Pizza, film e...Foot Fetish!
di
Istanbul
genere
feticismo
“Molto bene, questo deve essere l’ultimo” pensò tra sé.
In quel piovoso venerdì pomeriggio di fine Novembre, Anna dovette fermarsi al lavoro oltre il solito orario d’ufficio, a causa di alcune importanti pratiche da evadere entro la settimana.
Lavorava in uno studio associato di commercialisti ed il mese di Novembre era critico per alcune delle fondamentali scadenze fiscali previste durante l’anno. Iniziò a digitare l’indirizzo mail a cui spedire certi allegati, quando il suo titolare fece capolino nel suo ufficio.
“Anna, io esco, gli altri sono già andati. Ci pensi tu a chiudere?” le chiese.
“Certo, dottor Corsi, non si preoccupi. Mi serviranno ancora una decina di minuti” rispose lei.
“D’accordo, fai pure. Ti auguro un buon fine settimana!” la salutò poi, già rivolto verso l’uscita.
“Grazie, dottore, anche a lei!” rispose Anna di rimando.
Anna era l’unica dipendente ad avere una copia delle chiavi dello studio. Al suo interno, vi erano due commercialisti, ognuno dei quali disponeva di due impiegate. Lei era la più longeva dello studio, essendo stata assunta quasi vent’anni prima, alla tenera età di 19. Vi era entrata come stagista subito dopo il diploma, meritandosi la conferma dopo nemmeno un anno di permanenza. Era di gran lunga la più esperta del gruppo. Infatti, sovente fungeva da punto di riferimento per le altre tre ragazze che lavoravano con lei. Chiara, sua collega ed amica, aveva 37 anni; Federica era ben più giovane, con i suoi 29 anni, mentre la piccola del gruppo era Nicole, appena ventunenne. Con le prime due, si era istaurato un rapporto che andava oltre a quello lavorativo.
Loro tre, erano diventate ottime amiche. Andavano spesso fuori a cena, organizzavano uscite fuori porta durante i weekend ma più di tutto amavano ritrovarsi a casa di una di loro per una serata pizza e cinema e pettegolezzi sul divano. Ed una di queste, era in programma proprio quel venerdì sera da Chiara.
Anna gettò un’occhiata all’orario: mancavano dieci minuti alle 19. Il ritrovo era previsto per le 20.30.
“Ok! Bene! Al resto, penseremo lunedì” esclamò mentre inviava l’ultima mail della settimana.
Arrestò il computer e si alzò per un ultimo giro di controllo dell’ufficio. Accertatasi che tutto fosse in ordine, uscì dal luogo di lavoro alle ore 19 in punto e si diresse verso casa.
Raggiunse l’abitazione di Chiara con cinque minuti d’anticipo. Era persino riuscita a recarsi in un supermercato per fare rifornimento di patatine, pop-corn e altri snack.
Per la serata, aveva optato per un comodo look casual, composto da jeans, camicetta chiara e stivaletti.
“Anna!” rispose non appena udì la voce all’altro capo del citofono. Chiara abitava all’ultimo di un condominio a tre piani. Anna salì con l’ascensore e, quando le porte si aprirono, Chiara era già sull’uscio ad attenderla. Anna notò il classico outfit da casa, leggins e felpa bianca con cappuccio che adorava. Ai piedi, portava delle pantofole chiuse, recanti un simpatico pinguino in peluche.
Si salutarono con un bacio sulla guancia.
“Ciao cara, sei la prima” disse la padrona di casa.
“Effettivamente, sono leggermente in anticipo” rispose Anna.
“Non preoccuparti! Accomodati pure al tuo solito posto!” la invitò poi “finisco velocemente di sistemarmi e ti raggiungo”.
Il solito posto di Anna consisteva nella parte sinistra del divano con penisola. Giunse nel soggiorno, arredato in stile scandinavo moderno, con pavimentazione in legno. Il divano, di color grigio chiaro, era posto in angolo, adagiato alla parete rivestita dello stesso motivo del pavimento; il grigio scuro, era il colore scelto per la parete che correva parallela alla sopracitata penisola. Nel tenue contesto ambientale, spiccavano, qua e là, qualche cuscino ed un morbido pouf di colore giallo acceso.
Una smart tv a schermo piatto, istallata sulla parete di fronte al divano, completava quel sempre apprezzabile insieme. Anna rimaneva piacevolmente sorpresa, ogni volta che si fermava ad ammirarne lo stile. Il suo sguardo, cadde poi sulla pila di DVD presenti sul tavolino, situato di fronte al divano, in zona centrale. Un paio di commedie romantiche, un poliziesco ed alcuni film dell’orrore, costituivano la rosa di film a disposizione per la serata. Anna non amava troppo le pellicole di paura. Chiara, al contrario, ne andava pazza. Una volta le raccontò di essersi eccitata durante una scena di puro suspense, arrivando persino a toccarsi. Lei non la giudicava, semplicemente riteneva che ognuno avesse le proprie preferenze. E lei ne sapeva qualcosa. Eccome. Iniziò a rivolgere la mente a quelle che erano le sue fantasie, quando un trillo improvviso la riportò bruscamente alla realtà.
“Anna, potresti aprire tu? È la Fede!” chiese Chiara, dalla parte opposta della casa.
“Sì, certamente!” ripose lei di rimando.
Dopo una rapida occhiata allo spioncino, Anna aprì alla giovane collega. Altri due baci di saluto.
“Vieni, Chiara sta perfezionando il suo look!” disse Anna, enfatizzando la parola 'accentuando', cosa che fece sorridere l’amica. Federica vestiva con un maglione nero, jeans ed un paio di stivaletti mammut color marroncino.
Si sedettero sul divano e rimasero a chiacchierare per circa dieci minuti, quando udirono Chiara che le chiamava dalla cucina, richiedendo il gentile aiuto di una di loro.
Anna si alzò all’istante, ma venne subito bloccata dalla collega.
“Non se ne parla nemmeno! Ci vado io!” esclamò con un finto fare perentorio.
“Ma va’, lascia fare a me, sei appena arrivata…”
“…ma sei tu quella che ha dovuto fermarsi per quella pratica, coprendo il culo alla sottoscritta, permettendole di andare alla lezione di pilates”. Il tono di Federica non ammetteva repliche.
Anna le sorrise e tornò a sedersi a quella che era stata definita “la sua postazione”.
