Kim

di
genere
incesti

Ho due passioni nella vita: il collezionismo, di cui ho fatto anche la mia professione e il sesso.
La definizione è sessuomania o anche iper sessualità, in pratica il bisogno continuo e impellente di fare sesso. Qualcuno, più facilmente direbbe che sono un pervertito.
La cosa, naturalmente, crea qualche problema. A 20 anni mi sono subito sposato con una ragazza che ritenevo fosse la donna della mia vita. Era bella, spigliata, bionda con due belle mele mature sul petto e credevo avrei vissuto con lei per sempre. Per un po’ mi sono anche limitato “accontentandomi” di farlo ogni giorno con lei ma non mi bastava. Gli impulsi dentro di me erano troppo forti e così, nonostante uscissimo ogni sera, e prima di riaccompagnarla a casa ci mettessimo comodi sul sedile posteriore della mia Bmw dove lei mi cavalcava fino a farmi svuotare ben bene le palle io continuavo ad avere voglia.
La accompagnavo a casa, mi fingevo soddisfatto, ci davamo un bel bacio appassionato e poi tornavo nel mio appartamento dove mi masturbavo anche più volte prima di poter prendere sonno.
Era più forte di me, ricordo che alle medie me ne facevo anche dieci al giorno e avevo smesso solo quando avevo iniziato a scopare.
Naturalmente non lo dicevo a Lisa, così si chiama, e quando ero con lei parevo una persona normale. Un ragazzo discretamente ricco, discretamente belloccio e di buona cultura visto che stavo per laurearmi in storia.
In casa avevo un armadio sempre chiuso a chiave. Dentro c’erano parecchi album di foto. Foto di donne nude! Erano le mie conquiste, i miei trofei di caccia. Autoscatti, selfie mentre lo stavamo facendo, primi piani dei loro visi appena sborrati...
Ero sempre in caccia e documentavo le mie performance con grande cura specie adesso che pareva usassi il mio fucile da caccia solo con Lisa. Così la sera tiravo fuori le foto, mi immergevo nei ricordi delle porcate che avevo fatto con tutte quelle donne e mi segavo fino allo stremo.
Ma nell’armadio non c’era solo quello. C’erano un sacco di calze autoreggenti, di collant, due body di pizzo e non erano feticci. Erano roba mia!
Mi piaceva mettere il nylon. Non che mi facesse sentire donna, mi faceva solo sentire porco.
In body di pizzo nero coi suoi bei gancetti che tenevano su le calze nere quaranta denari ero davvero sexy. Mi passavo la mano sulle gambe, solleticavo i miei sensi e sborravo come un porco.
Ma più andava avanti la mia relazione con Lisa e più quella masturbazione non mi bastava.
Prima di conoscere lei non mi ero mai posto problemi. Scopavo tutto quello che potevo e più che potevo. Giovani, mature, vecchie, belle, brutte e a volte anche maschi a cui prendevo il culo senza troppi problemi. Avevo anche partecipato a delle orge sia etero che gay, ero finito in mezzo a un trenino di sei maschi e non avevo mai avuto problemi a dare e prendere nel culo.
Ma adesso era diverso. Combattevo con la mia immagine “pulita” e il mio amore per Lisa avversi ai miei impulsi “sporchi” di puro sesso selvaggio e senza freni. Sembrava che il sesso lottasse con l’amore perché nel mio mondo le due cose non riuscivano ad andare in sincrono.
Lisa era una brava ragazza. Era ancora vergine quando l’avevo conosciuta e con tutti i limiti di chi si limitava, visto il suo corpo minuto, a sedersi su di me e a cavalcarmi piano piano fino a farmi venire. A volte le toccavo il buchetto del culo, lei faceva una faccia strana e appena provavo a spingere con un dito diceva “aia”, allora toglievo il dito e mi concentravo sui boccioli di rosa che aveva per capezzoli succhiandoli fino allo sfinimento.
Ma era chiaro che non bastava. Non a me. Così una sera, dopo averla lasciata sotto casa come al solito senza esitare avevo guidato per più di cento chilometri fino ad arrivare sotto casa di Michela.
Incurante che fosse quasi l’una del mattino avevo suonato e lei mi aveva aperto.
Era nuda. O meglio in camicia da notte azzurra senza niente sotto e il capo era così trasparente che si vedeva tutto. Io non esito un attimo a saltarle addosso.
Infilo la mano fra le sue gambe e accarezzo con forza la sua patata di peli radi e biondi. Con l’altra mano le strizzo il culetto a mandolino e la attiro verso di me.
Ci baciamo con passione. Ha 42 anni ma è bellissima, sembra una ragazzina se non avesse sul viso qualche segno del tempo. La sua quarta di seno è perfetta e sono due poppe che stanno su da sole belle piene e prominenti, la sua fica sempre ben curata nel pelo è tanto bella da vedere quanto da toccare e le gambe.... o le gambe sono il suo pezzo forte. Sono così lunghe, belle e perfette che passerei ore a leccarle. E non parliamo di quando le enfatizza con le calze o i collant e quei tacchi vertiginosi. Oddio quanto mi eccita.
Armeggia sulla mia patta, fa uscire i miei 27 cm di cazzo (come ho detto è bello grosso) lo afferra con la mano e lo sega piano piano mentre io sto ancora leccando le sue tette.
Le nostre lingue sono ancora avvinghiate e io sono praticamente nudo quando lei si stacca e fissandomi coi suoi grandi occhi azzurri mi dice “Andiamo a letto tesoro”.

