Voglia d'amare 2
di
Biancaneve
genere
incesti
Sono una donna divorziata da ben sei anni. Sono una bella donna che suscita desideri proibiti negli uomini. Ho un corpo stupendo e ne sono innamorata. Mio figlio dice che sono un miscuglio di Giunone,Minerva e Venere. Sì, ho un figlio di 19 anni che vive con me. Un anno fa la notte in cui superò gli esami di maturità tentò di violentarmi. Fui sul punto di mandarlo via da casa. Gli domandai cosa lo avesse spinto. Mi rispose che mi amava; che vedeva in me la donna dei suoi sogni e che vedendomi seminuda: culo e figa scoperti,non aveva resistito. Ma quale uomo a fronte di un sì meraviglioso spettacolo avrebbe resistito? Il fatto che mio figlio abbia tentato di violentarmi ha messo in crisi il mio equilibrio mentale. Per un anno circa non ci siamo parlati. Ho trascorso un anno d’inferno. Mi sono chiesta dove avessi sbagliato. Poi ho cominciato a pensare che non avevo commesso nessun errore. Il mio cucciolo era cresciuto. Era diventato un uomo. Non l’ho più visto come il prodotto uscito dal mio ventre, ma l’ho visto come uomo ed in quanto tale ho cominciato a desiderarlo. Me ne innamorai. Oggi è qui, disteso nudo al mio fianco e nello stesso letto. Non mia ha violentata; mi sono concessa; mi ha posseduta; mi sono lasciata chiavare. Ha depositato nel mio ventre il frutto del suo piacere. Gli ho promesso che gli avrei insegnato l’arte di amare. Mi sollevo e mi metto seduta poggiando il culo sulle mie gambe.
“Prima di ogni cosa voglio vedere come sei fatto. Girati e mettiti disteso sulla schiena.”
Mio figlio esegue. Le mie grosse mammelle si ergono imperiose davanti ai suoi occhi. Sono due magnifici globi. Sono sode. Le mie zizze sono una parte del mio corpo che amo di più. È incantato dalla bellezza delle mie tette. I suoi occhi sono pieni di libidine. Gli ho permesso di toccarle e sono sicura che vuole succhiarmele. Peccato che non ho latte; mi piacerebbe allattarlo cosi come ho fatto quando era un piccolissimo e tenerissimo cucciolo d’uomo. Faccio scorrere gli occhi sul suo corpo.
“Dio, come sei bello. Sembri un guerriero spartano. Ho saputo impastarti bene. È molto tempo che non ti vedo nudo. L’ultima volta è stato quando avevi 10 anni.”
Ma nel mio vagare visivo è un’altra la cosa che cerco. Finalmente lo vedo. Un bel salsicciotto di carne poggiato su una sua coscia. È molle. Sembra stia dormendo. È la giusta posizione che un cazzo assume dopo aver sostenuto un duello con una bella passera qual è la mia vagina. Un duello che non ha spento il fuoco che pervade il mio ventre. Alla base del rotolo di carne vi è attaccata una scura sacca. È lo scroto dove sono tenuti i suoi grossi testicoli. Tra le palline e la base del piolo fa da corona un folto cespuglio di peli. Quel grosso muscolo allentato è come un magnete. Lentamente fletto il busto in avanti e avvicino la testa all’oggetto della mia bramosia. La mia bocca è sulla cima del muscolo. Lo bacio. A contatto con le mie labbra il fallo ha un sussulto. Continuo a baciarlo. Sta svegliandosi. Il torpore lo abbandona. Apro la bocca e lo circondo con le labbra. La mia lingua lo stuzzica. Lo sento crescere nella mia bocca. Si indurisce. Mi riempie la bocca. Lo ricaccio fuori. Lo guardo. Non ho mai visto un cazzo cosi grosso e bello. Nemmeno suo padre lo aveva così. Lo lecco. Faccio scorrere la mia lingua partendo dall’alto verso il basso e viceversa non disdegnando di solleticare con la punta i suoi gonfi testicoli. Mio figlio geme e mugola. È da quando ho divorziato da suo padre che un cazzo non mi riempie la bocca. È giunto il momento di ricominciare. Gli farò un pompino che difficilmente scorderà. La mia lingua spazia su tutta la superficie di quel stupendo cazzo. Mi fermo a leccargli il frenulo. Faccio roteare la lingua sulla parte più sensibile: il glande. Sento le sue mani stringermi la testa e bloccarla. Un ululato mi dice che vuole godere.
