Un'insegnante particolare - 2° parte
di
Istanbul
genere
prime esperienze
Lorenzo strabuzzò gli occhi. Aveva capito bene? Sua madre gli stava proponendo di “divertirsi” con lei.
Come una lezione di ballo ma senza musica, senza abiti e con i corpi ancora più uniti, ancora più sudati.
“Chiedo scusa…che? Stavi scherzando vero? Io e te…?!”
“Ok, ammetto che non è una cosa proprio consona o comune, ma che problema c’è? Ti posso dare, diciamo così, qualche lezione, qualche dritta ecco. Posso dirti dove sbagli, se così fosse. E poi ti ricordo che ti ho già portato all’orgasmo, signorino!” puntualizzò Amelia, guardandolo dall’alto verso il basso.
Lorenzo rammentò l’episodio di qualche mese prima. Il contesto era pressappoco lo stesso. Lui e sua madre sul divano a guardare la tv. Era un normale mercoledì sera di fine Aprile. Amelia era seduta con le gambe distese, appoggiate al pouf. Stava aspettando che Lorenzo rientrasse dall’allenamento di calcio. Giunto a casa, il giovane si fiondò sotto la doccia, quindi raggiuse sua madre e si stese accanto a lei, allungando le gambe e poggiandole i piedi nudi sulle cosce. Amelia iniziò ad accarezzarglieli sul dorso, per poi proseguire lungo la pianta. Le carezze divennero grattini, che provocarono al figlio un solletico piacevole, quasi eccitante. La madre proseguì con quel trattamento, ignara della forte erezione che aveva provocato a Lorenzo. Il ragazzo si stava godendo quell’insolito stato di estasi sessuale, consapevole che sarebbe bastato veramente poco per raggiungere il punto di non ritorno.
“Ok, mamma fermati!!” esclamò d’un tratto. Ma fu troppo tardi. Sua madre si era girata verso di lui giusto in tempo per vederlo spruzzare nei boxer. Fu molto imbarazzante per entrambi, ma la cosa aveva fatto sì che la loro confidenza crebbe, rimuovendo ogni possibile filtro a livello confidenziale.
“Non è la stessa cosa!” asserì lui.
“Certo, non hai tutti i torti. Ma vedila come una lezione pratica. La prima volta può essere molto più dura di quanto sembri. Si ha paura di sbagliare, di eccedere, di far sparire l’atmosfera magica con una mossa sbagliata…”.
Lorenzo la guardò senza emettere parola. In qualche modo, lei l’aveva indotto a pensarci su. Possibile che fosse proprio lui, l’unico ad avere riserve circa quella bizzarra proposta?
Non credette nemmeno lui a cosa stava per dire.
“Cosa avevi in mente, esattamente?” domandò, assumendo un tono deciso.
Amelia inclinò la testa di lato e assunse la voce più sensuale possibile.
“Corteggiami!” fu la sua risposta.
Tolse le scarpe e stese le gambe al di sopra dello schienale. Era poggiata solo sui gomiti. Ci sapeva sicuramente fare. Sapeva come mostrarsi agli uomini, come catturare la loro attenzione, specialmente se questi erano prede facili, timide o inesperte. E Lorenzo faceva sicuramente parte di quest’ultima categoria.
Il ragazzo si avvicinò a lei, salendo con un ginocchio sul divano. La sua mano si poggiò sullo schienale, molto vicino a piedi che Amelia stava facendo ruotare lentamente. Glieli solleticò dolcemente, guardandola mentre lo faceva. Lei sorrise.
“Questo può funzionare?” le chiese.
“Eh eh…no, meglio non cominciare da quello. La maggior parte delle donne non lo sopporta. Potresti compromettere tutto”.
Lorenzo seguì il consiglio e proseguì a sfiorare il corpo della sua “insegnante”, facendo scorrere le mani lunga la sua gamba, risalendo con delicatezza verso la coscia. Virò all’interno, arrivando a toccare le mutandine. Erano di pizzo. Palpeggiò la zona intima con delicatezza, quasi stesse prendendo confidenza. Volse lo sguardo alla donna. Notò gli occhi leggermente socchiusi ed un’espressione beata.
“Come sto andando?” la provocò lui.
“Fai…aahh… passi da gigante, tesoro!” rispose ansante.
