Tre di Tre
di
Turbidum
genere
trio
E’ da quando ho messo piede nel caffè che non riesco a smettere di chiedermi cosa diavolo ci faccio qui e soprattutto cosa diavolo mi è passato per il cervello. La cosa che mi rende furibonda è che tutta questa follia l’ho voluta io!
Il locale come previsto è affollato, era tra le condizioni. Ai tavoli vicini, gruppi di ragazzi parlano del più e del meno, brevi risate emergono da un vociare confuso.
Il nostro tavolo è un’isola di silenzio imbarazzante, interrotto da colpi di tosse e da frasi di circostanza. Gli sguardi si incontrano furtivi per poi fuggire verso mete più tranquille come il menù o il traffico al di là della vetrata.
Finalmente la cameriera ci porta l’ordinazione:
un succo di mela per me, un caffè in ghiaccio per il mio ragazzo e un cocktail analcolico per lui.
La strada è tutta in salita e sento il fallimento alle soglie.
Lui mi piace: indossa un paio di converse classiche, dei jeans scoloriti e un maglioncino leggero color kaki. La barba appena accennata e i capelli corti, leggermente brizzolati, fanno da cornice ad uno sguardo dolce, da persona affettuosa.
E’ completamente diverso da come mi sarei aspettata un uomo contattata su internet per una scopata in tre.
Sono eccitata!
E’ curioso: aver trovato una persona che, contro ogni aspettativa, riesce a mettermi completamente a mio agio, rende il passo successivo così concreto, così tangibile e …imminente, che nella mia mente riemergono mille fantasie che all'idea di diventare realtà straripano.
Una realtà che mi vede da lì a pochi minuti impegnata ad interpretare con sangue, carne e sudore quello che fino ad allora era stato solo un prodotto asettico e inodore delle scariche elettriche delle mie sinapsi.
Era l’idea di incontrare il solito sfigato, brutto e sessuomane o peggio il figo, navigato e brillante, che mi aveva spinto ad allungare i tempi di questo primo incontro.
Ora che finalmente siamo tutti qui, i silenzi imbarazzati e l’atmosfera tesa rischiano di affossare questa avventura prima ancora di cominciarla.
I due maschietti tanto spavaldi dietro tastiere e telefono, ora sembravano atterriti dal confronto con la realtà.
Il mio principe azzurro erotomane di larghe vedute fino a qualche ora prima, adesso sembrava sconvolto all'idea che questo sconosciuto potesse abbeverarsi alla sua stessa fontana.
L’Altro, da corteggiatore assiduo, da abile affabulatore dell’arte erotica, sembrava essersi trasformato in un gattino impaurito, in un cucciolo di predatore che dopo aver inseguito a lungo la sua prima preda, una volta raggiunta non ha idea di cosa farsene.
Dal canto mio pur avvertendo distintamente l’imbarazzo della situazione, ne ero allo stesso tempo affascinata.
Mi scoprivo, non senza meraviglia, stizzita e delusa all'idea che, per colpa di quei due, quella sera mi sarei dovuta accontentare di un succo di mela.
L’inizio di questa storia, appena qualche mese prima, non mi aveva meravigliata di meno. Era una mattina di maggio. Quel fine settimana avevo dormito da sola nella nostra casa di campagna. Lui, trattenuto in città dal lavoro, mi avrebbe raggiunta la domenica successiva.
Mi risvegliai vagamente imbarazzata da un sogno che non riuscivo a ricordare, ma che mi aveva lasciata eccitata come mai mi ero sentita, neanche nei turbolenti anni della mia pubertà.
Mi affannai, lottando contro il tempo, a salvare dall'alba i pochi frammenti di un sogno tanto potente. Man mano che ne recuperavo le immagini, rimanevo confusa e stupita dalla loro perversione.
Ripresero lentamente forma due uomini enormi. Non avevano un aspetto riconoscibile, erano piuttosto delle ombre, scure, buie, prive di tratti definibili.
A differenza delle ombre, però, non erano né inconsistenti né freddi. Erano invece caldissimi, solidi e… dotati.
Non sono mai stata un’appassionata di sesso estremo, amavo il mio uomo, amavo il sesso monogamo, ma senza eccessi.
