La calda estate di Francesca 16
di
Ti Tento Io
genere
etero
La mattinata del giorno successivo fu adibita al relax. I due cugini uscirono presto ad andarono in spiaggia dove si rilassarono, giocarono a calcetto e osservarono le ragazze che mettevano in risalto le loro forme sotto gli ombrelloni.
Prima di rientrare a casa i due ragazzi mangiarono un enorme gelato. Quella fu anche la loro cena.
Le ragazze invece si svegliarono parecchio tardi. Era passato mezzogiorno da un pezzo quando Laura armata di telo e coperta da un minuscolo costume andò in terrazza a prendere il sole. Francesca titubante la raggiunse poco dopo. Non si sorprese di trovare l’amica nuda. Le si stese affianco e senza problemi si spogliò anche lei.
Si misero a chiacchierare allegramente poi Francesca le disse:” Senti Laura, per quanto riguarda la vicenda di Roby, mi sento molto a disagio. Mi dispiace essere stata la causa del litigio. Ho già le valige pronte. Pensavo di andarmene in mattinata, ma ieri notte Sandro mi ha sfondata. Tu cosa ne pensi?” Laura fu scioccata da ciò che l’amica le aveva detto e tranquillamente rispose: “So che tu non hai colpe, non ci posso fare nulla se Roby sogna di scoparti. È un problema suo. Per quanto mi riguarda non avrei problemi se tu rimanessi, anzi mi dispiacerebbe proprio se te ne andassi. ” Francesca fu sorpresa dalla risposta dell’amica e ridendo disse che sarebbe rimasta.
Archiviata la faccenda, da buone amiche pettegolarono tutto il pomeriggio. Discussero a lungo sulle maestose doti e abilità di Sandro. Si raccontarono le rispettive scopate e da buone amiche complici si baciarono e si donarono piacere l’un l’altra sia con le mani sia con le lingue.
Quando furono soddisfatte scesero e rimanendo nude fecero un leggero pasto.
Il pomeriggio passò tranquillo, ormai le ragazze erano in pace e non avvertivano per nulla l’assenza dei ragazzi.
Poco prima che i ragazzi tornassero le due amiche si fecero una doccia assieme, con tanto di orgasmi e poi si vestirono e si misero a chiacchierare sul dondolo in terrazza, sfruttando il venticello fresco.
Quando tornarono i ragazzi rimasero tutti in terrazza. Il fresco della sera era fantastico dopo la calura del giorno.
Fu Sandro ad accendere la serata dicendo in tono scherzoso: “Dai ragazzi perché non ci confessiamo…?”
Roby sbiancando gli chiese che cosa avrebbero dovuto dovuto confessare. Sandro lanciò un’occhiata a Francesca disse:” Mi è sembrato di capire che questa vacanza è stata definita dal sesso, siete d’accordo?” tutti annuirono “Quindi perché non ci confessiamo qualcosa di intimo? Qualcosa che abbiamo sempre tenuto in segreto…” “Continua, cosa vorresti dire…” chiese Roby. Le ragazze ascoltavano senza pronunciarsi.
Sandro aggiunse:” Che ne so, per esempio, a turno ci raccontiamo l’esperienza sessuale più stravolgente mai vissuta…”
“Manco morta!” esclamò Laura, “Ma figurati…” aggiunse Francesca. Roby invece sembrava assolutamente preso dalla proposta di Sandro e tutto grintoso disse: “Ma perché no ragazza? Dai! Infondo siamo stati tutti così complici… Tutti ci siamo visti nudi e penso che tutti abbiano fatto pensieri sugli altri, negate?” nessuno rispose, tutti abbassarono lo sguardo “Facciamo il sorteggio e stabiliamo che comincia a confessare, ok?”
“Ok, va bene” disse Francesca “Però inizia Sandro, sono veramente curiosa di sapere cosa ha da confessare se propone questa cosa” “No no ora parte Roby, sono curiosa di sapere ciò che nasconde…”
“Niente di tutto ciò” aggiunse Sandro con voce ferma “Facciamo il sorteggio per chi inizia”
Si tolse dalla tasca quattro fiammiferi e ne spezzò uno. Li strinse in pugno nascondendo l’estremità rotta e li porse agli altri. Chi avrebbe tolto dal pugno quello spezzato avrebbe iniziato.
Tutti furono d’accordo.
L’atmosfera sul terrazzo era diventata dannatamente eccitante.
Laura fu la prima, estrasse un fiammifero intero e fece un sospiro di sollievo. La stessa cosa accede a Roby. Francesca era tesa, non voleva essere la prima. Chiuse gli occhi e prese un fiammifero a caso.
Aprì gli occhi e quasi le gambe le cedettero.
Era spezzato.
“Ok, ti ascoltiamo Francesca” disse Sandro
“No, aspettate…Mica è cosa da poco… Non sono così navigata come pensate, sono alle prime armi. Quasi.”
Gli altri commentarono le sue parole con delle risa, cosa che fece imbarazzare ancora di più la ragazza.
Francesca si mordicchiava le labbra insicura su cosa raccontare, poi esordì: “Potrei raccontare del mio primo bacio o della prima volta che mi bagnai vedendo un ragazzo masturbarsi davanti a me…” “Se queste sono le cose più stravolgenti della tua vita sessuale vai pure. Ma credo che tu abbia qualcosa di meglio da raccontare” disse tranquillo Sandro mentre fissava intensamente la ragazza che ora oltre che essere in imbarazzo iniziava a sentire caldo. Anche gli altri non si contentarono e la incitarono a raccontare qualcosa di particolarmente intima ed unica.