“Adesso ti siedi qui e ti rilassi” continuò Federica, mentre con una mano sollevava la gamba sinistra di Anna.
Fece scorrere la zip verso il basso, quindi le sfilò lo stivaletto ed adagiò il piede, coperto solamente da un calzino bianco, sulla penisola. Ripeté l’operazione anche con il destro. Nel poggiarli, diede un innocuo bacetto sul dorso, sorridendo all’amica. Quindi si alzò e si diresse verso la cucina, dalla quale Chiara le stava chiamando. Federica ignorava completamente che il suo piccolo insignificante gesto avesse mandato in subbuglio il perfetto equilibrio emotivo della collega più anziana. Anna, infatti, nella loro piccola congrega, ricopriva il ruolo della persona responsabile dal carattere piuttosto introverso, al quale si contrapponeva l’esplosività di Federica, mentre Chiara costituiva il giusto equilibrio tra le due, il collante del gruppo.
Anna non era solita lasciarsi andare ai suoi istinti, ma quanto appena successo, aveva risvegliato in lei delle emozioni che di rado, purtroppo, si trovava a vivere. Non era mai riuscita a confidare, nemmeno alle sue più intime amiche, del suo feticismo per i piedi. Amava qualsiasi cosa di sessualmente spinta legata alle estremità, femminili o maschili. Nonostante la sua eterosessualità, erano quelli del gentil sesso a stuzzicare maggiormente le sue fantasie. Avrebbe tanto voluto esternare quel lato nascosto di sé, ma temeva per il giudizio della gente e, più di tutto, di incrinare il rapporto con Chiara e Federica.
‘Forse dovrei confessarglielo!’ si diceva più volte. Ma poi desisteva.
“Ciao Anna!” Quell’esclamazione, la distolse nuovamente dal suo divagare.
“Ginevra! Ciao, come stai?” le chiese Anna, ricomponendosi velocemente. Non si era resa conto, immersa nei suoi pensieri, della comparsa sulla scena della figlia diciottenne di Chiara. La sua collega, l’aveva avuta giovanissima. Lei e Fabio, il marito, all’epoca erano due teenager di 19 e 21 anni. Il loro terzo appuntamento, l’avevano trascorso ad una festa casa di un’amica di lei. Alquanto alticci, si erano ritrovati a fare sesso non protetto in una delle camere della casa, ad insaputa della proprietaria. Nove mesi più tardi, una bellissima bambina venne al mondo.
“Molto bene, grazie! E tu? Solita seratina con mamma e la Fede?”
“Già! Credo che stavolta tua madre l’avrà vinta con i suoi film dell’orrore. Tu stai uscendo a quanto vedo?”
Ginevra portava un abito maglione color panna e stivaletti con tacco della stessa tonalità, intervallate da un paio di calze scure di nylon. Anna la trovò splendida.
“Quel look ti sta’ alla grande, farai una strage di maschietti” le disse, ammiccando.
“Già…” glissò la ragazza. Anna ebbe l’impressione di aver toccato un tasto dolente.
“Va tutto bene?” le chiese con sguardo interrogativo
“Eh? Sì, sì, certo… scusami ma farò tardi” tagliò corto Ginevra.
“Ok, divertiti!”
“Ciao mamma!” le strillò uscendo.
“A casa per l’una al massimo, Giny!” si raccomandò Chiara.
La serata proseguì con l’arrivo delle pizze, che le tre consumarono in soggiorno, accompagnate da tre birre in bottiglia. Terminata la cena, condita da chiacchiere e pettegolezzi vari, si accomodarono sul fantastico divano di piuma d’oca. Anna distesa sulla ormai “sua” penisola; Federica, rimasta scalza, piazzata centralmente a gambe incrociate e Chiara dal lato opposto, con le gambe stese a formare un angolo di 45° rispetto alla posizione di Federica. Anna, vedendola sfilare le pantofole a pinguino, notò che fosse a piedi nudi.
“Non hai freddo ai piedi?” le chiese.
“Ad essere sincera, ora inizio ad averne. Sono senza calzini perché stasera ho sistemato lo smalto, dopo la doccia” rispose Chiara roteando il piede sinistro per mostrarlo alle amiche.
“Posso vedere?” chiese Anna, come spinta da un impulso. Per una frazione di secondo, si stupì di tanta spavalderia, considerando il suo conflitto interiore.
Chiara si allungò fino a poggiarle i piedi in grembo. Anna ebbe un sussulto, trattenendo il respiro per qualche attimo, durante il contatto con le sue mani. Le estremità numero 38 di Chiara non erano niente male. Il verde smeraldo dello smalto, ne risaltava i lineamenti.
“Hai dei piedi bellissimi! Ottimo anche il colore!” esclamò Anna, sfiorando le unghie per indicarne la tinta.
Quasi non le sembrava vero di averglielo detto come se nulla fosse. Per di più, l’amica aveva sorriso, ringraziandola.
“Lo dici perché non hai mai visto i miei!” irruppe l’egocentrica Federica. Come un lampo, si sfilò i calzini e sfoggiò i suoi davanti ad Anna, la quale, dovette darle atto: i piedi di Federica era paradisiaci.
Lunghi, magri, dita affusolate ed uno smalto nero a contrastarne il chiaro colorito. Accarezzandolo, Anna notò quanto fosse liscio, sia in pianta che sul dorso. Era palese che Federica li curasse con una certa costanza.
“Non te la prendere Chiara, ma Fede vince la sfida. Sono stupendi cara!” affermò Anna, tradendo una certa eccitazione.
“Ma chi sarà la più sensibile?” chiese poi, facendo scorrere due dita sotto i piedi delle amiche.
Dal modo in cui entrambe sobbalzarono, decretò che quella sfida in pareggio.
Dopo qualche risata, le tre si ricomposero e diedero inizio al film. Alla fine, venne scelta una pellicola dell’orrore. Chiara accese la sound bar, impostandola in modalità cinema, per accentuarne gli effetti sonori nelle scene di suspense. Trascorsero così due ore tra luoghi misteriosi, sanguinari inseguimenti e scene splatter. Anna, che non amava particolarmente quel genere, fu coinvolta ancor meno nella visione. Era distratta: da una parte una sorta di euforia mista appagamento per quei pochi istanti passati con i piedi delle amiche; dall’altra, un senso di insoddisfazione, quasi frustrazione per non averne approfittato maggiormente. E questo le accresceva la voglia di sublimare quel desiderio. Mai come in quel caso, appurò la veridicità della frase ‘l’appetito vien mangiando’. Era sicura. L’aver potuto toccare, osservare da vicino, inebriarsi dell’essenza che giungeva da quelle estremità, le avevano acceso un fuoco interiore che faticava a domare. Una parte di lei era rivolta alla tv, mentre l’altra era presa ad osservarle, nel modo più discreto possibile. Anche l’atto di guardare, di fantasticare su di esse, le mandava in fermento gli ormoni.