Ormai era partito. Aveva rotto ghiaccio e indugi. Voleva godersi quel momento. In un attimo fu sopra di lei, incontrando le sue labbra prima, la sua lingua poi. Fu un bacio vero, sembravano due fidanzatini alle prime volte. La voglia era tanta, la passione infuocata. Ad Amelia, le cose erano sfuggite di mano. Sapeva di aver passato ogni limite, con quella proposta. Sapeva di essere una donna alquanto desiderabile e sapeva che Lorenzo sarebbe rimasto travolto dalla tempesta ormonale che lei stessa aveva scatenato. Si ritrovarono a farlo sul divano. Erano completamente nudi. Lorenzo era steso sopra di lei e la penetrava. Fu ad un passo dal venirle dentro, quando Amelia lo fermò.
“Vieni, tesoro, stenditi a pancia in su…” gli sussurrò.
Ansimavano entrambi. Obbedì. Si stese supino in attesa che la madre gli si adagiasse sopra, accogliendo il suo membro rigido all’interno della sua vagina. Iniziò a cavalcarlo con decisione, sentendolo gemere. I piedi di Lorenzo, in continuo movimento per gli spasmi di piacere, attirarono la sua attenzione. Ricordò di aver letto da qualche parte di quanto fossero sensibili le piante dei piedi maschili, in quanto zona erogena. Non tutti erano a conoscenza di quanto potesse essere efficace come preliminare. Pensò al fatto che le erano bastati pochi minuti di grattini per mandarlo in visibilio. E se raddoppiassi? Si disse tra sé. Erano pure a portata di mano. Decise quindi di fargli il solletico, sfruttando al massimo le proprie unghie appena rifatte. Fu il colpo di grazia. Lorenzo esplose di gioia dopo pochi secondi.
Amelia si alzò e raggiunse il bagno per darsi una sistemata.
Trascorsi dieci minuti, la donna tornò in salotto, trovando il figlio nella medesima posizione in cui l’aveva lasciato. Stava lì, stramazzato ma appagato.
Si era infilata il pigiama, nel frattempo, il quale consisteva in una magliettina bianca recante il volto di Minnie, ed un paio di pantaloni a pinocchietto color blu scuro.
Rimase ad osservarlo per alcuni secondi. Sorrise, guardandolo dormire beatamente. Aveva il volto completamente disteso, rilassato.
“Lory…tesoro, alzati…vai a stenderti sul letto…” gli disse a bassa voce, poggiandogli una mano sul petto.
“Mhmm…” fu la risposta del ragazzo, in piena fase REM.
Ci volle quasi un minuto perché si ridestasse da quella condizione di trance post orgasmo.
Sbatté le palpebre diverse volte, quasi fosse un modo per riconnettersi alla realtà. Era stato tutto un sogno? Oppure aveva davvero vissuto davvero quell’esperienza? Si mise a sedere, appurando di essere completamente nudo. Il capo chino segno di imbarazzo.
“Ehm… l’abbiamo…l’abbiamo fatto davvero quindi?” chiese alla madre, seduta accanto a lui.
“Mi sa di sì…” rispose lei. “Stai bene?”
“Non saprei…è…tutto così strano…”.
Amelia fece per dire qualcosa ma si fermò e tornò semplicemente a guardarlo.
Lorenzo non emise un fiato. Aveva lo sguardo semi disperso, quasi stesse riepilogando il susseguirsi degli eventi.
“E tu come stai?” chiese poi alla madre.
“Bene…” rispose. Fece una piccola pausa.
“Ne vuoi parlare?”
“Sì, Ti prego!” esclamò lui, prima ancora che terminasse la domanda.
“Devo proprio chiedertelo” continuò lui. “Ti è piaciuto? Devo saperlo, sto impazzendo!”
Amelia sorrise. Ora aveva il volto disteso. Per quanto potesse apparire disinvolta, l’atteggiamento del figlio ed il suo relativo silenzio, le stavano procurando un senso di colpa, sensazione che aumentava con il passare dei minuti in cui Lorenzo rimaneva in silenzio.
“Moltissimo! Stella è una ragazza fortunata…un po’ la invidio!” le disse, facendogli l’occhiolino.