Cadde, improvvisamente, un silenzio che fece salire l’imbarazzo alla ragazza.
“Noi tutti abbiamo vissuto l’ebrezza del primo bacio. Se ho ben capito si tratta di segreti, insomma, di qualcosa…Aspetta come diceva Sandro? Ah sì…Sconvolgente” disse Laura con la voce che era un mix tra eccitato e incuriosito.
Francesca si fece coraggio, fece un paio di lunghi respiri e poi disse con un tono serio e che non permetteva risatine come risposta: “L’anno scorso, durante uno stage in un albergo ho vissuto momenti assai particolari” Si fermò un attimo per calmarsi e raccogliere un po’ più di coraggio. Sapeva che una volta iniziato il racconto sarebbe andata tranquilla, era partire che la imbarazzava, essere la prima.
Intanto Roby si accomodò accanto a Laura sul divanetto a dondolo, Sandro si sedette accanto a Francesca sulla panca.
“Facci partecipi di questa tua esperienza, su!” ribadì con voce roca, quasi sussurrandole nell’orecchio Sandro.
“D’accordo” iniziò la ragazza e poi con voce ferma ribadì “Ma non fate commentino inopportuni e, soprattutto, non ridete dell’allora mia tremenda timidezza, altrimenti potete arrangiarvi da soli”
I tre amici alzarono le loro mani in segno di giuramento e si misero comodi ad ascoltare quello che la ragazza doveva confessare.
“Allora, ero una ragazza un po’ timida, non aperta sul fronte sessuale come ora. Ero comunque curiosa e smaniosa di conoscere e di imparare l’arte dell’ospitalità.
Tenete presente che avevo appena compiuto sedici anni. Fino ad all’ora, ve lo confesso, i miei sogni erotici non erano particolarmente spinti, non aspiravo a più di qualche limone o leccata di figa da parte dei più fighi. Magari nei momenti di massima eccitazione speravo di farli una sega o un pompino. Non pensavo minimante alla penetrazione, ero spaventata dal dolore.
Vero è però che qualche ragazzo più insistente aveva ottenuto in passato una rapida sega o un accenno di pompino. Non mi ero ancora spinta oltre.
Quando arrivai allo stage mi accolse il direttore dell’albero, un giovane ed affascinante uomo, mi aveva ingaggiata, mi avrebbe detto qualche giorno dopo, perché gli trasmettevo tutta la mia voglia di imparare e di fare bene.
In effetti, durante il colloquio, io ascoltavo attentamente e avevo gli occhi fissi su di lui, attenta a non perdermi una parola. A ripensarci bene sembrava che lo stavo mangiando con gli occhi. Penso che fossi così felice di poter avere una possibilità di imparare qualcosa che nuovo che potrei anche essere mi leccata il labbro davanti a lui.
Lo ascoltavo assolutamente interessata. Concentrata su quello che mi spiegava il Signor Luca, inavvertitamente mi toccavo i capelli, mordevo le labbra e smaniavo sulla sedia di fronte alla sua scrivania, non vedevo l’ora di iniziare e di stupirlo.
Probabilmente questo mio comportamento inconscio lo aveva impressionato e magari anche eccitato.
Comunque, la sola idea di avere in qualche modo impressionato il direttore da una parte mi aveva reso più sicura mi me ma dall’altra mi faceva diventare rossa come un peperone.
Non so nemmeno il perché ma durante i primi giorni di lavoro cercavo in tutti i modi di evitare d’incontrarlo: le poche volte che lo incrociavo abbassavo lo sguardo e arrossivo visivamente.
Un giorno, per via della mia inesperienza, avevo fatto cadere per terra un vassoio di porcellana e mentre mi abbassavo per raccogliere i pezzi, me lo vidi spuntare davanti!
Lui notò il mio sguardo colmo di timore e vergogna per l’accaduto.
I suoi occhi scivolavano dal mio viso alla mia bocca, leggermente schiusa, poi scendevano ancora sul seno ed infine fra le mie gambe maldestramente aperte. Non sapete quanta vergona ho provato in quel momento…
Lui sostò con i suoi occhi fra le mie gambe per qualche attimo, poi, senza pronunciarsi, vedendomi imbarazzata e con lo sguardo basso si allontanò.
Notai però, nonostante la mia tenera età, un grande desiderio tra le mie gambe, la mia giovane fighetta si era leggermente aperta lasciando uscire un po’ di umori mentre lui mi fissava in quella posizione.
Oggi direi che mi stava scopando con gli occhi visto che le sue labbra tremavano dalla voglia di baciare ogni parte del mio corpo, specialmente di quella mia giovane fighetta.
Dopo il servizio del pranzo, cominciai ad apparecchiare per la cena.
Tutti erano nervosi, quella cena era un momento importate. Fui presa da un attacco di panico quando non trovai più u menù!
Mi sembrava di averli messi sul tavolo ma non li vedevo più da nessuna parte.
Poco prima mi era sembrato di aver visto il direttore sfogliarli…
Magari gli aveva presi lui. Decisi di salire in camera sua per chiederglielo, mentre salivo le scale mi sentivo sempre più a disagio.”