“Eh, no. Non è il momento di venire.”
Circondo i testicoli con la mano e li strizzo. Il suo ululato si trasforma in un grido di dolore. La mia bocca ritorna ad ospitarlo. La lingua continua a solleticargli il grosso glande. Lentamente comincio a mungerlo con le labbra. Ritraggo la testa facendo in modo che l’asta di carne esca dalla mia bocca e prima che fuoriesca del tutto mi precipito a farlo scivolare nel cavo orale fino a farmi toccare l’ugola con la sommità del glande. Sto succhiando il cazzo di mio figlio. Al solo pensarlo mi eccito. La mia figa sta ululando. Senza smettere di mungerlo mi distendo sul suo corpo, allargo le cosce e le posiziono intorno alla sua testa. Gli sbatto la figa sulla faccia. Una esclamazione di meraviglia gli esce dalla bocca.
“Mamma, è bellissima. Non ho mai vista una figa bella come la tua. La natura si è divertita a disegnarla. Altro che le sette meraviglie del mondo. Cosa c’è di più meraviglioso di una pucchiacca come quella di mia madre.”
Parole che mi mandano in brodo di giuggiole. Faccio ondeggiare il bacino in modo da strofinare la mia passera sul suo viso inondandolo dei miei umori. Lui tira fuori la lingua e lappa tutto quello che secerno. Un primo orgasmo mi invade il corpo. Nitrisco e miagolo. Vengo. Riempio la sua bocca delle secrezioni che la vagina espelle. Lo sento deglutire. Il fatto che ingoi i miei liquidi mi eccita ancora di più. Oramai la sua lingua è diventata una spazzola che si è presa cura della mia passera. Le sue labbra hanno circondato le piccole labbra gonfie di desiderio. Prima le titilla con la punta della lingua e poi le succhia. Non lo facevo così bravo. Un altro orgasmo avanza e mi colpisce. Stringo le gambe intorno alla sua testa e vengo rovesciandogli sulla faccia una cascata di umori. Il mio grido di piacere è soffocato dal cazzo che mi riempie la bocca. Intanto lui ha trovato il mio indurito clitoride. Sento la sua lingua muoversi veloce intorno al mio pistolotto. Poi le labbra lo circondano e la suzione ha inizio. Mio figlio mi sta succhiando il clitoride. Mi sta facendo un pompino ed ecco che un altro orgasmo avanza. Si impadronisce del mio corpo; tremo. Smetto di succhiargli il cazzo; mi sollevo e premo la figa contro il suo viso. Con il clitoride gli chiavo la bocca. Lui non smette di succhiarmelo. Questa volta la mia gola, liberata dal suo cazzo, può esprimersi al meglio delle sue potenzialità. Un acuto misto ad un nitrito di giumenta selvaggia rompe il silenzio della casa. E’ un orgasmo devastante quello che mi colpisce. La mia vagina espelle liquidi limacciosi che vanno a riempire la bocca di mio figlio. È il mio sperma. Sto venendo come un uomo. Dio che magnifica sensazione. Mi calmo. È il suo turno di godere, ma non voglio che il suo seme venga disperso. Con una mossa veloce mi giro e porto la mia micina sulla perpendicolare del suo stupendo cazzo. Lentamente avvicino la vagina al suo glande. Ecco, è fra lo spacco. Avanza. Sta entrando nel mio ventre. I miei occhi non smettono di fissare i suoi. Vi leggo il desiderio di possedermi. La penetrazione giunge al suo culmine. Il mio pube e contro il suo pube. ll mio cespuglio di peli si intreccia con il suo. Il suo inquilino ha trovato piena ospitalità nella mio ventre. Il suo grosso glande ha cozzato contro il mio utero. Quando la penetrazione giunge al termine mio figlio emette un lungo ululato.
