Un'insegnante particolare - 1° parte
di
Istanbul
genere
prime esperienze
“Pronto?”
“Pronto!”
“Chi parla?”
“Dimmelo tu!”
“Sei tu che hai chiamato!”
“Tu come ti chiami?
“Perché lo vuoi sapere?”
“Perché voglio sapere chi sto guardando!”
Una musica di suspense accompagnò la battuta della voce misteriosa, provocando un impercettibile sussulto al corpo di Stella. Si trovava a casa di Lorenzo, sdraiata sul divano, con le gambe distese verso di lui ed i piedi nudi adagiati in grembo. Il ragazzo teneva una mano poggiata su di esse, mentre con l’altra carezzava le sue minute estremità, alternando leggeri sfioramenti ora sul dorso, ora sulla pianta. Adorava la reazione di lei quando le sue dita tracciavano un solco immaginario lungo l’arco plantare: Stella distendeva il piede, emettendo una risatina nasale che da sempre lo faceva impazzire.
Era la sua peculiarità fin da bambina, in grado di suscitare simpatia in età infantile, stimolare gli ormoni in quella adolescenziale. E proprio quest’ultima era la fase della vita che entrambi stavano attraversando.
Stella, ragazza 16enne dal carattere piuttosto timido e riservato, il quale, comunque, non le aveva mai creato problemi di interazione sociale. Alta poco meno di un metro e settanta, aveva dei capelli color castano scuro, lunghi fino alle scapole, e due bei occhi nocciola. Fisico magro ma tonico, in linea con i sopracitati piedini numero 37, impreziositi da uno smalto verde marino. Quella sera indossava un paio di shorts ed una magliettina bianca senza maniche, vista l’elevata temperatura di quel mercoledì di fine Giugno. Era giunta a casa del suo ragazzo in sneakers bianche e calzini del medesimo colore, che aveva prontamente rimosso appena arrivata.
Lorenzo, invece, era più vecchio di un anno. Molto più aperto ed estroverso di lei. E pure carismatico, tanto da essersi guadagnato, nel tempo, la fascia di capitano della squadra in cui militava. Calciava il pallone da quando le sue gambe erano divenute autonome, permettendogli così di camminare, correre e, appunto, calciare. Il suo fisico, agile e veloce, gli aveva consentito di diventare uno degli attaccanti più promettenti della sua categoria. Altezza medio/bassa per un uomo, dal momento che non superava i 175 cm. Portava i suoi capelli biondo scuro sparati in modo disordinato sulla testa, secondo una pettinatura in voga. Era in pantaloncini e canottiera, con le gambe stese e i piedi nudi comodamente adagiati su un pouf.
Lui e Stella si conoscevano da sempre. I loro genitori erano amici ancor prima che nascessero. Cresciuti giocando assieme, avevano frequentato la stessa scuola e lo stesso giro di amici. Solamente per un anno, rimasero separati. In quell’arco di tempo, Stella intraprese la scelta di frequentare il secondo liceo a Sacramento, in California, grazie ad uno di quei progetti di studio all’estero. A lui era mancata tremendamente. Si erano naturalmente tenuti in contatto, ma fu quando la rivide che provò un sentimento nuovo, diverso, più forte. Sentiva di amarla. O forse l’aveva amata da sempre. Aveva realizzato quanto grande fosse stato il vuoto che lei aveva lasciato, andandosene. Mi sei mancata! Le aveva detto, rivedendola finalmente il giorno dell’arrivo, in aeroporto. Lei, bellissima, con quel suo sorriso e gli occhiali da sole in testa. Lei, che l’aveva abbracciato, provocandole dei brividi di piacere.
“Lory, mi stai ascoltando??” esclamò la ragazza, riportandolo alla realtà.
“Sì… no… che dicevi?” rispose vagamente impacciato.
“Dicevo che questo film è inquietante!”
“E’ fantastico, invece! L’inizio mi ha soddisfatto! Speriamo migliori ulteriormente!”
“Soddisfatto? Che migliori??” domandò lei, incredula e schifata. “Ogni tanto trovo i tuoi gusti un tantino discutibili” disse ancora.
“Hai ragione. Infatti frequento…te!” le disse, con un sorriso provocatorio.
Lei ricambiò con un sorriso asimmetrico
“Scemo che sei!” esclamò, schiaffeggiandolo con il piede destro.
Lorenzo sorrise pensando a quanto fosse bella la parola ‘scemo’ se usata nel giusto contesto.
“Dai ora basta! Lasciami guardare il film!” La redarguì in tono scherzoso, bloccando la sua estremità che ancora picchiettava su suo viso.