Poco sesso anale, concesso spesso come premio e vissuto sempre come un dolore necessaria, un atto d’amore.
Ho sempre rifiutato, irremovibile, l’ingoio, che percepivo come un atto di sottomissione estrema che non mi apparteneva.
Di certo trovavo poco attraente l’idea di pasteggiare con quella roba appiccicosa che trovavo disgustoso perfino togliermi di dosso quando Lui non riusciva a contenersi e straripava su di me.
Avevo sempre vissuto queste mie reticenze come il prodotto di un’educazione femminista e mai come un limite.
Poi quel sogno e tutte le mie granitiche certezze si sgretolarono in un secondo.
Un sogno nel quale membri enormi si alternavano nella mia bocca senza rispetto, senza nessuna attenzione per il mio piacere. Falli enormi occupavano ogni anfratto del mio corpo. Risate di beffa risuonavano nelle mie orecchie. Venivo dominata ed umiliata e la cosami eccitava da morire.
Le immagini riemerse dal sogno si susseguivano impazzite e ognuna di loro ne richiamava sempre di nuove, fino a quando, prima di soccombere, fui costretta a darmi pace da me, raggiungendo quello che fu il più intenso orgasmo della mia vita.
Mi sentivo umiliata da me stessa, delusa dal mio piacere, dal potere che avevano su di me retaggi culturali evidentemente più forti di 5 anni di università, di un master e delle tante lotte per dimostrarmi più in gamba di chi partiva con il vantaggio di una medaglia appuntata in mezzo alle gambe.
Nei giorni successivi il sogno non tornò. Ammisi con me stessa di averlo sperato. Timorosa ed umiliata in fine cedetti e una notte rievocai le immagini di quello strano sogno per riscoprirne intatto tutto il potere.
Sola nel letto, passavo ore a masturbarmi freneticamente. Ogni orgasmo era più forte del precedente e di qualunque avessi mai provato fino ad allora.
Lentamente cominciai ad impadronirmi delle immagini, a muovere quegli uomini, scuri, muscolosi, che, guidati dalla mia volontà, annebbiata dal desiderio, mi possedevano come la più laida delle sgualdrine, in pose che avrebbero messo in imbarazzo la più consumata delle attrici porno.
Obbligai questi giganti del sesso ad insultarmi e ad umiliarmi nei modi più volgari.
La compagna di corso, quella che dava sempre la risposta per prima, quella che prendeva i voti più alti ora era in ginocchio, obbligata a spalancare il più possibile la bocca per accogliere quella cappella enorme.
La collega d’ufficio, quella brava, che finiva il lavoro prima e meglio degli altri, ora era a quattro zampe tendendo con entrambe le mani le natiche di un sedere stupendo per agevolare la penetrazione di un pene sproporzionato.
La vicina di casa, così riservata, che non dava mai confidenza a nessuno ora annaspava di piacere scorrendo con la lingua lungo un’asta poderosa, fino a enormi testicoli profumati di maschio.
Questa brava ragazza, questa studentessa perfetta, questa professionista impeccabile era ora accesa nella parte più viscerale di se stessa dagli insulti più volgari ed umilianti di due ombre della propria fantasia.
Confesso che per un po’ temetti che quelle fantasie potessero appannare il banale rapporto monogamo con il mio uomo. Riuscirono invece ad accenderlo. Ogni volta che facevamo l’amore, emergeva dalle tenebre della stanza uno dei miei uomini neri, che, quando da dietro Lui fingeva di sbagliare mira, mi riduceva al silenzio infilandomi in bocca un enorme pene pulsante.
Un banalissimo smorzacandele era capace di strapparmi urla di piacere quando sentivo una nera presenza alle mie spalle: piegandomi in avanti fino a stendermi sul mio uomo, sollevavo leggermente il sedere, per offrirmi ad un secondo pene immaginario pronto a regalarmi la doppia penetrazione, atto conclusivo di ogni mia rievocazione notturna e principale responsabile dei miei orgasmi più intensi.
In poco tempo nella mia mente prendeva vigore un’idea che non riuscivo ancora ad afferrare del tutto, ma che stava per trasformarsi in ossessione.
