Addio al nubilato e forse anche al matrimonio
di
Istanbul
genere
orge
Eccolo!
Udii il suono del campanello. Erano loro. Me lo sentivo. L’avevano promesso.
Quel giorno, tanto atteso quanto temuto, era arrivato.
Le vidi. Giada, Marta ed Amber. Le mie amiche di sempre.
Erano venute a prendermi per festeggiare l’addio al nubilato.
Mi chiamo Giulia, 27 anni, tra un mese mi sposo con Alessandro. Abbiamo scelto il 10 Agosto, la notte di San Lorenzo. Prima che ve lo domandiate, sì! Ci sposeremo di sera, sognando di vedere scendere una stella dal cielo, nel momento in cui staremo pronunciando il fatidico sì…troppo romantico? Vedremo…
Ma torniamo a quella sera di 10 giorni fa. Era venerdì 26 giugno.
Le mie amiche salirono al mio appartamento. Erano mozzafiato! Vestitino elegante, tacchi a spillo, truccate in modo eccellente. Quasi eccitante, mi verrebbe da dire.
“Ehi Giu, è giunta la tua ora!” esclamò Amber, mentre poggiava delle scatole a terra.
Sorrisi e le guardai chiedendomi cosa contenessero.
“I tuoi abiti per stasera!” disse Giada, quasi leggendomi nel pensiero.
“Su ragazze, aiutatemi! La signorina deve vestirsi!” continuò Amber, prendendomi per un braccio. Giada mi prese per l’altro, Marta per le gambe e mi distesero sul letto. In men che non si dica, mi ritrovai a piedi nudi, priva di shorts e t-shirt. Con la stessa rapidità, mi infilarono un completino da cheerleaders, con la differenza che io l’avrei indossato con scarpe con tacco, anziché le classiche calzine da ginocchio e sneakers.
Mentre Marta mi infilava le scarpe, Giada si diede da fare con il trucco, con Amber che si dedicò all’acconciatura. Sembravamo un team di truccatori con il vip di turno.
“Wow! Sei fantastica, Giu!” esclamarono più o meno in coro, a lavoro terminato.
Dovetti ammettere che, per quanto potessi apparire bizzarra, facevo la mia porca figura.
“Ok ragazze” dissi sorridendo “che avete in mente?” chiesi poi.
“Assolutamente no! Lo scoprirai solo vivendo, giusto ragazze?” rispose Amber, punzecchiandomi i fianchi per farmi il solletico. Marta la imitò, bersagliando la mia pancia, mentre io ero già partita a starnazzare come oca.
“Ehi ehi, basta bambine! State sciupando il nostro lavoro!” le redarguì scherzosamente Giada.
“Ok! Bene! È ora di andare!” esclamò infine Amber.
Scendemmo in strada. Non ci credetti! Avevano noleggiato una limousine!
“Ma voi siete pazze!” ammisi esterrefatta.
L’autista, nel frattempo, scese dall’auto, aprì lo sportello posteriore, facendoci cenno di salire.
“Le signore vogliono salire a bordo” esordì.
Ancora incredula, entrai in quella specie di astronave a 4 ruote, seguita dalle mie amiche.
Facemmo un giro della città, bevendo uno squisito champagne e brindando alla sottoscritta. Sembrava proprio lo scenario di uno di quegli addio al nubilato americani. Merito fu della mia migliore amica, Amber.
Americana d’origine, si era trasferita in Italia quando ancora non aveva compiuto 6 anni. Arrivò assieme al padre, un maggiore della polizia militare, di stanza in una caserma nei pressi di Milano. Proprio in quel periodo conobbe Angela, sua attuale compagna di vita e madre adottiva di Amber da più di vent’anni. La sua, infatti, era morta improvvisamente in un tragico incidente stradale, quando ancora abitavano nella capitale statunitense. Fu questa la ragione che spinse John, suo padre, a chiedere il trasferimento. A detta sua “non poteva più rimanere in quel posto”.
Insomma, fu grazie a lei se questa serata stava ampiamente superando le mie aspettative.
Giungemmo in locale club & restaurant, appena fuori città. All’entrata, trovammo un cameriere che ci accompagnò al tavolo.
Come sexy cheerleader, non passavo di certo inosservata. Ero stata munita anche di tutto l’occorrente, dai pom poms a improbabili cartelli, su cui comparivano scritte del tipo “Disponibile per l’ultima notte” ed altre citazione in tema. Ci servirono l’aperitivo, era un delizioso prosecco la cui freschezza, considerata la temperatura del momento, si rivelò un toccasana. E pure un ulteriore aiuto per carburare.
Seguì un secondo giro, un terzo, un quarto, intervallati dalla spola tra il nostro ed il tavolo principale, situati al centro della sala e teatro di un ricco buffet.
Eravamo alquanto su di giri, ridevamo, scherzavamo anzi… ero sempre io la vittima di tiri mancini ben premeditati. Dovetti chiedere il numero ad uno sconosciuto ad un tavolo, offrire un drink ad un altro, chiedere di ballare ad un altro ancora. Il tempo di consumare un paio di drink e subito sorgeva una nuova ed imbarazzante proposta, seguita puntualmente da domandine e battute sconce sul poveretto di turno.