Stella si divertiva a tormentarlo mentre era concentrato. Decise di provocarlo con l’altro piede, rimasto libero. Lo alzò all’altezza della sua visuale, dandogli colpetti alle guance di tanto in tanto. Lui si finse impassibile sulle prime, passando poi ad un contrattacco improvviso. Afferrò il piede sinistro di Stella, iniziando poi a mordicchiarlo qua e là, portandola a ridere come una pazza. La ragazza si dimenò, nel tentativo di sfuggire a quella tortura. Ora era vulnerabile, indifesa. Lorenzo le fu addosso con la stessa rapidità di un gatto. Lei strillò per la sorpresa. E per il solletico, che lui le fece, punzecchiandole la pancia ed i fianchi. Improvvisarono una piccola lotta sul divano, nella quale lui era in completo controllo, lei era in balia del suo aggressore. Nella concitazione, la t-shirt della ragazza si sollevò lasciando completamente libera la zona addominale, alla quale Lorenzo vi si dedicò avidamente. Baci, succhiotti ed altre stimolazioni di lingua, si susseguirono in serie. Estrema fu la sensazione che la ragazza avvertì quando lui si concentrò sull’ombelico. Non seppe descriverla. Si trattava di un solletico talmente acuto e devastante da provocargli scariche di puro godimento. Lui se ne accorse, sapeva di aver toccato le corde giuste e si spinse oltre. Lentamente, infilò la mano nelle mutandine di lei. Attraversando il monte di Venere, raggiunse il clitoride ed iniziò a sgrillettarlo, applicando pressione costante e movimenti ripetuti. Tutto stava procedendo per il verso giusto quando, inaspettatamente, venne bloccato dalla mano di lei.
“Aspetta…ti prego…” sussurrò, interrompendo quell’inerzia perfetta.
Lorenzo chiuse gli occhi. Un’altra volta, pensò. Un altro fiasco. La serata erotica si era appena conclusa. Nemmeno quella sera, Stella se lo sentiva di farlo.
Lorenzo si alzò e si ricompose, mettendosi seduto e fissando un punto indefinito in una direzione diversa rispetto allo sguardo di lei. Uno sguardo che descriveva appieno tutta la sua delusione, la sua tristezza, il suo non capacitarsi del perché non fosse ancora pronta per avere un rapporto con lui. Lo avrebbe voluto, Dio solo sa quanto. E Lorenzo era la persona giusta. Il suo grande amore da sempre. Sconsolata, non seppe trattenere le lacrime.
“Lory…mi dispiace…scusami, io…non me la sento ancora…” mormorò visibilmente amareggiata.
Il ragazzo si girò nuovamente verso di lei, abbozzando un sorriso con il quale sperava di comunicarle la sua comprensione. Le si avvicinò e la strinse a sé. Ecco un’altra cosa che amava di lui. Era sempre così paziente e comprensivo, da farla sentire quasi in colpa per tanta bontà gratuita. Con Lorenzo si sentiva al sicuro. Al sicuro dalle sue debolezze, dai suoi limiti. Lui non la giudicava, la capiva. Capiva la sua difficoltà, in quella che era una tappa fondamentale della vita: la prima volta, la fatidica prima esperienza sessuale.
“Stai tranquilla, cucciola mia…arriverà il momento giusto…quando te la sentirai, io sarò qui con te… non voglio nessun’altra nella mia vita!” la rassicurò lui.
Si diedero un lungo bacio, suggellato da un abbraccio ancora più lungo. Stella si strinse a lui come mai aveva fatto prima.
Ripresero la visione del film, durante il quale non mancarono i simpatici e provocatori commenti della ragazza su quanto fosse assurdo, pauroso, inverosimile.
Erano le battute finali, quando i ragazzi udirono armeggiare nella porta d’ingresso. Era Amelia, la madre di Lorenzo, rientrata da una cena con alcune amiche. Accompagnata dal suono dei suoi tacchi sul pavimento in marmo bianco, si diresse verso di loro.
“Ciao!” li salutò sorridendo.
“Ciao Ma’!”
“Ciao Amelia” gli fece eco Stella. La ragazza si soffermò ad osservare l’abito color pesca indossato dalla madre del suo ragazzo, che ben si sposava con i suoi lunghi capelli scuri. Aveva superato i 40, ma di certo era ancora una donna affascinante, pensò. E intraprendente. Aveva cresciuto Lorenzo praticamente da sola. L’ex marito, il padre del suo ragazzo, li aveva lasciati quando il figlio aveva solamente 4 anni, preferendo la dolce compagnia di una assai più giovane ragazza dell’est. In qualche modo, il suo addio aveva contribuito al legame fortissimo che si era instaurato tra Amelia e Lorenzo. Stando a quanto diceva lui, non vi erano segreti tra loro.