Improvvisamente, il cellulare di Federica emise un trillo. Controllò velocemente quello che sembrava un messaggino di Whatsapp, quindi ripose il telefono e involontariamente (o forse no?) poggiò le mani sul dorso dei piedi di Chiara, che orbitavano proprio da quelle parti. Anna ebbe un sussulto. In quel momento, avrebbe pagato per assistere ad un ‘foot rub’ tra le sue amiche. La fortuna le venne incontro,
Federica, infatti, non accennava a smettere di accarezzare il piede dell’amica con lievi tocchi delle dita, il tutto sempre seguendo il film.
Gli ormoni di Anna erano in visibilio. Da parecchi minuti, le sue mutandine non erano più asciutte, e quella inaspettata quanto innocua performance non avrebbe che incrementato la sua eccitazione.
Deglutì, cercando di controllarsi. Per un attimo che la sua parte razionale ebbe la meglio. Infatti, realizzò che stava letteralmente fissando quel simpatico incontro tra le mani di Federica ed i piedi di Chiara.
Con un gesto quasi impulsivo, si allungò per prendere una birra dal tavolino. La stappò e ne bevve un lungo sorso. La teatralità di quel gesto, richiamò l’attenzione delle sue amiche, che le gettarono uno sguardo tra il confuso ed il divertito.
“Anna, è tutto ok?” chiese Chiara, i cui piedi, nel frattempo, erano rimasti orfani delle carezze.
“Sì…Sì, certo, perché?” farfugliò.
Stava ansimando, silenziosamente, ma di certo non respirava in modo irregolare.
“Nulla… è che quello scatto improvviso mi ha colta di sorpresa” continuò l’amica.
“Scusami, hai ragione, ma sai, questi film… mi procurano una certa inquietudine, al punto che mi rendo conto di stare in apnea, mi si secca la gola e a quel punto una birra diventa un bisogno primordiale” spiegò lei, strizzandole l’occhio. Sorrisero, mentre Chiara riavviava il film che aveva temporaneamente posto in pausa.
“Cazzo, controllati!” si disse Anna tra sé. Il desiderio non era calato. Tutt’altro. Quella situazione le aveva procurato una piccola scarica di adrenalina, la quale non aveva fatto altro che elettrizzarla ancor di più.
Non poteva continuare così, la frustrazione la stava logorando.
Anna ne era certa: il dottor Jekyll che era in lei, si stava arrendendo; Mister Hyde era ormai pronto a fare la sua mossa. Le sarebbe bastata un’occasione.
Fu in quel momento, che la buona sorte decise di intercedere per lei.
In quell’istante, infatti, vibrò nuovamente il cellulare di Federica. La luce dello schermo, equivaleva ad un faro, nella penombra della sala. Lei sorrise, quindi si rivolse alle altre:
“Dovrei fare una telefonata…” disse. Il tono abbinato al sorrisetto, erano quelli di una ragazzina innamorata.
“Uh uh… chi è lui??” chiese simpaticamente Chiara, avvicinandosi.
Federica scattò in piedi e ritrasse il telefono, portandoselo al petto.
“No! Cioè… è un po’ prestino… ma ve lo farò conoscere, promesso promesso!” annunciò lei saltellante, mentre si allontanava, tra gli sguardi di Anna e Chiara.
“Chiara, ti dispiace se esco sul pianerottolo per chiamare” chiese poi dal corridoio.
“Certo, tesorino! Sbaciucchialo anche da parte mia!” la prese in giro. Poi si voltò verso Anna, sorridendo e scuotendo la testa.
Anna sorrise a sua volta, ma aveva ben altro per la mente. Abbassò lo sguardo sui piedi di Chiara, nuovamente distesi sul divano. Si avvicino all’amica.
“Se… se vuoi posso continuare io quello che stava facendo Fede” domandò poggiando la mano sull’estremità dell’amica.
“Magari!” esclamò lei.
“Ti piace?” chiese Anna. Era quasi stupita, ma più che altro impaziente di sapere.
“Scherzi? Adoro quando mi toccano i piedi! Un massaggio, la pedicure…è bellissimo!” rispose ad occhi chiusi, con aria sognante.
“Senti Chiara… io dovrei, ecco… dovrei parlarti di una cosa” iniziò Anna con palese titubanza.
“Che c’è, Anna? Qualche cosa non va’?” volle sapere Chiara.
E fu così, che Anna le raccontò della sua passione, del suo feticismo per i piedi, del timore per il giudizio altrui.
Chiara rimase ad ascoltarla, annuendo di tanto in tanto.
“…ed eccoti spiegato lo ‘spasmo’ di prima, con la birra: sarebbe stato troppo imbarazzante, se mi aveste scoperta”. Concluse così il suo racconto.
Chiara le sorrise, scuotendo la testa, con un gesto analogo al precedente.
“Anna…siamo amiche da 15 anni. Siamo state in ferie assieme, in piscina, le nostre serate…perché non me ne hai mai parlato?” chiese lei. Anna apprezzò l’atteggiamento comprensivo dell’amica.
“Me ne vergognavo, io…”
“Ma di cosa? Qual è il problema? Te lo dico io: non c’è! Ok? È una questione di gusti, di preferenze”.
Vedendola un po’ giù di tono, le accarezzò il viso.
“Mi avevi quasi spaventata! E io che credevo chissà cosa!” esclamò Chiara “e poi” proseguì, mettendosi comoda ed allungando una gamba verso l’amica “se sapevo che qualcuno me li osservava, li avrei tenuti più in bella vista, anche in ufficio…”. Il tono si fece improvvisamente provocante.
