Con un grido, la ragazza si prostrò di fianco all’amato.
- No, tocca a me, non saprei vivere senza di lui. Eccomi, sono pronta, prendimi –
Incerta, Morte guardò i due che Le si offrivano quasi litigando tra di loro su chi dovesse morire.
- Prendi me al suo posto, altrimenti giuro che mi ucciderò a mia volta –
- Tu sei pazzo, io vedo che hai ancora tanti anni davanti a te, perché vuoi rinunciarvi? –
- Dalli a lei, dalle i miei anni, glieli dono volentieri. Senza di lei non so vivere. –
Forse qualcosa di simile ad una lacrima di commozione inumidì l’orbita vuota della Morte. Aspettò che il ragazzo insistesse con la ragazza riuscendo infine a prevalere poi parlò:
- Uno vale uno per me, posso concederti questo scambio. Sei deciso? –
- SI! – rispose lui con enfasi.
- no – rispose lei affranta e sconfitta.
Morte tagliò il filo e se ne andò, portando con se il ragazzo che si voltava ogni secondo per vedere un’ultima volta lei che versava fiumi di lacrime prostrata sul pavimento.
- Venus, amica mia, forse tu hai la risposta che cerco. Non comprendo come possa accadere che… -
e raccontò a Venus la storia dei due ragazzi.
- Come si può scegliere di morire per un altro? Dicono di amare tanto la vita eppure nel mio raccolto trovo spesso chi viene da me spontaneamente, o meglio crede di farlo, di scegliere volontariamente Me, ma io so che era giunto il loro tempo. Questa volta invece… non capisco. –
- E’ il mio campo amica cara, io so che l’Amore, quello che sempre più spesso manca, spinge a fare questo e altro. Come l’amore di una madre che si sacrifica volentieri per la prole, a volte due innamorati possono fare lo stesso. E’ la Mia essenza, è per questo che Io esisto anche se sto passando di moda… -
Venus sospira contrariata.
- E non c’è rimedio? Sono tornata a visitare la ragazza, piange continuamente, si dispera. Sarà così per il resto dei suoi giorni? Io so che non sono pochi. –
- Il tempo farà sbiadire un poco il dolore, ma l’unico rimedio veramente efficace è che lei si innamori di nuovo –
- E non puoi aiutarla tu? Non è forse il tuo campo? –
- Aspettavo che me lo chiedessi amica cara, vedo chiaramente che anche tu “soffri” insieme a lei. So come fare… CUPIDOOOOOOO .-
Venus urlò chiamando un curioso personaggio col corpo di bambino, due alette striminzite e un’arco con una faretra ben fornita. Velocemente gli diede le istruzioni e lo lasciò partire.
- Come ti dicevo, è questo il mio campo. Le ho inviato mio figlio… sì, lo so che sembro troppo giovane per avere figli, ma lasciami questo vezzo, sono o non sono una Dea? Dicevo, le ho inviato Cupido, ci penserà lui con una delle sue frecce a far innamorare di nuovo la ragazza. –
Non molto tempo dopo, Venus e Morte andarono a vedere il risultato e trovarono la ragazza che rideva spensierata mano nella mano di un ragazzo molto somigliante al precedente.
- Vuoi dire che l’ha dimenticato? Intendiamoci, mi piace vederla sorridere ancora ma… -
- Non l’ha dimenticato, un pezzo di lei è morto con lui, ed un pezzo di lui resterà per sempre nel cuore di lei, ma la vita va avanti, è questa la fortuna degli umani… prima di incontrare te. –
Seduti davanti al fuoco di un camino, Venus e Morte discutevano ancora degli umani.
- Sai Venus, forse avevi ragione tu dicendomi che mi ero persa qualcosa. Purtroppo non avendo sesso è un aspetto che non ho mai indagato. –
- Sei un Dio, puoi essere ciò che vuoi. Io, anche se ho scelto di essere una Dea, posso diventare uomo se voglio. Non lo faccio spesso perché mi annoia ma posso farlo e anche tu. Prova –
Un breve istante e Morte lascia cadere il tabarro e apparendo come un uomo giovane e prestante, completamente nudo.
Venus gli si avvicina guardando in basso, gli occhi che cominciano a brillare.
- Non so se l’hai fatto apposta o per caso ma… hai scelto bene le… misure –
Morte la vede accostarsi e inginocchiarsi, sente le sue mani calde addosso.
- Mi è venuto spontaneo, ho pensato di cominciare diventando maschio –
- E se vuoi puoi cambiare dopo, e anche io, o restare così. Se vuoi posso insegnarti molte cose… tutte piacevoli .
- Proviamo… voglio provare tutto –
Morte chiude gli occhi e si abbandona alle sensazioni che gli dà la lingua di Venus.