Si denuda ( e ci vuole poco ) e subito siamo a letto.
Si sdraia spalancando le gambe eliminando ogni preliminare. Ha solo tanta voglia di cazzo come io ne ho di fica.
Senza esitare le sono sopra e già guido con la mano il mio cazzo dentro di lei.
Appena inizio ad entrare lei ha un sussulto “Il mio bazooka” mormora.
“O si adesso vedrai come ti sfondo” le dico e inizio a fotterla senza pietà.
La prima è abbastanza veloce e dopo poco più che un quarto d’ora domando “Hai preso la pillola?”.
“Si si vai tranquillo” mormora lei con voce sommessa persa fra un orgasmo e l’altro.
Rilassato mi lascio andare. Quattro o cinque colpi ben dati e le palle mi si svuotano dentro di lei riempiendola di sperma.
A lei non dispiace anche perché mi conosce bene e sa che mi resterà duro per fare il bis.
Infatti lo sfilo, la guardo e lei guarda il pisello ancora teso.
“Scommetto che vuoi che mi giri” mormora.
“Ti spiace?”.
“No no anzi approfitta che sei bello lubrificato di sperma” dice mentre piano piano assume la classica posizione da cagna inarcando il piccolo culetto sodo.
Io per gentilezza le metto la bocca fra le natiche e le do un paio di baci e qualche leccata grato per il suo sforzo.
Per un secondo penso al culetto di Lisa molto simile a questo. Chissà se la mia ragazza farebbe quello che sta facendo Michela mi chiedo prima di infilare la mia verga nell’ano della cinquantenne.
Difficile crederlo, non adesso certamente, magari col tempo, magari facendola ubriacare.
Ma adesso non è il momento di pensare a Lisa. Sento il cazzo allargare Michela e lei geme con un misto di piacere e dolore spronandomi a fotterla a tutto spiano.
Prendo il via e la inculo con tutte le mie forze mentre lei aggrappata alla testiera del letto urla “si spingi.... pompa... pompaaaaaaaaaaaaa”.

Facciamo una pausa soprattutto per pisciare e siamo di nuovo a letto. Ne facciamo una terza è una quarta, sono irrefrenabile tanto che anche lei mi chiede se non sia troppo.
“ Guarda che ti viene un infarto” dice dopo che provo a scivolarle sopra ancora una volta.
Mi stringe fra le grandi tette, mi accarezza la testa facendomi sdraiare al suo fianco.
“Su fai riposare un po’ il pisellino. Dormi un po’...”.
Io obbedisco, chiudo gli occhi e crollo.

