Purezza di una suora
di
Ana2
genere
bisex
Seduti sul divano, io e mio marito da una parte, la suora dall’altra, apparentemente non si capisce perché siamo finiti su quel discorso, ma conoscendo me e mio marito, lo so benissimo. Quella suora ha un bel viso, parla bene, e si dimostra aperta alla conversazione. Il suo tono è rilassante, i suoi occhi sorridenti e calmi, a certe domande non tradisce segni di nervosismo, ma puro interessa alla conversazione.
Si trova nel nostro appartamento, perché insieme ad un’altra più anziana stavano facendo un giro per una raccolta fondi di cui presto abbiamo dimenticato, poi lei ha deciso di intrattenersi con noi per un po’, mentre l’altra è presto andata via a continuare la missione di beneficenza.
-Certo cara amica mia, anche noi siamo umani, siamo mortali, anche a noi capita di eccitarci-
Risponde con gentilezza a quella che da parte mia era un’evidente provocazione poco velata. Mio marito non parla, ovviamente su quel tema risulterebbe molto volgare e scortese, si limita a stare con la testa appoggiata alla mano, aspettando di vedere fin dove io fossi intenzionata a tirare la corda.
-E non vi sentite in colpa quando accade? - Avanzo questa domanda riferendomi a tutte le suore, ma dentro di me sento di essere incuriosita solo da lei. Non sono amante della gente di chiesa, nemmeno della gente pacata che sembra voler dimostrare chissà cosa, ma sto realmente subendo il suo magnetismo, e lei lo sa. La sua sincerità, il suo tono, la sua gestualità, sono elementi che la rendono pura su un piano di vista superiore. Nulla a che vedere con la solita suora, lei appare pura genuinamente in maniera realistica.
-Non voglio parlare a nome delle altre sorelle, quindi ti risponderò per me. - Si sistema meglio spolverando un attimo la veste, poi penetra con i suoi occhi verdi nei miei -Perché dovrei sentirmi in colpa per un dono stupendo che ci è stato regalato sin dalla nascita? Ci sarà sempre chi dirà di pentirsi per certi pensieri avuti magari in solitudine durante la notte, o perché no, sotto la doccia; ma in cuor suo ringrazieranno sempre il cielo per questa splendida sensazione. -
Rimango a bocca aperta, la conversazione sta prendendo una di quelle pieghe che si caricano di adrenalina. Un passo falso sul campo minato di parole e puoi far saltare in aria una bella conversazione come questa, o al contrario, riuscire a penetrare meglio in un discorso che mi è sempre apparso misteriosamente appannato, bigotto e permeato di un eros represso che da qualche parte deve pur sempre sfociare.
-Mi perdoni la sfrontatezza sorella, ma in quei casi, come fa? -
-Un po’ come tutte le donne normalissime, non credi? - Non si fa problemi ad alludere palesemente alla masturbazione, la spontaneità e la rapidità con la quale mi fornisce una risposta, mi lascia a bocca aperta. Mi fa capire che non devo provare vergogna nel chiedere, perché lei non avrebbe avuto vergogna nel rispondere. Mi sento abbastanza stranita, sento come se la situazione si fosse improvvisamente capovolta. Sicura delle mie esperienze, della mia vita sessualmente attiva, pensavo di giocare nel mio territorio, invece improvvisamente siamo in campo neutro, dove di fronte a me realizzo che ho una semplicissima umana normale, non una fanatica rigorosa psicopatica come mi sarei aspettata.
Prendo il mio tempo annuendo, sento di avere una manciata di secondi a disposizione per rompere il silenzio, prima che si alzi dal divano e decida di congedarsi.
-Quali sono i suoi pensieri più frequenti? Se le sto dando fastidio, semplicemente non mi risponda, non si preoccupi, non voglio che si senta... - Non mi lascia nemmeno finire la frase, come se non glie ne importasse nulla.
-Intendi dire, con cosa mi eccito? Vuoi sapere come pratico la masturbazione? -
Riesco a rispondere solo con un cenno del capo, mentre tra i denti tengo l’unghia del dito indice, quasi a voler reprimere uno strano nervosismo, ma ben presto mi accorgo che proprio quella gestualità esprime nervosismo, quindi mi affretto a liberare la bocca.
