Hot Siblings Story CAP 2
di
Ti Tento Io
genere
incesti
Dopo quel meraviglioso pomeriggio eravamo legati da qualcosa che andava oltre l’essere fratelli. Ma ora, visto il sito e ciò che i lettori cercano facciamo un salto avanti. Salteremo tutta l’infanzia (stiamo cercando un sito/blog/altro posto in cui poter raccontare quel periodo. Se avete idee scrivetele nei commenti. NON VOGLIAMO MANDARE I RACCONTI VIA MAIL A SINGOLE PERSONE PERCHÉ’ ANCHE NOI ABBIAMO UNA VITA E NON POSSIAMO STARE TUTTO IL GIORNO A CONTROLLARE LA MAIL) e passeremo all’adolescenza. Sappiate solo che fino alla seconda media la situazione era abbastanza tranquilla ma con l’avanzare degli ormoni e lo sviluppo sessuale la cosa è diventata parecchio complicata e abbiamo più volte rischiato di farci scoprire o peggio. Ma ora passiamo al racconto.
Fin dalle elementari io (Ilaria) e Matteo nonostante avessimo un anno di differenza eravamo in classe assieme. Nostra madre non poteva stare a casa un altro anno con Matteo quindi decise di farli fare la primina.
Arrivati alle medie io (Ilaria) e Matteo eravamo ancora in classe assieme e fedeli ed inseparabili compagni di banco. Quel mercoledì penso che non lo scorderemo mai. La professoressa arrivò e ci comunicò che durante quell’ora avremmo fatto la conoscenza di una signora che ci avrebbe spiegato “le cose che fanno i grandi”. Iniziò così il percorso di educazione sessuale. Fu quello che rafforzò il nostro rapporto e ci portò a superare ogni limite. Durante la prima ora la signora fece una rapida descrizione degli organi genitali ovviamente l’atmosfera era tesa, imbarazzata e piena di risatine. La signora non si scoraggiò e continuò ad illustrarci le parti del pene e della vagina con tavole anatomiche. Io e mia sorella eravamo meno imbarazzati di altri poiché conoscevamo fin da piccoli l’aspetto dei genitali. Dopo la descrizione abbastanza frettolosa la signora passò ai metodi contraccettivi per poi lasciarci 10 minuti per delle domande, fatte in modo anonimo tramite bigliettini. Il momento delle domande fu inizialmente molto imbarazzante ma poi divenne per noi un momento fondamentale. Le prime furono domande stupide ma poi ne arrivò una riguardante i porno. Matteo ovviamente già li guardava in segreto e io sapevo cosa fossero ma sinceramente l’idea non mi attirava (ora sono cambiata e mi vergogno un po’ quando ripenso al fatto che mi facessero schifo) e addirittura mi faceva senso. Tornati a casa parlammo con Anna della lezione di educazione sessuale e così lei ci disse che eravamo molto fortunati perché lei l’anno prima non l’aveva fatta e durante quell’anno i prof non volevano perdere tempo per la preparazione all’esame e che noi dovevamo imparare il più possibile. Così nel pomeriggio abbiamo iniziato a confrontarci con lei riguardo le parti degli organi genitali con tanto di osservazione dal vivo. Eravamo tutti e tre nudi e cercavamo di trovare le parti indicate dalle tavole anatomiche.
Le lezioni si susseguirono e verso la metà di maggio si iniziò a parlare dei rapporti sessuali e di come questi avvenivano. Durante quella lezione era più imbarazzata la professoressa di noi. Al termine della lezione le domande furono parecchie e una colse particolarmente me e mia sorella: un nostro compagno di classe chiese se era normale voler fare sesso con la propria cugina. Sia la prof sia l’esperta rimasero basite da tale domanda. Ci dissero che nella prossima lezione avremmo approfondito tale argomento. Quel pomeriggio noi tre ne parlammo a lungo, e così iniziammo a ripensare a ciò che avevamo fatto durante l’infanzia e ci preoccupammo un po’. Attendemmo con ansia la lezione successiva nella quale ci fu spiegato a grandi linee l’incesto. Io e mia sorella ci guardammo: l’esperta diceva che ciò era sbagliato, che ciò poteva distruggere le relazioni interfamiliari e che sarebbe stato mal visto dai più. Noi però la pensavamo diversamente: noi ci sentivamo più uniti, più complici. Certamente ancora non si poteva definire praticamente incesto però eravamo molto vicini alla definizione che l’esperta ci aveva dato. Questa paura fece si che nel pomeriggio ne parlassimo con Anna. Lei ci disse di stare tranquilli, di non preoccuparci, confermò che noi eravamo più uniti di prima però ci disse che su una cosa l’esperta aveva ragione: questa cosa sarebbe stata mal vista da molte persone, era quindi bene non farlo sapere a nessuno. Questo non fu un problema, eravamo abituati a conoscere i segreti degli altri e a non confidarli, uno in più o in meno non ci sembrava una cosa impossibile da sostenere.