“Finalmeteeeeee… dai, adesso sembra che le cose di facciano più interessanti!” esclamò Sandro.
Francesca si girò e li lanciò uno sguardo serio “Avevo chiesto di non essere interrotta! Non fare commenti!”
Gli altri due con gli sguardi le fecero capire che l’appoggiavano.
“La porta della camera del Signor Luca si aprì lentamente. Lui mi accolse con un sorriso sulle labbra chiedendomi di cosa avevo bisogno.
Mi scusi Signor Luca, ma non trovo più i menù, non è che per caso gli ha presi lei?
Mi fece segno di entrare. Vestiva solo di un pantalone della tuta. Il petto era nudo. Spalle larghe e ventre assolutamente piatto.
Un brivido mi percorse il corpo per spegnersi tra le mie cosce. La figa si stava svegliando. Provai vergona a sentirmi così attratta da quell’uomo, che per me in realtà non era nulla se non un perfetto sconosciuto.
E poi aveva forse il doppio dei miei anni!
Forse sono sulla scrivania accanto alla lista degli ospiti, mi disse con calme.
Sentì poi il suo odore di maschio. Fui avvolta da qualcosa che accarezza l’idea di timore o paura mista ad eccitazione.
Cosa vuoi che succeda, meglio che mi sbrighi. Ora scendo e prendo i menù e finisco di apparecchiare, dissi tra me e me.
Ma le cose non andarono proprio così.
Ne fui certa non appena avvenne il nostro primo contatto fisico. Il Signor Luca infatti, pose una mano sulla mia spalla, era decisa e ferma. Ebbi ancora un brivido. Un sussurro.
La paura mi bloccava mente lui con fare sicuro e voce seducente mi diceva che era molto contento dei miei progressi.
Avevo le mani lungo i fianchi e cercavo inutilmente di lisciarmi la maglietta, non riuscivo a muovermi,
Non starai ancora pensando al vassoio, vero? Succede, vedrai, col tempo imparerai ne sono più che sicuro. In effetti sei qui per imparare, no? Disse lui mentre la sua mano scorreva lungo la mia schiena.
Mi tremava il ventre e temevo che le mie gambe, prima o poi, avrebbero ceduto.
Volvevo ribattere, dire qualcosa, scusarmi ancora, promettere di fare meglio, ma non una parola riuscì ad uscire dalle mie labbra.
Ero vicina alla scrivania quando sentì le sue mani virili posarsi sulle mie mani.
Serravo le cosce, cercavo di contenere l’eccitazione che come un uragano si stava impadronendo della mia mente e del mio corpo.
Mi cingeva le spalle con mano e con l’altra il bacino.
Trasalì sentendo la sua mano calda così vicina, così vicina alla mia intimità.
La prego Signor Luca, non ho mai fatto queste cose. La prego… dissi con una voce che all’epoca mi sembrava seria ma ora penso che risultasse più come un gemito che fece trasparire la mia eccitazione.
Lui mi fece piegare leggermente sulla scrivania e mi sussurrò all’orecchio Hai un corpicino stupendo.
In quel momento capì di non avere scampo ed ebbi veramente paura.
Non riuscivo ad urlare per il terrore che mi bloccava e poi sapevo che nessuno mi avrebbe sentito.
Lui intanto mi toccava con mani esperte, mi cingeva i fianchi. Non mi girò né cercò di baciarmi.
Confesso, in quel momento, anche se terrorizzata avrei voluto che mi mettesse la sua lingua in bocca.
Lui invece si avvinò alle spalle e mi mordicchiò il collo. Le sue labbra erano carnose ed umide.
Mi teneva ferma. Ferma e basta. Le sue mani non si fermavano e navigavano sul mio corpo.
Fu rapido ad aprirsi un varco sotto la gonna. Trovò subito le mutandine con una mano e con l’altra arrivò alle mie tettine acerbe.
Il Signor Luca muoveva con maestria le mani, sembrava non le poggiasse mai, ma allo stesso tempo sembrava che mi tenesse bloccata, in piedi, leggermente protesa in avanti. Sembrava che aspettasse il momento opportuno per procedere con quel maledetto e seducente gioco.
Cominciai a cedere alle sue carezze tremendamente eccitanti. Lui da maschio maturo avvertì il mio abbandono e sapientemente mi sfilò gli slip già bagnati dalla mia grande eccitazione. Con la mano aperta si impadronì della mia figa accoppandola con foga.
Sentii un calore meraviglio mai provato, era una sensazione forte. Una scossa scorrermi tra le grandi labbra e spegnersi nel clitoride.
Mai una mano estranea alle mie era stata così presente sulla mia giovane fighetta.
Lui intanto continuava a premere con la mano intera trasmettendomi un forte senso di devastante calore.
Premeva e lasciava, premeva e lasciava quella dannata mano sulla mia piccola figa facendomi sentire tutta la pressione del suo desiderio.
Era, come dire, era come uno schiaffo senza forza, un pulsare che presto esordì il suo effetto: ero un lago, per la prima volta le mie labbra si schiusero sotto la pressione degli umori. Lui spostò leggermente la mano e gli umori colarono sulle mie cosce. Sapeva di avermi ormai in pugno, sapeva quanto ero eccitata, anche se di controvoglia.
Si spostò più centralmente dietro di me e con le mani forti mi cinse i fianchi.
Posò una mano sulla mia schiena e con un gesto lento ma inarrestabile mi costrinse a piegarmi a 90 sulla scrivania.