Fu solo alcune settimane dopo che fui costretta ad ammettere con me stessa il desiderio di trasformare quell'ossessione in realtà.
Sapevo che, a prescindere dalle sue buone intenzioni, il mio Lui avrebbe avuto non poche difficoltà ad accettare l’idea di condividermi, così quando una sera di passione, entrambi vicini all'orgasmo, lui mi chiese, sussurrandomelo nell'orecchio, se mi sarebbe piaciuto avere in quel momento un altro maschio a scoparmi, rimasi sorpresa e del tutto spiazzata. Esitai alcuni istanti e infine…. risposi di “No!”. Fu, però, un no che con il ritmo dei miei sospiri e del mio bacino il mio corpo di contraddisse inequivocabilmente.
Da allora ogni accenno ad un ipotetico “menage a trois” rendeva le nostre notti improvvisamente roventi.
Fu questo, credo, ad accendere nel mio meraviglioso ed ingenuo compagno il fuoco della perversione.
In diverse occasioni sono stata tentata di giocare a carte scoperte dichiarando apertamente quanto l’idea di un oggetto sessuale in carne ed ossa mi avrebbe fatto piacere. Sapevo, però, che il suo orgoglio maschile lo avrebbe messo sulla difensiva, rendendo irrealizzabile la mia fantasia.
Gli uomini ci accusano di essere contorte senza rendersi conto del mucchio di insicurezze e di pregiudizi tra i quali ogni giorno siamo costrette a fare lo slalom trasformando un percorso rettilineo in un intricatissimo labirinto.
Nella sua ingenua opera di convincimento, un giorno, il mio amore si presentò con un nuovo gioco, un fallo vibrante. Accettai la proposta mostrando un pizzico di riluttanza. Quella sera lui, più di me, scoprì quanto un nuovo ingrediente potesse rendere, la nostra pietanza preferita, più gustosa e intrigante.
Da quel giorno la sua fantasia si trasformò in ossessione!
Iniziò allora la sua frenetica esplorazione dei sobborghi più torbidi di internet: siti di scambismo, annunci erotici, forum sul sesso, alla ricerca di quello che avrebbe esaudito i suoi e i nostri desideri.
Tutto questo, due mesi più tardi, ci aveva portati qui, in questo bar, a parlare di cose del tutto inutili con uno sconosciuto.
Il dialogo, al contrario di quanto avevo sperato, non riesce a sciogliere il ghiaccio. Il mio Lui, con
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grande tempismo, ha scelto proprio questo momento per riscoprire la sua dose di ottuso senso del possesso maschile!
E’ lì in un angolo imbronciato, ostile come un bambino dal dentista. L’altro sorride imbarazzato e con la scusa di una telefonata si allontana per darci la possibilità di prendere una decisione. Lui accanto a me finalmente sembra rilassarsi, ha individuato una via di fuga e non esita ad imboccarla.
Sono furibonda per la sua vigliaccheria, per il suo stupido orgoglio, per il suo egoismo, per la sua incapacità di guidare l’uccello con il cervello anziché solo con i testicoli, ma più di tutto sono furibonda con me stessa perché so che non avrò la forza di opporre le mie fantasie alla sua incapacità di accettare le proprie.
Si avvicina per dirmi qualcosa, per “rendermi felice” permettendomi di rinunciare alla SUA fantasia, alla SUA perversione. Sono tesissima, Lui mi poggia una mano sulla coscia, sobbalzo, ho il respiro affannato e gli occhi lucidi di rabbia… per punirmi lo anticipo: sento la mia voce spezzata dall'emozione dire che è uno stupido e che voglio andare subito via di lì!
...ecco! l’ho detto! Sarà felice ora! È tutta colpa mia!!! Non è Lui a scappare, sono io!!!
Il cuore mi tambura in petto…lui esita un attimo, sembra perplesso, infine si avvicina al mio orecchio e per la prima volta dopo tanto tempo riesce a sorprendermi, sussurrandomi:
“se mi ami dimmi di sì!”