Anna le prese il piede, e delicatamente se lo portò alla bocca. Iniziò a dargli piccoli baci sul dorso, partendo dalle dita e scendendo verso la caviglia. Quindi risalì nuovamente e poi giù lungo la pianta. Baciò senza sosta ogni centimetro quadrato di quella liscia estremità. Il piacere aumentava. Anna si inebriò del profumo che emanavano, note di fragola, o qualche altro frutto di bosco. Che buono quel bagnoschiuma, pensò.
“Hanno un buon profumo?” le chiese l’amica, denotando una certa eccitazione.
“Divino” fu la risposta.
Senza indugio, Anna cominciò a leccare quel piede fruttato. Era insaziabile. La sua lingua viaggiava senza sosta su tutto l’arco plantare, ormai tutto inumidito. Poi fu la volta delle dita. Partì dal più piccolo, succhiandolo ripetutamente. Sembrava proprio stesse eseguendo un pompino.
Seppur contenendosi, Chiara emetteva dei versetti di approvazione. Nemmeno suo marito, le aveva mai dedicato tanta attenzione a quei piedini. La sensazione era nuova e la voglia molta. L’amica non le dava tregua, alternando autentiche poppate alle dita a sfregamenti con la lingua tra di esse.
Il godimento crebbe quando fu la volta dei suoi alluci: basto il contatto con la bocca di Anna per spedirla ad un livello superiore di estasi, provocandole respiro affannoso ed aumentando i decibel delle sue smorfie.
L’amica lo percepì. Decise, quindi, di dedicarvisi con ulteriore passione, alternandone velocità e tipo di stimolazione, dall’uso completo della bocca, alle carezze con la lingua, fino ad aggiungere dei piccoli morsi.
“Ahah! Scusami, il solletico!” rise Chiara.
“Ummm… potremmo aggiungerlo, che dici?” la provocò l’amica, nel pieno dell’eccitazione.
Non attese la risposta di Chiara. In ginocchio sul divano, le sollevò entrambe le gambe, portandosele al petto. Proseguì nel leccarle le piante dei piedi e, parallelamente, le faceva il solletico.
Totalmente avvolte dal quel fascio di emozioni, le due non si accorsero del ritorno di Federica, richiamata soprattutto dalle risate che udì rientrando. Fu disorientata nell’osservare la scena che si presentò a lei: Chiara distesa gambe all’aria, i cui piedi erano ostaggio di Anna, che li leccava e solleticava come un’indiavolata.
“Ragazze, ma che fate?” esclamò.
Le due sobbalzarono, interrompendo il tutto e ricomponendosi alla bell’e meglio. Un forte imbarazzo, fece da padrone in quel momento.
Federica guardava prima una, poi l’altra attendendo una spiegazione. Quindi ruppe il ghiaccio.
“Cosa stavano facendo le mie colleghe birichine?” Il tono era completamente cambiato. Pensò che un modo più dolce e accomodante, avrebbe contribuito a sciogliere la tensione.
“Sono una feticista dei piedi” fece improvvisamente Anna. E raccontò quanto già esposto a Chiara in precedenza, accennando anche alle carezze di Federica di un’oretta prima.
“E perché non ne hai mai parlato con noi?” le chiese Federica.
“E quello che le ho detto io!” le fece eco Chiara.
“Perciò, quello che ho visto poco fa…” disse incontrando gli sguardi di entrambe, aspettando che una di loro completasse la frase.
“…sì! Mi sentivo molto meglio, dopo averne parlato con Chiara, e trovandomi vicino a lei, ho deciso di leccarle i piedi. Non ho resistito!” confessò Anna infine.
“Ti sono piaciuti i suoi piedini?” le chiese Federica con fare allettante.
Anna le si avvicinò, guardandola negli occhi. Aveva uno sguardo acceso, sembrava che il demone di poco prima avesse ripreso il controllo: “Da impazzire!” le sussurrò “che ne dici se mi occupo anche dei tuoi?” proseguì. Federica accennò un mezzo sorriso. La determinazione della sua amica l’aveva presa in contropiede. Si sentì confusa ed eccitata. Anna ormai aveva rimosso ogni possibile freno inibitore.
Si allungò verso le sue gambe e rimosse gli stivali uno ad uno. Sfilò i calzini e per la seconda volta, in quella serata, si trovò di fronte quei magnifici piedi curati e smaltati di nero, colore che lei adorava.
Senza preamboli, affondò la lingua sulle celestiali piante di Federica, che mostrò pieno gradimento. La giovane collega, si rivelò molto più sensibile di Chiara. Fu sufficiente passarle la lingua sotto i piedi per provocarle delle timide risate.
Avvolta in una spirale di emozioni fortissime, Anna si godette il gusto dei piedi di Federica ad ogni singola leccata, sniffata o poppata. Lei era ben più disinvolta. Gemeva e rideva senza sosta, dandosi comunque da fare con le proprie parti intime, armeggiando all’interno delle sue mutandine e stimolandosi i capezzoli. Goduria e solletico, si mescolarono tra loro, dando vita ad una sensazione per lei tutta nuova ed incredibile. Anna era nel pieno di un pompino allo splendido alluce affusolato dell’amica, quando percepì un lieve tocco inaspettato: una mano che la carezzava all’altezza della vagina. Strabuzzò gli occhi e, istintivamente, tentò di fermare la mano di Chiara, che a sua volta bloccò dolcemente la sua:
“Lasciati andare, Anna…ti meriti di liberare delle emozioni arretrate, non credi?” le disse, sussurrandole in modo alquanto stuzzicante.
Si sedette dietro di lei, facendola poggiare sul suo petto, affinché potesse stare più comoda possibile.
Le piazzò le gambe davanti, incrociandole, andando a formare una specie di cintura, ed iniziò a masturbarla con due dita.
Anna si sentì in paradiso. Per anni aveva solamente sognato di vivere un’esperienza simile. Anzi, dovette constatare che stava andando pure meglio. Nelle sue fantasie, non era previsto che qualcuno le frizionasse il clitoride, tantomeno in modo così sublime. Ma Chiara sapeva il fatto suo, riuscendo a vincere poco a poco la resistenza dell’amica, che espose di gioia in meno di 5 minuti. Un urlo disumano uscì dalla sua bocca, tanto intenso, forte e incessante, quanto interminabile fu l’attesa per quell’orgasmo, che da troppo tempo chiedeva di uscire allo scoperto. Anna si abbandonò sul corpo dell’amica. Si sentiva leggera, svuotata. Quella tensione accumulata per anni, tutti i timori, i dilemmi, non c’erano più. Un leggero sorriso, si dipinse sul suo volto soave, un attimo prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.