Mentre Marta se ne usciva con un’altra delle sue piccanti osservazioni, quest’ultima rivolta al tipo con cui ho ballato, vidi Amber fare un cenno al responsabile di sala. Questi annui, quindi chiamò a sua volta un sottoposto, indicandogli il nostro tavolo.
Intanto che confabulavano, la mia amica americana tornò da me:
“Sei pronta per il pezzo forte, Giu?” mi chiese.
“Di che si tratta?” domandai di rimando.
Lei sorrise, rivolgendosi alle altre. Loro ricambiarono lo sguardo complice.
“Non tenetemi sulle spine, ragazze!” esclamai io.
“È una sorpresa! Ma ora dovremo bendarti!” fece Giada.
“Che?!”
“Dai, voltati cara” mi disse Amber, ponendosi alle mie spalle.
Il tono con cui lo disse, mi diede un brivido. Non di paura, ma di piacere, accentuato ulteriormente dal contatto delle sue mani con i miei capelli, nel momento in cui mi sistemò la benda.
“Tra poco ci divertiremo” fu la sua frase, sussurrata al mio orecchio.
Mi sentii preda di una strana frenesia, che crebbe quando mi prese la mano, per accompagnarmi a quella che sarebbe stata la prossima tappa della serata. Venni condotta in un’ala del locale separata dal salone principale. Sicuramente più silenziosa, più intima, pensai. Fu in quell’istante che, ricordando di aver letto “priveé”, da qualche parte, iniziai ad immaginare dove mi avrebbero potuto portare.
“Ok, aspetta un attimo qui. Non sbirciare eh?” si raccomandò Amber.
Sentii spalancarsi una porta di fronte a me.
“Benvenuta alla tua ultima notte da single!!” urlarono le mie pazze amiche in coro, nel momento in cui tornai a vedere. E quel che vide mi piacque molto.
Un salottino privato, riservato solo per noi, in compagnia di 4 spogliarellisti vestiti da giocatori di football.
“Ma voi siete pazze!” esclamai per la seconda volta in quella serata.
Stavo ancora realizzando, quando due di loro mi presero per mano e mi accompagnarono al bancone centrale, dove trovai un cameriere adibito a soddisfare qualsiasi nostra esigenza.
Mi accolse con un sorriso: “Le signore gradiscono un cocktail?” chiese, denotando un certo stile.
Ordinammo quattro gin-tonic, rivolte verso il palchetto rialzato, dove, di lì a breve, sarebbe iniziato uno spettacolino tutto per noi.
Partì la musica, le luci si offuscarono ulteriormente, lo spogliarello ebbe inizio.
Usci il primo, muovendosi in modo molto accattivante, seguito dagli altri.
Un pezzo alla volta, rimasero completamente nudi, salvo una specie di perizoma leopardato a coprire il pacco, che a prima vista sembrava di dimensioni notevoli.
Io e le ragazze eravamo fuori di noi, tra fiumi di alcolici, cori ed incitazioni, seguiti da “uuuuuhhhh!” a ripetizione.
“Ragazze ve lo dico” iniziò Marta, ormai priva di qualsiasi freno inibitore “sono tutta bagnata!!”
E noi giù a ridere, sotto gli sguardi provocanti e sexy dei nostri intrattenitori.
“Credo farò una visita quelle sculture umane” proseguì, dopo un sorso del suo drink “Chi viene con me?”
“Io, zoccola! Non penserai che te li lasci tutti e 4 vero?!” esclamò Giada, alzandosi e partendo mentre lo diceva.
“Sì cazzo!!” urlò ancora Marta.
Giunte sotto il palchetto, la vidi fare dei cenni ad uno di loro. Capii che l’aveva richiamato affinché la prendesse tra le braccia e la portasse su con loro. Lo stesso con Giada.
Due dei ragazzi, scesero ed eseguirono gli ordini. Quindi gli altri due, sfilarono loro le scarpe, sempre su precise indicazioni di Marta, completamente entrata nella parte di direttrice dei lavori.
Giunte a destinazione, iniziarono una seducente danza attorno a loro. O meglio, addosso a loro.
Osservai i loro corpi strusciarsi in maniera alquanto sfrontata, stimolandogli una forte erezione. Arrivai al punto di dubitare delle caratteristiche tecniche di quel perizoma: avrebbe contenuto quelle belle mazze ancora lungo?
Io e Amber le guardavamo divertite, buttando giù un altro drink.
Nel frattempo, Giada si prese la scena, togliendosi l’abito e rimanendo in mutandine e reggiseno, mentre due mani le cinsero la vita da dietro. Uno dei ragazzi, iniziò a baciarla sul collo, allungando le estremità verso le zone intime. Lei rovesciò la testa all’indietro, e con la mano, andò a perlustrargli il suo affare durissimo.
Marta non volle essere da meno. Inscenando un erotico balletto, si sfilò anch’essa l’abitino celeste e, con il classico gesto del dito indice, invitò i suoi spasimanti a seguirla.
Stavo osservando quella scenetta porno improvvisata, quando Amber mi prese per mano, invitandomi a buttarci.
“No, Amber, dai!” mi opposi sorridendole. Ma lei non ricambiò.
“Giu, è la tua ultima notte” mi rispose “lasciati andare”. Vi era un qualcosa di terribilmente persuasivo, nelle sue parole. Mi si avvicinò ulteriormente, complice la musica ad elevato volume.