Sono confusa, mi sento stupida, è come se in un istante lui mi fosse entrato dentro e avesse capito tutto. Sento di amarlo, glielo dico e poi lo bacio sulla bocca intensamente, a lungo. E’ un momento di intimità assoluta.
Sono lì in ginocchio ho il pene del mio ragazzo in bocca, lo sento umido, gonfio, sento le vene pulsare nella mia bocca ad un ritmo che mi fa temere che possa esplodermi in bocca da un momento all’altro. Anche l’altro è vicino, in piedi, ha ancora i pantaloni allacciati, ma è vicinissimo, fingo di non guardarlo, mi sento i suoi occhi addosso, l’idea che mi stia guardando mentre sfacciatamente sto spompinando il mio ragazzo mi fa impazzire, sento di essere completamente bagnata.
Decido di far alzare la temperatura di qualche grado, con la mano stringo il cazzo del mio ragazzo alla base della cappella facendo sgorgare alcune gocce di liquido seminale che mi passo languidamente sulle labbra e sulla lingua guardando negli occhi ora il mio ragazzo ora L’altro. E’ un gesto che ha un effetto devastante su entrambi, sento il loro respiro accorciarsi e farsi pesante, la fronte del mio ragazzo si imperla di sudore. Sento tra le mani il suo orgasmo scalpitare per il desiderio di esplodere, leggo nei suoi occhi l’enorme sforzo di concentrazione per domarlo.
Continuo ad andare su e giù con la bocca piena della mia saliva e del suo sapore. Una mano si poggia sulla mia testa come per darmi il ritmo, ma non è quella del mio ragazzo, è la mano delL’altro che si è fatto audace, il mio ragazzo non protesta.
L’immagine di me in ginocchio intenta a dare piacere a due uomini fa impazzire me e, facendo crollare le barriere dell’orgoglio maschile, Lui più di me.
Decido di portare il gioco alla sua svolta naturale e mentre continuo ad usare la bocca sul mio ragazzo, poso una mano sulla patta gonfia delL’altro. Sento il suo pene attraverso la stoffa dei jeans, il mio ragazzo per un istante sembra sorpreso, scorgo una luce nei suoi occhi, un istante di dubbio, sta a me gestire il gioco, non lasciare che deragli dai suoi binari, mi faccio scorrere più in fondo il suo pene, fino in gola, lancio un mugolio di piacere e stringo più forte attraverso la stoffa dei pantaloni il pene delL’altro con lo sguardo fisso negli occhi di Lui. E’ evidente che non ammetto ripensamenti, sono io a gestire il gioco. Lui sembra sollevato dal non dover prendere decisioni e finalmente si lascia andare.
L’altro capisce che non gli resta che interpretare il proprio ruolo. Si slaccia i pantaloni, li abbassa a mezza gamba e lascia che solo i boxer neri aderenti coprano il pene ormai tesissimo.
Lo accarezzo, la stoffa dei boxer è sottilissima, è praticamente come tenerlo in mano. Con la bocca continuo ad andare su e giù sull'asta del mio ragazzo, lo fisso negli occhi, lui fissa me, accenno un sorriso, mi sfilo il suo cazzo di bocca e con due dita calo i boxer delL'altro. Il pene contenuto nei boxer, una volta libero, nonostante l’erezione, si piega bruscamente in avanti a pochi centimetri dal mio viso. Ha una cappella enorme, lucida, bellissima. L’idea di infilarmela in bocca mi toglie il fiato. Ne sento l’odore intenso, differente da quello del mio ragazzo. Lo afferro con la sinistra, lo scappello completamente e comincio a masturbarlo lentamente.
La maggior parte della gente mi considera una ragazza dolce, a modo, per bene…una brava ragazza, l’idea che quella brava e dolce ragazza ora sia in ginocchio a spompinarsi due cazzi contemporaneamente mi eccita da morire….
Fisso negli occhi il mio ragazzo e mi faccio scivolare in bocca questo secondo cazzo meraviglioso. Sento il suo sapore, un sapore più acre, un calore e una consistenza differenti. Il primo istante è esaltante, la percezione di me stessa è netta, intensa: sono io, sono qui e sto facendo sesso con due uomini contemporaneamente. Ogni sensazione viene esaltata mille volte moltiplicando per mille il piacere.