P.S. La Morte non ha genere, ma siccome in italiano diciamo LA morte ho coniugato, quando dovevo, al femminile.. E gira e rigira siamo sempre lì: Gaudeamus igitur...
La Morte si era annoiata. Era un periodo di superlavoro per Lei: anche se non c’erano più quelle grandi epidemie di un tempo o guerre globali, l’afflusso ai suoi cancelli era costantemente in crescita. Questione di numeri: la popolazione era aumentata a dismisura e una guerra c’era sempre da qualche parte, oltre a fame, sete, fatalità, stupidità e cattiveria, che il genere umano non era poi cambiato di molto anche dopo millenni. Non usava più i vecchi metodi, anche lei si era modernizzata. Ora girava non con la falce ma con comode forbici ergonomiche efficientissime nel tagliare i fili di coloro ai quali il tempo era scaduto. Un modernissimo palmare le ricordava gli “appuntamenti” e teneva la contabilità del “raccolto”. Solo il mantello era rimasto uguale, un tabarro d’altri tempi che le copriva corpo e volto (anche se aveva preso il vezzo di mostrarsi con lineamenti umani, quasi sempre affascinanti, le rare volte che si faceva vedere liberamente). Però, dopo una miriade di anni trascorsi a fare sempre la stessa cosa, si era stancata e decise di prendersi una vacanza trascorrendola a soddisfare una sua vecchia curiosità: L’Uomo, per cosa viveva e moriva? Mai si era interessata, volendo mantenere un distacco professionale, a ciò che avveniva al suo “raccolto” prima che arrivasse a Lei, ma un pizzico di curiosità le era rimasto.
Delegò ai suoi assistenti i compiti, settò le app per girare loro gli avvisi e le mail, lasciò detto di chiamarLa solo in caso di emergenza e vagò sulla terra guardandoci con più attenzione.
Osservò astratta miserie e nobiltà, apprezzando la solerzia dei suoi assistenti che incontrava spesso intenti al lavoro poi, una notte senza luna, sentì una frase al di là di un muro:
- Io morirei per te –
Forse aveva trovato ciò che cercava? Passò invisibile attraverso il muro e si trovò in una stanzetta. Alla luce fioca di alcune candele una giovane coppia giaceva su un letto disfatto, abbracciata, lenzuola stropicciate a coprire la loro nudità, un sorriso luminoso sui loro volti.
- E io morirei per te –
Guardò i due amanti scrutando nel profondo del loro animo, appurando la sincerità delle loro parole, e qualcosa le si smosse dentro interessandola.
Aveva sentito tanto parlare dell’Amore, conosceva persino la sua Dea, ma mai aveva provato in prima persona quelle sensazioni. La Morte non ha sesso, quindi non era tentata da questo, anche se il vederli così illanguiditi le suggeriva che c’era qualcosa di più dell’atto meccanico. Però era più interessata al sentimento che non riusciva a comprendere appieno.
Decise di chiedere una consulenza e, preso il suo cellulare di ultimissima generazione, chiamò la Sua vecchia amica:
- Venus, ciao, scusa se ti disturbo –
- Morte, quanto tempo, come mai? –
- E’ che forse puoi spiegarmi una cosa, potresti venire qui? –
- Certo, ultimamente non ho molto da fare. Arrivo –
Gli Dei, si sa, non sono legati a concetti come tempo e distanza. L’attimo dopo Venus, così si faceva chiamare da qualche migliaio di anni, capriccio di Dea, era di fianco alla Morte osservando i due sul letto.
- Guardali. Si amano. –
Venus sorrise compiaciuta.
- Sì, è bello vedere che è rimasto qualcosa di ciò che ho lasciato –
- Lasciato? Perché tu… -
- Beh, vedi, non è che ci sia tanto Amore oggi come oggi su questo pianeta. Vanno di moda sentimenti più aggressivi e distruttivi. Ultimamente non ho molto da fare sai? Invece qui vedo l’esempio di quello che è l’aspetto che ho sempre preferito del mio lavoro: l’Amore tra due giovani, spirituale e… sensuale. Grazie per avermi chiamata. –
Venus contemplò compiaciuta la mano della ragazza che si muoveva lenta sull’inguine del ragazzo, cercando di renderlo al più presto di nuovo efficiente.
- Non sono pratico di queste cose, per esempio quello cos’è? –
Morte indicò con un dito ossuto le due figure poi, come vergognandosi, lo rivestì di carne indicando ancora.
- Quello? Ah, ma non lo sai veramente? –
- Ti ho detto che non sono pratico, che sta facendo la ragazza con la bocca? –
- E’ un gioco tra loro due, molto apprezzato. Fa parte dei preliminari e in fondo è per questo che Tu esisti. Ciò che stanno facendo forse porterà a creare una nuova vita, e ciò che nasce prima o poi diventa di tua competenza. –
Morte osservò interessata la ragazza che ora era salita sopra il ragazzo, i ventri a stretto contatto, e si muoveva emettendo versi strani.