“Non voglio andare senza di te” mi disse, guardandomi negli occhi. Eravamo incredibilmente vicine. Una scarica mi attraversò lo stomaco. Sentii come una forza che mi spingeva. Magari non ero nemmeno molto lucida. Fatto sta che ci baciammo! Non capii perché. In quel momento, entrambe lo volevamo.
Riaprii gli occhi. Mi sembrava fosse passato un secolo, anziché pochissimi secondi.
“Dai, vieni” mi invitò, intrecciando le sue mani con le mie.
Lo spettacolo, nel frattempo, si era spostato nella zona in cui vi erano i divani.
Non credetti a quello che vidi!
Giada completamente nuda, seduta su uno di loro, anch’egli come mamma lo aveva fatto.
Esattamente. Stavano scopando!
Sulle prime, rimasi interdetta, ma non riuscii a staccare gli occhi da quella scena. Guardavo la mia bionda amica con i capelli a caschetto, cavalcare quell’asta con foga, con passione. Gli occhi erano semichiusi, la bocca aperta, i respiri affannosi.
“Aahhhh! Ahhhh! Ah! Sìì! Scopami! Scopami, schiavetto! Fai godere mammina!” furono le sue parole.
La mia espressione tendeva al sorriso, ma ero basita. Non immaginavo quel lato animalesco di Giada.
Marta non fu da meno. Messa a pecorina, si stava facendo sbattere con violenza dal tipo più grosso dei quattro. Lei godeva. Ne erano testimoni i mugolii che le uscivano dalla bocca spalancata. Mugolii che venivano sostituiti soventemente dalle risate. Subito non capii, ma poi spostai gli occhi verso di lui. Era agganciato alle caviglie della mia amica dalla rossa chioma, le quali fungevano da leva; in questo modo, aveva pieno accesso alle piante dei piedi, che solleticava di quando in quando. E, sorprendentemente, sembrava piacesse anche a lei. Avevo sentito parlare del “Tickling”, ovvero la pratica sessuale che consiste, appunto, di regalare piacere al partner tramite l’atto di solleticare.
Interruppi quel pensiero nel percepire un braccio avvolgermi le spalle. Era il ragazzo biondo, probabilmente il più giovane del gruppo. Si frappose tra Amber e me, abbracciando entrambe.
“Allora, ragazze, che si fa?” esordì, guardando ora me, ora lei.
Amber lo squadrò con interesse. Quindi appoggiò la mano sui suoi pettorali scolpiti, facendo scorrere le dita quasi a volerne delineare i contorni, il tutto con fare molto allettante.
Tutt’un tratto, interruppe quella danza provocante e lo baciò. In modo carnale, feroce. Lo trasse a sé e gli stampò le labbra sulle sue, quasi prendendolo alla sprovvista. Una scena che non fece che gettare benzina sulla mia ardente eccitazione! Quando si staccarono, il tipo si girò verso di me, guardandomi come se fossi una succulenta bistecca pronta per essere divorata. Fece per baciare anche me, ma Amber si mise in mezzo con decisione. La vidi che gli rivolse un’occhiata severa.
“Ehi bello! Lei è off-limits!” l’apostrofò, cazzuta come mai l’avevo vista prima. Ero bagnatissima, tanto che avrei voluto toccarmi lì, in quel momento.
Lui indietreggiò, quasi inebetito. Il suo tono perentorio, l’aveva lasciato di sasso.
“Potrai solo guardare, se vuoi”. Si voltò, poi, verso di me, baciandomi nuovamente. Non aveva nulla a che vedere con quello di poco fa con il biondo palestrato. Era un bacio sensuale, dolce. Le nostre lingua si intrecciarono delicatamente, mentre con le mani le cingevo la vita, infilandole sotto la magliettina. Le sue erano poggiate sul mio sedere. Le sentivo mentre cercavano di sollevarmi il vestitino, con l’ovvio intento di intrufolarsi al di sotto ed entrare in contatto diretto con la mia pelle. Ci staccammo, ansimanti. Che mi stava succedendo? Che ci stava succedendo? Mi sentivo confusa. Avevo bevuto troppo? Non capivo bene in quale vortice emotivo fossi terminata…ma stavo bene.
Lei si rivolse a lui nuovamente. Dall’espressione del viso, capii che era in piena estasi sessuale.
“Dì, ti piace guardarci finché pomiciamo, eh?” chiese lei, provocante.
Luì annui. Aveva un erezione assurda.
Ci dirigemmo verso il terzo divano, leggermente isolato rispetto gli altri due. Per farlo passai davanti alle mie amiche.
Vidi Marta distesa supina a gambe spalancate, mentre uno di loro la scopava in modo assiduo. Ululava di piacere. Le dita dei piedi erano arricciate, a causa degli spasmi di godimento che la percorrevano.
Mi ricordai di poco prima, quando era a pecorina e il più grosso dei quattro le solleticava i piedi.
Ormai ero senza freni. Mi fermai in prossimità del divanetto e le feci il solletico sotto entrambi i piedi. Erano pure a portata di mano. Gli ululati divennero risate. Quindi riprese ad ansimare. E a ridere. Ansimava e rideva, godeva e subiva la tortura. In pochi secondi, giunse all’orgasmo. Il suo strillare toccò un nuovo record di decibel.