“Wow! Bello questo film!” esclamò la donna, rivolgendo l’attenzione alla tv.
Stella sorrise tra sé. Ecco spiegati i gusti cinematografici del suo boyfriend.
Amelia si unì a loro. Rimasero per un’altra mezz’ora a chiacchierare del più e del meno, finché la ragazza non si alzò per congedarsi.
“Domani mattina ho i centri estivi, non vorrei che i ragazzini avessero a che fare con una zombie, invece di una solare animatrice.”
Stampò un bacio sulle labbra a Lorenzo, uno sulla guancia alla madre di lui e si diresse verso casa.
Amelia la accompagnò alla porta, la richiuse alle sue spalle e tornò dal figlio in salotto.
Le bastarono meno di trenta secondi per decifrare il suo stato d’animo. Non sapeva come, ma riusciva a percepire le emozioni del figlio solamente osservandone l’espressione del viso, o la posizione del corpo. Ed in genere, indovinava.
“Nemmeno stasera, eh?” chiese, conoscendo già la risposta.
“Già” rispose laconico. “Stava andando tutto bene, ma poi… insomma, si è bloccata! Mi ha bloccato! Non se l’è più sentita!” esclamò visibilmente frustrato.
“Non metterle pressione, è evidente che ha bisogno di più tempo” spiegò la madre.
“Deve ancora liberarsi di quel blocco psichico che la frena, è così per tutti a quell’età”.
“Credi che io ne sia libero, quindi?”
“Per i maschi è diverso, in un certo senso più semplice, per come siete fatti. È la natura umana”.
“C’eravamo quasi. Ci siamo fatti il solletico, le ho sollevato la maglietta, baciato la pancia, fatto piccoli succhiotti qua e là. Poi sono sceso con la mano, l’ho infilata nelle sue mutandine per… sì, insomma, la stavo masturbando. E lei godeva! Lo sentivo! E lì mi ha bloccato!”
“Come la toccavi?” chiese la madre.
“Le carezzavo tutta la zona intima a mano aperta, ho usato il medio per stimolarle il clitoride, l’ho penetrata con lo stesso dito…perché me lo chiedi?” volle sapere il ragazzo.
“Ti andrebbe di provare con me?
“Pronto!”
“Chi parla?”
“Dimmelo tu!”
“Sei tu che hai chiamato!”
“Tu come ti chiami?
“Perché lo vuoi sapere?”
“Perché voglio sapere chi sto guardando!”
Una musica di suspense accompagnò la battuta della voce misteriosa, provocando un impercettibile sussulto al corpo di Stella. Si trovava a casa di Lorenzo, sdraiata sul divano, con le gambe distese verso di lui ed i piedi nudi adagiati in grembo. Il ragazzo teneva una mano poggiata su di esse, mentre con l’altra carezzava le sue minute estremità, alternando leggeri sfioramenti ora sul dorso, ora sulla pianta. Adorava la reazione di lei quando le sue dita tracciavano un solco immaginario lungo l’arco plantare: Stella distendeva il piede, emettendo una risatina nasale che da sempre lo faceva impazzire.
Era la sua peculiarità fin da bambina, in grado di suscitare simpatia in età infantile, stimolare gli ormoni in quella adolescenziale. E proprio quest’ultima era la fase della vita che entrambi stavano attraversando.
Stella, ragazza 16enne dal carattere piuttosto timido e riservato, il quale, comunque, non le aveva mai creato problemi di interazione sociale. Alta poco meno di un metro e settanta, aveva dei capelli color castano scuro, lunghi fino alle scapole, e due bei occhi nocciola. Fisico magro ma tonico, in linea con i sopracitati piedini numero 37, impreziositi da uno smalto verde marino. Quella sera indossava un paio di shorts ed una magliettina bianca senza maniche, vista l’elevata temperatura di quel mercoledì di fine Giugno. Era giunta a casa del suo ragazzo in sneakers bianche e calzini del medesimo colore, che aveva prontamente rimosso appena arrivata.
Lorenzo, invece, era più vecchio di un anno. Molto più aperto ed estroverso di lei. E pure carismatico, tanto da essersi guadagnato, nel tempo, la fascia di capitano della squadra in cui militava. Calciava il pallone da quando le sue gambe erano divenute autonome, permettendogli così di camminare, correre e, appunto, calciare. Il suo fisico, agile e veloce, gli aveva consentito di diventare uno degli attaccanti più promettenti della sua categoria. Altezza medio/bassa per un uomo, dal momento che non superava i 175 cm. Portava i suoi capelli biondo scuro sparati in modo disordinato sulla testa, secondo una pettinatura in voga. Era in pantaloncini e canottiera, con le gambe stese e i piedi nudi comodamente adagiati su un pouf.