-Guarda, in tutta sincerità ti dico. Non è improbabile che tra sorelle ci diamo una mano, non c’è nulla di male, in fondo anche quello è amore. E se te lo stai chiedendo: sì, anche un rapporto orale può essere per noi una grande dimostrazione di affetto, l’importante è che tutto sia fatto con una certa genuinità, senza troppa lussuria, senza troppo bramare a tutti i costi. Se sento che una mia sorella soffre perché ne ha bisogno, sono io ad offrirmi con il cuore per donarle quel momento prezioso. Ma non è come accade per la maggior parte della popolazione, non ci si eccita in modo materiale come la società moderna vuole suggerire. Potrei eccitarmi per qualunque cosa pura che in me suscita un sentimento d’amore, anche semplicemente la vista di un fiore particolarmente bello. -
Adesso sono veramente senza parole, rimango a fissarla, non stupita, ma particolarmente incantata. In un certo senso mi sento più sporca di quanto realmente mi potrebbe importare, provo quasi una forma di invidia verso i suoi sentimenti, anche essendo una persona nettamente opposta e in contrapposizione al suo stile di vita. Percepisce quel lieve stato di disagio, avrei un sacco di domande da fare. Immagino due suore che si leccano la vagina, sono ferma in quel punto, e nella mia testa vengono proiettati mille film alla velocità della luce.
-Fate sesso orale? -
A questo punto lei abbozza un sorriso bonario socchiudendo amorevolmente gli occhi prima di scuotere la testa
-Non è proprio come la vedi tu, cioè, in parte. Facciamo una cosa-
Si protrae in avanti, sedendosi più sul bordo del divano, poi allunga le braccia verso di me, con i palmi rivolti verso l’alto - Dammi una mano. -
Con movimenti impacciati stendo la mano, lei la prende saldamente con entrambe le mani. Fa scivolare i suoi polpastrelli sui miei. Mi accarezza in modo molto spartano, quasi come se massaggiasse
-Ti sento tesa. Prova a rilassarti, così posso spiegarti meglio-
Annuisco, lei continua a massaggiare, io provo a fare dei respiri più profondi.
-Ci trovi qualcosa di sbagliato in questo? -
-No, non sembra –Rispondo di getto, anzi, comincio pure a godermi quel massaggio rilassante per i muscoli e le ossa delle mani.
Improvvisamente smette di massaggiare, abbassa il capo e mi bacia il dorso della mano
-Questo gesto lo trovi particolarmente peccaminoso? -
-No, in realtà lo definirei … “strano” forse. Non sono abituata al baciamano-
Adesso prende ad accarezzarmi delicatamente il palmo, le dita e il dorso. Si china con il capo nuovamente, e comincia dare una serie di baci, stavolta meno formali, più morbidi, più lenti. Con gli occhi chiusi, sapientemente, sembra avere una mappa dei miei punti sensibili, che va a sfiorare con maestria, senza apparire volgare, mentre i suoi baci mi provocano un fremito dentro.
-Quindi, come potrebbe essere peccaminoso questo? Se lo stesso identico gesto, spoglio dalla sua formalità e usato per ciò che è stato creato: trasmettere amore-
Continua un altro po’, poi mi fissa tenendo la mia mano tra le sue.
-Perché dunque questo non potrebbe essere fatto in qualunque altra parte del corpo? Tu sei “tu” nella tua totale interezza: sia che si tratti delle mani, i polsi, la testa, le gambe. Adesso, prima che tu fraintenda devo chiederti se questa cosa ti sta creando fastidio o disagio. Intendo che un’altra donna ti abbia baciato e accarezzato la mano” La domanda posta con sincera delicatezza e attenzione, mi porta subito a scuotere la testa, balzando in avanti per bloccare con la mia mano libera le sue sulla mia. Come a volerla trattenere, come a dimostrare di volere ancora un altro istante di quel contatto.
