Nonne vacche 2

di
genere
incesti

Nonna Norma è la sorella più anziana, due anni dopo è nata Olga, poi dopo altri due anni è arrivata Mariuccia e infine tre anni dopo Maria, la più giovane che ha quindi quasi dieci anni in meno di nonna.
Sono abbastanza unite e vivono tutte nello stesso paese, in particolare Olga e Norma che dividono addirittura la stessa casa.
La cosa che più le accomuna direi che sono le tette. Tutte e quattro hanno davvero due bocce da mungitura. Le più grosse sono di Olga, poi viene Maria e a seguire nonna e non posso classificare esattamente Mariuccia perché non le ho mai viste al naturale ma direi almeno una quinta.
Bruna, grossi occhi verdi molto belli anche se il resto del viso mascherava male i suoi anni. Vedova, sempre in calze nere e gonna, non era certo sexy, anzi, fra le quattro sorelle era proprio quella più bruttina
Era seduta in salotto e parlava con zia. Una sorpresa inaspettata in quel caldo giorno d’agosto che aveva fatto si che zia Olga avesse ancora i vestiti addosso.
Io, quasi distrattamente, le guardavo le gambe chiedendomi se fosse tipa da autoreggenti come Olga o più da collant come zia Maria.
Sarebbe stato interessante scoprirlo. Magari alzarle la gonna ed esplorare il suo intimo.
Ormai era più forte di me. Dopo le buone abitudini sessuali che coltivavo con zia e nonna non potevo guardare una donna, specie se matura, e non fare qualche pensiero peccaminoso. In più sapevo da Olga che da giovane anche Mariuccia aveva partecipato a qualche giochetto saffico con le sorelle e non potevo fare a meno di immaginarmela a 69 con Olga.
Comunque sia, mentre cercavo di non dare a vedere il cazzo già un po’ duro, venne fuori che era l’anniversario di morte del marito. Questo, lo ammetto, me lo fece ammosciare di botto e tornammo seri.
Siccome la figlia, mia cugina Simona era partita per una settimana al mare, Mariuccia era sola e non aveva la macchina.
Ed era chiaro che non voleva rinunciare ad andare al cimitero.
Delle quattro sorelle solo Olga e Maria avevano la macchina e la patente ed era normale che si aiutassero una con l’altra.
Olga però aveva, così disse, un forte mal di schiena e io sorrisi un po’ perché era probabilmente dovuto alla prolungata pecorina che avevamo fatto ieri sera.
“A te andrebbe di accompagnare zia al cimitero?” chiede Olga.
“Ma si certo. Nessun problema”.
“Ottimo -sorride Mariuccia- allora oggi mi farà da cavaliere. Sei tutto mio oggi”.
“La mia auto è già fuori” dice zia Olga ad alta voce mentre prendeva le chiavi.
Poi sottovoce mentre me le porge sussurra “Ha molta voglia di essere consolata”.
Io sgrano gli occhi “In che senso?”.
“Vedi tu” sorride zia.