Con la destra continuo a masturbare il mio ragazzo, continuo a guardarlo negli occhi, ha uno sguardo spiritato, il fiato mozzato dall'eccitazione.
Passo continuamente da un cazzo all’altro, abbandonando di volta in volta quello dei due più vicino all'orgasmo.
Il mio potere in questo momento è assoluto. Solo ora capisco che umiliazione e dominazione sono separate da un confine sottilissimo e che a volte comanda chi è in ginocchio e obbedisce chi è in piedi.
Gli uomini hanno una libido semplice: in questo momento quello che eccita i proprietari di questi due meravigliosi arnesi, non è tanto la mia bocca, che su un solo cazzo lavorerebbe meglio che su due, a farli impazzire è il mio essere troia qui in ginocchio ai loro piedi. L’illusione del potere.
Mi sento così forte, tanto padrona della situazione da non avere paura di recitare la parte che più li eccita, regalando al mio uomo quello per cui siamo qui: un momento di perversione perfetta.
Un’idea si affaccia nella mia mente. Voglio farli impazzire. Per qualche secondo interrompo il pompino e mi limito a masturbarli passando la lingua e le labbra ora su uno ora sull’altro.
Mi fermo, sollevo lo sguardo, assumo un’espressione maliziosa, accenno un sorriso e con tutta l’innocenza del mondo chiedo se in due hanno abbastanza sperma da riempirmi la bocca e il viso.
Sono entrambi sbalorditi, il mio ragazzo sembra in trance, sento che pochi secondi li separano dall'orgasmo, ma il gioco deve svolgersi secondo le mie regole. Fisso negli occhi il mio ragazzo, lo masturbo sempre più lentamente, mentre aumento il ritmo sull'altro cazzo. Quello che sta per avvenire diventa improvvisamente chiaro, ho fissato i ruoli e la sequenza degli eventi. L’idea mi eccita, l’atmosfera diventa caldissima.
Sento il pene del nostro ospite contrarsi tra le mie mani, lo bacio dolcemente sulla cappella. Il glande sembra dilatarsi, accade tutto come al rallentatore, una quantità di sperma che non avrei immaginato esplode letteralmente sul mio viso: è caldissimo! lo sento addosso rovente. Socchiudo la bocca e accolgo quel fiume bollente.
Sento la mia bocca riempirsi del seme di un altro uomo. E’ un fiume impossibile da contenere, ne sento una parte scivolarmi in gola e una parte grondarmi dalle labbra.
Per un istante ho paura della reazione del mio ragazzo, ma è solo un istante, improvvisamente è come se sentissi quello che prova. Sento il suo cuore pulsare impazzito dentro di me. E’ come se vedessi la scena attraverso i suoi occhi, la sua ragazza in ginocchio con due cazzi in mano, il viso coperto di sperma, il mento gocciolante, mentre è intenta ad accogliere con la lingua, le labbra e la bocca ogni goccia di sperma. Sento arrivare il suo orgasmo, è come se fosse il mio…ed arriva… un nuovo rovente getto di sperma mi colpisce sul viso, stacco la bocca dal primo e mi dirigo sul suo, i primi fiotti caldi mi imbrattano il viso, poi lui mi infila il cazzo in gola, con una forza che è un misto di rabbia ed eccitazione, sento scorrere un nuovo fiume di sperma che mi si mescola in gola con il primo. Decido di non ingoiare.
Ho la bocca piena di cazzo e di sperma. Non c’è più spazio e rigagnoli biancastri prendono scorrermi sulle labbra e sul mento, con le mani impiastricciate provo a contenere questo nuovo fiume in piena. Mando giù, lo sento scorrere lentamente attraverso la gola, il profumo diventa sapore e il sapore si concretizza in una sensazione vischiosa e calda. Non distinguo lo sperma dell’uno da quello dell’altro, sento solo l’intenso sapore di uomo che sembra non saziarmi mai.
In fine anche la passione del mio ragazzo lentamente si esaurisce e il suo pene si placa dentro di me.