“Oh no… Stella…” si disperò lui. Quindi tornò a guardare sua madre.
“Come ho fatto a farle questo?” disse. La domanda sembrava posta più a sé stesso che a lei.
“Ehi, calmati…ok? Basterà non farne parola. È sbagliato quanto abbiamo fatto e mi dispiace di avertelo proposto, ma speravo potesse esserti d’aiuto. Lory, io…mi dispiace tanto…ti ho spinto io e ti chiedo scusa…perdonami!”.
Lo stato d’animo della donna era cambiato radicalmente. Resasi conto dell’errore commesso, una sorta di panico la stava avvolgendo. Aveva paura di aver incrinato il rapporto con il figlio, avendolo portato a tradire la sua ragazza…con la madre. Aveva approfittato della sua instabilità emotiva. Ci aveva goduto. Ed ora ne stava pagando le conseguenze.
“Ma no, è stata colpa di entrambi…entrambi. Abbiamo sbagliato tutti e due” cercò di tranquillizzarla, vedendola in quello stato di agitazione.
Si guardarono, tentennando per un attimo, finché non si ritrovarono uniti in un intenso abbraccio. Il sentimento che provavano l’uno per l’altra era unico, indelebile. Avrebbe vinto su tutto. E così fu.
“Ti voglio bene Lorenzo!” le sussurrò lei, che nel frattempo era scoppiata in un silenzioso pianto.
“Anch’io, ma’! E non cambierà mai! Niente potrà farlo cambiare!”
Rimasero stretti per alcuni secondi ancora.
“Hai intenzione di dirlo a Stella?” chiese Amelia al figlio.
Lui scosse la testa. “Non potrei, non mi perdonerebbe mai. E non voglio perderla! Sarà il nostro segreto. Solamente nostro!”. Aveva assunto un tono più deciso, sicuro di sé.
“E poi…è piaciuto molto anche a me…” le disse, sfiorandole la pancia con un dito.
“Ho amato il finale a sorpresa…è stato incredibile. Ho gridato molto forte?” volle sapere.
La donna scosse la testa e alzò le sopracciglia.
“Diciamo che se fossimo stati nella jungla, saresti stato scambiato per Tarzan!” rispose divertita.
“Wow! E la cosa ti ha eccitato?”
“Certamente! Tu, mi hai eccitato!”
I loro corpi erano nuovamente vicinissimi. E quella conversazione stava prendendo una piega che li avrebbe portati solamente ad una conclusione. E poi si sarebbero pentiti nuovamente. Lorenzo era ancora nudo, al che sua madre poté constatare la sua erezione.
“No! Assolutamente no! Ci siamo appena disperati a vicenda…già passato l’effetto?”. Amelia finse di redarguire il figlio, preda nuovamente dei suoi ormoni impazziti.
“Su, vatti a dare una sistemata e poi a letto!”
In preda a un’erezione strepitosa, il ragazzo si avviò verso la sua stanza.
Amelia stette involontariamente ad osservare il sedere del figlio, mentre lo guardava allontanarsi.
Si godette quella visione fintato che lo vide scomparire oltre il corridoio.
Avvertì nuovamente una certa frenesia montarle dentro. Che cosa strana, pensò. Si era lasciata totalmente andare a qualcosa di cui poi si era pentita. Quindi vi era stato quel chiarimento con Lorenzo. Suo figlio l’aveva rassicurata sul fatto che fosse colpa di entrambi. Da parte sua, si era assunto le sue responsabilità, ammettendo che avrebbe potuto scegliere diversamente, ponderare quella decisione. Ma in quel momento non era il cervello a comandare e non aveva resistito. Il desiderio di farlo gli era entrato in circolo come una dose del miglior stupefacente. Non capiva più nulla. Vedeva solamente un corpo nudo a sua disposizione, che avrebbe saziato la sua libidine, placato la sua voglia, tutte cose che gli erano state negate solo poche ore prima.
Amelia realizzò di desiderarlo ancora e la faccenda la elettrizzava, a maggior ragione se pensava a quanto fosse sbagliato al tempo stesso. Paradossale. Un po’ come una dipendenza, dalla brama feroce di soddisfarla prima al pentimento tardivo poi.