Le mie mutande erano scese, la gonna alzata, avevo in bella vista la mia figa aperta e colante di umori.
Si inginocchiò e iniziò a leccare e a leccare la figa come un assetato. Baciava, mordeva e succhiava le mie labbra. Brividi violenti come fitte salivano dalla figa alla mia schiena e si fermavano sui capezzoli che si indurivano sempre di più.
Mi sentivo come un ascensore con i freni rotti, ormai vinta e completante impreparata a quelle sensazioni del tutto sconosciute.
Avevo pensato, sognato di farmi leccare la figa ma mai di farmela scopare, ma ora non vedevo l’ora che mi prendesse. Sapevo che non avrei nemmeno provato dolore. Ero completamente abbandonata all’eccitazione.
Feci un salto quando la sua lingua mi stimolò l’ano. Lo feci ancora più grande quando sentì qualcosa di caldo e grosso che si poggiava sulle natiche. Immaginai subito che si trattasse di un cazzo. Un vero cazzo d’uomo. Duro. Caldo, non come quelli dei miei amichetti. Sapevo che quello era più grosso e nodoso.
Nonostante la vergogna e la paura avrei desiderato di vederlo, vedere quel muscolo, quella verga che avevo tanto sognato durante le mie masturbazioni. Ma mi vergognavo. Quindi rimanevo così, ferma con quel cazzone sul culo e le braccia che si avvicinavano alle tette per massaggiare i capezzoli duri.
Mi aspettavo che il cazzone sarebbe entrato da un momento all’altro ma invece il Signor Luca poggiò solo la cappella sulle mie labbra, facendomi sobbalzare. Ma ora non mi potevo sottrarre, orami lo volevo anche io quel cazzone.
Ero terrorizzata, sentivo la cappella premere sulle labbra e pensavo che mi avrebbe spaccato all’improvviso e invece nulla, niente, lui rimaneva lì fermo. Faceva delle quasi impercettibili pressioni.
Sentivo e percepivo a meraviglia le pulsazioni del cazzo e, se prima temevo che mi sfondasse, ora cominciavo a fremere di desiderio, non vedevo l’ora che mi scopasse.
Volevo finalmente assaggiare quel cazzone e qualsiasi costo e solo la vergogna mi impediva di girarmi per accoglierlo subito tra le mie labbra e succhiarlo, baciarlo leccarlo tutto.
Da vero intenditore, quando percepì che la mia fighetta si era rilassata ed era pronta a ricevere il cazzo con un gesto rapido ed esperto fece scivolare il glande dentro fermandosi appena mi dopo avermi sverginata.
Sentii un violento dolore che però divenne quasi subito piacere. Lui restò fermo, immobile fino a quando io non persi la forza di contrarre i muscoli e la mia giovane ed affamati figa capitolasse sotto il suo cazzo. Solo allora, piano piano cominciò a scoparmi. Metodicamente. Profondamente. Ogni tanto si fermava tutto dentro e spingeva con tutta la sua forza come se cercasse una penetrazione ancora più profonda.
Iniziò così un eccitante gioco.
Capì di provare il culmine del piacere nell’attimo della dilatazione vaginale e quindi ogni tre quattro botte fingevo di allontanarmi così lui doveva spingere ancora e farmi godere.
Il bruciore faceva parte del gioco e, in fondo avevo accettato volentieri di prenderlo tutto in figa.
Quando poi mi prese e mi stese su letto capì che non avevo scampo e così mi abbandonai completamente a lui. Tenevo le gambe strette per rendere più stretta la mia figa e poter stringere di più il cazzo del Signor Luca.
Ero stanca. Stanca di prenderlo ripetutamente, dato che ora scivolava dentro tranquillamente a qualsiasi velocità.
Ero talmente annebbiata dall’eccitazione che volevo solo che mi sborrasse dentro.
Dopo poco lo sentì irrigidirsi, il respiro ansante il cazzo che pulsava. Poi sentì una calda esplosione dentro di me e per la prima volta, in modo e maniera del tutto inaspettata ero stata riempita da un uomo.
Lui mi baciò e io ricambiai. Poi mi disse con voce calda Sei stata fantastica Francesca, ora però vai che devi finire di apparecchiare. Nel cassetto c’è una pomata, prendila pure.”
Quando Francesca finì il racconto quelle che si trovò davanti era surreale: Sandro accanto a lei si stava masturbando mentre Roby aveva una mano sulla schiena di Laura che, con il corpo proiettato in avanti agevolava le sue carezze sempre più vicine alla sua figa. Si voltò verso Roby, poi si guardò in mezzo alle gambe. Il solo pensiero di quello che aveva raccontato l’aveva fatta bagnare all’inverosimile. Gli umori avevano bagnato i pantaloni.
Sandro interruppe la sega e tolse dolcemente i pantaloni alla ragazza e iniziò a leccarle la figa. Roby intanto aveva infilato un dito nella figa della ragazza che stava ansimando.
Le due coppie iniziarono una scopata con i fiocchi. Tutti eccitati dalla storia di Francesca resero il terrazzo scena si due stupende scopate. Le ragazze, entrambe bagnatissime si facevano scopare in ogni modo, figa, culo, bocca. Quando i ragazzi arrivarono all’apice scaricarono fiumi di sborra nelle bocche delle loro ragazze. Quando tutti si furono ripresi si guardarono e si dissero che la sera dopo avrebbero continuato il giro e, tutti più eccitati che mai si spostarono nelle rispettive stanze per i round successivi.