In quel piovoso venerdì pomeriggio di fine Novembre, Anna dovette fermarsi al lavoro oltre il solito orario d’ufficio, a causa di alcune importanti pratiche da evadere entro la settimana.
Lavorava in uno studio associato di commercialisti ed il mese di Novembre era critico per alcune delle fondamentali scadenze fiscali previste durante l’anno. Iniziò a digitare l’indirizzo mail a cui spedire certi allegati, quando il suo titolare fece capolino nel suo ufficio.
“Anna, io esco, gli altri sono già andati. Ci pensi tu a chiudere?” le chiese.
“Certo, dottor Corsi, non si preoccupi. Mi serviranno ancora una decina di minuti” rispose lei.
“D’accordo, fai pure. Ti auguro un buon fine settimana!” la salutò poi, già rivolto verso l’uscita.
“Grazie, dottore, anche a lei!” rispose Anna di rimando.
Anna era l’unica dipendente ad avere una copia delle chiavi dello studio. Al suo interno, vi erano due commercialisti, ognuno dei quali disponeva di due impiegate. Lei era la più longeva dello studio, essendo stata assunta quasi vent’anni prima, alla tenera età di 19. Vi era entrata come stagista subito dopo il diploma, meritandosi la conferma dopo nemmeno un anno di permanenza. Era di gran lunga la più esperta del gruppo. Infatti, sovente fungeva da punto di riferimento per le altre tre ragazze che lavoravano con lei. Chiara, sua collega ed amica, aveva 37 anni; Federica era ben più giovane, con i suoi 29 anni, mentre la piccola del gruppo era Nicole, appena ventunenne. Con le prime due, si era istaurato un rapporto che andava oltre a quello lavorativo.
Loro tre, erano diventate ottime amiche. Andavano spesso fuori a cena, organizzavano uscite fuori porta durante i weekend ma più di tutto amavano ritrovarsi a casa di una di loro per una serata pizza e cinema e pettegolezzi sul divano. Ed una di queste, era in programma proprio quel venerdì sera da Chiara.
Anna gettò un’occhiata all’orario: mancavano dieci minuti alle 19. Il ritrovo era previsto per le 20.30.
“Ok! Bene! Al resto, penseremo lunedì” esclamò mentre inviava l’ultima mail della settimana.
Arrestò il computer e si alzò per un ultimo giro di controllo dell’ufficio. Accertatasi che tutto fosse in ordine, uscì dal luogo di lavoro alle ore 19 in punto e si diresse verso casa.
Raggiunse l’abitazione di Chiara con cinque minuti d’anticipo. Era persino riuscita a recarsi in un supermercato per fare rifornimento di patatine, pop-corn e altri snack.
Per la serata, aveva optato per un comodo look casual, composto da jeans, camicetta chiara e stivaletti.
“Anna!” rispose non appena udì la voce all’altro capo del citofono. Chiara abitava all’ultimo di un condominio a tre piani. Anna salì con l’ascensore e, quando le porte si aprirono, Chiara era già sull’uscio ad attenderla. Anna notò il classico outfit da casa, leggins e felpa bianca con cappuccio che adorava. Ai piedi, portava delle pantofole chiuse, recanti un simpatico pinguino in peluche.
Si salutarono con un bacio sulla guancia.
“Ciao cara, sei la prima” disse la padrona di casa.
“Effettivamente, sono leggermente in anticipo” rispose Anna.
“Non preoccuparti! Accomodati pure al tuo solito posto!” la invitò poi “finisco velocemente di sistemarmi e ti raggiungo”.
Il solito posto di Anna consisteva nella parte sinistra del divano con penisola. Giunse nel soggiorno, arredato in stile scandinavo moderno, con pavimentazione in legno. Il divano, di color grigio chiaro, era posto in angolo, adagiato alla parete rivestita dello stesso motivo del pavimento; il grigio scuro, era il colore scelto per la parete che correva parallela alla sopracitata penisola. Nel tenue contesto ambientale, spiccavano, qua e là, qualche cuscino ed un morbido pouf di colore giallo acceso.
Una smart tv a schermo piatto, istallata sulla parete di fronte al divano, completava quel sempre apprezzabile insieme. Anna rimaneva piacevolmente sorpresa, ogni volta che si fermava ad ammirarne lo stile. Il suo sguardo, cadde poi sulla pila di DVD presenti sul tavolino, situato di fronte al divano, in zona centrale. Un paio di commedie romantiche, un poliziesco ed alcuni film dell’orrore, costituivano la rosa di film a disposizione per la serata. Anna non amava troppo le pellicole di paura. Chiara, al contrario, ne andava pazza. Una volta le raccontò di essersi eccitata durante una scena di puro suspense, arrivando persino a toccarsi. Lei non la giudicava, semplicemente riteneva che ognuno avesse le proprie preferenze. E lei ne sapeva qualcosa. Eccome. Iniziò a rivolgere la mente a quelle che erano le sue fantasie, quando un trillo improvviso la riportò bruscamente alla realtà.
“Anna, potresti aprire tu? È la Fede!” chiese Chiara, dalla parte opposta della casa.
“Sì, certamente!” ripose lei di rimando.
Dopo una rapida occhiata allo spioncino, Anna aprì alla giovane collega. Altri due baci di saluto.
“Vieni, Chiara sta perfezionando il suo look!” disse Anna, enfatizzando la parola 'accentuando', cosa che fece sorridere l’amica. Federica vestiva con un maglione nero, jeans ed un paio di stivaletti mammut color marroncino.
Si sedettero sul divano e rimasero a chiacchierare per circa dieci minuti, quando udirono Chiara che le chiamava dalla cucina, richiedendo il gentile aiuto di una di loro.
Anna si alzò all’istante, ma venne subito bloccata dalla collega.
“Non se ne parla nemmeno! Ci vado io!” esclamò con un finto fare perentorio.
“Ma va’, lascia fare a me, sei appena arrivata…”
“…ma sei tu quella che ha dovuto fermarsi per quella pratica, coprendo il culo alla sottoscritta, permettendole di andare alla lezione di pilates”. Il tono di Federica non ammetteva repliche.
Anna le sorrise e tornò a sedersi a quella che era stata definita “la sua postazione”.
“Adesso ti siedi qui e ti rilassi” continuò Federica, mentre con una mano sollevava la gamba sinistra di Anna.