Si impose di distogliere la mente da quel pensiero impuro. Decise, quindi, di prepararsi una tisana. Optò per un infuso rilassante a base di melissa e biancospino, impreziosito da un leggero tocco di cannella che adorava. Sorseggiò la bevanda calda, sperando potesse aiutarla a tranquillizzare quel formicolio ricorrente.
Si recò in camera sua con la tazza fumante in mano, incrociando Lorenzo che usciva dal bagno nello stesso momento. Aveva appena fatto una doccia, era praticamente nudo, con un solo asciugamano cinto attorno alla vita a fare da ultimo baluardo. Stretto al punto giusto, ne risaltava gli addominali scolpiti.
Per Amelia, il livello di eccitazione riprese a salire, iniziando una sorta di battaglia con le essenze rilassanti della sua tisana, che agivano nel senso opposto. Ma quell’intruglio non era abbastanza forte. Non andava bene, si poteva affidare solamente alla sua volontà.
Il ragazzo le passò accanto, gettandole uno sguardo di sfuggita. Varcò la soglia di camera sua, quindi si fermò e si voltò ancora verso la madre.
“Ma’…?”. Stette in attesa a fissarla. Sembrava in procinto di voler dire qualcosa.
“Buonanotte…” fu tutto quello che uscì. Ma il senso intrinseco di quella parola sortì l’effetto che forse, indirettamente, aveva sperato. Sua madre trasalì, fissandolo. Uno sguardo lascivo si posò su di lei. Era troppo. Non avrebbe resistito oltre. Poggiò la tazza sul primo ripiano utile e, a passi svelti, si diresse verso di lui, palpitante, ansimante, vogliosa. Lui fece lo stesso. Furono nuovamente travolti dalla passione, meno timida e più brutale. Si ritrovarono sul matrimoniale di Amelia, con lei sdraiata di schiena e Lorenzo sopra. Nella concitazione, il suo asciugamano era volato a terra. Privo oramai di ogni freno inibitore, il ragazzo sfilò i vestiti alla madre, partendo dai pantaloncini del pigiama, ai quali seguì tutto il resto. Fu sesso estremo, molto fisico, ai limiti della violenza. Lo fecero in più posizioni, dalla più semplice alla più contorta.
Amelia arrivò perfino a trovarsi quasi in verticale mentre lui la penetrava e le leccava i piedi al contempo.
La sua erezione era tale che la donna arrivò all’orgasmo mentre si trovava su quattro zampe e lui la possedeva da dietro. Al solo sentirla godere, il ragazzo esplose per la seconda volta quella sera, coprendo con un grido quelle di sua madre.
Crollarono sul letto esausti, addormentandosi abbracciati l’un l’altra.
Erano le 3 del mattino.
La sveglia preimpostata dalla donna suonò puntualmente alle 7.30. Non senza difficoltà, aprì gli occhi e cercò di connettere con il mondo reale. Era ancora nuda, con Lorenzo sdraiato al suo fianco, pesantemente addormentato. Avevano fatto sesso, due volte. Avevano dormito assieme, senza nulla addosso. Ed eccolo, stava arrivando puntualmente, inevitabilmente. Il senso di colpa prese nuovamente a tormentarla. Stava riuscendo nel suo intento di destabilizzarla moralmente.
Si alzò di scatto. No! Non intendeva soccombere a quel sentimento. L’avrebbe scaricato. Si ricordò immediatamente di una particolare citazione cinematografica di uno dei suoi film preferiti, ‘L’avvocato del diavolo’: “il senso di colpa, è come un sacco pieno di mattoni, non devi far altro…che scaricarlo!” Che attore, Al Pacino! Un ghigno vagamente malvagio apparve sul suo volto. Pensare a John Milton, l’aveva fatta sentire meglio. Ora vedeva le cose da una prospettiva differente. Con un entusiasmo tutto nuovo e inaspettato, iniziò a prepararsi per andare al lavoro. Ad attenderla, una giornata impegnativa, tra le peggiori dell’anno: il primo giorno di saldi estivi. Amelia lavorava come responsabile di un negozio di abbigliamento e, quella mattina, avrebbe dovuto arrivarci in anticipo per pianificare il lavoro delle commesse. Lorenzo dormiva ancora, anche lui completamente privo di indumenti. Decise, così, di rimboccargli le coperte, come faceva quand’era bambino. Gli diede un fugace bacio sulla fronte e uscì di casa. Erano le 8.30 di giovedì mattina.
