Tre donne ed un uomo - Parte 4^

di
genere
saffico

Squilla il telefono. Jane alza la cornetta e resta in silenzio ad ascoltare. Ripone la cornetta.
“È tua sorella. Ha detto di non aspettarla; farà tardi.”
Io e mamma siamo nude e distese sul letto l’una al fianco dell’altra. Si è appena concluso un focoso incontro sessuale. Ho fatto sesso con altre donne, ma nessuna è riuscita a farmi godere cosi come lo ha fatto mamma. È stato qualcosa di …, di ..., di meraviglioso. Il piacere che mamma ha saputo darmi è indescrivibile.
“Alicia, sai cosa abbiamo fatto?”
Non le rispondo. Mi alzo dal letto e mi avvio verso la porta. Giunta sull’uscio mi giro verso di lei.
“Non muoverti; torno subito.”
Vado in camera mia. Apro un cassetto della cassettiera; infilo le mani e la prendo. È una cintura con un doppio fallo di lattice nero. Uno è lungo circa 20 cm ed un altro è di una misura più normale: 15 cm. Entrambi hanno un spessore di 4 cm e sono forniti di grossi glandi. I due falli sono separati da una sottile membrana di lattice. Sollevo una gamba su una sedia ed indosso la cintura allacciandola in vita e facendo in modo che il fallo più piccolo entri nella mia vagina. Non ho difficoltà a farlo entrare. Ho ancora la figa piena di umori. Ritorno da mia madre la quale, appena mi vede con quell’affare che mi sbuca fra le gambe, sgrana gli occhi.
“Che intenzioni hai?”
“Questa è la risposta alla tua domanda di prima. Mamma, voglio chiavarti.”
Mi avvicino al letto. Mia madre guarda incantata. Avvicino il glande di lattice alla bocca di mia madre e la invito a ciucciarlo.
“Dai, mamma, succhialo. Lo devi insalivare bene. Poi te lo farò scivolare dentro e ti chiaverò”
Jane non si tira indietro. Apre la bocca e accoglie il cazzo di lattice nel suo cavo orale. Lo succhia e lo lecca come se fosse un cazzo vero. Dopo pochi minuti.
“Basta succhiare. Girati, mettiti in ginocchio, chinati in avanti ed allarga le cosce. Insomma, mamma, mettiti alla pecorina.”
Mia madre tenta una timida resistenza.
“Vuoi chiavarmi con quel mostro? Ti rendi conto di cosa vuoi fare? Mi sfonderai.”
“Dai, vedrai che ti piacerà.”
Mamma non è convinta però si gira e si mette carponi offrendomi il suo bianco e meraviglioso deretano. Accosto il fallo di lattice e lo guido ad incontrare la polposa figa di mamma. Poggio le mani sui suoi fianchi e comincio a spingere. Il cazzo artificiale si fa largo fra le grandi labbra entra ed affonda nel meraviglioso antro di mia madre. Incomincio a pompare il cazzo di lattice nel ventre di Jane la quale incomincia a miagolare come una gatta in calore. Oltre che procurare piacere a lei, ho anch’io la mia razione di piacere. Chiavo mia madre è chiavo anche me stessa. La parte che è dentro il mio corpo svolge appieno la funzione per cui è stato creato. L’unico neo è che il pancione mi impedisce di vedere il movimento del dentro fuori del cazzo artificiale. Ma non mi importa. La cosa eccitante è che sto chiavando mamma. Jane, sotto i colpi che meno nella sua figa, ha orgasmi in sequenza. Io non le sono da meno. Le grida di piacere di mamma riempiono la stanza.
“Dio. Che troia che sei. Mi stai facendo impazzire. Non ho mai provato tanto piacere nel farmi chiavare. Dove hai imparato?”