-No! Non si preoccupi, è stata interessante questa spiegazione, ed è stato bello il modo in cui...-
Si estende un po’ con il collo, china il capo su di un lato, e piano mi bacia la guancia. A quel punto rimane lì, sento il respiro sulla pelle, io blocco il mio, già mi accorgo di essere eccitata. Mi giro lentamente per incrociare il suo sguardo ad un palmo dal mio naso. I suoi occhi guardano le mie labbra, adesso anche i miei guardano le sue. Le mani incrociate si stringono, mentre le dita cercano i palmi per comunicare complicità. L’aria si ferma, i nasi si sfiorano appena, io muoio dalla coglia di baciarla, lei sembra rimanere sapientemente in bilico, trattenuta da una forza di volontà, che più che sembrare di mettere alla prova sé stessa, pare mettere alla prova me. Accorcio quella distanza che ci separa, lasciando margine per non essere invadente qualora si voglia sottrarre. Lei chiude quel margine, appoggiando le sue bellissime labbra naturali sulle mie. Un bacio con le labbra, delicato ed intenso, eterno, breve e allo stesso tempo infinito. Si scosta da me piano, mantenendo il viso abbastanza vicino, mentre mi accarezza il volto.
-Intendevo questo. Un atto costruito su intensi momenti voluti. Nemmeno il più banale dei baci deve essere sprecato nella speranza che il prossimo sia migliore, e così via correre ad un rapporto la quale scopo è giusto ammazzare il tempo. Non un rapporto per eccitarsi, ma un momento carico di eccitazione, che conduce ad un rapporto-
Ormai non annuisco nemmeno. Accorcio di mia spontanea volontà quella distanza che si è nuovamente formata, e tenendole in mento con due dita, le bacio nuovamente la bocca più volte e lei non si rifiuta di ricambiare.
Scivola lentamente inginocchiandosi per terra, invita mio marito ad alzarsi con un gesto.
-Se non è troppo, posso chiederti di sbottonare i pantaloni a tuo marito? -
Sento di essere già bagnata fradicia, non mi sembra per nulla vero. Sbottono i pantaloni mentre lui sta in piedi di fronte a noi. Lei a questo punto posa delicatamente le dita sull’elastico dei boxer.
-Permetti? -
Svela così con molto patos il pisello. Mette tanta enfasi, che sembra la prima volta pure a me.
Con precisione chirurgica, appoggia un dito sotto l’estremità della cappella, e lo solleva mettendosi da parte, come se me lo stesse servendo.
-La virilità, la forza e l’orgoglio di un uomo. La spada il suo pene, la gloria i suoi testicoli. Così siamo abituati a vedere le cose, quando invece l’atto sessuale, nella sua interezza, è il bacio più intenso e bello, che genera la vita. Adesso vorrei che tu lo baciassi intensamente, ma senza andare oltre, come hai fatto con me. -
Subito obbedisco, non riesco ad avere una mia volontà. Le mie labbra sul cazzo si appoggiano piano, mentre questo sussulta al tocco.
Anche lei, vogliosa , schiude la bocca sospirando ,per poi richiuderla appoggiando le labbra in teneri baci lungo l’asta, mentre con le dita tasta le palle.
Adesso con una mano alza il pene verso l’alto, facendolo aderire alla pancia, lasciando in mostra i testicoli gonfi e penzolanti. Si avvicina ancora, inizia a baciarne uno, anche io mi avvicino e bacio l’altro. I nostri volti vicini mentre baciamo i coglioni di mio marito, e ci scambiamo qualche bacio tra di noi, quando improvvisamente lascia ricadere il grosso, caldo e pesante pisello sui nostri volti. La grossa cappella succosa impatta pesantemente sulla sua guancia, poi va a strusciare nel bordo del tipico copricapo della suora. Mio marito impazzisce, le fa una carezza sulla testa
-Me lo succhi, la prego-
-Non posso. Non posso deliziarmi con il sapore del tuo frutto sessuale per provare piacere. Perché in questo momento, ne avrei proprio voglia di leccarlo, metterlo in bocca e giocare con la lingua sul tuo glande per trarne ogni essenza e spedirla al mio fiore. -
Le sue parole escono fuori con una sensualità unica, mai sperimentata prima; mentre le sue labbra rimangono appoggiate alle palle, ad ogni sillaba, lo sfiorare provoca una reazione sul cazzo.
