Passione carnale
di
Maxx 73.2
genere
incesti
Io? Io sono Max. Non è il mio nome bensì il un soprannome affibbiatomi per vicende pregresse. Sono il gemello di Mara ed entrambe siamo universitari quasi laureandi. Biochimica per Mara, diritto per me.
Qualche anno fa ebbe inizio unalenta mutazione nel nostro rapporto fino ad allora normale. Fratello e sorella gemelli, affezionati ma ben distinti: gusti musicali differenti come differenti erano le frequentazioni amicali; differenti in tutto o quasi.
All'insaputa l'uno dell'altra eravamo ferventi amatori del vizio; il sesso era la cosa più amata, più ambita ed esercitata nella totale assenza di tabù e ritenio. Mara era ed è una gran figa: capelli corvini lunghi, occhi verdi e magnetici, quarta di seno che guarda al in su, culo a mandolino che è l'ottava meraviglia del mondo, il tutto su di un fisico asciutto, proporzionato e atletico allenato da anni di nuoto agonistico. Io me la cavo meno bene: un metro e novanta di ragazzone un po' imbranato, all'apparenza, con qualche kg in più di adipe, mani enormi ed un sorriso che non manca mai. Bruttino per certi canoni ma, mi dicono, simpatico.
Come dicevo, qualche anno fa siamo stati in vacanza da dei parenti nella campagna Toscana. Non ne eravamo entusiasti ma non avevamo scelta; nostro padre era impegnato ad aiutare nostro zio nella vendemmia e la mamma aiutava sua sorella nel disbrigo di tutto il contorno annesso alle operazioni. Io e Mara ci annoiavamo da impazzire e finimmo, dopo i primi due giorni di ozio, per ritrovarci ad aiutare tra i filari di viti chiunque ne avesse bisogno. Ovviamente ben piazzato come già ero mi misi a trasportare le ceste tra i filari verso il trattore mentre mia sorella recuperava il verde che restava a terra per farne cumuli e lasciare i passaggi puliti. Un piede mal posato mi fece cadere a terra ed una storta alla caviglia non mi permise di proseguire il lavoro. Papà e zio, preoccupati, mi fecero accompagnare al cascinale da mia sorella e strada facendo, in un momento di equilibrio precario, mi dovetti sorreggere con più forza a Mara. Mi aggrappati al suo braccio tirandole giù la manica della magliettina; talmente forte da stappargliela di dosso; lei cercò di trattenere la mia inevitabile caduta ma mi ritrovai col culo a terra e... con la sua maglietta strappata ed il reggiseno tra le mie mani. Lei era protesa verso di me con le mani sulle mie spalle ed io avevo il suo seno a pochissimi cm dalle mie labbra. La guardai in viso e vidi il suo sguardo attonito, riabbassai il capo e mi lasciai andare nel baciare un capezzolo con un ardore fin'ora a me estraneo nei suoi confronti. Mi aspettavo una sorta di flagellazione come reazione a quel mio gesto ed invece mi ritrovai le sue braccia allacciate al collo e fortemente pressato al suo petto. Animava con trasporto ed io cominciai a baciare e leccare ogni mm delle sue magnifiche tette. Si accosciò leggermente per sedersi a cavallo sulle mie gambe, mi guardò come a chiedermi il permesso ed io la strinsi a me abbracciando in vita. Fortuna volle che ci trovassimo dietro una sorta di basso crinale che ci ripara a alla vista di chiunque nei dintorni. Iniziammo a baciarci con la passione di due amanti. Mi prendeva per i capelli dietro la nuca e mi stringeva alla sua bocca per, poi, spingere il mio viso fra quei magnifici segni. Il mio cazzo era diventato di ferro ed avrebbe voluto strappare i jeans per arrivare a contatto con la fica che sentiva incandescente dentro gli short di quella femmina eccitata. Non so quanto durò il nostro bacio e lo strofinio dei nostri sessi separati dal tessuto dei pantaloni ma ricordo ancora perfettamente che giunsi al limite del orgasmo; al contrario lei venne nel suo perizzoma, che scoprii essere rosso passione, e me ne accorsi dall'intensitá con cui mi stringeva, mi mordeva i muscoli della spalla, da come ansimava con le lacrime agli occhi. Ci fermammo ma ancora abbracciati, riprendemmo fiato e, rialzatici da terra, ci incamminiamo verso il cascinale; le diedi la mia maglietta perché si potesse coprire e giungemmo a destinazione con dei sorrisi sfavillanti.