Fece scorrere la zip verso il basso, quindi le sfilò lo stivaletto ed adagiò il piede, coperto solamente da un calzino bianco, sulla penisola. Ripeté l’operazione anche con il destro. Nel poggiarli, diede un innocuo bacetto sul dorso, sorridendo all’amica. Quindi si alzò e si diresse verso la cucina, dalla quale Chiara le stava chiamando. Federica ignorava completamente che il suo piccolo insignificante gesto avesse mandato in subbuglio il perfetto equilibrio emotivo della collega più anziana. Anna, infatti, nella loro piccola congrega, ricopriva il ruolo della persona responsabile dal carattere piuttosto introverso, al quale si contrapponeva l’esplosività di Federica, mentre Chiara costituiva il giusto equilibrio tra le due, il collante del gruppo.
Anna non era solita lasciarsi andare ai suoi istinti, ma quanto appena successo, aveva risvegliato in lei delle emozioni che di rado, purtroppo, si trovava a vivere. Non era mai riuscita a confidare, nemmeno alle sue più intime amiche, del suo feticismo per i piedi. Amava qualsiasi cosa di sessualmente spinta legata alle estremità, femminili o maschili. Nonostante la sua eterosessualità, erano quelli del gentil sesso a stuzzicare maggiormente le sue fantasie. Avrebbe tanto voluto esternare quel lato nascosto di sé, ma temeva per il giudizio della gente e, più di tutto, di incrinare il rapporto con Chiara e Federica.
‘Forse dovrei confessarglielo!’ si diceva più volte. Ma poi desisteva.
“Ciao Anna!” Quell’esclamazione, la distolse nuovamente dal suo divagare.
“Ginevra! Ciao, come stai?” le chiese Anna, ricomponendosi velocemente. Non si era resa conto, immersa nei suoi pensieri, della comparsa sulla scena della figlia diciottenne di Chiara. La sua collega, l’aveva avuta giovanissima. Lei e Fabio, il marito, all’epoca erano due teenager di 19 e 21 anni. Il loro terzo appuntamento, l’avevano trascorso ad una festa casa di un’amica di lei. Alquanto alticci, si erano ritrovati a fare sesso non protetto in una delle camere della casa, ad insaputa della proprietaria. Nove mesi più tardi, una bellissima bambina venne al mondo.
“Molto bene, grazie! E tu? Solita seratina con mamma e la Fede?”
“Già! Credo che stavolta tua madre l’avrà vinta con i suoi film dell’orrore. Tu stai uscendo a quanto vedo?”
Ginevra portava un abito maglione color panna e stivaletti con tacco della stessa tonalità, intervallate da un paio di calze scure di nylon. Anna la trovò splendida.
“Quel look ti sta’ alla grande, farai una strage di maschietti” le disse, ammiccando.
“Già…” glissò la ragazza. Anna ebbe l’impressione di aver toccato un tasto dolente.
“Va tutto bene?” le chiese con sguardo interrogativo
“Eh? Sì, sì, certo… scusami ma farò tardi” tagliò corto Ginevra.
“Ok, divertiti!”
“Ciao mamma!” le strillò uscendo.
“A casa per l’una al massimo, Giny!” si raccomandò Chiara.
La serata proseguì con l’arrivo delle pizze, che le tre consumarono in soggiorno, accompagnate da tre birre in bottiglia. Terminata la cena, condita da chiacchiere e pettegolezzi vari, si accomodarono sul fantastico divano di piuma d’oca. Anna distesa sulla ormai “sua” penisola; Federica, rimasta scalza, piazzata centralmente a gambe incrociate e Chiara dal lato opposto, con le gambe stese a formare un angolo di 45° rispetto alla posizione di Federica. Anna, vedendola sfilare le pantofole a pinguino, notò che fosse a piedi nudi.
“Non hai freddo ai piedi?” le chiese.
“Ad essere sincera, ora inizio ad averne. Sono senza calzini perché stasera ho sistemato lo smalto, dopo la doccia” rispose Chiara roteando il piede sinistro per mostrarlo alle amiche.
“Posso vedere?” chiese Anna, come spinta da un impulso. Per una frazione di secondo, si stupì di tanta spavalderia, considerando il suo conflitto interiore.
Chiara si allungò fino a poggiarle i piedi in grembo. Anna ebbe un sussulto, trattenendo il respiro per qualche attimo, durante il contatto con le sue mani. Le estremità numero 38 di Chiara non erano niente male. Il verde smeraldo dello smalto, ne risaltava i lineamenti.
“Hai dei piedi bellissimi! Ottimo anche il colore!” esclamò Anna, sfiorando le unghie per indicarne la tinta.
Quasi non le sembrava vero di averglielo detto come se nulla fosse. Per di più, l’amica aveva sorriso, ringraziandola.
“Lo dici perché non hai mai visto i miei!” irruppe l’egocentrica Federica. Come un lampo, si sfilò i calzini e sfoggiò i suoi davanti ad Anna, la quale, dovette darle atto: i piedi di Federica era paradisiaci.
Lunghi, magri, dita affusolate ed uno smalto nero a contrastarne il chiaro colorito. Accarezzandolo, Anna notò quanto fosse liscio, sia in pianta che sul dorso. Era palese che Federica li curasse con una certa costanza.
“Non te la prendere Chiara, ma Fede vince la sfida. Sono stupendi cara!” affermò Anna, tradendo una certa eccitazione.
“Ma chi sarà la più sensibile?” chiese poi, facendo scorrere due dita sotto i piedi delle amiche.
Dal modo in cui entrambe sobbalzarono, decretò che quella sfida in pareggio.
Dopo qualche risata, le tre si ricomposero e diedero inizio al film. Alla fine, venne scelta una pellicola dell’orrore. Chiara accese la sound bar, impostandola in modalità cinema, per accentuarne gli effetti sonori nelle scene di suspense. Trascorsero così due ore tra luoghi misteriosi, sanguinari inseguimenti e scene splatter. Anna, che non amava particolarmente quel genere, fu coinvolta ancor meno nella visione. Era distratta: da una parte una sorta di euforia mista appagamento per quei pochi istanti passati con i piedi delle amiche; dall’altra, un senso di insoddisfazione, quasi frustrazione per non averne approfittato maggiormente. E questo le accresceva la voglia di sublimare quel desiderio. Mai come in quel caso, appurò la veridicità della frase ‘l’appetito vien mangiando’. Era sicura. L’aver potuto toccare, osservare da vicino, inebriarsi dell’essenza che giungeva da quelle estremità, le avevano acceso un fuoco interiore che faticava a domare. Una parte di lei era rivolta alla tv, mentre l’altra era presa ad osservarle, nel modo più discreto possibile. Anche l’atto di guardare, di fantasticare su di esse, le mandava in fermento gli ormoni.