Finì l’anno scolastico e iniziò l’estate. Anna fu veramente felice di raggiungerci alla casa al mare dopo la fine dei suoi esami. Eravamo in questa villetta presa in affitto in una città costiera ed essendo la casa praticamente sul mare i nostri genitori iniziarono a lasciarci più liberi anche in vista dell’inizio del liceo che secondo loro doveva coincidere con una maggiore indipendenza e responsabilità. Infatti trovano appunto una villetta bifamiliare, con due appartamenti separati in tutto e per tutto: uno per noi tre e uno per loro. C’era una sola regola: i pasti si facevano assieme nell’ampio giardino, per il resto eravamo praticamente liberi di fare di tutto tranne la notte, massimo all’una bisognava fare silenzio.
Questa libertà ci fece molto bene. Eravamo liberi di fare quello che volevamo. E questa libertà ci costò caro.
Ovviamente ci dividemmo per la notte: io e Anna in una stanza Matteo nell’altra. Ci sembrava la cosa migliore ma fin da subito ci rendemmo conto di non poterci dividere così portammo il letto singolo di Matteo nella nostra camera per poter stare sempre assieme, come nostra abitudine.
Durante l’estate vedevamo in spiaggia coppiette di fidanzatini che si baciavano e noi ci domandavamo spesso se poi, la notte facessero sesso, eravamo veramente curiosi.
Dopo un paio di settimane dall’arrivo Matteo salì in casa presto, era nervoso, non trovava pace così ci disse che sarebbe andato a farsi una doccia. Solo dopo capimmo il vero motivo: aveva le palle piene da due settimane, essendo sempre assieme non era mai riuscito a segarsi cosa che a casa risultava più facile essendo sia io sia Anna occupate con lo sport. Quando io e mia sorella rincasammo lo trovammo steso sul divano con il cazzo moscio e sgocciolante di sborra. Si era addormentato dopo l’intensa sega.
Rimanemmo meravigliate e capimmo che dovevamo dare più spazio a nostro fratello.
Da quella decisione le cose presero una strada inaspettata: saremmo entrati in un vortice che ci trattiene tutt’ora e che noi non siamo per nulla intenzionati ad abbandonare.
Baci
Ilaria Matteo Anna.
Fin dalle elementari io (Ilaria) e Matteo nonostante avessimo un anno di differenza eravamo in classe assieme. Nostra madre non poteva stare a casa un altro anno con Matteo quindi decise di farli fare la primina.
Arrivati alle medie io (Ilaria) e Matteo eravamo ancora in classe assieme e fedeli ed inseparabili compagni di banco. Quel mercoledì penso che non lo scorderemo mai. La professoressa arrivò e ci comunicò che durante quell’ora avremmo fatto la conoscenza di una signora che ci avrebbe spiegato “le cose che fanno i grandi”. Iniziò così il percorso di educazione sessuale. Fu quello che rafforzò il nostro rapporto e ci portò a superare ogni limite. Durante la prima ora la signora fece una rapida descrizione degli organi genitali ovviamente l’atmosfera era tesa, imbarazzata e piena di risatine. La signora non si scoraggiò e continuò ad illustrarci le parti del pene e della vagina con tavole anatomiche. Io e mia sorella eravamo meno imbarazzati di altri poiché conoscevamo fin da piccoli l’aspetto dei genitali. Dopo la descrizione abbastanza frettolosa la signora passò ai metodi contraccettivi per poi lasciarci 10 minuti per delle domande, fatte in modo anonimo tramite bigliettini. Il momento delle domande fu inizialmente molto imbarazzante ma poi divenne per noi un momento fondamentale. Le prime furono domande stupide ma poi ne arrivò una riguardante i porno. Matteo ovviamente già li guardava in segreto e io sapevo cosa fossero ma sinceramente l’idea non mi attirava (ora sono cambiata e mi vergogno un po’ quando ripenso al fatto che mi facessero schifo) e addirittura mi faceva senso. Tornati a casa parlammo con Anna della lezione di educazione sessuale e così lei ci disse che eravamo molto fortunati perché lei l’anno prima non l’aveva fatta e durante quell’anno i prof non volevano perdere tempo per la preparazione all’esame e che noi dovevamo imparare il più possibile. Così nel pomeriggio abbiamo iniziato a confrontarci con lei riguardo le parti degli organi genitali con tanto di osservazione dal vivo. Eravamo tutti e tre nudi e cercavamo di trovare le parti indicate dalle tavole anatomiche.