Lui e Stella si conoscevano da sempre. I loro genitori erano amici ancor prima che nascessero. Cresciuti giocando assieme, avevano frequentato la stessa scuola e lo stesso giro di amici. Solamente per un anno, rimasero separati. In quell’arco di tempo, Stella intraprese la scelta di frequentare il secondo liceo a Sacramento, in California, grazie ad uno di quei progetti di studio all’estero. A lui era mancata tremendamente. Si erano naturalmente tenuti in contatto, ma fu quando la rivide che provò un sentimento nuovo, diverso, più forte. Sentiva di amarla. O forse l’aveva amata da sempre. Aveva realizzato quanto grande fosse stato il vuoto che lei aveva lasciato, andandosene. Mi sei mancata! Le aveva detto, rivedendola finalmente il giorno dell’arrivo, in aeroporto. Lei, bellissima, con quel suo sorriso e gli occhiali da sole in testa. Lei, che l’aveva abbracciato, provocandole dei brividi di piacere.
“Lory, mi stai ascoltando??” esclamò la ragazza, riportandolo alla realtà.
“Sì… no… che dicevi?” rispose vagamente impacciato.
“Dicevo che questo film è inquietante!”
“E’ fantastico, invece! L’inizio mi ha soddisfatto! Speriamo migliori ulteriormente!”
“Soddisfatto? Che migliori??” domandò lei, incredula e schifata. “Ogni tanto trovo i tuoi gusti un tantino discutibili” disse ancora.
“Hai ragione. Infatti frequento…te!” le disse, con un sorriso provocatorio.
Lei ricambiò con un sorriso asimmetrico
“Scemo che sei!” esclamò, schiaffeggiandolo con il piede destro.
Lorenzo sorrise pensando a quanto fosse bella la parola ‘scemo’ se usata nel giusto contesto.
“Dai ora basta! Lasciami guardare il film!” La redarguì in tono scherzoso, bloccando la sua estremità che ancora picchiettava su suo viso.
Stella si divertiva a tormentarlo mentre era concentrato. Decise di provocarlo con l’altro piede, rimasto libero. Lo alzò all’altezza della sua visuale, dandogli colpetti alle guance di tanto in tanto. Lui si finse impassibile sulle prime, passando poi ad un contrattacco improvviso. Afferrò il piede sinistro di Stella, iniziando poi a mordicchiarlo qua e là, portandola a ridere come una pazza. La ragazza si dimenò, nel tentativo di sfuggire a quella tortura. Ora era vulnerabile, indifesa. Lorenzo le fu addosso con la stessa rapidità di un gatto. Lei strillò per la sorpresa. E per il solletico, che lui le fece, punzecchiandole la pancia ed i fianchi. Improvvisarono una piccola lotta sul divano, nella quale lui era in completo controllo, lei era in balia del suo aggressore. Nella concitazione, la t-shirt della ragazza si sollevò lasciando completamente libera la zona addominale, alla quale Lorenzo vi si dedicò avidamente. Baci, succhiotti ed altre stimolazioni di lingua, si susseguirono in serie. Estrema fu la sensazione che la ragazza avvertì quando lui si concentrò sull’ombelico. Non seppe descriverla. Si trattava di un solletico talmente acuto e devastante da provocargli scariche di puro godimento. Lui se ne accorse, sapeva di aver toccato le corde giuste e si spinse oltre. Lentamente, infilò la mano nelle mutandine di lei. Attraversando il monte di Venere, raggiunse il clitoride ed iniziò a sgrillettarlo, applicando pressione costante e movimenti ripetuti. Tutto stava procedendo per il verso giusto quando, inaspettatamente, venne bloccato dalla mano di lei.
“Aspetta…ti prego…” sussurrò, interrompendo quell’inerzia perfetta.
Lorenzo chiuse gli occhi. Un’altra volta, pensò. Un altro fiasco. La serata erotica si era appena conclusa. Nemmeno quella sera, Stella se lo sentiva di farlo.
Lorenzo si alzò e si ricompose, mettendosi seduto e fissando un punto indefinito in una direzione diversa rispetto allo sguardo di lei. Uno sguardo che descriveva appieno tutta la sua delusione, la sua tristezza, il suo non capacitarsi del perché non fosse ancora pronta per avere un rapporto con lui. Lo avrebbe voluto, Dio solo sa quanto. E Lorenzo era la persona giusta. Il suo grande amore da sempre. Sconsolata, non seppe trattenere le lacrime.