In auto facciamo due parole e provo a sondare un po il terreno “Povera zia ha mal di schiena. Sempre china a fare lavoretti...”.
“Già i lavoretti...” annuisce lei.
“Ma si i soliti lavoretti di casa... scopare capisci”.
“Lavare, stirare, far da mangiare” aggiunge lei.
“E soprattutto scopare” ripeto in tono ancor più malizioso.
“Per fortuna tu le dai una mano”.
“Ovvio. Se scopi in due viene molto meglio...”.
“Già” ridacchia lei.
“E tu scopi a casa?”.
“Si, come tutti” annuisce lei con aria decisa.
“Bhe dipende. C'è chi scopa poco, chi scopa tanto... Noi per esempio tanto”.
“Si infatti la casa della zia è sempre linda e pinta”. Sorride mentre io le strizza l’occhio. Appena era salita ho notato quanto la sua gonna fosse corta e quanto fossero sexy quelle calze color nero fumo che ora vedevo fino al reggicalze. Lo spacco laterale della gonna era perfetto per dare delle belle occhiatine che erano impagabilmente eccitanti. Avevo risolto almeno un enigma. Anche lei era tipo da reggicalze. Due o tre volte cambiando marcia gliele sfiorai ad altezza coscia anche se lei fece finta di non accorgersene.
Quando arriviamo al cimitero sotto lo sento già parecchio duro.
Attraversiamo il cimitero mentre lei insiste perché la tenga a braccetto e piano piano arriviamo fino in fondo al dove ci sono i loculi.
Era in alto, sulla terza fila, quindi penso io a procurarle la scala.
Mi offro anche di salire al suo posto ma Mariuccia rifiuta dicendomi che era un lavoro che preferiva fare da sola.
Così galantemente le tengo almeno la scala.
“Tienila forte che se cado sono guai. Puoi far che lasciarmi qui” rise la zia.
“Tranquilla ti prendo al volo” rispondo mentre traballante lei inizia a salire. Naturalmente, appena è abbastanza in alto, la tentazione di alzare la testa e sbirciarle sotto alla gonna diventa troppo forte. E resto sbalordito. Non posso crederci. Ha il collant!!!
Eppure avrei giurato di aver visto la coscia bianco latte scoperta sotto alla gonna. Come è possibile? Ha cambiato calze al volo mentre non guardavo? Mi sono ricoglionito io? Difficile dirlo.
Così mentre lei arriva al loculo e si ferma sbircio con ancor maggiore insistenza.
Insomma non sto più sbirciando, la sto proprio mangiando con gli occhi centimetro per centimetro.
Mistero chiarito. Sono collant effetto reggicalze. Neri fino all’anno coscia con la giarrettiera disegnata e quindi da lì in poi trasparenti fino in cima.
Tremendamente sexy fra l’altro.
In più, ad altezza fica sono davvero trasparenti quindi...
È si. È proprio sorella di Olga e Norma. Il pelo che intravvedo sotto al collant toglie ogni dubbia.
Anche lei fa parte del club odiatrici delle mutande.
Lei intanto ha tolto i fiori vecchi e secchi e sta scendendo la scala.
Me li porge “To tieni. Buttali via, sono vecchi e secchi come la mia gnocca” ride.
“Cosa?”.
“Hahahahaha guarda che ho visto che guardavi. Cosa credevi di vedere più che una vecchia gnocca secca”.
Arrossisco un pelo “Zia io...”.
Lei allunga la mano e me la poggia sul pene “Olga mi ha detto tutto di voi. Io non ci credevo e lei ha insistito. Mi ha detto di togliere le mutande e vedere cosa succedeva”.
Stringe salda il mio cazzo sotto ai pantaloni “Direi che qualcosa è successo” sorride.
Io allungo le mani verso di lei, la cingo a me e le ficco la lingua in bocca senza tanto tergiversare. Mi apro la patta, lo faccio uscire. “Dai segalo, segalo” sussurro.
Lei sempre abbracciata a me lo prende in mano mentre i pantaloni mi calano alle caviglie. Sento la sua mano delicata che inizia a massaggiarmelo con forza. Continuo a baciarla, la mia mano scorre sotto alla sua gonna, la accarezzo sulla patata per quanto possibile.
“Non sei mica secca...”.
“Ummm cosa....” balbetta lei continuando a leccarmi come una cagna sbavante.
“Sei umida..”.
“Sei tu che mi fai bagnare” sussurra lei.
“Voglio scoparti zietta”.
“Aspetta metto fiori e andiamo” geme lei staccandosi a forza da me.
Raccoglie il mazzo di fiori freschi caduti per terra mentre io lo rimetto nei pantaloni meglio che posso.
Sale la scala a tutta velocità ora non ha più tanto tempo da perdere.
Io di nuovo le guardo sotto alla gonna eccitatissimo.
Quando scende però non resisto. Ha solo un piede a terra e sente le mie mani poggiate sul culo.
“Oi ma che....”.
“Stai ferma Mariuccia” le sussurro baciandole il collo.
Prima che abbia a dire altro, le ho sollevato la gonna e con uno strappo secco mi sono aperto un varco nel suo collant.
Mi guardo rapido intorno anche se in un caldo giorno d’agosto è ovvio che sia deserto.
“Ma pensa te cosa sto facendo” mormora la donna e un secondo dopo sente il mio cazzo duro come pietra dentro di se.
Si aggrappa alla scala con tutte le sue forze e io, senza ritegno prendo a sbatterla a tutta forza.

Mariuccia viene. Fa un urlo che rimbomba per tutto il cimitero e meno male che siamo davvero soli perché ci avrebbero beccati di sicuro. Io aggrappato con tutte le mie forze ai sui fianchi continuo a pompare a tutto spiano. Sento che è il momento e con un rantolo la inondo completamente...
La dilatazione del mio uccello che eiacula è grandiosa. Mariuccia la percepisce tutta e viene una seconda volta.
Glielo sfilo e le do modo di alzarsi. Lei si solleva dalla scala, si volta e mi guarda. La gonna è tornata al suo posto ma si vede ancora qualcosa che cola lungo le gambe. Devo averle infilato in pancia un litro di sborra mi sa.
“Forse è meglio che andiamo adesso? Si sa mai che davvero arriva qualcuno”.
“Aspetta. Non ho messo l’acqua ai fiori. Se no muoiono”.
“Ma ce la fai a salire ancora una volta? Mi sembri un po’ stanchina”.
“Ci provo”.
“Lascia. Vado io” dico e preso veloce l’innaffiatoio salgo la scala mezzo nudo con il pisello al vento.
Aggiungo acqua fin che il vaso non sbrorda e poi scendo. Non vedo l’ora di essere in un posto più tranquillo per giocare ancora con Mariuccia.

