Passione carnale V

di
genere
incesti

Dopo la doccia in un'atmosfera rilassata ma pregna di passione ci asciugammo a vicenda, ci vestimmo nel silenzio fatto di sguardi; Mara ed io tornammo a casa e, fino al uscio, non dicemmo neanche una parola. Giunti davanti al nostro divano scoppiammo in una fragorosa risata ed esprimemmo tra noi, con risa e fremiti infantili, l'eccitazione per quanto accaduto fra le braccia di nostra madre ma anche fra le sue gambe...
Concordammo che eravamo stanchi ed il nostro sonno ci trovò abbracciati come due fidanzatini.
Il mattino dopo ebbi una gran sorpresa quando lessi un bigliettino di mia sorella nel quale mi scriveva che si sarebbe assetata per tre o quattro giorni in seguito ad una telefonata di lavoro. Certo ero un po' spiazzato dalla sua partenza senza preavviso ma non potevo certo protestare per il suo lavoro. Il mio di lavoro mi lasciava parecchio tempo libero dato che lo studio dove facevo praticantato era in ristrutturazione ed essendo di un ricchissimo avvocato ci furono concordate ben due mesi di ferie pagate; che culo.
Via, doccetta veloce, colazione leggera e passeggiata distensiva; questo il programma che mi ero prefisso e che venne stravolto dalla telefonata di mia madre. Mi chiedeva aiuto per un lavoro in garage e non potevo negarle una mano. La doccia fu ancora più veloce del programma, la colazione soddisfatta con un caffettino veloce e via: auto, strada e giunsi da lei. Quando entro in salotto a casa sua trovo mia madre seduta che fissa il tavolino da caffè con un sorrisetto appena accennato, subito dopo cambia espressione in una, poco velata, smorfia di disappunto per tornare rapidamente a sogghignare: una sorta di autoanalisi. Il mio pensiero mi portò a credere che stesse provando un senso di colpa per aver permesso che accadesse l'inimmaginabile. Da una parte era vero ma dall'altra no. Mi porse le mani invitandomi a sedere davanti a lei ed iniziò, dopo una breve riflessione silenziosa, ad espormi cosa la cruciava; un conto era l'orgia in cui la fotografammo, un altro l'amplesso incestuoso in cui l'abbiamo coinvolta noi gemelli incestuosi. Mi disse che le paroline al orecchio che Mara le disse e che" scatenarono" l'idilio altro non erano che l'elogio al mio essere porco ed al mio aver saputo portarla, Mara, ad un numero di orgasmi che non aveva mai provato. Mamma si disse dispiaciuta di aver ceduto alla nostra bramosia ma che ne era anche contenta e ne aveva goduto tantissimo, forse troppo e non sapeva come comportarsi da lì in poi.
Mi alzai, la raggiunsi sul divano sedendole accanto e le tolsi tutti i dubbi: cominciai a limonarla in bocca accarezzandole il viso ed il collo. La passione che mi ardeva in quel momento portò mamma ad abbracciarmi e dichiararmi che in quel momento non mi amava come madre ma come donna che vuole godersi il suo maschio. Ci ritrovammo seminudi in un lampo ed altrettanto rapidamente avevo le sue mani che vagavano sul mio corpo alla ricerca di un contatto ancora più stretto; la sua fica ricevette immediatamente la visita della mia mano a stropicciarla per masturbare il clitoride eretto quanto il mio cazzo. Le infilati due dita dentro facendola sussultare ed ottenendone in cambio i suoi abbondanti umori. Il gioco andò avanti fino a trovarci in un sessantanove mozzafiato dove mi impegnai a leccarla con ardore e passione; leccavo e baciavo quel frutto con foga animalesca; la gustavo come il più dolce e buon frutto di natura. Lei non fu da meno: pareva non avesse mai visto e succhiato un cazzo duro; come se dal pompino che mi stava facendo dipendesse la salvezza del pianeta. Lo faceva così bene che mi ritrovai a riempirle la bocca di sborra senza avere la forza ed il tempo di resistere e avvisarla. La bevve tutta schioccando, persino, la lingua sul palato come avesse gustato un vino pregiato. Scapigliati ed accaldati ci staccammo un istante per ritrovarci nuovamente allacciati in un'altra piacevolissima pecorina. Nonostante avessi appena sborrato ero ancora a cazzo duro ed aggrappato ai suoi fianchi la portai al secondo orgasmo urlato fra ansiti e ruggiti. Non ero più io a scoparla ma lei a muoversi con frenesia; vibrava e tremava aviluppandomi con la figa il cazzo piantato in lei fino al massimo possibile. Calmatasi un po' si voltò afferrando tra le mani il mio attrezzo ancora gocciolante dei suoi umori e mi fissò negli occhi; non le permisi di risucchiarmelo, avevo la prepotente voglia di sfruttare lo stato viscido del mio cazzo per poterle penetrare il culo: quella specie di boccuccia un po' corrucciata di rughette che già avevo gustato con la lingua senza, però, averla violata con la cappella paonazza di desiderio. Mi guardava quasi impaurita ma spavaldamente mi fece segno che se volevo potevo provare... E ci provai, ah se ci provai. E ci riuscii; dopo averglielo lungamente leccato a piena lingua, accarezzato e puntato con la lingua e con un dito, fino a farla quasi venire, decisi di posizionarmi, puntare la cappella e spingere lentamente ma senza fermarmi. Sarà stata l'eccitazione del gesto in sé, sarà stato che l'avevo preparata davvero bene, mi ritrovai infilato completamente dentro di lei che uggiolava come una cagnetta in calore e mi incitava a cominciare a fare sul serio; mai invito fu più piacevole. Mi aggrappati alle sue spalle ed iniziai a derle colpi sempre più rudi scatenandomi con piccoli e sonori schiaffi su quello splendido culo; le afferrai addirittura i capelli tirandoli a me ma senza farla muovere dalla mia monta. Guidavo il suo ondeggiamento attraverso i suoi capelli e le mie bordate di cazzo dentro quel buco rovente. Raggiungemmo un punto tale di godimento che il simultaneo orgasmo ci lasciò senza fiato; credo che il suo retto fosse saturo della sborrata che le riversai dentro e il mio cazzo lo teneva tappato. Ci distendemmo sul divano ancora saldati l'uno all'alta e ansanti ed i baci che le davo sul collo e sul viso funsero da calmante per entrambi. Quando uscii da quel corpo tanto amato vidi rivoletti di sborra rigare le antiche e parte delle cosce fino a posarsi sui cuscini del divano. Lei restò stesa dandomi le spalle ed io mi adagiai sulla poltrona di fronte continuando ad ammirare quel corpo appagato e splendido.
Il cellulare prese a suonare risvegliandomi dal sonno; ero ancora sulla poltrona, mia madre sonnecchiava ancora nella stessa posizione che lasciava in mostra il suo bel culo; risposi e sentii dall'altra parte del telefono Giorgio, il compagno di mamma, che mi chiedeva se al suo ritorno avessi potuto aiutarlo in un lavoro in garage; mi si stampò un ghigno ironico sul volto e diedi la mia disponibilità.



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scritto il
2020-04-26
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