Improvvisamente, il cellulare di Federica emise un trillo. Controllò velocemente quello che sembrava un messaggino di Whatsapp, quindi ripose il telefono e involontariamente (o forse no?) poggiò le mani sul dorso dei piedi di Chiara, che orbitavano proprio da quelle parti. Anna ebbe un sussulto. In quel momento, avrebbe pagato per assistere ad un ‘foot rub’ tra le sue amiche. La fortuna le venne incontro,
Federica, infatti, non accennava a smettere di accarezzare il piede dell’amica con lievi tocchi delle dita, il tutto sempre seguendo il film.
Gli ormoni di Anna erano in visibilio. Da parecchi minuti, le sue mutandine non erano più asciutte, e quella inaspettata quanto innocua performance non avrebbe che incrementato la sua eccitazione.
Deglutì, cercando di controllarsi. Per un attimo che la sua parte razionale ebbe la meglio. Infatti, realizzò che stava letteralmente fissando quel simpatico incontro tra le mani di Federica ed i piedi di Chiara.
Con un gesto quasi impulsivo, si allungò per prendere una birra dal tavolino. La stappò e ne bevve un lungo sorso. La teatralità di quel gesto, richiamò l’attenzione delle sue amiche, che le gettarono uno sguardo tra il confuso ed il divertito.
“Anna, è tutto ok?” chiese Chiara, i cui piedi, nel frattempo, erano rimasti orfani delle carezze.
“Sì…Sì, certo, perché?” farfugliò.
Stava ansimando, silenziosamente, ma di certo non respirava in modo irregolare.
“Nulla… è che quello scatto improvviso mi ha colta di sorpresa” continuò l’amica.
“Scusami, hai ragione, ma sai, questi film… mi procurano una certa inquietudine, al punto che mi rendo conto di stare in apnea, mi si secca la gola e a quel punto una birra diventa un bisogno primordiale” spiegò lei, strizzandole l’occhio. Sorrisero, mentre Chiara riavviava il film che aveva temporaneamente posto in pausa.
“Cazzo, controllati!” si disse Anna tra sé. Il desiderio non era calato. Tutt’altro. Quella situazione le aveva procurato una piccola scarica di adrenalina, la quale non aveva fatto altro che elettrizzarla ancor di più.
Non poteva continuare così, la frustrazione la stava logorando.
Anna ne era certa: il dottor Jekyll che era in lei, si stava arrendendo; Mister Hyde era ormai pronto a fare la sua mossa. Le sarebbe bastata un’occasione.
Fu in quel momento, che la buona sorte decise di intercedere per lei.
In quell’istante, infatti, vibrò nuovamente il cellulare di Federica. La luce dello schermo, equivaleva ad un faro, nella penombra della sala. Lei sorrise, quindi si rivolse alle altre:
“Dovrei fare una telefonata…” disse. Il tono abbinato al sorrisetto, erano quelli di una ragazzina innamorata.
“Uh uh… chi è lui??” chiese simpaticamente Chiara, avvicinandosi.
Federica scattò in piedi e ritrasse il telefono, portandoselo al petto.
“No! Cioè… è un po’ prestino… ma ve lo farò conoscere, promesso promesso!” annunciò lei saltellante, mentre si allontanava, tra gli sguardi di Anna e Chiara.
“Chiara, ti dispiace se esco sul pianerottolo per chiamare” chiese poi dal corridoio.
“Certo, tesorino! Sbaciucchialo anche da parte mia!” la prese in giro. Poi si voltò verso Anna, sorridendo e scuotendo la testa.
Anna sorrise a sua volta, ma aveva ben altro per la mente. Abbassò lo sguardo sui piedi di Chiara, nuovamente distesi sul divano. Si avvicino all’amica.
“Se… se vuoi posso continuare io quello che stava facendo Fede” domandò poggiando la mano sull’estremità dell’amica.
“Magari!” esclamò lei.
“Ti piace?” chiese Anna. Era quasi stupita, ma più che altro impaziente di sapere.
“Scherzi? Adoro quando mi toccano i piedi! Un massaggio, la pedicure…è bellissimo!” rispose ad occhi chiusi, con aria sognante.
“Senti Chiara… io dovrei, ecco… dovrei parlarti di una cosa” iniziò Anna con palese titubanza.
“Che c’è, Anna? Qualche cosa non va’?” volle sapere Chiara.
E fu così, che Anna le raccontò della sua passione, del suo feticismo per i piedi, del timore per il giudizio altrui.
Chiara rimase ad ascoltarla, annuendo di tanto in tanto.
“…ed eccoti spiegato lo ‘spasmo’ di prima, con la birra: sarebbe stato troppo imbarazzante, se mi aveste scoperta”. Concluse così il suo racconto.
Chiara le sorrise, scuotendo la testa, con un gesto analogo al precedente.
“Anna…siamo amiche da 15 anni. Siamo state in ferie assieme, in piscina, le nostre serate…perché non me ne hai mai parlato?” chiese lei. Anna apprezzò l’atteggiamento comprensivo dell’amica.
“Me ne vergognavo, io…”
“Ma di cosa? Qual è il problema? Te lo dico io: non c’è! Ok? È una questione di gusti, di preferenze”.
Vedendola un po’ giù di tono, le accarezzò il viso.
“Mi avevi quasi spaventata! E io che credevo chissà cosa!” esclamò Chiara “e poi” proseguì, mettendosi comoda ed allungando una gamba verso l’amica “se sapevo che qualcuno me li osservava, li avrei tenuti più in bella vista, anche in ufficio…”. Il tono si fece improvvisamente provocante.
Anna le prese il piede, e delicatamente se lo portò alla bocca. Iniziò a dargli piccoli baci sul dorso, partendo dalle dita e scendendo verso la caviglia. Quindi risalì nuovamente e poi giù lungo la pianta. Baciò senza sosta ogni centimetro quadrato di quella liscia estremità. Il piacere aumentava. Anna si inebriò del profumo che emanavano, note di fragola, o qualche altro frutto di bosco. Che buono quel bagnoschiuma, pensò.