Le lezioni si susseguirono e verso la metà di maggio si iniziò a parlare dei rapporti sessuali e di come questi avvenivano. Durante quella lezione era più imbarazzata la professoressa di noi. Al termine della lezione le domande furono parecchie e una colse particolarmente me e mia sorella: un nostro compagno di classe chiese se era normale voler fare sesso con la propria cugina. Sia la prof sia l’esperta rimasero basite da tale domanda. Ci dissero che nella prossima lezione avremmo approfondito tale argomento. Quel pomeriggio noi tre ne parlammo a lungo, e così iniziammo a ripensare a ciò che avevamo fatto durante l’infanzia e ci preoccupammo un po’. Attendemmo con ansia la lezione successiva nella quale ci fu spiegato a grandi linee l’incesto. Io e mia sorella ci guardammo: l’esperta diceva che ciò era sbagliato, che ciò poteva distruggere le relazioni interfamiliari e che sarebbe stato mal visto dai più. Noi però la pensavamo diversamente: noi ci sentivamo più uniti, più complici. Certamente ancora non si poteva definire praticamente incesto però eravamo molto vicini alla definizione che l’esperta ci aveva dato. Questa paura fece si che nel pomeriggio ne parlassimo con Anna. Lei ci disse di stare tranquilli, di non preoccuparci, confermò che noi eravamo più uniti di prima però ci disse che su una cosa l’esperta aveva ragione: questa cosa sarebbe stata mal vista da molte persone, era quindi bene non farlo sapere a nessuno. Questo non fu un problema, eravamo abituati a conoscere i segreti degli altri e a non confidarli, uno in più o in meno non ci sembrava una cosa impossibile da sostenere.
Finì l’anno scolastico e iniziò l’estate. Anna fu veramente felice di raggiungerci alla casa al mare dopo la fine dei suoi esami. Eravamo in questa villetta presa in affitto in una città costiera ed essendo la casa praticamente sul mare i nostri genitori iniziarono a lasciarci più liberi anche in vista dell’inizio del liceo che secondo loro doveva coincidere con una maggiore indipendenza e responsabilità. Infatti trovano appunto una villetta bifamiliare, con due appartamenti separati in tutto e per tutto: uno per noi tre e uno per loro. C’era una sola regola: i pasti si facevano assieme nell’ampio giardino, per il resto eravamo praticamente liberi di fare di tutto tranne la notte, massimo all’una bisognava fare silenzio.
Questa libertà ci fece molto bene. Eravamo liberi di fare quello che volevamo. E questa libertà ci costò caro.
Ovviamente ci dividemmo per la notte: io e Anna in una stanza Matteo nell’altra. Ci sembrava la cosa migliore ma fin da subito ci rendemmo conto di non poterci dividere così portammo il letto singolo di Matteo nella nostra camera per poter stare sempre assieme, come nostra abitudine.
Durante l’estate vedevamo in spiaggia coppiette di fidanzatini che si baciavano e noi ci domandavamo spesso se poi, la notte facessero sesso, eravamo veramente curiosi.
Dopo un paio di settimane dall’arrivo Matteo salì in casa presto, era nervoso, non trovava pace così ci disse che sarebbe andato a farsi una doccia. Solo dopo capimmo il vero motivo: aveva le palle piene da due settimane, essendo sempre assieme non era mai riuscito a segarsi cosa che a casa risultava più facile essendo sia io sia Anna occupate con lo sport. Quando io e mia sorella rincasammo lo trovammo steso sul divano con il cazzo moscio e sgocciolante di sborra. Si era addormentato dopo l’intensa sega.
Rimanemmo meravigliate e capimmo che dovevamo dare più spazio a nostro fratello.
Da quella decisione le cose presero una strada inaspettata: saremmo entrati in un vortice che ci trattiene tutt’ora e che noi non siamo per nulla intenzionati ad abbandonare.
Baci
Ilaria Matteo Anna.
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