Come una lezione di ballo ma senza musica, senza abiti e con i corpi ancora più uniti, ancora più sudati.
“Chiedo scusa…che? Stavi scherzando vero? Io e te…?!”
“Ok, ammetto che non è una cosa proprio consona o comune, ma che problema c’è? Ti posso dare, diciamo così, qualche lezione, qualche dritta ecco. Posso dirti dove sbagli, se così fosse. E poi ti ricordo che ti ho già portato all’orgasmo, signorino!” puntualizzò Amelia, guardandolo dall’alto verso il basso.
Lorenzo rammentò l’episodio di qualche mese prima. Il contesto era pressappoco lo stesso. Lui e sua madre sul divano a guardare la tv. Era un normale mercoledì sera di fine Aprile. Amelia era seduta con le gambe distese, appoggiate al pouf. Stava aspettando che Lorenzo rientrasse dall’allenamento di calcio. Giunto a casa, il giovane si fiondò sotto la doccia, quindi raggiuse sua madre e si stese accanto a lei, allungando le gambe e poggiandole i piedi nudi sulle cosce. Amelia iniziò ad accarezzarglieli sul dorso, per poi proseguire lungo la pianta. Le carezze divennero grattini, che provocarono al figlio un solletico piacevole, quasi eccitante. La madre proseguì con quel trattamento, ignara della forte erezione che aveva provocato a Lorenzo. Il ragazzo si stava godendo quell’insolito stato di estasi sessuale, consapevole che sarebbe bastato veramente poco per raggiungere il punto di non ritorno.
“Ok, mamma fermati!!” esclamò d’un tratto. Ma fu troppo tardi. Sua madre si era girata verso di lui giusto in tempo per vederlo spruzzare nei boxer. Fu molto imbarazzante per entrambi, ma la cosa aveva fatto sì che la loro confidenza crebbe, rimuovendo ogni possibile filtro a livello confidenziale.
“Non è la stessa cosa!” asserì lui.
“Certo, non hai tutti i torti. Ma vedila come una lezione pratica. La prima volta può essere molto più dura di quanto sembri. Si ha paura di sbagliare, di eccedere, di far sparire l’atmosfera magica con una mossa sbagliata…”.
Lorenzo la guardò senza emettere parola. In qualche modo, lei l’aveva indotto a pensarci su. Possibile che fosse proprio lui, l’unico ad avere riserve circa quella bizzarra proposta?
Non credette nemmeno lui a cosa stava per dire.
“Cosa avevi in mente, esattamente?” domandò, assumendo un tono deciso.
Amelia inclinò la testa di lato e assunse la voce più sensuale possibile.
“Corteggiami!” fu la sua risposta.
Tolse le scarpe e stese le gambe al di sopra dello schienale. Era poggiata solo sui gomiti. Ci sapeva sicuramente fare. Sapeva come mostrarsi agli uomini, come catturare la loro attenzione, specialmente se questi erano prede facili, timide o inesperte. E Lorenzo faceva sicuramente parte di quest’ultima categoria.
Il ragazzo si avvicinò a lei, salendo con un ginocchio sul divano. La sua mano si poggiò sullo schienale, molto vicino a piedi che Amelia stava facendo ruotare lentamente. Glieli solleticò dolcemente, guardandola mentre lo faceva. Lei sorrise.
“Questo può funzionare?” le chiese.
“Eh eh…no, meglio non cominciare da quello. La maggior parte delle donne non lo sopporta. Potresti compromettere tutto”.
Lorenzo seguì il consiglio e proseguì a sfiorare il corpo della sua “insegnante”, facendo scorrere le mani lunga la sua gamba, risalendo con delicatezza verso la coscia. Virò all’interno, arrivando a toccare le mutandine. Erano di pizzo. Palpeggiò la zona intima con delicatezza, quasi stesse prendendo confidenza. Volse lo sguardo alla donna. Notò gli occhi leggermente socchiusi ed un’espressione beata.
“Come sto andando?” la provocò lui.
“Fai…aahh… passi da gigante, tesoro!” rispose ansante.