“Lory…mi dispiace…scusami, io…non me la sento ancora…” mormorò visibilmente amareggiata.
Il ragazzo si girò nuovamente verso di lei, abbozzando un sorriso con il quale sperava di comunicarle la sua comprensione. Le si avvicinò e la strinse a sé. Ecco un’altra cosa che amava di lui. Era sempre così paziente e comprensivo, da farla sentire quasi in colpa per tanta bontà gratuita. Con Lorenzo si sentiva al sicuro. Al sicuro dalle sue debolezze, dai suoi limiti. Lui non la giudicava, la capiva. Capiva la sua difficoltà, in quella che era una tappa fondamentale della vita: la prima volta, la fatidica prima esperienza sessuale.
“Stai tranquilla, cucciola mia…arriverà il momento giusto…quando te la sentirai, io sarò qui con te… non voglio nessun’altra nella mia vita!” la rassicurò lui.
Si diedero un lungo bacio, suggellato da un abbraccio ancora più lungo. Stella si strinse a lui come mai aveva fatto prima.
Ripresero la visione del film, durante il quale non mancarono i simpatici e provocatori commenti della ragazza su quanto fosse assurdo, pauroso, inverosimile.
Erano le battute finali, quando i ragazzi udirono armeggiare nella porta d’ingresso. Era Amelia, la madre di Lorenzo, rientrata da una cena con alcune amiche. Accompagnata dal suono dei suoi tacchi sul pavimento in marmo bianco, si diresse verso di loro.
“Ciao!” li salutò sorridendo.
“Ciao Ma’!”
“Ciao Amelia” gli fece eco Stella. La ragazza si soffermò ad osservare l’abito color pesca indossato dalla madre del suo ragazzo, che ben si sposava con i suoi lunghi capelli scuri. Aveva superato i 40, ma di certo era ancora una donna affascinante, pensò. E intraprendente. Aveva cresciuto Lorenzo praticamente da sola. L’ex marito, il padre del suo ragazzo, li aveva lasciati quando il figlio aveva solamente 4 anni, preferendo la dolce compagnia di una assai più giovane ragazza dell’est. In qualche modo, il suo addio aveva contribuito al legame fortissimo che si era instaurato tra Amelia e Lorenzo. Stando a quanto diceva lui, non vi erano segreti tra loro.
“Wow! Bello questo film!” esclamò la donna, rivolgendo l’attenzione alla tv.
Stella sorrise tra sé. Ecco spiegati i gusti cinematografici del suo boyfriend.
Amelia si unì a loro. Rimasero per un’altra mezz’ora a chiacchierare del più e del meno, finché la ragazza non si alzò per congedarsi.
“Domani mattina ho i centri estivi, non vorrei che i ragazzini avessero a che fare con una zombie, invece di una solare animatrice.”
Stampò un bacio sulle labbra a Lorenzo, uno sulla guancia alla madre di lui e si diresse verso casa.
Amelia la accompagnò alla porta, la richiuse alle sue spalle e tornò dal figlio in salotto.
Le bastarono meno di trenta secondi per decifrare il suo stato d’animo. Non sapeva come, ma riusciva a percepire le emozioni del figlio solamente osservandone l’espressione del viso, o la posizione del corpo. Ed in genere, indovinava.
“Nemmeno stasera, eh?” chiese, conoscendo già la risposta.
“Già” rispose laconico. “Stava andando tutto bene, ma poi… insomma, si è bloccata! Mi ha bloccato! Non se l’è più sentita!” esclamò visibilmente frustrato.
“Non metterle pressione, è evidente che ha bisogno di più tempo” spiegò la madre.
“Deve ancora liberarsi di quel blocco psichico che la frena, è così per tutti a quell’età”.
“Credi che io ne sia libero, quindi?”
“Per i maschi è diverso, in un certo senso più semplice, per come siete fatti. È la natura umana”.
“C’eravamo quasi. Ci siamo fatti il solletico, le ho sollevato la maglietta, baciato la pancia, fatto piccoli succhiotti qua e là. Poi sono sceso con la mano, l’ho infilata nelle sue mutandine per… sì, insomma, la stavo masturbando. E lei godeva! Lo sentivo! E lì mi ha bloccato!”
“Come la toccavi?” chiese la madre.
“Le carezzavo tutta la zona intima a mano aperta, ho usato il medio per stimolarle il clitoride, l’ho penetrata con lo stesso dito…perché me lo chiedi?” volle sapere il ragazzo.
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