-Però se lo vorrai veramente, se metterai amore in questo atto, potrai darci in dono il tuo seme, riempirci di gioia e mostrare riconoscenza con il tuo più prezioso fluido. -
A quel punto il cazzo è durissimo, impennato e alto. Io mi posiziono dietro di lei, le bacio il collo, le palpo il seno attraverso le vesti, le massaggio la figa, mentre se ne sta con gli occhi socchiusi ad ansimare baciando intensamente la punta del cazzo. Le labbra chiuse che muoiono dalla voglia di succhiare, mio marito che si scappella completamente sprigionando odori intensi. Non resisto, dietro di lei con una mano continuo a masturbarla, con l’altra masturbo mio marito, strofinando il cazzo sulle labbra della suora.
Pochi colpi. La punta si inumidisce, il pisello si estende del tutto, la suora si contrae prossima all’orgasmo. Mio marito si irrigidisce, un’intensa sborrata di crema bianca inonda il viso della suora, seguito da altri copiosi fiotti sempre più annacquati, sempre lunghi e caotici, sborra in faccia a lei, sborra in faccia a me. Sui vestiti, sulla fronte, sui miei capelli, sul copricapo di lei. Non ricordavo un orgasmo simile da parte sua, da parecchi anni. Anche la suora cede. Preme con la sua mano sulla mia che la masturba. Comincia a contrarsi con spasmi seguiti da un dolce ansimare.
A questo punto si volta verso di me, mi prende il volto, mi ringrazia e comincia a pomiciarmi leccando via la sborra dalle mie labbra, facendo vacillare la sua forza di volontà.
-Chiedo perdono. Grazie-
Mi abbraccia e continua a pomiciarmi forte, in quello che per me è il bacio più erotico forse di tutti i tempi. Non perché siamo zuppe di sborra in volto e ne sentiamo ogni sfaccettatura del gusto, ma perché la sua eccitazione è tanto forte e sincera, da trasmetterla con un’energia unica.
[prima o poi, parte II. Adesso devo venire io]
Si trova nel nostro appartamento, perché insieme ad un’altra più anziana stavano facendo un giro per una raccolta fondi di cui presto abbiamo dimenticato, poi lei ha deciso di intrattenersi con noi per un po’, mentre l’altra è presto andata via a continuare la missione di beneficenza.
-Certo cara amica mia, anche noi siamo umani, siamo mortali, anche a noi capita di eccitarci-
Risponde con gentilezza a quella che da parte mia era un’evidente provocazione poco velata. Mio marito non parla, ovviamente su quel tema risulterebbe molto volgare e scortese, si limita a stare con la testa appoggiata alla mano, aspettando di vedere fin dove io fossi intenzionata a tirare la corda.
-E non vi sentite in colpa quando accade? - Avanzo questa domanda riferendomi a tutte le suore, ma dentro di me sento di essere incuriosita solo da lei. Non sono amante della gente di chiesa, nemmeno della gente pacata che sembra voler dimostrare chissà cosa, ma sto realmente subendo il suo magnetismo, e lei lo sa. La sua sincerità, il suo tono, la sua gestualità, sono elementi che la rendono pura su un piano di vista superiore. Nulla a che vedere con la solita suora, lei appare pura genuinamente in maniera realistica.
-Non voglio parlare a nome delle altre sorelle, quindi ti risponderò per me. - Si sistema meglio spolverando un attimo la veste, poi penetra con i suoi occhi verdi nei miei -Perché dovrei sentirmi in colpa per un dono stupendo che ci è stato regalato sin dalla nascita? Ci sarà sempre chi dirà di pentirsi per certi pensieri avuti magari in solitudine durante la notte, o perché no, sotto la doccia; ma in cuor suo ringrazieranno sempre il cielo per questa splendida sensazione. -
Rimango a bocca aperta, la conversazione sta prendendo una di quelle pieghe che si caricano di adrenalina. Un passo falso sul campo minato di parole e puoi far saltare in aria una bella conversazione come questa, o al contrario, riuscire a penetrare meglio in un discorso che mi è sempre apparso misteriosamente appannato, bigotto e permeato di un eros represso che da qualche parte deve pur sempre sfociare.