Ormai era partito. Aveva rotto ghiaccio e indugi. Voleva godersi quel momento. In un attimo fu sopra di lei, incontrando le sue labbra prima, la sua lingua poi. Fu un bacio vero, sembravano due fidanzatini alle prime volte. La voglia era tanta, la passione infuocata. Ad Amelia, le cose erano sfuggite di mano. Sapeva di aver passato ogni limite, con quella proposta. Sapeva di essere una donna alquanto desiderabile e sapeva che Lorenzo sarebbe rimasto travolto dalla tempesta ormonale che lei stessa aveva scatenato. Si ritrovarono a farlo sul divano. Erano completamente nudi. Lorenzo era steso sopra di lei e la penetrava. Fu ad un passo dal venirle dentro, quando Amelia lo fermò.
“Vieni, tesoro, stenditi a pancia in su…” gli sussurrò.
Ansimavano entrambi. Obbedì. Si stese supino in attesa che la madre gli si adagiasse sopra, accogliendo il suo membro rigido all’interno della sua vagina. Iniziò a cavalcarlo con decisione, sentendolo gemere. I piedi di Lorenzo, in continuo movimento per gli spasmi di piacere, attirarono la sua attenzione. Ricordò di aver letto da qualche parte di quanto fossero sensibili le piante dei piedi maschili, in quanto zona erogena. Non tutti erano a conoscenza di quanto potesse essere efficace come preliminare. Pensò al fatto che le erano bastati pochi minuti di grattini per mandarlo in visibilio. E se raddoppiassi? Si disse tra sé. Erano pure a portata di mano. Decise quindi di fargli il solletico, sfruttando al massimo le proprie unghie appena rifatte. Fu il colpo di grazia. Lorenzo esplose di gioia dopo pochi secondi.
Amelia si alzò e raggiunse il bagno per darsi una sistemata.
Trascorsi dieci minuti, la donna tornò in salotto, trovando il figlio nella medesima posizione in cui l’aveva lasciato. Stava lì, stramazzato ma appagato.
Si era infilata il pigiama, nel frattempo, il quale consisteva in una magliettina bianca recante il volto di Minnie, ed un paio di pantaloni a pinocchietto color blu scuro.
Rimase ad osservarlo per alcuni secondi. Sorrise, guardandolo dormire beatamente. Aveva il volto completamente disteso, rilassato.
“Lory…tesoro, alzati…vai a stenderti sul letto…” gli disse a bassa voce, poggiandogli una mano sul petto.
“Mhmm…” fu la risposta del ragazzo, in piena fase REM.
Ci volle quasi un minuto perché si ridestasse da quella condizione di trance post orgasmo.
Sbatté le palpebre diverse volte, quasi fosse un modo per riconnettersi alla realtà. Era stato tutto un sogno? Oppure aveva davvero vissuto davvero quell’esperienza? Si mise a sedere, appurando di essere completamente nudo. Il capo chino segno di imbarazzo.
“Ehm… l’abbiamo…l’abbiamo fatto davvero quindi?” chiese alla madre, seduta accanto a lui.
“Mi sa di sì…” rispose lei. “Stai bene?”
“Non saprei…è…tutto così strano…”.
Amelia fece per dire qualcosa ma si fermò e tornò semplicemente a guardarlo.
Lorenzo non emise un fiato. Aveva lo sguardo semi disperso, quasi stesse riepilogando il susseguirsi degli eventi.
“E tu come stai?” chiese poi alla madre.
“Bene…” rispose. Fece una piccola pausa.
“Ne vuoi parlare?”
“Sì, Ti prego!” esclamò lui, prima ancora che terminasse la domanda.
“Devo proprio chiedertelo” continuò lui. “Ti è piaciuto? Devo saperlo, sto impazzendo!”
Amelia sorrise. Ora aveva il volto disteso. Per quanto potesse apparire disinvolta, l’atteggiamento del figlio ed il suo relativo silenzio, le stavano procurando un senso di colpa, sensazione che aumentava con il passare dei minuti in cui Lorenzo rimaneva in silenzio.
“Moltissimo! Stella è una ragazza fortunata…un po’ la invidio!” le disse, facendogli l’occhiolino.
“Oh no… Stella…” si disperò lui. Quindi tornò a guardare sua madre.
“Come ho fatto a farle questo?” disse. La domanda sembrava posta più a sé stesso che a lei.