Ecco qual è la differenza tra un cazzo vero ed uno di lattice. A quest’ora un uomo avrebbe già goduto ed il suo cazzo si sarebbe afflosciato non appena avesse eiaculato. Invece il fallo che sto stantuffando nel ventre di mia madre mantiene ferma la sua consistenza. In altri tempi l’avrei distrutta, ma la gravidanza si fa sentire. Mi piacerebbe prolungare all’infinito il piacere di chiavarla ma sono stanca. Dopo aver raggiunto, entrambe, un ennesimo orgasmo, pongo fine al pompaggio. Sfilo il fallo di lattice dalla vagina di mamma e vado a sedermi in poltrona. Jane ancora in preda ai postumi dell’ultimo orgasmo si lascia andare distendendosi sul letto. E’ tempo di affrontare l’argomento per cui sono venuta da lei. Dopo aver fatto l’amore con lei mi sembra di tradirla. Se voglio continuare ad entrare nel suo letto e se non voglio separarmi da mio marito devo fare in modo che non ci siano segreti. Tutto deve essere portato allo scoperto.
“Mamma non hai niente da dirmi?”
Jane si mette seduta sulle proprie gambe. La guardo. È arrapante. Devo fare uno sforzo per non saltarle addosso e riprendere a chiavarla.
“Amore ho da dirti che è stato bello. Mi hai sfinita. Non ho più forze.”
“Non è a quello che abbiamo consumato che voglio sapere. Non hai nessun segreto da confidarmi? Mamma se vuoi che noi due continuiamo ad avere un rapporto amoroso non devi avere segreti per me.”
Jane diventa bianca in volto. Oltre ad essere bella è anche intelligente. Ha capito. Tenta un ultimo disperato tentativo di non rispondere.
“Bambina mia non ho segreti da confessare.”
“Mamma, stanotte ho visto mio marito uscire, nudo, dalla tua stanza. Da quand’è che ti fai chiavare da Jacque?”
Vedo mia madre sbandare. Ho paura che svenga.
“Hai parlato con tuo marito?”
“Sì. Mi ha detto tutto quello che c’è da sapere. Ma voglio che sia tu a dirmelo. Ne sei innamorata?”
Con il capo abbassato e senza guardarmi incomincia a parlare.
“Oh! Amore di mamma. La colpa è tua. Non dovevi farmi conoscere un ragazzo bello come tuo marito. Il giorno che lo portasti a casa e lo vidi i miei ormoni ballarono la danza del desiderio. Il sangue mi scorreva veloce nelle vene. La mia fanny urlava il suo desiderio di averlo dentro di se. Erano troppi gli anni che un uomo non entrava nel mio letto. Quel giorno fu una tortura. Ed i giorni seguenti non furono da meno. La mia mente era completamente occupata dalla figura di Jacque. Giorno e notte non facevo che pensare a lui. Sapessi quante volte mi sono masturbata con la sua immagine davanti agli occhi. Da una serie di segnali sapevo di piacergli ma mai una volta ha tentato di dirmelo. Aveva timore di te. Lui ti ama. Poi ho ceduto alla voglia di possederlo e l’ho preso. Da quella prima volta non ci siamo più fermati. Abbiamo continuato ad incontrarci. Ogni momento era buono per amarci. Alicia, io amo tuo marito. Mi è entrato nel sangue. Non riesco a resistere senza di lui. Si ne sono innamorata.”
Povera mamma. Deve aver sofferto molto. Amare un uomo e non poter condividere i propri sentimenti con nessuno, nemmeno con le proprie figlie.
“Mamma che tu sia innamorata di mio marito lo capisco. Non sei la sola in questa casa ad esserlo. Sei una donna e lui è un uomo che sprigiona un certo magnetismo. A me sta bene. Continua pure a farti chiavare. Di una cosa non posso perdonarti. Mi riferisco al giorno del mio matrimonio. Era così impellente il tuo desiderio di possederlo? Non potevi aspettare il ritorno dal viaggio di nozze? Giunti a questo punto non mi interessa più di tanto sapere perché lo hai fatto in quel particolare giorno. Una cosa però voglio che tu mi dica. Il tuo amante mi ha detto che tu desideri avere un figlio e vuoi che sia lui a impregnarti. È vero?”