“Hanno un buon profumo?” le chiese l’amica, denotando una certa eccitazione.
“Divino” fu la risposta.
Senza indugio, Anna cominciò a leccare quel piede fruttato. Era insaziabile. La sua lingua viaggiava senza sosta su tutto l’arco plantare, ormai tutto inumidito. Poi fu la volta delle dita. Partì dal più piccolo, succhiandolo ripetutamente. Sembrava proprio stesse eseguendo un pompino.
Seppur contenendosi, Chiara emetteva dei versetti di approvazione. Nemmeno suo marito, le aveva mai dedicato tanta attenzione a quei piedini. La sensazione era nuova e la voglia molta. L’amica non le dava tregua, alternando autentiche poppate alle dita a sfregamenti con la lingua tra di esse.
Il godimento crebbe quando fu la volta dei suoi alluci: basto il contatto con la bocca di Anna per spedirla ad un livello superiore di estasi, provocandole respiro affannoso ed aumentando i decibel delle sue smorfie.
L’amica lo percepì. Decise, quindi, di dedicarvisi con ulteriore passione, alternandone velocità e tipo di stimolazione, dall’uso completo della bocca, alle carezze con la lingua, fino ad aggiungere dei piccoli morsi.
“Ahah! Scusami, il solletico!” rise Chiara.
“Ummm… potremmo aggiungerlo, che dici?” la provocò l’amica, nel pieno dell’eccitazione.
Non attese la risposta di Chiara. In ginocchio sul divano, le sollevò entrambe le gambe, portandosele al petto. Proseguì nel leccarle le piante dei piedi e, parallelamente, le faceva il solletico.
Totalmente avvolte dal quel fascio di emozioni, le due non si accorsero del ritorno di Federica, richiamata soprattutto dalle risate che udì rientrando. Fu disorientata nell’osservare la scena che si presentò a lei: Chiara distesa gambe all’aria, i cui piedi erano ostaggio di Anna, che li leccava e solleticava come un’indiavolata.
“Ragazze, ma che fate?” esclamò.
Le due sobbalzarono, interrompendo il tutto e ricomponendosi alla bell’e meglio. Un forte imbarazzo, fece da padrone in quel momento.
Federica guardava prima una, poi l’altra attendendo una spiegazione. Quindi ruppe il ghiaccio.
“Cosa stavano facendo le mie colleghe birichine?” Il tono era completamente cambiato. Pensò che un modo più dolce e accomodante, avrebbe contribuito a sciogliere la tensione.
“Sono una feticista dei piedi” fece improvvisamente Anna. E raccontò quanto già esposto a Chiara in precedenza, accennando anche alle carezze di Federica di un’oretta prima.
“E perché non ne hai mai parlato con noi?” le chiese Federica.
“E quello che le ho detto io!” le fece eco Chiara.
“Perciò, quello che ho visto poco fa…” disse incontrando gli sguardi di entrambe, aspettando che una di loro completasse la frase.
“…sì! Mi sentivo molto meglio, dopo averne parlato con Chiara, e trovandomi vicino a lei, ho deciso di leccarle i piedi. Non ho resistito!” confessò Anna infine.
“Ti sono piaciuti i suoi piedini?” le chiese Federica con fare allettante.
Anna le si avvicinò, guardandola negli occhi. Aveva uno sguardo acceso, sembrava che il demone di poco prima avesse ripreso il controllo: “Da impazzire!” le sussurrò “che ne dici se mi occupo anche dei tuoi?” proseguì. Federica accennò un mezzo sorriso. La determinazione della sua amica l’aveva presa in contropiede. Si sentì confusa ed eccitata. Anna ormai aveva rimosso ogni possibile freno inibitore.
Si allungò verso le sue gambe e rimosse gli stivali uno ad uno. Sfilò i calzini e per la seconda volta, in quella serata, si trovò di fronte quei magnifici piedi curati e smaltati di nero, colore che lei adorava.
Senza preamboli, affondò la lingua sulle celestiali piante di Federica, che mostrò pieno gradimento. La giovane collega, si rivelò molto più sensibile di Chiara. Fu sufficiente passarle la lingua sotto i piedi per provocarle delle timide risate.
Avvolta in una spirale di emozioni fortissime, Anna si godette il gusto dei piedi di Federica ad ogni singola leccata, sniffata o poppata. Lei era ben più disinvolta. Gemeva e rideva senza sosta, dandosi comunque da fare con le proprie parti intime, armeggiando all’interno delle sue mutandine e stimolandosi i capezzoli. Goduria e solletico, si mescolarono tra loro, dando vita ad una sensazione per lei tutta nuova ed incredibile. Anna era nel pieno di un pompino allo splendido alluce affusolato dell’amica, quando percepì un lieve tocco inaspettato: una mano che la carezzava all’altezza della vagina. Strabuzzò gli occhi e, istintivamente, tentò di fermare la mano di Chiara, che a sua volta bloccò dolcemente la sua:
“Lasciati andare, Anna…ti meriti di liberare delle emozioni arretrate, non credi?” le disse, sussurrandole in modo alquanto stuzzicante.
Si sedette dietro di lei, facendola poggiare sul suo petto, affinché potesse stare più comoda possibile.
Le piazzò le gambe davanti, incrociandole, andando a formare una specie di cintura, ed iniziò a masturbarla con due dita.
Anna si sentì in paradiso. Per anni aveva solamente sognato di vivere un’esperienza simile. Anzi, dovette constatare che stava andando pure meglio. Nelle sue fantasie, non era previsto che qualcuno le frizionasse il clitoride, tantomeno in modo così sublime. Ma Chiara sapeva il fatto suo, riuscendo a vincere poco a poco la resistenza dell’amica, che espose di gioia in meno di 5 minuti. Un urlo disumano uscì dalla sua bocca, tanto intenso, forte e incessante, quanto interminabile fu l’attesa per quell’orgasmo, che da troppo tempo chiedeva di uscire allo scoperto. Anna si abbandonò sul corpo dell’amica. Si sentiva leggera, svuotata. Quella tensione accumulata per anni, tutti i timori, i dilemmi, non c’erano più. Un leggero sorriso, si dipinse sul suo volto soave, un attimo prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.
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