Quella moda si diffuse. Giada era a quattro zampe su divano, intenta ad eseguire un pompino con i fiocchi all’unico ragazzo di colore tra loro; contemporaneamente, il suo buchino posteriore veniva perforato da un altro, il tipo più grosso, quello che inculava Marta in precedenza. Nemmeno a lei risparmiò il solletico, ma Giada, a differenza dell’amica, si rivelò ben più resistente. Non immune comunque, visto il movimento dei piedi ed i risolini che emetteva, di tanto in tanto.
Raggiunsi Amber, che nel frattempo aveva fatto spogliare il suo uomo, e la vidi intenta ad eseguire un footjob. Mi fece cenno di sederle accanto.
“Spogliami!” mi supplicò.
Mi posizionai dietro di lei. Allargai le gambe perché potesse appoggiare la schiena al mio ventre. Quindi le sfilai il vestito, sganciai il reggiseno e consegnai al pubblico la vista di un seno mozzafiato.
Non era grandissimo, forse una terza abbondante, ma tondo ed omogeneo.
Nel frattempo, lei proseguiva nella sua opera di masturbazione. Il biondino non durò moltissimo. Il suo bell’affare, prese a schizzare all’impazzata, colpendo anche pancia e gambe di Amber.
“Ehi ragazzino! Ora vien a pulire! Non vorrai che me ne vada in giro piena del tuo sperma, spero!” esclamò la mia amica con rimprovero. Lui eseguì, ancora ansimante.
Io osservavo, ma il grido di Giada mi catturò l’attenzione. Era ancora a pecorina ed aveva appena avuto un orgasmo.
“Per stasera avete finito! Tu e i tuoi compari potete ritiravi. Vogliamo rimanere sole. Prima di andare, però, aiuta la mia amica a togliere le scarpe” gli ordinò, rivolgendosi alla sottoscritta. Effettivamente, ero l’unica che ancora le indossava. Me le tolse, senza staccare gli occhi dai miei piedi.
“Ti piacciono, eh?!” lo provocò ancora Amber “ma lei è off-limits, quindi ripensaci” continuò.
Il biondino si alzò, si diresse dai colleghi ed, insieme, uscirono dal salottino privato.
Le mie amiche ci raggiunsero sul nostro divanetto. Erano ancora tutte nude. Le trovai piuttosto rilassate, gli occhi semichiusi, il mezzo sorrisetto che andava e veniva. Io e Amber eravamo ancora sedute lì, con lei appoggiata a me. Mi resi conto che, involontariamente, le stavo facendo dei grattini sulla pancia. La vidi arricciare le dita dei piedi, di tanto in tanto. Segno che la cosa la stava eccitando non poco.
“Ragazze” esordì lei “potremmo regalare qualcosa di diverso a Giulia” quindi mi guardò, mordendosi il labbro inferiore prima di baciarmi. Di nuovo. E io di nuovo, ricambiai. Chiusi gli occhi, volevo perdermi tra quelle sensazioni. Ero in balia degli eventi. Infatti non opposi la minima resistenza quando Giada mi sfilò la parte sopra della divisa, seguita dal reggiseno. La sentii mentre mi avvolgeva i polsi con un foulard. Quindi mi trovai le braccia legate. Marta, intanto, aveva approfittato del fatto che Amber si distese sopra di me per levarmi il gonnellino. Le mie gambe vennero allargate, le caviglie legate in maniera analoga. Ero immobilizzata, bagnatissima, smaniosa per quello che mi sarebbe accaduto subito dopo. Lo scoprii. E fu qualcosa di indescrivibile, un viaggio sensoriale senza paragoni.
Amber mi penetrava con un finto pene, legato alla vita; Giada prese al baciarmi il collo, scendendo fino a raggiungere il seno. I capezzoli erano durissimi. E incredibilmente sensibili ai piccoli morsi di Giada, che li alternava con vere e proprie poppate. Infine Marta, beh… lei volle restituirmi il favore. Infatti, un solletico devastante dilagò sotto i miei piedi. Percepivo quelle unghiette, fresche di manicure, danzare lungo il mio arco plantare indifeso. Urlando di piacere, ma ridendo senza contegno, venni in un sensazionale orgasmo. Ma non finì lì.
Le mie tre socie, si vollero scambiare il ruolo. Ora era Amber a solleticarmi, mentre Giada mi scopava e Marta si occupava del mio seno. Non contenta, mi solleticava la pancia nel contempo.
Il mio secondo orgasmo fu servito in pochi minuti, precedendone un terzo, per l’ultimo giro di boa.
Ero stremata e ansante…ma non avevo mai provato un livello di estasi sessuale come quella sera!
Dopo essere stata liberata, rimasi sdraiata ancora qualche minuto per completare il rilassamento.
Quando mi misi a sedere, notati Marta e Giada intenti a recuperare i loro abiti, rimasti nel primo dei divani.
Amber era seduta lì con me. Si era già vestita ed era silenziosa.
“Ehi Amber” le chiesi, ancora lievemente frastornata “stai bene?”
Incontrai il suo sguardo. Percepivo un qualche cosa di supplichevole, nei suoi occhi. Sembrava sul punto di confessarmi qualcosa.
“Giu…” iniziò titubante.
“Che c’è? Cosa succede? Parlami ti prego!” la implorai.