“Ehi, calmati…ok? Basterà non farne parola. È sbagliato quanto abbiamo fatto e mi dispiace di avertelo proposto, ma speravo potesse esserti d’aiuto. Lory, io…mi dispiace tanto…ti ho spinto io e ti chiedo scusa…perdonami!”.
Lo stato d’animo della donna era cambiato radicalmente. Resasi conto dell’errore commesso, una sorta di panico la stava avvolgendo. Aveva paura di aver incrinato il rapporto con il figlio, avendolo portato a tradire la sua ragazza…con la madre. Aveva approfittato della sua instabilità emotiva. Ci aveva goduto. Ed ora ne stava pagando le conseguenze.
“Ma no, è stata colpa di entrambi…entrambi. Abbiamo sbagliato tutti e due” cercò di tranquillizzarla, vedendola in quello stato di agitazione.
Si guardarono, tentennando per un attimo, finché non si ritrovarono uniti in un intenso abbraccio. Il sentimento che provavano l’uno per l’altra era unico, indelebile. Avrebbe vinto su tutto. E così fu.
“Ti voglio bene Lorenzo!” le sussurrò lei, che nel frattempo era scoppiata in un silenzioso pianto.
“Anch’io, ma’! E non cambierà mai! Niente potrà farlo cambiare!”
Rimasero stretti per alcuni secondi ancora.
“Hai intenzione di dirlo a Stella?” chiese Amelia al figlio.
Lui scosse la testa. “Non potrei, non mi perdonerebbe mai. E non voglio perderla! Sarà il nostro segreto. Solamente nostro!”. Aveva assunto un tono più deciso, sicuro di sé.
“E poi…è piaciuto molto anche a me…” le disse, sfiorandole la pancia con un dito.
“Ho amato il finale a sorpresa…è stato incredibile. Ho gridato molto forte?” volle sapere.
La donna scosse la testa e alzò le sopracciglia.
“Diciamo che se fossimo stati nella jungla, saresti stato scambiato per Tarzan!” rispose divertita.
“Wow! E la cosa ti ha eccitato?”
“Certamente! Tu, mi hai eccitato!”
I loro corpi erano nuovamente vicinissimi. E quella conversazione stava prendendo una piega che li avrebbe portati solamente ad una conclusione. E poi si sarebbero pentiti nuovamente. Lorenzo era ancora nudo, al che sua madre poté constatare la sua erezione.
“No! Assolutamente no! Ci siamo appena disperati a vicenda…già passato l’effetto?”. Amelia finse di redarguire il figlio, preda nuovamente dei suoi ormoni impazziti.
“Su, vatti a dare una sistemata e poi a letto!”
In preda a un’erezione strepitosa, il ragazzo si avviò verso la sua stanza.
Amelia stette involontariamente ad osservare il sedere del figlio, mentre lo guardava allontanarsi.
Si godette quella visione fintato che lo vide scomparire oltre il corridoio.
Avvertì nuovamente una certa frenesia montarle dentro. Che cosa strana, pensò. Si era lasciata totalmente andare a qualcosa di cui poi si era pentita. Quindi vi era stato quel chiarimento con Lorenzo. Suo figlio l’aveva rassicurata sul fatto che fosse colpa di entrambi. Da parte sua, si era assunto le sue responsabilità, ammettendo che avrebbe potuto scegliere diversamente, ponderare quella decisione. Ma in quel momento non era il cervello a comandare e non aveva resistito. Il desiderio di farlo gli era entrato in circolo come una dose del miglior stupefacente. Non capiva più nulla. Vedeva solamente un corpo nudo a sua disposizione, che avrebbe saziato la sua libidine, placato la sua voglia, tutte cose che gli erano state negate solo poche ore prima.
Amelia realizzò di desiderarlo ancora e la faccenda la elettrizzava, a maggior ragione se pensava a quanto fosse sbagliato al tempo stesso. Paradossale. Un po’ come una dipendenza, dalla brama feroce di soddisfarla prima al pentimento tardivo poi.
Si impose di distogliere la mente da quel pensiero impuro. Decise, quindi, di prepararsi una tisana. Optò per un infuso rilassante a base di melissa e biancospino, impreziosito da un leggero tocco di cannella che adorava. Sorseggiò la bevanda calda, sperando potesse aiutarla a tranquillizzare quel formicolio ricorrente.