CONTINUA…
Prima di rientrare a casa i due ragazzi mangiarono un enorme gelato. Quella fu anche la loro cena.
Le ragazze invece si svegliarono parecchio tardi. Era passato mezzogiorno da un pezzo quando Laura armata di telo e coperta da un minuscolo costume andò in terrazza a prendere il sole. Francesca titubante la raggiunse poco dopo. Non si sorprese di trovare l’amica nuda. Le si stese affianco e senza problemi si spogliò anche lei.
Si misero a chiacchierare allegramente poi Francesca le disse:” Senti Laura, per quanto riguarda la vicenda di Roby, mi sento molto a disagio. Mi dispiace essere stata la causa del litigio. Ho già le valige pronte. Pensavo di andarmene in mattinata, ma ieri notte Sandro mi ha sfondata. Tu cosa ne pensi?” Laura fu scioccata da ciò che l’amica le aveva detto e tranquillamente rispose: “So che tu non hai colpe, non ci posso fare nulla se Roby sogna di scoparti. È un problema suo. Per quanto mi riguarda non avrei problemi se tu rimanessi, anzi mi dispiacerebbe proprio se te ne andassi. ” Francesca fu sorpresa dalla risposta dell’amica e ridendo disse che sarebbe rimasta.
Archiviata la faccenda, da buone amiche pettegolarono tutto il pomeriggio. Discussero a lungo sulle maestose doti e abilità di Sandro. Si raccontarono le rispettive scopate e da buone amiche complici si baciarono e si donarono piacere l’un l’altra sia con le mani sia con le lingue.
Quando furono soddisfatte scesero e rimanendo nude fecero un leggero pasto.
Il pomeriggio passò tranquillo, ormai le ragazze erano in pace e non avvertivano per nulla l’assenza dei ragazzi.
Poco prima che i ragazzi tornassero le due amiche si fecero una doccia assieme, con tanto di orgasmi e poi si vestirono e si misero a chiacchierare sul dondolo in terrazza, sfruttando il venticello fresco.
Quando tornarono i ragazzi rimasero tutti in terrazza. Il fresco della sera era fantastico dopo la calura del giorno.
Fu Sandro ad accendere la serata dicendo in tono scherzoso: “Dai ragazzi perché non ci confessiamo…?”
Roby sbiancando gli chiese che cosa avrebbero dovuto dovuto confessare. Sandro lanciò un’occhiata a Francesca disse:” Mi è sembrato di capire che questa vacanza è stata definita dal sesso, siete d’accordo?” tutti annuirono “Quindi perché non ci confessiamo qualcosa di intimo? Qualcosa che abbiamo sempre tenuto in segreto…” “Continua, cosa vorresti dire…” chiese Roby. Le ragazze ascoltavano senza pronunciarsi.
Sandro aggiunse:” Che ne so, per esempio, a turno ci raccontiamo l’esperienza sessuale più stravolgente mai vissuta…”
“Manco morta!” esclamò Laura, “Ma figurati…” aggiunse Francesca. Roby invece sembrava assolutamente preso dalla proposta di Sandro e tutto grintoso disse: “Ma perché no ragazza? Dai! Infondo siamo stati tutti così complici… Tutti ci siamo visti nudi e penso che tutti abbiano fatto pensieri sugli altri, negate?” nessuno rispose, tutti abbassarono lo sguardo “Facciamo il sorteggio e stabiliamo che comincia a confessare, ok?”
“Ok, va bene” disse Francesca “Però inizia Sandro, sono veramente curiosa di sapere cosa ha da confessare se propone questa cosa” “No no ora parte Roby, sono curiosa di sapere ciò che nasconde…”
“Niente di tutto ciò” aggiunse Sandro con voce ferma “Facciamo il sorteggio per chi inizia”
Si tolse dalla tasca quattro fiammiferi e ne spezzò uno. Li strinse in pugno nascondendo l’estremità rotta e li porse agli altri. Chi avrebbe tolto dal pugno quello spezzato avrebbe iniziato.
Tutti furono d’accordo.
L’atmosfera sul terrazzo era diventata dannatamente eccitante.
Laura fu la prima, estrasse un fiammifero intero e fece un sospiro di sollievo. La stessa cosa accede a Roby. Francesca era tesa, non voleva essere la prima. Chiuse gli occhi e prese un fiammifero a caso.
Aprì gli occhi e quasi le gambe le cedettero.
Era spezzato.
“Ok, ti ascoltiamo Francesca” disse Sandro
“No, aspettate…Mica è cosa da poco… Non sono così navigata come pensate, sono alle prime armi. Quasi.”
Gli altri commentarono le sue parole con delle risa, cosa che fece imbarazzare ancora di più la ragazza.
Francesca si mordicchiava le labbra insicura su cosa raccontare, poi esordì: “Potrei raccontare del mio primo bacio o della prima volta che mi bagnai vedendo un ragazzo masturbarsi davanti a me…” “Se queste sono le cose più stravolgenti della tua vita sessuale vai pure. Ma credo che tu abbia qualcosa di meglio da raccontare” disse tranquillo Sandro mentre fissava intensamente la ragazza che ora oltre che essere in imbarazzo iniziava a sentire caldo. Anche gli altri non si contentarono e la incitarono a raccontare qualcosa di particolarmente intima ed unica.