-Mi perdoni la sfrontatezza sorella, ma in quei casi, come fa? -
-Un po’ come tutte le donne normalissime, non credi? - Non si fa problemi ad alludere palesemente alla masturbazione, la spontaneità e la rapidità con la quale mi fornisce una risposta, mi lascia a bocca aperta. Mi fa capire che non devo provare vergogna nel chiedere, perché lei non avrebbe avuto vergogna nel rispondere. Mi sento abbastanza stranita, sento come se la situazione si fosse improvvisamente capovolta. Sicura delle mie esperienze, della mia vita sessualmente attiva, pensavo di giocare nel mio territorio, invece improvvisamente siamo in campo neutro, dove di fronte a me realizzo che ho una semplicissima umana normale, non una fanatica rigorosa psicopatica come mi sarei aspettata.
Prendo il mio tempo annuendo, sento di avere una manciata di secondi a disposizione per rompere il silenzio, prima che si alzi dal divano e decida di congedarsi.
-Quali sono i suoi pensieri più frequenti? Se le sto dando fastidio, semplicemente non mi risponda, non si preoccupi, non voglio che si senta... - Non mi lascia nemmeno finire la frase, come se non glie ne importasse nulla.
-Intendi dire, con cosa mi eccito? Vuoi sapere come pratico la masturbazione? -
Riesco a rispondere solo con un cenno del capo, mentre tra i denti tengo l’unghia del dito indice, quasi a voler reprimere uno strano nervosismo, ma ben presto mi accorgo che proprio quella gestualità esprime nervosismo, quindi mi affretto a liberare la bocca.
-Guarda, in tutta sincerità ti dico. Non è improbabile che tra sorelle ci diamo una mano, non c’è nulla di male, in fondo anche quello è amore. E se te lo stai chiedendo: sì, anche un rapporto orale può essere per noi una grande dimostrazione di affetto, l’importante è che tutto sia fatto con una certa genuinità, senza troppa lussuria, senza troppo bramare a tutti i costi. Se sento che una mia sorella soffre perché ne ha bisogno, sono io ad offrirmi con il cuore per donarle quel momento prezioso. Ma non è come accade per la maggior parte della popolazione, non ci si eccita in modo materiale come la società moderna vuole suggerire. Potrei eccitarmi per qualunque cosa pura che in me suscita un sentimento d’amore, anche semplicemente la vista di un fiore particolarmente bello. -
Adesso sono veramente senza parole, rimango a fissarla, non stupita, ma particolarmente incantata. In un certo senso mi sento più sporca di quanto realmente mi potrebbe importare, provo quasi una forma di invidia verso i suoi sentimenti, anche essendo una persona nettamente opposta e in contrapposizione al suo stile di vita. Percepisce quel lieve stato di disagio, avrei un sacco di domande da fare. Immagino due suore che si leccano la vagina, sono ferma in quel punto, e nella mia testa vengono proiettati mille film alla velocità della luce.
-Fate sesso orale? -
A questo punto lei abbozza un sorriso bonario socchiudendo amorevolmente gli occhi prima di scuotere la testa
-Non è proprio come la vedi tu, cioè, in parte. Facciamo una cosa-
Si protrae in avanti, sedendosi più sul bordo del divano, poi allunga le braccia verso di me, con i palmi rivolti verso l’alto - Dammi una mano. -
Con movimenti impacciati stendo la mano, lei la prende saldamente con entrambe le mani. Fa scivolare i suoi polpastrelli sui miei. Mi accarezza in modo molto spartano, quasi come se massaggiasse
-Ti sento tesa. Prova a rilassarti, così posso spiegarti meglio-
Annuisco, lei continua a massaggiare, io provo a fare dei respiri più profondi.