Si recò in camera sua con la tazza fumante in mano, incrociando Lorenzo che usciva dal bagno nello stesso momento. Aveva appena fatto una doccia, era praticamente nudo, con un solo asciugamano cinto attorno alla vita a fare da ultimo baluardo. Stretto al punto giusto, ne risaltava gli addominali scolpiti.
Per Amelia, il livello di eccitazione riprese a salire, iniziando una sorta di battaglia con le essenze rilassanti della sua tisana, che agivano nel senso opposto. Ma quell’intruglio non era abbastanza forte. Non andava bene, si poteva affidare solamente alla sua volontà.
Il ragazzo le passò accanto, gettandole uno sguardo di sfuggita. Varcò la soglia di camera sua, quindi si fermò e si voltò ancora verso la madre.
“Ma’…?”. Stette in attesa a fissarla. Sembrava in procinto di voler dire qualcosa.
“Buonanotte…” fu tutto quello che uscì. Ma il senso intrinseco di quella parola sortì l’effetto che forse, indirettamente, aveva sperato. Sua madre trasalì, fissandolo. Uno sguardo lascivo si posò su di lei. Era troppo. Non avrebbe resistito oltre. Poggiò la tazza sul primo ripiano utile e, a passi svelti, si diresse verso di lui, palpitante, ansimante, vogliosa. Lui fece lo stesso. Furono nuovamente travolti dalla passione, meno timida e più brutale. Si ritrovarono sul matrimoniale di Amelia, con lei sdraiata di schiena e Lorenzo sopra. Nella concitazione, il suo asciugamano era volato a terra. Privo oramai di ogni freno inibitore, il ragazzo sfilò i vestiti alla madre, partendo dai pantaloncini del pigiama, ai quali seguì tutto il resto. Fu sesso estremo, molto fisico, ai limiti della violenza. Lo fecero in più posizioni, dalla più semplice alla più contorta.
Amelia arrivò perfino a trovarsi quasi in verticale mentre lui la penetrava e le leccava i piedi al contempo.
La sua erezione era tale che la donna arrivò all’orgasmo mentre si trovava su quattro zampe e lui la possedeva da dietro. Al solo sentirla godere, il ragazzo esplose per la seconda volta quella sera, coprendo con un grido quelle di sua madre.
Crollarono sul letto esausti, addormentandosi abbracciati l’un l’altra.
Erano le 3 del mattino.
La sveglia preimpostata dalla donna suonò puntualmente alle 7.30. Non senza difficoltà, aprì gli occhi e cercò di connettere con il mondo reale. Era ancora nuda, con Lorenzo sdraiato al suo fianco, pesantemente addormentato. Avevano fatto sesso, due volte. Avevano dormito assieme, senza nulla addosso. Ed eccolo, stava arrivando puntualmente, inevitabilmente. Il senso di colpa prese nuovamente a tormentarla. Stava riuscendo nel suo intento di destabilizzarla moralmente.
Si alzò di scatto. No! Non intendeva soccombere a quel sentimento. L’avrebbe scaricato. Si ricordò immediatamente di una particolare citazione cinematografica di uno dei suoi film preferiti, ‘L’avvocato del diavolo’: “il senso di colpa, è come un sacco pieno di mattoni, non devi far altro…che scaricarlo!” Che attore, Al Pacino! Un ghigno vagamente malvagio apparve sul suo volto. Pensare a John Milton, l’aveva fatta sentire meglio. Ora vedeva le cose da una prospettiva differente. Con un entusiasmo tutto nuovo e inaspettato, iniziò a prepararsi per andare al lavoro. Ad attenderla, una giornata impegnativa, tra le peggiori dell’anno: il primo giorno di saldi estivi. Amelia lavorava come responsabile di un negozio di abbigliamento e, quella mattina, avrebbe dovuto arrivarci in anticipo per pianificare il lavoro delle commesse. Lorenzo dormiva ancora, anche lui completamente privo di indumenti. Decise, così, di rimboccargli le coperte, come faceva quand’era bambino. Gli diede un fugace bacio sulla fronte e uscì di casa. Erano le 8.30 di giovedì mattina.
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