Tu

di
genere
masturbazione

Ancora una volta penso a te, ancora una volta mi stai dando il tormento. Il letto non è mai stato così caldo prima d'ora, sono nuda, il cotone delle lenzuola scivola sui seni stuzzicando capezzoli. Perché ho questa voglia di averti qui? Perché non riesco a stare senza pensarti? Perché desidero essere perdonata? E che mi manchi, le tue parole sono come carezze sul mio corpo, si insinuano nella testa come se mi stessi scopando, voglio anche questo… voglio essere scopata… ti immagino ora nel mio letto, immagino me con le braccia sollevate sulla testa, legate ai polsi, gambe aperte e tu tra esse a leccarmi, guardare i tuoi occhi, inarcarmi e godere sotto i tuoi colpi di lingua. E il fatto che sto impazzendo, mi giro e rigiro in questo cazzo di letto con una mano tra le cosce a dar sollievo alla mia figa in fiamme, ma non c’è sollievo… c’è solo tormento. Stringo il cuscino, struscio il mio corpo su di esso pensando di sentire la tua calda pelle e non la stoffa. Dovrei fare una doccia, forse mi aiuta a calmare i miei nervi a pezzi. La testa mi gira, mi sollevo dal letto, vado in bagno e apro la manopola della doccia, lo scroscio dell’acqua accarezza le mie orecchie. Mi guardo allo specchio. Perché sono così triste? Mi mancano le tue parole.
Entro in doccia, devo decidermi, devo incanalare i pensieri nella giusta direzione. Ma sono così confusa e perché ti sto pensando in questo modo? L’acqua scivola sul mio corpo nudo, alzo il viso, mi bagno, apro la bocca caccio la lingua. Le mani percorrono i seni, coccolano i capezzoli… mi inarco… continuano a scendere lungo i fianchi. Sono pazza a pensare che ti vorrei con me adesso? Oh si ti vorrei! Vorrei che mi prendessi con violenza. Mi volto, schiaccio il corpo contro il marmo bagnato, apro le gambe e spingo il bacino in fuori, se potessi vedermi ora… una mano scivola tra le cosce. Sono ansante. Sono così vogliosa di te… affondo le dita in profondità le muovo forte contro la carne pensando che fossi tu a farlo con il cazzo, ansimo il cuore tamburella in petto, gemo. Senti la voglia che ho di te? Le dita entrano e escono dalla fessura, senti il mio orgasmo montare? Sto tremando per te. Mi allargo, voglio godere di te, te che sei diventato tormento da poche ore che non ti leggo. Fottimi! Le mie dita vanno più a fondo, entrano e escono con forza frenetiche, l’orgasmo mi coglie facendomi tremare, butto la testa indietro e urlo il tuo nome. I succhi colano lungo le cosce. Chiudo gli occhi, l’acqua che ancora scorre, mi metto contro la parete riprendendo fiato. Quando finalmente esco, ti mando un breve messaggio:” ci vediamo?” la risposta arriva in ritardo, ti sento lontano, un freddo:’ va bene!’
Dormo male e poco e il giorno dopo non vedo l'ora che di venire da te. Ho il viso stanco, ma un velo di trucco copre il giusto. Indosso un semplice vestito nero scollato, un foulard rosso al collo, calze autoreggenti e un paio di decolté nere tacco dodici, metto un profumo femminile dai toni assai speziati e ti raggiungo. Il cuore batte forte nel petto mentre guido verso casa tua, l'adrenalina nelle vene, mi fa sentire leggera con le farfalle nello stomaco. Sotto la tua abitazione mi assale l'agitazione, tentenno, mi faccio mille domande e pensieri. Il tuo portone, pochi passi a dividermi da te. Sto sbagliando? Sollevo la mano e poi la chiudo a pugno, mi volto sto per andarmene quando sento il clic del portone. Sospiro… sono dentro. Non mi sono mai sentita tanto eccitata e impaurita nello stesso momento, evito l’ascensore e mi dirigo alle scale, un modo per ingannare l'attesa e pensare a cosa ho da dire. Passo dopo passo mi avvicino a te tremante, arrivo al tuo pianerottolo e la porta del tuo appartamento e socchiusa. Poggio la mano sulla maniglia, entro. L'atmosfera di casa tua mi investe, ma quello che più di tutti mi colpisce sei tu a pochi metri da me, mi guardi non dici nulla. Io mi limito a chiudere la porta… ci guardiamo per un tempo indefinito. Poi io prendo a sfilarmi le sottili spalline del vestito. Sfioro la pelle delle spalle e le faccio scivolare giù, scopro i seni, e scendo ancora giù lentamente, i fianchi… e poi ancora giù lungo le cosce… sollevo un piede poi l'altro e scalcio il tessuto lontano. Sono nuda. Ansante davanti ai tuoi occhi, mi sento così vulnerabile per ciò che sto per fare. I miei seni si gonfiano e sgonfiano a ritmo del mio respiro. Le labbra schiuse vogliose delle tue… slaccio il foulard. Cado ai tuoi piedi. Testa bassa. Mano che reggono la stoffa che porgo a te.
“Fai di me quello che vuoi…”
scritto il
2020-04-13
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