Cadde, improvvisamente, un silenzio che fece salire l’imbarazzo alla ragazza.
“Noi tutti abbiamo vissuto l’ebrezza del primo bacio. Se ho ben capito si tratta di segreti, insomma, di qualcosa…Aspetta come diceva Sandro? Ah sì…Sconvolgente” disse Laura con la voce che era un mix tra eccitato e incuriosito.
Francesca si fece coraggio, fece un paio di lunghi respiri e poi disse con un tono serio e che non permetteva risatine come risposta: “L’anno scorso, durante uno stage in un albergo ho vissuto momenti assai particolari” Si fermò un attimo per calmarsi e raccogliere un po’ più di coraggio. Sapeva che una volta iniziato il racconto sarebbe andata tranquilla, era partire che la imbarazzava, essere la prima.
Intanto Roby si accomodò accanto a Laura sul divanetto a dondolo, Sandro si sedette accanto a Francesca sulla panca.
“Facci partecipi di questa tua esperienza, su!” ribadì con voce roca, quasi sussurrandole nell’orecchio Sandro.
“D’accordo” iniziò la ragazza e poi con voce ferma ribadì “Ma non fate commentino inopportuni e, soprattutto, non ridete dell’allora mia tremenda timidezza, altrimenti potete arrangiarvi da soli”
I tre amici alzarono le loro mani in segno di giuramento e si misero comodi ad ascoltare quello che la ragazza doveva confessare.
“Allora, ero una ragazza un po’ timida, non aperta sul fronte sessuale come ora. Ero comunque curiosa e smaniosa di conoscere e di imparare l’arte dell’ospitalità.
Tenete presente che avevo appena compiuto sedici anni. Fino ad all’ora, ve lo confesso, i miei sogni erotici non erano particolarmente spinti, non aspiravo a più di qualche limone o leccata di figa da parte dei più fighi. Magari nei momenti di massima eccitazione speravo di farli una sega o un pompino. Non pensavo minimante alla penetrazione, ero spaventata dal dolore.
Vero è però che qualche ragazzo più insistente aveva ottenuto in passato una rapida sega o un accenno di pompino. Non mi ero ancora spinta oltre.
Quando arrivai allo stage mi accolse il direttore dell’albero, un giovane ed affascinante uomo, mi aveva ingaggiata, mi avrebbe detto qualche giorno dopo, perché gli trasmettevo tutta la mia voglia di imparare e di fare bene.
In effetti, durante il colloquio, io ascoltavo attentamente e avevo gli occhi fissi su di lui, attenta a non perdermi una parola. A ripensarci bene sembrava che lo stavo mangiando con gli occhi. Penso che fossi così felice di poter avere una possibilità di imparare qualcosa che nuovo che potrei anche essere mi leccata il labbro davanti a lui.
Lo ascoltavo assolutamente interessata. Concentrata su quello che mi spiegava il Signor Luca, inavvertitamente mi toccavo i capelli, mordevo le labbra e smaniavo sulla sedia di fronte alla sua scrivania, non vedevo l’ora di iniziare e di stupirlo.
Probabilmente questo mio comportamento inconscio lo aveva impressionato e magari anche eccitato.
Comunque, la sola idea di avere in qualche modo impressionato il direttore da una parte mi aveva reso più sicura mi me ma dall’altra mi faceva diventare rossa come un peperone.
Non so nemmeno il perché ma durante i primi giorni di lavoro cercavo in tutti i modi di evitare d’incontrarlo: le poche volte che lo incrociavo abbassavo lo sguardo e arrossivo visivamente.
Un giorno, per via della mia inesperienza, avevo fatto cadere per terra un vassoio di porcellana e mentre mi abbassavo per raccogliere i pezzi, me lo vidi spuntare davanti!
Lui notò il mio sguardo colmo di timore e vergogna per l’accaduto.
I suoi occhi scivolavano dal mio viso alla mia bocca, leggermente schiusa, poi scendevano ancora sul seno ed infine fra le mie gambe maldestramente aperte. Non sapete quanta vergona ho provato in quel momento…
Lui sostò con i suoi occhi fra le mie gambe per qualche attimo, poi, senza pronunciarsi, vedendomi imbarazzata e con lo sguardo basso si allontanò.
Notai però, nonostante la mia tenera età, un grande desiderio tra le mie gambe, la mia giovane fighetta si era leggermente aperta lasciando uscire un po’ di umori mentre lui mi fissava in quella posizione.
Oggi direi che mi stava scopando con gli occhi visto che le sue labbra tremavano dalla voglia di baciare ogni parte del mio corpo, specialmente di quella mia giovane fighetta.
Dopo il servizio del pranzo, cominciai ad apparecchiare per la cena.
Tutti erano nervosi, quella cena era un momento importate. Fui presa da un attacco di panico quando non trovai più u menù!
Mi sembrava di averli messi sul tavolo ma non li vedevo più da nessuna parte.
Poco prima mi era sembrato di aver visto il direttore sfogliarli…
Magari gli aveva presi lui. Decisi di salire in camera sua per chiederglielo, mentre salivo le scale mi sentivo sempre più a disagio.”
“Finalmeteeeeee… dai, adesso sembra che le cose di facciano più interessanti!” esclamò Sandro.
Francesca si girò e li lanciò uno sguardo serio “Avevo chiesto di non essere interrotta! Non fare commenti!”