- E’ questo il sesso quindi? Si fa così? –
- Sì, ed anche in altri modi. Vedo che hai proprio bisogno di un corso accelerato. –
- Il fatto è che io non ho sesso, quindi certe cose non mi sono mai interessate. –
- E non sai cosa ti sei perso, mi dispiace per te. –
Venus guardò, sinceramente rammaricata, la sua vecchia conoscenza. Non erano amici strettissimi, non sapeva poi molto di lei a parte il suo compito, ma le dispiaceva che non avesse mai provato quelle gioie che lei aveva tanto dispensato e dispensava ancora.
- Guarda, adesso. Sai che un qualche filosofo ha definito questo momento la “piccola morte”? –
I due amanti si stringevano appassionatamente, muovendosi con frenesia crescente, accompagnando con grida e versi estatici ogni movimento dei loro corpi.
Morte osservò affascinata. Osservò i due tendere i corpi e poi rilassarli emettendo un grido all’unisono, li ammirò mentre, ancora abbracciati, si scambiavano teneri baci prima di cadere in un sonno profondo.
Si congedò da Venus promettendole che sarebbe andata a trovarla per discutere dell’argomento e riprese a vagare per la terra cercando con più cura, questa volta, situazioni come quella, osservando altre coppie simili. Non in tutte trovò il sentimento che aveva visto nella prima ma tutte, indistintamente, avevano alla fine un’aria beata. Iniziò a pensare che forse si era persa veramente qualcosa come aveva detto Venus.
Tempo dopo ripassò nella città della prima coppia e, stupendosi di se stessa, la cercò con curiosità aspettandosi di ritrovarli in intimità, di sentire i loro gemiti.
Entrò nella stessa stanza e quasì sbattè contro uno dei suoi assistenti che stava anch’esso per entrare.
- Cosa fai qui? –
- Padrona, sono stato chiamato, sono qui per lavoro –
L’assistente, un apprendista ancora poco esperto, si ritrasse intimorito davanti alla figura incombente.
Morte guardò il suo palmare e capì.
- Vattene, qui ci penso io –
E senza voltarsi a guardare il suo assistente che si dileguava entrò nella stanza.
Sul letto erano ancora i due giovani, ma ora lui era chino su di lei e piangeva disperato.
La ragazza stava morendo di malattia ma la sua disperazione, che Morte avvertiva chiaramente, non era per la Vita che le sfuggiva ma per il fatto di dover lasciare l’amato. Pur così conciata cercava di trovare parole per consolare lui altrettanto disperato.
Con un sospiro, Morte tirò fuori dalla custodia le sue forbici e si apprestò a compiere, questa volta di malavoglia, il suo dovere. Forse perse concentrazione, forse lo fece intenzionalmente, ma all’improvviso i due giovani furono consapevoli della Sua presenza e si girarono a guardarla riconoscendola all’istante.
- Ti prego Signora, non portarmela via, lasciala qui con me, ti prego –
Implorò accorato il giovane.
- Ti prego Signora, non separarmi ora dal mio amato, concedimi di dirgli addio. -
Implorò accorata la ragazza.
Morte esitò, i secondi scorrevano veloci e arrivava il momento di tagliare il filo eppure…eppure non ne aveva alcuna voglia.
“in fondo sono o non sono io la Padrona del Tempo”, si disse.
- Aspetterò… ma non per molto, devo compiere il mio dovere –
Disse sedendosi su una poltrona.
I due giovani si dimenticarono presto di lei. Abbracciati stretti, scambiandosi lacrime e baci, si dicevano quanto si amavano, quanto volevano restare insieme per sempre.
Morte li guardava vergognandosi un po’ di spiarli, ma con interesse osservò i due corpi stringersi come per diventare uno solo, scambiarsi effusioni, l’abbraccio che si tramutò presto in amplesso. Rivide i gesti che aveva già conosciuto e altri ancora che non immaginava, li guardò unirsi, gemere, gridare, rilassarsi e ricominciare ancora fino a quando i corpi si arresero alla stanchezza e stremati crollarono sulle lenzuola madide di sudore.
Solo allora si alzò, impugnò le forbici e si diresse verso i due.
Di nuovo conscio della presenza inquietante, il ragazzo si gettò in ginocchio disperato.
- No, ti prego, non portarmela via… prendi me al suo posto. –
- NO! –
Con un grido, la ragazza si prostrò di fianco all’amato.
- No, tocca a me, non saprei vivere senza di lui. Eccomi, sono pronta, prendimi –
Incerta, Morte guardò i due che Le si offrivano quasi litigando tra di loro su chi dovesse morire.