Jane alza la testa; fissa i suoi occhi nei miei e con voce ferma mi risponde.
“Sì. Voglio fare un figlio e desidero che il padre sia Jacque.”
“Devi amarlo molto per desiderare di farti ingravidare. Passami il telefono.”
Mamma si allunga sul letto prende il telefono dal comodino e me lo porta. Resta in piedi davanti a me. La sua nudità è sconvolgente.
“Copriti. Devo fare una telefonata per te e per me molto importante. Con te davanti, tra l’altro anche nuda, non riuscirò a parlare.”
Con un grido di gioia corre ad indossare la vestaglia e ritorna da me. Si inginocchia ai miei piedi e resta in attesa. Ha capito. Compongo il numero. Dall’altro capo del telefono la voce di mio marito mi giunge all’orecchio.
“Jacque? Sono Alicia. Domani, nella tarda mattinata vieni a casa dobbiamo parlare.”
Non aspetto la risposta e riattacco. Mamma si proietta su di me e mi copre di baci.
“Mio amore, mio bene. Chiedimi qualsiasi cosa ed io te la darò.”
La guardo intensamente.
“Qualsiasi cosa?”
“Sì”
“Voglio il tuo culo.”
Jane sbianca in volto.
“Puoi ripetere?”
“Mamma voglio chiavarti nel culo. Voglio sodomizzarti.”
Indicando con un gesto il fallo di lattice ancora alloggiato fra le mie cosce dice:
“Tu vorresti mettere quell’affare nel mio culo? Tu non vuoi chiavarmi. Tu vuoi ammazzarmi. Per un istante ho creduto che mi avessi perdonato per essermi fatta montare da tuo marito; invece non è così. Tu vuoi vendicarti e lo vuoi fare sfondandomi il culo. No. Questo non avverrà mai. Io lì dietro sono vergine e tale intendo restare. Nessuno avrà mai il piacere di impalarmi.”
È furibonda ed allo stesso tempo si sente offesa. Si lancia sul letto ed incomincia a piangere. Capisco che la mia richiesta l’ha scioccata. Decido di rinviare ad un altro momento l’assalto al favoloso culo di mia madre. Devo convincerla che farsi inculare non è poi cosi brutto. Fatto in un certo modo si riesce anche a provare piacere. E’ vero si prova dolore figuriamoci quando poi lo si fa per la prima volta. Qualche mia amante occasionale si è lasciata sodomizzare ma hanno sempre gridato per il dolore. Devo rincuorarla. Devo dirle che la voglia di incularla non è dettata da sentimenti di vendetta. Devo farle capire che veramente il suo culo mi piace. Mi alzo dalla poltrona. Mi libero della cintura a cui sono attaccati i due falli artificiali e vado a stendermi sul letto distendendomi dietro di lei. La circondo con le braccia e la stringo a me. Il pancione mi limita nella presa.
“Mamma scusami. Non volevo offenderti. La mia richiesta non è sentimento di vendetta. Ti giuro che il tuo culo veramente mi piace e credo che non piaccia solo a me. Jacque non ha mai tentato di sodomizzarti?”
Mia madre smette di singhiozzare e si gira verso di me.
“Non ti facevo così perversa. La tua richiesta di mettere quel coso nel mio culo mi ha scioccato e anche spaventata. Certo che tuo marito ha tentato di incularmi. Ma non ci è riuscito. Ti confesso che molte volte sono stata sul punto di cedere ma il pensiero del dolore mi ha sempre bloccata. Dimmi, veramente ti piace tanto il mio culo?”
Dalle sue parole intuisco che le piacerebbe farsi chiavare nel culo. Il pensiero del dolore la trattiene dal farsi spaccare il culo. Niente è perduto. Porto le mani sulle grosse mammelle. Le accarezzo. La guardo negli occhi. La luce è tornata a splendere nei suoi grandi occhioni. Le do un bacio sulla bocca.
“Mamma tu hai un culo da favola. Quando mi sei davanti ed ancheggi il mio stomaco gorgoglia.”