“Giu ti prego…” aveva la voce rotta dall’emozione “ti prego, non sposarti!”
Udii il suono del campanello. Erano loro. Me lo sentivo. L’avevano promesso.
Quel giorno, tanto atteso quanto temuto, era arrivato.
Le vidi. Giada, Marta ed Amber. Le mie amiche di sempre.
Erano venute a prendermi per festeggiare l’addio al nubilato.
Mi chiamo Giulia, 27 anni, tra un mese mi sposo con Alessandro. Abbiamo scelto il 10 Agosto, la notte di San Lorenzo. Prima che ve lo domandiate, sì! Ci sposeremo di sera, sognando di vedere scendere una stella dal cielo, nel momento in cui staremo pronunciando il fatidico sì…troppo romantico? Vedremo…
Ma torniamo a quella sera di 10 giorni fa. Era venerdì 26 giugno.
Le mie amiche salirono al mio appartamento. Erano mozzafiato! Vestitino elegante, tacchi a spillo, truccate in modo eccellente. Quasi eccitante, mi verrebbe da dire.
“Ehi Giu, è giunta la tua ora!” esclamò Amber, mentre poggiava delle scatole a terra.
Sorrisi e le guardai chiedendomi cosa contenessero.
“I tuoi abiti per stasera!” disse Giada, quasi leggendomi nel pensiero.
“Su ragazze, aiutatemi! La signorina deve vestirsi!” continuò Amber, prendendomi per un braccio. Giada mi prese per l’altro, Marta per le gambe e mi distesero sul letto. In men che non si dica, mi ritrovai a piedi nudi, priva di shorts e t-shirt. Con la stessa rapidità, mi infilarono un completino da cheerleaders, con la differenza che io l’avrei indossato con scarpe con tacco, anziché le classiche calzine da ginocchio e sneakers.
Mentre Marta mi infilava le scarpe, Giada si diede da fare con il trucco, con Amber che si dedicò all’acconciatura. Sembravamo un team di truccatori con il vip di turno.
“Wow! Sei fantastica, Giu!” esclamarono più o meno in coro, a lavoro terminato.
Dovetti ammettere che, per quanto potessi apparire bizzarra, facevo la mia porca figura.
“Ok ragazze” dissi sorridendo “che avete in mente?” chiesi poi.
“Assolutamente no! Lo scoprirai solo vivendo, giusto ragazze?” rispose Amber, punzecchiandomi i fianchi per farmi il solletico. Marta la imitò, bersagliando la mia pancia, mentre io ero già partita a starnazzare come oca.
“Ehi ehi, basta bambine! State sciupando il nostro lavoro!” le redarguì scherzosamente Giada.
“Ok! Bene! È ora di andare!” esclamò infine Amber.
Scendemmo in strada. Non ci credetti! Avevano noleggiato una limousine!
“Ma voi siete pazze!” ammisi esterrefatta.
L’autista, nel frattempo, scese dall’auto, aprì lo sportello posteriore, facendoci cenno di salire.
“Le signore vogliono salire a bordo” esordì.
Ancora incredula, entrai in quella specie di astronave a 4 ruote, seguita dalle mie amiche.
Facemmo un giro della città, bevendo uno squisito champagne e brindando alla sottoscritta. Sembrava proprio lo scenario di uno di quegli addio al nubilato americani. Merito fu della mia migliore amica, Amber.
Americana d’origine, si era trasferita in Italia quando ancora non aveva compiuto 6 anni. Arrivò assieme al padre, un maggiore della polizia militare, di stanza in una caserma nei pressi di Milano. Proprio in quel periodo conobbe Angela, sua attuale compagna di vita e madre adottiva di Amber da più di vent’anni. La sua, infatti, era morta improvvisamente in un tragico incidente stradale, quando ancora abitavano nella capitale statunitense. Fu questa la ragione che spinse John, suo padre, a chiedere il trasferimento. A detta sua “non poteva più rimanere in quel posto”.
Insomma, fu grazie a lei se questa serata stava ampiamente superando le mie aspettative.
Giungemmo in locale club & restaurant, appena fuori città. All’entrata, trovammo un cameriere che ci accompagnò al tavolo.
Come sexy cheerleader, non passavo di certo inosservata. Ero stata munita anche di tutto l’occorrente, dai pom poms a improbabili cartelli, su cui comparivano scritte del tipo “Disponibile per l’ultima notte” ed altre citazione in tema. Ci servirono l’aperitivo, era un delizioso prosecco la cui freschezza, considerata la temperatura del momento, si rivelò un toccasana. E pure un ulteriore aiuto per carburare.
Seguì un secondo giro, un terzo, un quarto, intervallati dalla spola tra il nostro ed il tavolo principale, situati al centro della sala e teatro di un ricco buffet.
Eravamo alquanto su di giri, ridevamo, scherzavamo anzi… ero sempre io la vittima di tiri mancini ben premeditati. Dovetti chiedere il numero ad uno sconosciuto ad un tavolo, offrire un drink ad un altro, chiedere di ballare ad un altro ancora. Il tempo di consumare un paio di drink e subito sorgeva una nuova ed imbarazzante proposta, seguita puntualmente da domandine e battute sconce sul poveretto di turno.
Mentre Marta se ne usciva con un’altra delle sue piccanti osservazioni, quest’ultima rivolta al tipo con cui ho ballato, vidi Amber fare un cenno al responsabile di sala. Questi annui, quindi chiamò a sua volta un sottoposto, indicandogli il nostro tavolo.