-Ci trovi qualcosa di sbagliato in questo? -
-No, non sembra –Rispondo di getto, anzi, comincio pure a godermi quel massaggio rilassante per i muscoli e le ossa delle mani.
Improvvisamente smette di massaggiare, abbassa il capo e mi bacia il dorso della mano
-Questo gesto lo trovi particolarmente peccaminoso? -
-No, in realtà lo definirei … “strano” forse. Non sono abituata al baciamano-
Adesso prende ad accarezzarmi delicatamente il palmo, le dita e il dorso. Si china con il capo nuovamente, e comincia dare una serie di baci, stavolta meno formali, più morbidi, più lenti. Con gli occhi chiusi, sapientemente, sembra avere una mappa dei miei punti sensibili, che va a sfiorare con maestria, senza apparire volgare, mentre i suoi baci mi provocano un fremito dentro.
-Quindi, come potrebbe essere peccaminoso questo? Se lo stesso identico gesto, spoglio dalla sua formalità e usato per ciò che è stato creato: trasmettere amore-
Continua un altro po’, poi mi fissa tenendo la mia mano tra le sue.
-Perché dunque questo non potrebbe essere fatto in qualunque altra parte del corpo? Tu sei “tu” nella tua totale interezza: sia che si tratti delle mani, i polsi, la testa, le gambe. Adesso, prima che tu fraintenda devo chiederti se questa cosa ti sta creando fastidio o disagio. Intendo che un’altra donna ti abbia baciato e accarezzato la mano” La domanda posta con sincera delicatezza e attenzione, mi porta subito a scuotere la testa, balzando in avanti per bloccare con la mia mano libera le sue sulla mia. Come a volerla trattenere, come a dimostrare di volere ancora un altro istante di quel contatto.
-No! Non si preoccupi, è stata interessante questa spiegazione, ed è stato bello il modo in cui...-
Si estende un po’ con il collo, china il capo su di un lato, e piano mi bacia la guancia. A quel punto rimane lì, sento il respiro sulla pelle, io blocco il mio, già mi accorgo di essere eccitata. Mi giro lentamente per incrociare il suo sguardo ad un palmo dal mio naso. I suoi occhi guardano le mie labbra, adesso anche i miei guardano le sue. Le mani incrociate si stringono, mentre le dita cercano i palmi per comunicare complicità. L’aria si ferma, i nasi si sfiorano appena, io muoio dalla coglia di baciarla, lei sembra rimanere sapientemente in bilico, trattenuta da una forza di volontà, che più che sembrare di mettere alla prova sé stessa, pare mettere alla prova me. Accorcio quella distanza che ci separa, lasciando margine per non essere invadente qualora si voglia sottrarre. Lei chiude quel margine, appoggiando le sue bellissime labbra naturali sulle mie. Un bacio con le labbra, delicato ed intenso, eterno, breve e allo stesso tempo infinito. Si scosta da me piano, mantenendo il viso abbastanza vicino, mentre mi accarezza il volto.
-Intendevo questo. Un atto costruito su intensi momenti voluti. Nemmeno il più banale dei baci deve essere sprecato nella speranza che il prossimo sia migliore, e così via correre ad un rapporto la quale scopo è giusto ammazzare il tempo. Non un rapporto per eccitarsi, ma un momento carico di eccitazione, che conduce ad un rapporto-
Ormai non annuisco nemmeno. Accorcio di mia spontanea volontà quella distanza che si è nuovamente formata, e tenendole in mento con due dita, le bacio nuovamente la bocca più volte e lei non si rifiuta di ricambiare.
Scivola lentamente inginocchiandosi per terra, invita mio marito ad alzarsi con un gesto.
-Se non è troppo, posso chiederti di sbottonare i pantaloni a tuo marito? -
Sento di essere già bagnata fradicia, non mi sembra per nulla vero. Sbottono i pantaloni mentre lui sta in piedi di fronte a noi. Lei a questo punto posa delicatamente le dita sull’elastico dei boxer.