“Devo supporre che lo hai già fatto, voglio dire hai già chiavato nel culo qualche altra donna?”
“Si, l’ho fatto e prima che lo domandi ti dico subito che hanno sentito dolore ma dopo lo hanno rifatto (è una bugia). Ma tu con mio marito come hai risolto il problema? Non credo che Jacque si sia arreso. Lo conosco troppo bene per pensare che abbia rinunciato ad incularti.”
Le carezze sulle sue zizze stanno facendo effetto. Si sta eccitando. Il respiro è diventato pesante.
“No, tuo marito non si è arreso. Ogni tanto, in particolari momenti, cerca di mettermelo dentro al culo, ma fino ad oggi non ci è riuscito. Una cosa però gli concedo. Lascio che mi lecchi il buchetto e ti assicuro che lo fa in un modo tale da provocarmi un orgasmo.”
“Lasceresti farmi provare?”
“Cosa vuoi fare?”
“Leccarti il buco del culo. Ho una voglia matta di affondare la mia testa fra le tue natiche.”
Mamma mi guarda con occhi interrogativi.
“Giurami che ti limiterai solo a leccarmi il buchetto e che non cercherai di impalarmi?”
“Te lo giuro. guarda, ho tolto la cintura. Puoi stare tranquilla il tuo culo resterà vergine.”
Dopo un attimo di silenzio.
“Come vuoi farlo? Standomi dietro o standomi davanti?”
“Non sarebbe meglio se ti stessi sotto. Avresti la possibilità di ricambiare il favore.”
“Vuoi che ti lecchi il buco del culo? Non l’ho mai fatto.”
“A tutto c’è una prima volta. Ma mi dici qual è la cosa che hai sempre fatto?”
“Non prendermi in giro. Sono una donna e la mia era una famiglia puritana. Non bigotta ma abbastanza moralista. A parole ero libera ma di fatto dovevo sottostare alle regole che la comunità ha dettato. Non puoi immaginare come mi sono sentita quando mi hai fatto sentire la tua bocca sulla mia figa e sulle mie mammelle. Non ti sto a descrivere le sensazioni che ho provato quando mi hai chiavato con quel cazzo finto. Mai e poi mai avrei creduto di poter fare l’amore con una donna. Ed ora eccomi qui con mia figlia che mi chiede di volermi leccare il buco del culo e vuole che io le lecchi il suo. Dai facciamolo.” Rovescia il suo corpo sul mio e fionda la sua testa fra le mie gambe. Un indiavolato 69 ha inizio. La mia lingua le fruga la passera. Le mie labbra imprigionano il suo indurito clitoride e lo succhio. Mamma mugola. Non grida perché è occupata a riservarmi lo stesso trattamento. I miei occhi si spostano sul buco del culo. È un fiore di colore rosa scuro, quasi rosso. Ha una corolla formata da grinzosi raggi che si dipartono dal buchetto e si allargano verso l’esterno. È bellissimo. Avvicino le labbra e lo bacio. Mamma ha un sussulto. Tiro fuori la lingua e comincio a leccare quel favoloso buchetto. Jane lancia un grido che accompagna con un lungo:
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Continua così.”
La mia lingua le rovista l’ano e le opulenti bianche natiche. Indurisco la lingua e cerco di penetrarla. Solo un pezzettino della punta riesce a superare il grinzoso sfintere. Mamma preme il bacino contro la mia bocca. Un nitrito mi fa capire che sta godendo. I suoi umori colano copiosi lungo il mio collo. Lo sapevo. Jane vuole essere impalata. Se non è così quantomeno vuole provare a farsi chiavare nel culo. È una esperienza che vuole fare e devo essere io la prima a sfondarle il culo. La sua verginità anale mi appartiene. È il giusto compenso per ripagarmi del fatto di essersi chiavato mio marito nel giorno del mio matrimonio. Devo trovare il mezzo per corromperla. Credo proprio di sapere come fare per convincerla a darmi il suo meraviglioso culo.

Continua

P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-09-27
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