Intanto che confabulavano, la mia amica americana tornò da me:
“Sei pronta per il pezzo forte, Giu?” mi chiese.
“Di che si tratta?” domandai di rimando.
Lei sorrise, rivolgendosi alle altre. Loro ricambiarono lo sguardo complice.
“Non tenetemi sulle spine, ragazze!” esclamai io.
“È una sorpresa! Ma ora dovremo bendarti!” fece Giada.
“Che?!”
“Dai, voltati cara” mi disse Amber, ponendosi alle mie spalle.
Il tono con cui lo disse, mi diede un brivido. Non di paura, ma di piacere, accentuato ulteriormente dal contatto delle sue mani con i miei capelli, nel momento in cui mi sistemò la benda.
“Tra poco ci divertiremo” fu la sua frase, sussurrata al mio orecchio.
Mi sentii preda di una strana frenesia, che crebbe quando mi prese la mano, per accompagnarmi a quella che sarebbe stata la prossima tappa della serata. Venni condotta in un’ala del locale separata dal salone principale. Sicuramente più silenziosa, più intima, pensai. Fu in quell’istante che, ricordando di aver letto “priveé”, da qualche parte, iniziai ad immaginare dove mi avrebbero potuto portare.
“Ok, aspetta un attimo qui. Non sbirciare eh?” si raccomandò Amber.
Sentii spalancarsi una porta di fronte a me.
“Benvenuta alla tua ultima notte da single!!” urlarono le mie pazze amiche in coro, nel momento in cui tornai a vedere. E quel che vide mi piacque molto.
Un salottino privato, riservato solo per noi, in compagnia di 4 spogliarellisti vestiti da giocatori di football.
“Ma voi siete pazze!” esclamai per la seconda volta in quella serata.
Stavo ancora realizzando, quando due di loro mi presero per mano e mi accompagnarono al bancone centrale, dove trovai un cameriere adibito a soddisfare qualsiasi nostra esigenza.
Mi accolse con un sorriso: “Le signore gradiscono un cocktail?” chiese, denotando un certo stile.
Ordinammo quattro gin-tonic, rivolte verso il palchetto rialzato, dove, di lì a breve, sarebbe iniziato uno spettacolino tutto per noi.
Partì la musica, le luci si offuscarono ulteriormente, lo spogliarello ebbe inizio.
Usci il primo, muovendosi in modo molto accattivante, seguito dagli altri.
Un pezzo alla volta, rimasero completamente nudi, salvo una specie di perizoma leopardato a coprire il pacco, che a prima vista sembrava di dimensioni notevoli.
Io e le ragazze eravamo fuori di noi, tra fiumi di alcolici, cori ed incitazioni, seguiti da “uuuuuhhhh!” a ripetizione.
“Ragazze ve lo dico” iniziò Marta, ormai priva di qualsiasi freno inibitore “sono tutta bagnata!!”
E noi giù a ridere, sotto gli sguardi provocanti e sexy dei nostri intrattenitori.
“Credo farò una visita quelle sculture umane” proseguì, dopo un sorso del suo drink “Chi viene con me?”
“Io, zoccola! Non penserai che te li lasci tutti e 4 vero?!” esclamò Giada, alzandosi e partendo mentre lo diceva.
“Sì cazzo!!” urlò ancora Marta.
Giunte sotto il palchetto, la vidi fare dei cenni ad uno di loro. Capii che l’aveva richiamato affinché la prendesse tra le braccia e la portasse su con loro. Lo stesso con Giada.
Due dei ragazzi, scesero ed eseguirono gli ordini. Quindi gli altri due, sfilarono loro le scarpe, sempre su precise indicazioni di Marta, completamente entrata nella parte di direttrice dei lavori.
Giunte a destinazione, iniziarono una seducente danza attorno a loro. O meglio, addosso a loro.
Osservai i loro corpi strusciarsi in maniera alquanto sfrontata, stimolandogli una forte erezione. Arrivai al punto di dubitare delle caratteristiche tecniche di quel perizoma: avrebbe contenuto quelle belle mazze ancora lungo?
Io e Amber le guardavamo divertite, buttando giù un altro drink.
Nel frattempo, Giada si prese la scena, togliendosi l’abito e rimanendo in mutandine e reggiseno, mentre due mani le cinsero la vita da dietro. Uno dei ragazzi, iniziò a baciarla sul collo, allungando le estremità verso le zone intime. Lei rovesciò la testa all’indietro, e con la mano, andò a perlustrargli il suo affare durissimo.
Marta non volle essere da meno. Inscenando un erotico balletto, si sfilò anch’essa l’abitino celeste e, con il classico gesto del dito indice, invitò i suoi spasimanti a seguirla.
Stavo osservando quella scenetta porno improvvisata, quando Amber mi prese per mano, invitandomi a buttarci.
“No, Amber, dai!” mi opposi sorridendole. Ma lei non ricambiò.
“Giu, è la tua ultima notte” mi rispose “lasciati andare”. Vi era un qualcosa di terribilmente persuasivo, nelle sue parole. Mi si avvicinò ulteriormente, complice la musica ad elevato volume.