“Dio, mamma, non credevo fosse così esilarante mettere il mio cazzo nella tua vagina.”
Mi chino in avanti e poggio le mani sul letto. Le mie mammelle si schiacciano contro il suo viso. Strofino i capezzoli sulle sue labbra.
“Su, mio piccolo grande amore, apri la bocca e metti in azione la tua lingua. Le mie mammelle sono pronte a fornirti il piacere di leccarle. I miei capezzoli ardono dal desiderio di essere succhiati. Lavora di fantasia. Mungimi le zizze. Immaginale gonfie di caldo latte. Sfamati.”
Lui non si fa ulteriormente pregare. Apre la bocca e tira fuori la lingua. La fa roteare prima sull’aureola ed a seguire intorno al capezzolo alternando l’azione di lecchinaggio ora su una zizza ora sull’altra zizza. È qualcosa di sublime sentire la sua lingua leccare e titillare i miei capezzoli. Due sue dita si aggrappano ad un capezzolo e lo torturano; lo torcono; lo strizzano. Intanto la sua bocca si è incollata all’altra mammella e succhia. Lo fa con foga. Sento il fuoco divampare nel mio corpo.
“Si, continua a succhiare; non fermarti. Che bocca calda che hai. Mi piace molto sentire la tua lingua schiacciare il mio capezzolo contro il tuo palato.”
Intanto il cazzo che ho dentro la mia pancia sta assolvendo al suo compito. Lo aiuto imprimendo al mio corpo il movimento che una cavallerizza adotta quando cavalca il suo destriero. E il mio è un purosangue. Il mio bacino si solleva quel tanto che basta per permettere allo splendido animale che mi sta divorando il ventre di fuoriuscire per poi immediatamente fagocitarlo di nuovo. Sento il pulsare del suo cazzo. Sento i suoi mugugni. Aumento l’andatura. La mia diventa una veloce galoppata. Non reggo. Non regge. Insieme gridiamo ed insieme veniamo. Lui irrora e riempie il mio ventre del suo caldo sperma che accolgo fondendolo col mio e dando vita ad un lago i cui confini sono le pareti della mia vagina. Esausta mi abbandono sul suo corpo e lascio che il sonno si impossessi della mia mente. Mi sembra di aver dormito un secolo invece è trascorsa appena un’ora.
Apro gli occhi e vedo mio figlio disteso sotto il mio corpo che se la dorme alla grossa. Mi lascio scivolare al suo fianco. Il suo cazzo è in posizione di riposo; è tornato nella posizione in cui l’ho visto quando ho cominciato a baciarlo. Il viso del mio ragazzo è disteso. Ho fatto una cosa che mai avrei pensato di poter fare. Ho chiavato mio figlio.
P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
“Prima di ogni cosa voglio vedere come sei fatto. Girati e mettiti disteso sulla schiena.”
Mio figlio esegue. Le mie grosse mammelle si ergono imperiose davanti ai suoi occhi. Sono due magnifici globi. Sono sode. Le mie zizze sono una parte del mio corpo che amo di più. È incantato dalla bellezza delle mie tette. I suoi occhi sono pieni di libidine. Gli ho permesso di toccarle e sono sicura che vuole succhiarmele. Peccato che non ho latte; mi piacerebbe allattarlo cosi come ho fatto quando era un piccolissimo e tenerissimo cucciolo d’uomo. Faccio scorrere gli occhi sul suo corpo.
“Dio, come sei bello. Sembri un guerriero spartano. Ho saputo impastarti bene. È molto tempo che non ti vedo nudo. L’ultima volta è stato quando avevi 10 anni.”