Gli altri due con gli sguardi le fecero capire che l’appoggiavano.
“La porta della camera del Signor Luca si aprì lentamente. Lui mi accolse con un sorriso sulle labbra chiedendomi di cosa avevo bisogno.
Mi scusi Signor Luca, ma non trovo più i menù, non è che per caso gli ha presi lei?
Mi fece segno di entrare. Vestiva solo di un pantalone della tuta. Il petto era nudo. Spalle larghe e ventre assolutamente piatto.
Un brivido mi percorse il corpo per spegnersi tra le mie cosce. La figa si stava svegliando. Provai vergona a sentirmi così attratta da quell’uomo, che per me in realtà non era nulla se non un perfetto sconosciuto.
E poi aveva forse il doppio dei miei anni!
Forse sono sulla scrivania accanto alla lista degli ospiti, mi disse con calme.
Sentì poi il suo odore di maschio. Fui avvolta da qualcosa che accarezza l’idea di timore o paura mista ad eccitazione.
Cosa vuoi che succeda, meglio che mi sbrighi. Ora scendo e prendo i menù e finisco di apparecchiare, dissi tra me e me.
Ma le cose non andarono proprio così.
Ne fui certa non appena avvenne il nostro primo contatto fisico. Il Signor Luca infatti, pose una mano sulla mia spalla, era decisa e ferma. Ebbi ancora un brivido. Un sussurro.
La paura mi bloccava mente lui con fare sicuro e voce seducente mi diceva che era molto contento dei miei progressi.
Avevo le mani lungo i fianchi e cercavo inutilmente di lisciarmi la maglietta, non riuscivo a muovermi,
Non starai ancora pensando al vassoio, vero? Succede, vedrai, col tempo imparerai ne sono più che sicuro. In effetti sei qui per imparare, no? Disse lui mentre la sua mano scorreva lungo la mia schiena.
Mi tremava il ventre e temevo che le mie gambe, prima o poi, avrebbero ceduto.
Volvevo ribattere, dire qualcosa, scusarmi ancora, promettere di fare meglio, ma non una parola riuscì ad uscire dalle mie labbra.
Ero vicina alla scrivania quando sentì le sue mani virili posarsi sulle mie mani.
Serravo le cosce, cercavo di contenere l’eccitazione che come un uragano si stava impadronendo della mia mente e del mio corpo.
Mi cingeva le spalle con mano e con l’altra il bacino.
Trasalì sentendo la sua mano calda così vicina, così vicina alla mia intimità.
La prego Signor Luca, non ho mai fatto queste cose. La prego… dissi con una voce che all’epoca mi sembrava seria ma ora penso che risultasse più come un gemito che fece trasparire la mia eccitazione.
Lui mi fece piegare leggermente sulla scrivania e mi sussurrò all’orecchio Hai un corpicino stupendo.
In quel momento capì di non avere scampo ed ebbi veramente paura.
Non riuscivo ad urlare per il terrore che mi bloccava e poi sapevo che nessuno mi avrebbe sentito.
Lui intanto mi toccava con mani esperte, mi cingeva i fianchi. Non mi girò né cercò di baciarmi.
Confesso, in quel momento, anche se terrorizzata avrei voluto che mi mettesse la sua lingua in bocca.
Lui invece si avvinò alle spalle e mi mordicchiò il collo. Le sue labbra erano carnose ed umide.
Mi teneva ferma. Ferma e basta. Le sue mani non si fermavano e navigavano sul mio corpo.
Fu rapido ad aprirsi un varco sotto la gonna. Trovò subito le mutandine con una mano e con l’altra arrivò alle mie tettine acerbe.
Il Signor Luca muoveva con maestria le mani, sembrava non le poggiasse mai, ma allo stesso tempo sembrava che mi tenesse bloccata, in piedi, leggermente protesa in avanti. Sembrava che aspettasse il momento opportuno per procedere con quel maledetto e seducente gioco.
Cominciai a cedere alle sue carezze tremendamente eccitanti. Lui da maschio maturo avvertì il mio abbandono e sapientemente mi sfilò gli slip già bagnati dalla mia grande eccitazione. Con la mano aperta si impadronì della mia figa accoppandola con foga.
Sentii un calore meraviglio mai provato, era una sensazione forte. Una scossa scorrermi tra le grandi labbra e spegnersi nel clitoride.
Mai una mano estranea alle mie era stata così presente sulla mia giovane fighetta.
Lui intanto continuava a premere con la mano intera trasmettendomi un forte senso di devastante calore.
Premeva e lasciava, premeva e lasciava quella dannata mano sulla mia piccola figa facendomi sentire tutta la pressione del suo desiderio.
Era, come dire, era come uno schiaffo senza forza, un pulsare che presto esordì il suo effetto: ero un lago, per la prima volta le mie labbra si schiusero sotto la pressione degli umori. Lui spostò leggermente la mano e gli umori colarono sulle mie cosce. Sapeva di avermi ormai in pugno, sapeva quanto ero eccitata, anche se di controvoglia.
Si spostò più centralmente dietro di me e con le mani forti mi cinse i fianchi.
Posò una mano sulla mia schiena e con un gesto lento ma inarrestabile mi costrinse a piegarmi a 90 sulla scrivania.
Le mie mutande erano scese, la gonna alzata, avevo in bella vista la mia figa aperta e colante di umori.