-Permetti? -
Svela così con molto patos il pisello. Mette tanta enfasi, che sembra la prima volta pure a me.
Con precisione chirurgica, appoggia un dito sotto l’estremità della cappella, e lo solleva mettendosi da parte, come se me lo stesse servendo.
-La virilità, la forza e l’orgoglio di un uomo. La spada il suo pene, la gloria i suoi testicoli. Così siamo abituati a vedere le cose, quando invece l’atto sessuale, nella sua interezza, è il bacio più intenso e bello, che genera la vita. Adesso vorrei che tu lo baciassi intensamente, ma senza andare oltre, come hai fatto con me. -
Subito obbedisco, non riesco ad avere una mia volontà. Le mie labbra sul cazzo si appoggiano piano, mentre questo sussulta al tocco.
Anche lei, vogliosa , schiude la bocca sospirando ,per poi richiuderla appoggiando le labbra in teneri baci lungo l’asta, mentre con le dita tasta le palle.
Adesso con una mano alza il pene verso l’alto, facendolo aderire alla pancia, lasciando in mostra i testicoli gonfi e penzolanti. Si avvicina ancora, inizia a baciarne uno, anche io mi avvicino e bacio l’altro. I nostri volti vicini mentre baciamo i coglioni di mio marito, e ci scambiamo qualche bacio tra di noi, quando improvvisamente lascia ricadere il grosso, caldo e pesante pisello sui nostri volti. La grossa cappella succosa impatta pesantemente sulla sua guancia, poi va a strusciare nel bordo del tipico copricapo della suora. Mio marito impazzisce, le fa una carezza sulla testa
-Me lo succhi, la prego-
-Non posso. Non posso deliziarmi con il sapore del tuo frutto sessuale per provare piacere. Perché in questo momento, ne avrei proprio voglia di leccarlo, metterlo in bocca e giocare con la lingua sul tuo glande per trarne ogni essenza e spedirla al mio fiore. -
Le sue parole escono fuori con una sensualità unica, mai sperimentata prima; mentre le sue labbra rimangono appoggiate alle palle, ad ogni sillaba, lo sfiorare provoca una reazione sul cazzo.
-Però se lo vorrai veramente, se metterai amore in questo atto, potrai darci in dono il tuo seme, riempirci di gioia e mostrare riconoscenza con il tuo più prezioso fluido. -
A quel punto il cazzo è durissimo, impennato e alto. Io mi posiziono dietro di lei, le bacio il collo, le palpo il seno attraverso le vesti, le massaggio la figa, mentre se ne sta con gli occhi socchiusi ad ansimare baciando intensamente la punta del cazzo. Le labbra chiuse che muoiono dalla voglia di succhiare, mio marito che si scappella completamente sprigionando odori intensi. Non resisto, dietro di lei con una mano continuo a masturbarla, con l’altra masturbo mio marito, strofinando il cazzo sulle labbra della suora.
Pochi colpi. La punta si inumidisce, il pisello si estende del tutto, la suora si contrae prossima all’orgasmo. Mio marito si irrigidisce, un’intensa sborrata di crema bianca inonda il viso della suora, seguito da altri copiosi fiotti sempre più annacquati, sempre lunghi e caotici, sborra in faccia a lei, sborra in faccia a me. Sui vestiti, sulla fronte, sui miei capelli, sul copricapo di lei. Non ricordavo un orgasmo simile da parte sua, da parecchi anni. Anche la suora cede. Preme con la sua mano sulla mia che la masturba. Comincia a contrarsi con spasmi seguiti da un dolce ansimare.
A questo punto si volta verso di me, mi prende il volto, mi ringrazia e comincia a pomiciarmi leccando via la sborra dalle mie labbra, facendo vacillare la sua forza di volontà.
-Chiedo perdono. Grazie-
Mi abbraccia e continua a pomiciarmi forte, in quello che per me è il bacio più erotico forse di tutti i tempi. Non perché siamo zuppe di sborra in volto e ne sentiamo ogni sfaccettatura del gusto, ma perché la sua eccitazione è tanto forte e sincera, da trasmetterla con un’energia unica.
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