... Continua
Qualche anno fa ebbe inizio unalenta mutazione nel nostro rapporto fino ad allora normale. Fratello e sorella gemelli, affezionati ma ben distinti: gusti musicali differenti come differenti erano le frequentazioni amicali; differenti in tutto o quasi.
All'insaputa l'uno dell'altra eravamo ferventi amatori del vizio; il sesso era la cosa più amata, più ambita ed esercitata nella totale assenza di tabù e ritenio. Mara era ed è una gran figa: capelli corvini lunghi, occhi verdi e magnetici, quarta di seno che guarda al in su, culo a mandolino che è l'ottava meraviglia del mondo, il tutto su di un fisico asciutto, proporzionato e atletico allenato da anni di nuoto agonistico. Io me la cavo meno bene: un metro e novanta di ragazzone un po' imbranato, all'apparenza, con qualche kg in più di adipe, mani enormi ed un sorriso che non manca mai. Bruttino per certi canoni ma, mi dicono, simpatico.
Come dicevo, qualche anno fa siamo stati in vacanza da dei parenti nella campagna Toscana. Non ne eravamo entusiasti ma non avevamo scelta; nostro padre era impegnato ad aiutare nostro zio nella vendemmia e la mamma aiutava sua sorella nel disbrigo di tutto il contorno annesso alle operazioni. Io e Mara ci annoiavamo da impazzire e finimmo, dopo i primi due giorni di ozio, per ritrovarci ad aiutare tra i filari di viti chiunque ne avesse bisogno. Ovviamente ben piazzato come già ero mi misi a trasportare le ceste tra i filari verso il trattore mentre mia sorella recuperava il verde che restava a terra per farne cumuli e lasciare i passaggi puliti. Un piede mal posato mi fece cadere a terra ed una storta alla caviglia non mi permise di proseguire il lavoro. Papà e zio, preoccupati, mi fecero accompagnare al cascinale da mia sorella e strada facendo, in un momento di equilibrio precario, mi dovetti sorreggere con più forza a Mara. Mi aggrappati al suo braccio tirandole giù la manica della magliettina; talmente forte da stappargliela di dosso; lei cercò di trattenere la mia inevitabile caduta ma mi ritrovai col culo a terra e... con la sua maglietta strappata ed il reggiseno tra le mie mani. Lei era protesa verso di me con le mani sulle mie spalle ed io avevo il suo seno a pochissimi cm dalle mie labbra. La guardai in viso e vidi il suo sguardo attonito, riabbassai il capo e mi lasciai andare nel baciare un capezzolo con un ardore fin'ora a me estraneo nei suoi confronti. Mi aspettavo una sorta di flagellazione come reazione a quel mio gesto ed invece mi ritrovai le sue braccia allacciate al collo e fortemente pressato al suo petto. Animava con trasporto ed io cominciai a baciare e leccare ogni mm delle sue magnifiche tette. Si accosciò leggermente per sedersi a cavallo sulle mie gambe, mi guardò come a chiedermi il permesso ed io la strinsi a me abbracciando in vita. Fortuna volle che ci trovassimo dietro una sorta di basso crinale che ci ripara a alla vista di chiunque nei dintorni. Iniziammo a baciarci con la passione di due amanti. Mi prendeva per i capelli dietro la nuca e mi stringeva alla sua bocca per, poi, spingere il mio viso fra quei magnifici segni. Il mio cazzo era diventato di ferro ed avrebbe voluto strappare i jeans per arrivare a contatto con la fica che sentiva incandescente dentro gli short di quella femmina eccitata. Non so quanto durò il nostro bacio e lo strofinio dei nostri sessi separati dal tessuto dei pantaloni ma ricordo ancora perfettamente che giunsi al limite del orgasmo; al contrario lei venne nel suo perizzoma, che scoprii essere rosso passione, e me ne accorsi dall'intensitá con cui mi stringeva, mi mordeva i muscoli della spalla, da come ansimava con le lacrime agli occhi. Ci fermammo ma ancora abbracciati, riprendemmo fiato e, rialzatici da terra, ci incamminiamo verso il cascinale; le diedi la mia maglietta perché si potesse coprire e giungemmo a destinazione con dei sorrisi sfavillanti.
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