Si inginocchiò e iniziò a leccare e a leccare la figa come un assetato. Baciava, mordeva e succhiava le mie labbra. Brividi violenti come fitte salivano dalla figa alla mia schiena e si fermavano sui capezzoli che si indurivano sempre di più.
Mi sentivo come un ascensore con i freni rotti, ormai vinta e completante impreparata a quelle sensazioni del tutto sconosciute.
Avevo pensato, sognato di farmi leccare la figa ma mai di farmela scopare, ma ora non vedevo l’ora che mi prendesse. Sapevo che non avrei nemmeno provato dolore. Ero completamente abbandonata all’eccitazione.
Feci un salto quando la sua lingua mi stimolò l’ano. Lo feci ancora più grande quando sentì qualcosa di caldo e grosso che si poggiava sulle natiche. Immaginai subito che si trattasse di un cazzo. Un vero cazzo d’uomo. Duro. Caldo, non come quelli dei miei amichetti. Sapevo che quello era più grosso e nodoso.
Nonostante la vergogna e la paura avrei desiderato di vederlo, vedere quel muscolo, quella verga che avevo tanto sognato durante le mie masturbazioni. Ma mi vergognavo. Quindi rimanevo così, ferma con quel cazzone sul culo e le braccia che si avvicinavano alle tette per massaggiare i capezzoli duri.
Mi aspettavo che il cazzone sarebbe entrato da un momento all’altro ma invece il Signor Luca poggiò solo la cappella sulle mie labbra, facendomi sobbalzare. Ma ora non mi potevo sottrarre, orami lo volevo anche io quel cazzone.
Ero terrorizzata, sentivo la cappella premere sulle labbra e pensavo che mi avrebbe spaccato all’improvviso e invece nulla, niente, lui rimaneva lì fermo. Faceva delle quasi impercettibili pressioni.
Sentivo e percepivo a meraviglia le pulsazioni del cazzo e, se prima temevo che mi sfondasse, ora cominciavo a fremere di desiderio, non vedevo l’ora che mi scopasse.
Volevo finalmente assaggiare quel cazzone e qualsiasi costo e solo la vergogna mi impediva di girarmi per accoglierlo subito tra le mie labbra e succhiarlo, baciarlo leccarlo tutto.
Da vero intenditore, quando percepì che la mia fighetta si era rilassata ed era pronta a ricevere il cazzo con un gesto rapido ed esperto fece scivolare il glande dentro fermandosi appena mi dopo avermi sverginata.
Sentii un violento dolore che però divenne quasi subito piacere. Lui restò fermo, immobile fino a quando io non persi la forza di contrarre i muscoli e la mia giovane ed affamati figa capitolasse sotto il suo cazzo. Solo allora, piano piano cominciò a scoparmi. Metodicamente. Profondamente. Ogni tanto si fermava tutto dentro e spingeva con tutta la sua forza come se cercasse una penetrazione ancora più profonda.
Iniziò così un eccitante gioco.
Capì di provare il culmine del piacere nell’attimo della dilatazione vaginale e quindi ogni tre quattro botte fingevo di allontanarmi così lui doveva spingere ancora e farmi godere.
Il bruciore faceva parte del gioco e, in fondo avevo accettato volentieri di prenderlo tutto in figa.
Quando poi mi prese e mi stese su letto capì che non avevo scampo e così mi abbandonai completamente a lui. Tenevo le gambe strette per rendere più stretta la mia figa e poter stringere di più il cazzo del Signor Luca.
Ero stanca. Stanca di prenderlo ripetutamente, dato che ora scivolava dentro tranquillamente a qualsiasi velocità.
Ero talmente annebbiata dall’eccitazione che volevo solo che mi sborrasse dentro.
Dopo poco lo sentì irrigidirsi, il respiro ansante il cazzo che pulsava. Poi sentì una calda esplosione dentro di me e per la prima volta, in modo e maniera del tutto inaspettata ero stata riempita da un uomo.
Lui mi baciò e io ricambiai. Poi mi disse con voce calda Sei stata fantastica Francesca, ora però vai che devi finire di apparecchiare. Nel cassetto c’è una pomata, prendila pure.”
Quando Francesca finì il racconto quelle che si trovò davanti era surreale: Sandro accanto a lei si stava masturbando mentre Roby aveva una mano sulla schiena di Laura che, con il corpo proiettato in avanti agevolava le sue carezze sempre più vicine alla sua figa. Si voltò verso Roby, poi si guardò in mezzo alle gambe. Il solo pensiero di quello che aveva raccontato l’aveva fatta bagnare all’inverosimile. Gli umori avevano bagnato i pantaloni.
Sandro interruppe la sega e tolse dolcemente i pantaloni alla ragazza e iniziò a leccarle la figa. Roby intanto aveva infilato un dito nella figa della ragazza che stava ansimando.
Le due coppie iniziarono una scopata con i fiocchi. Tutti eccitati dalla storia di Francesca resero il terrazzo scena si due stupende scopate. Le ragazze, entrambe bagnatissime si facevano scopare in ogni modo, figa, culo, bocca. Quando i ragazzi arrivarono all’apice scaricarono fiumi di sborra nelle bocche delle loro ragazze. Quando tutti si furono ripresi si guardarono e si dissero che la sera dopo avrebbero continuato il giro e, tutti più eccitati che mai si spostarono nelle rispettive stanze per i round successivi.
CONTINUA…
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