- Prendi me al suo posto, altrimenti giuro che mi ucciderò a mia volta –
- Tu sei pazzo, io vedo che hai ancora tanti anni davanti a te, perché vuoi rinunciarvi? –
- Dalli a lei, dalle i miei anni, glieli dono volentieri. Senza di lei non so vivere. –
Forse qualcosa di simile ad una lacrima di commozione inumidì l’orbita vuota della Morte. Aspettò che il ragazzo insistesse con la ragazza riuscendo infine a prevalere poi parlò:
- Uno vale uno per me, posso concederti questo scambio. Sei deciso? –
- SI! – rispose lui con enfasi.
- no – rispose lei affranta e sconfitta.
Morte tagliò il filo e se ne andò, portando con se il ragazzo che si voltava ogni secondo per vedere un’ultima volta lei che versava fiumi di lacrime prostrata sul pavimento.
- Venus, amica mia, forse tu hai la risposta che cerco. Non comprendo come possa accadere che… -
e raccontò a Venus la storia dei due ragazzi.
- Come si può scegliere di morire per un altro? Dicono di amare tanto la vita eppure nel mio raccolto trovo spesso chi viene da me spontaneamente, o meglio crede di farlo, di scegliere volontariamente Me, ma io so che era giunto il loro tempo. Questa volta invece… non capisco. –
- E’ il mio campo amica cara, io so che l’Amore, quello che sempre più spesso manca, spinge a fare questo e altro. Come l’amore di una madre che si sacrifica volentieri per la prole, a volte due innamorati possono fare lo stesso. E’ la Mia essenza, è per questo che Io esisto anche se sto passando di moda… -
Venus sospira contrariata.
- E non c’è rimedio? Sono tornata a visitare la ragazza, piange continuamente, si dispera. Sarà così per il resto dei suoi giorni? Io so che non sono pochi. –
- Il tempo farà sbiadire un poco il dolore, ma l’unico rimedio veramente efficace è che lei si innamori di nuovo –
- E non puoi aiutarla tu? Non è forse il tuo campo? –
- Aspettavo che me lo chiedessi amica cara, vedo chiaramente che anche tu “soffri” insieme a lei. So come fare… CUPIDOOOOOOO .-
Venus urlò chiamando un curioso personaggio col corpo di bambino, due alette striminzite e un’arco con una faretra ben fornita. Velocemente gli diede le istruzioni e lo lasciò partire.
- Come ti dicevo, è questo il mio campo. Le ho inviato mio figlio… sì, lo so che sembro troppo giovane per avere figli, ma lasciami questo vezzo, sono o non sono una Dea? Dicevo, le ho inviato Cupido, ci penserà lui con una delle sue frecce a far innamorare di nuovo la ragazza. –
Non molto tempo dopo, Venus e Morte andarono a vedere il risultato e trovarono la ragazza che rideva spensierata mano nella mano di un ragazzo molto somigliante al precedente.
- Vuoi dire che l’ha dimenticato? Intendiamoci, mi piace vederla sorridere ancora ma… -
- Non l’ha dimenticato, un pezzo di lei è morto con lui, ed un pezzo di lui resterà per sempre nel cuore di lei, ma la vita va avanti, è questa la fortuna degli umani… prima di incontrare te. –
Seduti davanti al fuoco di un camino, Venus e Morte discutevano ancora degli umani.
- Sai Venus, forse avevi ragione tu dicendomi che mi ero persa qualcosa. Purtroppo non avendo sesso è un aspetto che non ho mai indagato. –
- Sei un Dio, puoi essere ciò che vuoi. Io, anche se ho scelto di essere una Dea, posso diventare uomo se voglio. Non lo faccio spesso perché mi annoia ma posso farlo e anche tu. Prova –
Un breve istante e Morte lascia cadere il tabarro e apparendo come un uomo giovane e prestante, completamente nudo.
Venus gli si avvicina guardando in basso, gli occhi che cominciano a brillare.
- Non so se l’hai fatto apposta o per caso ma… hai scelto bene le… misure –
Morte la vede accostarsi e inginocchiarsi, sente le sue mani calde addosso.
- Mi è venuto spontaneo, ho pensato di cominciare diventando maschio –
- E se vuoi puoi cambiare dopo, e anche io, o restare così. Se vuoi posso insegnarti molte cose… tutte piacevoli .
- Proviamo… voglio provare tutto –
Morte chiude gli occhi e si abbandona alle sensazioni che gli dà la lingua di Venus.
P.S. La Morte non ha genere, ma siccome in italiano diciamo LA morte ho coniugato, quando dovevo, al femminile.. E gira e rigira siamo sempre lì: Gaudeamus igitur...
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