“Non voglio andare senza di te” mi disse, guardandomi negli occhi. Eravamo incredibilmente vicine. Una scarica mi attraversò lo stomaco. Sentii come una forza che mi spingeva. Magari non ero nemmeno molto lucida. Fatto sta che ci baciammo! Non capii perché. In quel momento, entrambe lo volevamo.
Riaprii gli occhi. Mi sembrava fosse passato un secolo, anziché pochissimi secondi.
“Dai, vieni” mi invitò, intrecciando le sue mani con le mie.
Lo spettacolo, nel frattempo, si era spostato nella zona in cui vi erano i divani.
Non credetti a quello che vidi!
Giada completamente nuda, seduta su uno di loro, anch’egli come mamma lo aveva fatto.
Esattamente. Stavano scopando!
Sulle prime, rimasi interdetta, ma non riuscii a staccare gli occhi da quella scena. Guardavo la mia bionda amica con i capelli a caschetto, cavalcare quell’asta con foga, con passione. Gli occhi erano semichiusi, la bocca aperta, i respiri affannosi.
“Aahhhh! Ahhhh! Ah! Sìì! Scopami! Scopami, schiavetto! Fai godere mammina!” furono le sue parole.
La mia espressione tendeva al sorriso, ma ero basita. Non immaginavo quel lato animalesco di Giada.
Marta non fu da meno. Messa a pecorina, si stava facendo sbattere con violenza dal tipo più grosso dei quattro. Lei godeva. Ne erano testimoni i mugolii che le uscivano dalla bocca spalancata. Mugolii che venivano sostituiti soventemente dalle risate. Subito non capii, ma poi spostai gli occhi verso di lui. Era agganciato alle caviglie della mia amica dalla rossa chioma, le quali fungevano da leva; in questo modo, aveva pieno accesso alle piante dei piedi, che solleticava di quando in quando. E, sorprendentemente, sembrava piacesse anche a lei. Avevo sentito parlare del “Tickling”, ovvero la pratica sessuale che consiste, appunto, di regalare piacere al partner tramite l’atto di solleticare.
Interruppi quel pensiero nel percepire un braccio avvolgermi le spalle. Era il ragazzo biondo, probabilmente il più giovane del gruppo. Si frappose tra Amber e me, abbracciando entrambe.
“Allora, ragazze, che si fa?” esordì, guardando ora me, ora lei.
Amber lo squadrò con interesse. Quindi appoggiò la mano sui suoi pettorali scolpiti, facendo scorrere le dita quasi a volerne delineare i contorni, il tutto con fare molto allettante.
Tutt’un tratto, interruppe quella danza provocante e lo baciò. In modo carnale, feroce. Lo trasse a sé e gli stampò le labbra sulle sue, quasi prendendolo alla sprovvista. Una scena che non fece che gettare benzina sulla mia ardente eccitazione! Quando si staccarono, il tipo si girò verso di me, guardandomi come se fossi una succulenta bistecca pronta per essere divorata. Fece per baciare anche me, ma Amber si mise in mezzo con decisione. La vidi che gli rivolse un’occhiata severa.
“Ehi bello! Lei è off-limits!” l’apostrofò, cazzuta come mai l’avevo vista prima. Ero bagnatissima, tanto che avrei voluto toccarmi lì, in quel momento.
Lui indietreggiò, quasi inebetito. Il suo tono perentorio, l’aveva lasciato di sasso.
“Potrai solo guardare, se vuoi”. Si voltò, poi, verso di me, baciandomi nuovamente. Non aveva nulla a che vedere con quello di poco fa con il biondo palestrato. Era un bacio sensuale, dolce. Le nostre lingua si intrecciarono delicatamente, mentre con le mani le cingevo la vita, infilandole sotto la magliettina. Le sue erano poggiate sul mio sedere. Le sentivo mentre cercavano di sollevarmi il vestitino, con l’ovvio intento di intrufolarsi al di sotto ed entrare in contatto diretto con la mia pelle. Ci staccammo, ansimanti. Che mi stava succedendo? Che ci stava succedendo? Mi sentivo confusa. Avevo bevuto troppo? Non capivo bene in quale vortice emotivo fossi terminata…ma stavo bene.
Lei si rivolse a lui nuovamente. Dall’espressione del viso, capii che era in piena estasi sessuale.
“Dì, ti piace guardarci finché pomiciamo, eh?” chiese lei, provocante.
Luì annui. Aveva un erezione assurda.
Ci dirigemmo verso il terzo divano, leggermente isolato rispetto gli altri due. Per farlo passai davanti alle mie amiche.
Vidi Marta distesa supina a gambe spalancate, mentre uno di loro la scopava in modo assiduo. Ululava di piacere. Le dita dei piedi erano arricciate, a causa degli spasmi di godimento che la percorrevano.
Mi ricordai di poco prima, quando era a pecorina e il più grosso dei quattro le solleticava i piedi.
Ormai ero senza freni. Mi fermai in prossimità del divanetto e le feci il solletico sotto entrambi i piedi. Erano pure a portata di mano. Gli ululati divennero risate. Quindi riprese ad ansimare. E a ridere. Ansimava e rideva, godeva e subiva la tortura. In pochi secondi, giunse all’orgasmo. Il suo strillare toccò un nuovo record di decibel.