C’è sperma ovunque, sui loro cazzi, sul mio viso, sul seno, per terra, sono completamente zuppa, non ce la faccio, è bellissimo è caldo, ha un profumo intenso, lo voglio, non finisco più di leccarlo. Lecco irrequieta i loro membri che si vanno afflosciando, le mani grondanti.
Guardo negli occhi questi due mascalzoni e con aria di sfida, tra il riso e il sorriso, mi porto le dita alla bocca e con fare da monella me le lecco avidamente. Sorridono anche loro, mi guardano con il viso sereno e disteso. Sento una complicità e un’intimità complete.
Continuo a leccare dolcemente il pene di entrambi, ma è più un massaggio rilassante che un gesto erotico.
Trascorrono alcuni minuti, e con tutta la dolcezza e delicatezza del mondo, la mia bocca non riesce ad evitare che quei magnifici arnesi tornino nuovamente duri.
Ormai mi sento completamente libera. Lo è anche il mio Lui. Il desiderio torna.
Cerco tra le mie fantasie come un bambino sceglie tra mille gusti di gelato. Decido. Sono ancora in ginocchio, non ho ancora avuto il tempo di togliermi la gonna. Sorrido ad entrambi, con un gesto teatrale, mi sfilo le mutande e le getto di lato. Assumo una tipica posizione a pecora da film porno. Rivolgendo il sedere il viso all’uno e il sedere alL’altro. Sollevo lentamente la gonna fino a scoprirlo, osservo la sua espressione, mi piace leggergli negli occhi l’eccitazione incontenibile, mi piace percepire quanto mi desidera. Gli sorrido.
Sono completamente zuppa di sudore, del loro e del mio. Ho perso il conto dei miei orgasmi, ho un’idea approssimativa dei loro. Il mio ragazzo è steso per terra, sul tappeto. Sono su di Lui, lo cavalco lentamente, mentre con dolcezza spompino L’altro, in piedi davanti a me. E’ rilassante, mi muovo su di Lui spostandomi in avanti e indietro lentamente, senza sollevarmi, sento i suoi testicoli strusciare contro la vagina.
Sono pronta. Voglio che accada dal vivo esattamente come l’ho immaginato mille volta in questi mesi.
Mi piego in avanti, mi stendo si di Lui, lo bacio sulle labbra, inarco la schiena e sollevo di poco il sedere.
E’come se ognuno di noi stesse aspettando quel momento da una vita. Ognuno conosce il proprio copione a memoria.
Sento la sua lingua delL’Altro, dietro di me, muoversi sull'ano, intorno ad esso. E’ una sensazione piacevole, la spinge più a fondo inumidendomi, è calda.
Si ferma per un attimo, poi, sento la sua enorme cappella intrufolarsi tra le natiche e premere. La sento ingombrante, calda. Preme senza forza contro l’ano.
Ho sempre vissuto il rapporto anale come qualcosa da far finire il prima possibile. Ne ho sempre allontanato le sensazioni. Spaventata dal dolore e incapace di percepirne il piacere.
Ora è diverso, voglio concentrarmi su queste sensazioni, afferrarne le sfumature di piacere e goderne del dolore.
Mi rilasso completamente. Lui si decide. Questa volta incontrerà più resistenza e lo sa. Con una mano mi afferra su un fianco e con l’altra guida il cazzo nella giusta direzione. Sono eccitata da morire e impaziente. Ho voglia di farlo.
Il cazzo di Lui, già dentro di me, rende inevitabilmente più stretto un accesso già stretto: questa volta per non farmi male dovrà usare molta cautela. Decido di aiutarlo, con una mano allargo leggermente le natiche per agevolare la penetrazione. Sento prima una leggera pressione e in fine lo sfintere dilatarsi intorno alla sua cappella. Mi attraversa una fitta di dolore, mi sforzo di ignorarlo, mi aggrappo alla sensazione di piacere che proviene dalla vagina. Accade qualcosa di strano. Sento l’ano dilatato come non mi era mai accaduto, la cappella delL’altro premere contro il pene di Lui, separati da un sottilissimo strato di Me. In quel punto esatto, su quel fascio denso di recettori, quella compressione scatena qualcosa. Dolore e piacere si mescolano, crescono esponenzialmente fino a raggiungere e superare una soglia fatale per poi virare bruscamente verso qualcosa di indefinibile, oltre il piacere e oltre il dolore.