Lei mi tiene la scala, scendendo la sento di fronte a me con le braccia salde. Sono a tre gradini da terra e non so se sia perché glielo sto facendo dondolare davanti o per la gratitudine ma, prima che me ne renda conto qualcosa di caldo mi avvolge il cazzo.
La zia me lo ha preso in bocca e ci sta anche dando giù di polmoni...
“Cazzo che succhio” gemo cercando di non cadere dalla scala.
Un lavoretto di una quindicina di minuti che mi lascia più che soddisfatto, tanto più quando zia, per nulla turbata, beve di gusto ingoiando il mio sperma come se fosse nettare.

In qualche modo ci rivestiamo e arriviamo ala macchina. Accendo il motore “Ti accompagno a casa?”.
“Lo sai che sono da sola vero?”.
“Si, si lo so” annuisco accarezzandole le gambe.
“Allora vai. Veloci a casa. Più veloce che puoi” mi incita zia.

Appena entrati si denuda completamente e io faccio lo stesso. Raggiungiamo il grande letto matrimoniale e ci buttiamo sopra.
Obiettivo, le sue grandi tettone. Diciamo che fa pari con quelle di nonna.
La spagnola è d’obbligo e zia Mariuccia non si sottrae, anzi collabora, tirando fuori la lingua e dandomi dei bei colpetti alla cappella.
Indurito al massimo il mio uccellone torniamo a “operare”.
Le scivolo sopra, la scopo...
Sopra, di fianco, a pecora... la fotto in ogni modo.
Zia continua a venire e alla fine mi confesserà di non aver mai avuto così tanti orgasmi nello stesso giorno.
Io, per conto mio, ne faccio ancora un paio togliendomi anche lo sfizio di farle una doccia di sperma al seno. Un po’ come se la marchiassi diciamo.

Fuori sta cominciando a fare buio e siamo ancora a letto. Zia mi da uno dei vecchi sigari del marito che teneva per ricordo nel cassetto. Lo accendo e lo aspiro. Lei si avvinghia nuda al mio petto adorante.
Le passo il sigaro e lo aspiriamo un po’ a testa.
“Tua zia Olga aveva ragione sei una macchina da sesso. Enorme e instancabile”.
“Bhe potevate dirlo anche a me. Potevamo farlo già molto prima zietta”.
“Caro. Cerca di capire ma non è proprio così scontato fare sesso col proprio nipote specie quando hai più di 40 anni di lui. Quel troione di Olga magari non si fa tanti problemi ma io si. Specie con Simona fra i piedi. Pensa cosa potrebbe capitare se lo sapesse. Come minimo mi uccide”.
La mia mano intanto scorre sul suo corpo fino ai glutei, le accarezzo il buchino fra le chiappe, spingo appena con un dito per sondare il terreno.
“Oi ma cosa fai?”.
“Controllavo. Ma sei strettissima li dietro zia”.
“Certo che si. Come dovrei essere?”.
Le racconto di ciò che mi ha detto zia e dell’abitudine diffusa di fare pratiche anali per arrivare vergini al matrimonio.
“Per me non è stato così. Anzi...” dice lei.
“Anzi?” chiedo.
“Simona è nata dopo che ero sposata da sei mesi” sorride.
“A quindi per te non usare il culo è stato il modo migliore per sposarti in fretta diciamo...”.
“Non metterla giù tanto dura. Lui mi amava davvero. Diciamo che abbiamo un po’ affrettato i tempi. Tutto qui.
Che porca, penso.
Di nuovo le palpo il culo “Zia potrei... insomma toglierti io l’ultima verginità”.
Sorride “Ma guarda che sei davvero un gran porco. Un giorno che vieni a letto con me e già mi chiedi queste cose. Pensa che mio marito non ci ha mai nemmeno provato”.
“Ma io non sono tuo marito”.
Ride, mi accarezza il cazzo “Lo so, lo so, sei almeno il doppio, forse di più”.
“Quindi mi merito un premio”.
“No dai ti prego. Non adesso comunque. Sono esausta. Mi hai sbattuta come un tappeto. Facciamo così, dammi qualche giorno. Io mi preparo e poi avrai il tuo premio”.
“Wow” solo l’idea di incularla mi scatena una erezione spontanea.
“O mamma mia... Ancora?”.
“Tranquilla. Se non c’è la fai vado a casa da zia...”.
“O no. Non sia mai che sono scortese con un ospite” dice Mariuccia e scivolando sul mio petto scende fino al cazzo che si fa scivolare in bocca spompinandolo fin che non mi svuota i coglioni completamente.

Torno a casa, zia Olga mi ha tenuto la cena in caldo. “Sapevi che finiva così vero?”.
“Conosco mia sorella e conosco quel porco di mio nipote. Diciamo che il risultato era scontato” ride lei.
“Spompina divinamente” dico.
“Lo so. È molto brava con la lingua. La mia fichetta ne è testimone” dice lei.
“Magari organizziamo una cosa a tre così mi fai vedere” dico.
“A tre o a quattro?” dice mia nonna che dal salotto ha sentito tutto.
“Più siamo meglio è” rido io di nuovo eccitato.
di
scritto il
2020-03-23
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