Quella moda si diffuse. Giada era a quattro zampe su divano, intenta ad eseguire un pompino con i fiocchi all’unico ragazzo di colore tra loro; contemporaneamente, il suo buchino posteriore veniva perforato da un altro, il tipo più grosso, quello che inculava Marta in precedenza. Nemmeno a lei risparmiò il solletico, ma Giada, a differenza dell’amica, si rivelò ben più resistente. Non immune comunque, visto il movimento dei piedi ed i risolini che emetteva, di tanto in tanto.
Raggiunsi Amber, che nel frattempo aveva fatto spogliare il suo uomo, e la vidi intenta ad eseguire un footjob. Mi fece cenno di sederle accanto.
“Spogliami!” mi supplicò.
Mi posizionai dietro di lei. Allargai le gambe perché potesse appoggiare la schiena al mio ventre. Quindi le sfilai il vestito, sganciai il reggiseno e consegnai al pubblico la vista di un seno mozzafiato.
Non era grandissimo, forse una terza abbondante, ma tondo ed omogeneo.
Nel frattempo, lei proseguiva nella sua opera di masturbazione. Il biondino non durò moltissimo. Il suo bell’affare, prese a schizzare all’impazzata, colpendo anche pancia e gambe di Amber.
“Ehi ragazzino! Ora vien a pulire! Non vorrai che me ne vada in giro piena del tuo sperma, spero!” esclamò la mia amica con rimprovero. Lui eseguì, ancora ansimante.
Io osservavo, ma il grido di Giada mi catturò l’attenzione. Era ancora a pecorina ed aveva appena avuto un orgasmo.
“Per stasera avete finito! Tu e i tuoi compari potete ritiravi. Vogliamo rimanere sole. Prima di andare, però, aiuta la mia amica a togliere le scarpe” gli ordinò, rivolgendosi alla sottoscritta. Effettivamente, ero l’unica che ancora le indossava. Me le tolse, senza staccare gli occhi dai miei piedi.
“Ti piacciono, eh?!” lo provocò ancora Amber “ma lei è off-limits, quindi ripensaci” continuò.
Il biondino si alzò, si diresse dai colleghi ed, insieme, uscirono dal salottino privato.
Le mie amiche ci raggiunsero sul nostro divanetto. Erano ancora tutte nude. Le trovai piuttosto rilassate, gli occhi semichiusi, il mezzo sorrisetto che andava e veniva. Io e Amber eravamo ancora sedute lì, con lei appoggiata a me. Mi resi conto che, involontariamente, le stavo facendo dei grattini sulla pancia. La vidi arricciare le dita dei piedi, di tanto in tanto. Segno che la cosa la stava eccitando non poco.
“Ragazze” esordì lei “potremmo regalare qualcosa di diverso a Giulia” quindi mi guardò, mordendosi il labbro inferiore prima di baciarmi. Di nuovo. E io di nuovo, ricambiai. Chiusi gli occhi, volevo perdermi tra quelle sensazioni. Ero in balia degli eventi. Infatti non opposi la minima resistenza quando Giada mi sfilò la parte sopra della divisa, seguita dal reggiseno. La sentii mentre mi avvolgeva i polsi con un foulard. Quindi mi trovai le braccia legate. Marta, intanto, aveva approfittato del fatto che Amber si distese sopra di me per levarmi il gonnellino. Le mie gambe vennero allargate, le caviglie legate in maniera analoga. Ero immobilizzata, bagnatissima, smaniosa per quello che mi sarebbe accaduto subito dopo. Lo scoprii. E fu qualcosa di indescrivibile, un viaggio sensoriale senza paragoni.
Amber mi penetrava con un finto pene, legato alla vita; Giada prese al baciarmi il collo, scendendo fino a raggiungere il seno. I capezzoli erano durissimi. E incredibilmente sensibili ai piccoli morsi di Giada, che li alternava con vere e proprie poppate. Infine Marta, beh… lei volle restituirmi il favore. Infatti, un solletico devastante dilagò sotto i miei piedi. Percepivo quelle unghiette, fresche di manicure, danzare lungo il mio arco plantare indifeso. Urlando di piacere, ma ridendo senza contegno, venni in un sensazionale orgasmo. Ma non finì lì.
Le mie tre socie, si vollero scambiare il ruolo. Ora era Amber a solleticarmi, mentre Giada mi scopava e Marta si occupava del mio seno. Non contenta, mi solleticava la pancia nel contempo.
Il mio secondo orgasmo fu servito in pochi minuti, precedendone un terzo, per l’ultimo giro di boa.
Ero stremata e ansante…ma non avevo mai provato un livello di estasi sessuale come quella sera!
Dopo essere stata liberata, rimasi sdraiata ancora qualche minuto per completare il rilassamento.
Quando mi misi a sedere, notati Marta e Giada intenti a recuperare i loro abiti, rimasti nel primo dei divani.
Amber era seduta lì con me. Si era già vestita ed era silenziosa.
“Ehi Amber” le chiesi, ancora lievemente frastornata “stai bene?”
Incontrai il suo sguardo. Percepivo un qualche cosa di supplichevole, nei suoi occhi. Sembrava sul punto di confessarmi qualcosa.
“Giu…” iniziò titubante.
“Che c’è? Cosa succede? Parlami ti prego!” la implorai.
“Giu ti prego…” aveva la voce rotta dall’emozione “ti prego, non sposarti!”
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