Sento il pene di Lui comprimersi nella vagina sempre più stretta mentre L’altro scivola lentamente dentro di me.
Il piacere continua a crescere lungo quel percorso infinito. Dopo un ultimo sussulto sento i suoi testicoli premere contro il mio sedere. Si ferma. Tutti e tre, per un tempo indefinito rimaniamo completamente, immobili, trattenendo quasi il respiro.
Analizzo le mie sensazioni, sono assordanti.
L’altro comincia a muoversi lentamente. Mi tiene una mano su un fianco e l’altra sulla spalla, si muove impercettibilmente per darmi il tempo di abituarmi. Osa di più, sente che il dolore lentamente mi abbandona, lasciando spazio al piacere. I suoi movimenti inizialmente delicati acquistano sempre più vigore. Sposta entrambe le mani sui fianchi e in breve comincia a montarmi come si deve.
Anche Lui ricomincia a muoversi sotto di me.
Ecco! Finalmente la doppia penetrazione!
L’eccitazione dell’immagine diventa il piacere della carne. Le sensazioni reali superano mille volte la fantasia. Raggiungo l’orgasmo ancora e ancora, tremo come una foglia per il piacere.
Sento dentro di me due ritmi diversi, ognuno con la sua personalità. I miei sospiri perdono di sincronia, le pause dell’uno vengono riempite dall'affondo dell’altro. Senza sosta.
Sento il sudore delL’altro scorrermi sulla schiena, sento i suoi baci sul collo. Avevamo detto niente baci, ma le regole non hanno più senso, stacco le mie labbra da Lui e mi tuffo su quelle delL’altro, le lingue si intrecciano, sento il suo sapore, lo fisso negli occhi. Lo amo. Lo amo con lo stesso amore che provo per Lui, sono confusa, in fine capisco. L’altro è diventato Lui e viceversa.
Improvvisamente so cosa fare. Comincio a muovermi da sola facendo su e giù con il bacino. Sento i loro cazzi entrare e uscire contemporaneamente dal mio corpo. Il piacere cresce e diventa armonia. Siamo diventati una cosa sola.
Sento delle mani sul mio corpo, non distinguo più di chi, sento una lingua sfiorarmi il collo, poi due, dei denti mordermi. Sento delle labbra sulle mie, una lingua avvinghiata alla mia, poi una seconda bocca e una seconda lingua, non distinguo i sapori, gli odori; non appartengono più a nessuno, non esistono più tre bocche o tre paia di mani e di occhi o peni e vagina, per alcuni secondi diventiamo un tutt’uno, una persona sola che lentamente oltrepassa la soglia del piacere. Le urla sono sempre più forti, il pene di entrambi affonda ancora di più se possibile…e in fine un unico istante di piacere esplode con una forza che non avevo mai provato, i muscoli si tendono fino quasi a spezzarsi, le mani si cercano, si stringono come per trovare un appiglio contro l’impeto di quell'onda, un’onda che sembra inesauribile, che ci sommerge. Per un istante non vedo più nulla, le sensazioni sommergono di un’energia abbacinante ogni recettore. Il cuore sembra fermarsi, il respiro si blocca a mezz'aria. Sembra un istante infinito, che finalmente esplode in una miriade di sensazioni. I frammenti di desiderio si disperdono intorno a noi. Lentamente l’orgasmo si esaurisce, i muscoli si sciolgono, la marea si abbassa e i corpi riacquistando gradualmente le loro identità.
Riprendo a respirare, torno me stessa. Per un istante mi sento come mutilata, privata di quello stato di perfezione, di completezza che avevo raggiunto per quel breve istante. Mi guardo accanto e scorgo la stessa sensazione nello sguardo smarrito dei miei compagni. Mi sento triste. Un istante di silenzio ci copre come una coperta calda.
Poi il cuore lentamente riprende il suo ritmo, riassorbe quell'istante di malinconia e mi sorprendo a sorridere, proiettata con il pensiero alla prossima volta.
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