Nel tunnel del peccato

di
genere
incesti

Mi chiamo Luca e oggi ho 28 anni. La mia storia è iniziata poco più di due anni fa, ed in questo periodo tutto sommato breve, la mia vita è stata completamente sconvolta da un susseguirsi di episodi correlati tra loro, che mai mi sarei neanche sognato potessero accadere. Ma cominciamo dall’inizio. Sono il terzo di tre figli e sono arrivato abbastanza dopo le mie due sorelle. La prima era già sposata da alcuni anni, quando la primavera di due anni fa anche la seconda, che aveva 35 anni, due meno della prima, convolava a nozze. In quei giorni fervevano i preparativi, e in quel trambusto arrivò per l’occasione, ospite a casa mia, zia Giulia, sorella del mio defunto padre. La zia infatti viveva in una città del nord Italia, non si era mai sposata, ed erano anni che non la vedevo. Su di lei avevo sentito di un passato non propriamente da santarellina, tutt’altro. Infatti, anche adesso che aveva 62 anni, l’aspetto e i modi confermavano quelle voci: capelli a baschetto rosso mogano, viso pesantemente truccato, abbigliamento certamente poco consono all’età che lasciava generosamente vedere le forme decisamente procaci, e un atteggiamento tra lo sfrontato e il sensuale. Sarà perché mi sono sempre sentito particolarmente attratto dalle donne mature, ma quella donna, pur essendo mia zia, non mi risultò indifferente, anzi la trovavo decisamente eccitante. Evidentemente non riuscivo a nascondere ai suoi occhi questo mio interesse, perché lei non faceva altro che ammiccarmi e inviarmi sorrisi maliziosi. La situazione mi eccitava non poco e sentivo montare un crescente desiderio sessuale nei suoi confronti, ma nonostante questo clima di complicità che si era subito instaurato, non avevo il coraggio di prendere l’iniziativa, così fu lei a prenderla. Era il giorno prima delle nozze, e mentre tutti erano indaffarati ci ritrovammo soli in casa. Io le gironzolavo intorno sperando che succedesse qualcosa, quando lei, comodamente seduta in poltrona, mi disse
-dimmi Luca, devi dirmi qualcosa?
Io farfugliai nervosamente qualche incomprensibile frase, e lei, sempre con calma olimpica
-non essere così imbranato, tanto lo so cosa vorresti dirmi. Vieni qui, vieni vicino a me.
Con la mano mi invitò a sedermi sul bracciolo della poltrona, io esegui con il cuore che pulsava forte e il cazzo che sembrava dovesse esplodere, e appena mi sedetti mi posò una mano sulla coscia e fissandomi con uno sguardo da troia consumata disse con voce sensuale
-allora dimmi, ti piaccio? Non essere timido e soprattutto non credere che non mi faccia piacere, anzi mi sento lusingata di attirare l’attenzione di un bel giovane come te. Dai dimmi, cosa è di me che più ti piace, cosa ti eccita. Perché adesso lo sento che sei eccitatissimo.
Infatti la sua mano aveva risalito la coscia e adesso era sulla patta che tastava e accarezzava il cazzo ormai durissimo. A quel punto presi coraggio e risposi
-zia, di te mi piace davvero tutto, sono le tue forme abbondanti che mi eccitano, le tue grosse tette sono uno schianto!
-ah sì – rispose lei sorridendo soddisfatta – e allora che aspetti a toccarmele? Dai, datti da fare!
Così dicendo si aprì la camicetta e si sfilò il reggiseno offrendomi quelle due poppe enormi, che subito cominciai a palpeggiare e mi chinai a baciare. Scivolai dal bracciolo trovandomi appiccicato a lei sulla poltrona avevo nelle mani quelle belle tette grosse e ancora piene, le soppesavo, baciavo, leccavo, strizzavo i capezzoli, mentre lei aveva liberato il mio arnese dalla prigione dove era rinchiuso, e afferrandolo saldamente esclamò
-mhhh che bel cazzo grosso e duro il mio nipotino, ahh beata gioventù!
Passò sapientemente il pollice sulla cappella e cominciò a regalarmi una meravigliosa sega. Poi si bloccò e si inginocchiò davanti a me dicendo quasi con sfida
-ti piacciono le mie tette porcellino? Allora adesso ti faccio divertire!
Si passò la cappella sulle grosse areole soffermandosi a stuzzicare i capezzoli, poi lo strofinò su entrambi i seni e infine lo imprigionò tra quelle montagne di carne che strofinava nella più classica delle spagnole. Ero ormai prossimo all’orgasmo, la zia se ne accorse e lo prese in bocca succhiandolo avidamente, e le scaricai in gola interminabili fiotti di sborre che lei ingoiò fino all’ultima goccia. A quel punto mi fissò soddisfatta e disse
-questo consideralo l’aperitivo, questa notte vengo nella tua stanza e ti faccio provare il paradiso.
La sera aspettai con ansia nel mio letto, e poco dopo l’una finalmente la porta si aprì. Con la fioca lece della atbajur la vidi avvicinarsi a me, aveva la vestaglia aperta e sotto era completamente nuda. Mi si mise addosso e strofinandomi sul torace le tette e sul cazzo la fica, mi baciò infilandomi la lingua in bocca. Subito le sue mani corsero alla mazza dura come l’acciaio, lo toccò un po’, poi si tirò su e sbattendomi la fica in faccia mi esortò a leccargliela. Aveva una figa curata che disegnava con i peli un perfetto triangolo, la lappai, ci infilai la lingua dentro facendola saettare, stuzzicai il clitoride e la portai fino all’orgasmo. A quel punto lei riscese giù e da sola, sempre standomi sopra, se lo infilò tutto dentro. Era lei a guidare, andava su e giù facendoselo scorrere dentro alternando i ritmi, roteava il bacino, ogni tanto si chinava a baciarmi in bocca o a farsi succhiare i seni che io non smettevo di palpeggiare. Cercai di resistere più che potevo, ma alla fine stringendole con forza le chiappe polpose mi irrigidii e le sborrai nel ventre. La zia se lo tenne ancora dentro. Continuava a muoversi e sentivo le sue contrazioni vaginali. Mi accarezzava e mi baciava, e in quelle condizioni il cazzo non tardò a tornare dritto e duro, e lei se lo sentì crescere dentro. Riprese a muoversi, e la sentivo fremere nei ripetuti orgasmi che raggiungeva. Ad un tratto si sfilò e chiese
-ti piace il culo? Vuoi mettermelo dietro?
Risposi che non chiedevo di meglio, perché il suo culone grosso mi faceva impazzire. Zia Giulia si mise a pecora offrendosi alla penetrazione anale, appoggiai la cappella al buchetto e spinsi entrando completamente in quel culo già abbondantemente rotto. Inculai la zia mungendole le tette e infilandole le dita nella fica, e lei mostrava di gradire non poco quel trattamento. Sentii di non riuscire a resistere oltre, l’afferrai saldamente per i fianchi e affondando con forza gli ultimi colpi le sborrai nel buco del culo. La zia si complimentò dicendomi che ero un ottimo scopatore e che poche volte aveva goduto tanto in vita sua, e mi promise che mi avrebbe fatto scopare ancora. Ero appagato e felice per quella promessa, ma ancora non immaginavo fino a che punto si sarebbe spinta….
scritto il
2011-08-29
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