Quando riapro gli occhi è quasi mezzogiorno di domenica. Ho un gran mal di testa e il cazzo mi duole.
Michela entra. Indossa un vestito verde acqua con uno spacco laterale da paura che mostra le gambe su fino al gancetto del reggicalze. Le calze color carne velatissime enfatizzano la bellezza della sua coscia. Le scarpe col tacco in tinta col vestito slanciano il suo corpo nel massimo splendore.
È incredibile come, anche in casa, ci tenga ad essere sempre perfetta in lingerie senza mai rinunciare nemmeno alla tortura delle scarpe coi tacchi che la maggior parte delle donne levano appena varcata la soglia.
Lei invece ha una tale naturalezza nell’indossarli che non pare nemmeno le diano noia.
Ha in mano un vassoio con una tazza “Un buon caffè latte e pane e marmellata”.
“Non mi piace pane e marmellata al mattino”.
“Ma devi mangiare qualcosa se vuoi tenerti in forze”.
“Magari potresti spalmarti la marmellata sulla patata e lo mangerei da lì”.
Scuote la testa “A porcello ma sai che quella volta mi sono tolta marmellata dal pelo per tre giorni”.
“Però è stato bello” le sorrido mentre mi sollevo per fare colazione.
Lei poggia il vassoio sul comodino e si siede accanto a me. “Dai mangia tutto. Ti voglio in forze per dopo” e per farmi capire cosa intende infila una mano sotto alla coperta, mi afferra il cazzo e lo sega piano piano.
Fra l’altro, visto quanto mi ha mostrato dallo spacco è già parecchio duro.
“Ti fermi con me tutto il giorno caro?” domanda mentre la mano lavora su e giù instancabile.
“Si certo. Se vuoi.... Ho un appuntamento di lavoro domani pomeriggio qui vicino quindi dormirei qui anche stasera, se vuoi”.
“Se dormi no” ride lei.
“Dicevo per dire...” rido anche io accarezzandole una gamba.
Finisco in fretta il latte per togliermi la tazza di mano. Michela intanto è passata dalla mano alla bocca e sta succhiando a tutta forza.
Le infilo una mano sotto al vestito, non ha le mutande (non le ha quasi mai). Accarezzo il pelo quindi con forza la sollevo e ora ho le sue gambe in faccia. Arrotolo su il vestito che ora è una cintura e con la via libera ricambio il suo lavoro di bocca con un perfetto pennello di lingua.
Siamo in un bellissimo 69 e andiamo avanti infaticabili fin che non veniamo, quasi all’unisono.
Io bevo avido fino all’ultima goccia che sgorga dalle sue gambe, lei ingoia il mio sperma assetata...

Si toglie il vestito e resta solo con un minuscolo reggicalze in tinta col vestito che la cinge sul ventre. Le calze fasciano le sue splendide gambe e non smetterei mai di guardarla.
“Mi sa che oggi è meglio se non mi vesto” dice.
“Io non ne ho mai avuto l’intenzione....” ribatto.
Lei mi fa l’occhiolino quindi si gira verso il mobile e apre un cassetto da cui tira fuori un paio di calze nere ancora nuove.
Le distende e me le agita davanti al viso “Magari ti piacerebbe mettere queste vero porcellino?”.
Con lei non ho segreti “Lo vorrei tanto lo sai”.
Me le lascia cadere sul corpo nudo, io le afferro, le annuso e quindi piano piano inizio a farmele scivolare lungo le gambe.
Meccanicamente ho un’altra erezione.
“Ma quanto è bella la mia troietta” commenta Michela.
“Allora usami troiona” le intimo.
Lei non se lo fa dire due volte, mi sale sopra, mi cavalcava, si fa entrare a forza il mio cazzo dentro fino in fondo.
Le mie gambe si toccano con le sue, i nostri nylon fanno quasi scintille ed è una sensazione inebriante. I suoi capezzoli si poggiano ai miei, ci stuzzichiamo a vicenda e godiamo.... godiamo ancora.
Alla fine le vengo dentro ancora una volta e finalmente il mio cazzo molla il tiro e si prende una pausa. Lei, col pisello mezzo molle ancora dentro, mi sta ancora sopra e mi fissa coi suoi occhi azzurri. Mi accarezza i capelli con tenerezza “Bravo il mio bambino” dice con un sorriso.
“Grazie mamma. Sei sempre la migliore”.
di
scritto il
2020-03-20
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