Ma nel mio vagare visivo è un’altra la cosa che cerco. Finalmente lo vedo. Un bel salsicciotto di carne poggiato su una sua coscia. È molle. Sembra stia dormendo. È la giusta posizione che un cazzo assume dopo aver sostenuto un duello con una bella passera qual è la mia vagina. Un duello che non ha spento il fuoco che pervade il mio ventre. Alla base del rotolo di carne vi è attaccata una scura sacca. È lo scroto dove sono tenuti i suoi grossi testicoli. Tra le palline e la base del piolo fa da corona un folto cespuglio di peli. Quel grosso muscolo allentato è come un magnete. Lentamente fletto il busto in avanti e avvicino la testa all’oggetto della mia bramosia. La mia bocca è sulla cima del muscolo. Lo bacio. A contatto con le mie labbra il fallo ha un sussulto. Continuo a baciarlo. Sta svegliandosi. Il torpore lo abbandona. Apro la bocca e lo circondo con le labbra. La mia lingua lo stuzzica. Lo sento crescere nella mia bocca. Si indurisce. Mi riempie la bocca. Lo ricaccio fuori. Lo guardo. Non ho mai visto un cazzo cosi grosso e bello. Nemmeno suo padre lo aveva così. Lo lecco. Faccio scorrere la mia lingua partendo dall’alto verso il basso e viceversa non disdegnando di solleticare con la punta i suoi gonfi testicoli. Mio figlio geme e mugola. È da quando ho divorziato da suo padre che un cazzo non mi riempie la bocca. È giunto il momento di ricominciare. Gli farò un pompino che difficilmente scorderà. La mia lingua spazia su tutta la superficie di quel stupendo cazzo. Mi fermo a leccargli il frenulo. Faccio roteare la lingua sulla parte più sensibile: il glande. Sento le sue mani stringermi la testa e bloccarla. Un ululato mi dice che vuole godere.
“Eh, no. Non è il momento di venire.”
Circondo i testicoli con la mano e li strizzo. Il suo ululato si trasforma in un grido di dolore. La mia bocca ritorna ad ospitarlo. La lingua continua a solleticargli il grosso glande. Lentamente comincio a mungerlo con le labbra. Ritraggo la testa facendo in modo che l’asta di carne esca dalla mia bocca e prima che fuoriesca del tutto mi precipito a farlo scivolare nel cavo orale fino a farmi toccare l’ugola con la sommità del glande. Sto succhiando il cazzo di mio figlio. Al solo pensarlo mi eccito. La mia figa sta ululando. Senza smettere di mungerlo mi distendo sul suo corpo, allargo le cosce e le posiziono intorno alla sua testa. Gli sbatto la figa sulla faccia. Una esclamazione di meraviglia gli esce dalla bocca.
“Mamma, è bellissima. Non ho mai vista una figa bella come la tua. La natura si è divertita a disegnarla. Altro che le sette meraviglie del mondo. Cosa c’è di più meraviglioso di una pucchiacca come quella di mia madre.”
Parole che mi mandano in brodo di giuggiole. Faccio ondeggiare il bacino in modo da strofinare la mia passera sul suo viso inondandolo dei miei umori. Lui tira fuori la lingua e lappa tutto quello che secerno. Un primo orgasmo mi invade il corpo. Nitrisco e miagolo. Vengo. Riempio la sua bocca delle secrezioni che la vagina espelle. Lo sento deglutire. Il fatto che ingoi i miei liquidi mi eccita ancora di più. Oramai la sua lingua è diventata una spazzola che si è presa cura della mia passera. Le sue labbra hanno circondato le piccole labbra gonfie di desiderio. Prima le titilla con la punta della lingua e poi le succhia. Non lo facevo così bravo. Un altro orgasmo avanza e mi colpisce. Stringo le gambe intorno alla sua testa e vengo rovesciandogli sulla faccia una cascata di umori. Il mio grido di piacere è soffocato dal cazzo che mi riempie la bocca. Intanto lui ha trovato il mio indurito clitoride. Sento la sua lingua muoversi veloce intorno al mio pistolotto. Poi le labbra lo circondano e la suzione ha inizio. Mio figlio mi sta succhiando il clitoride. Mi sta facendo un pompino ed ecco che un altro orgasmo avanza. Si impadronisce del mio corpo; tremo. Smetto di succhiargli il cazzo; mi sollevo e premo la figa contro il suo viso. Con il clitoride gli chiavo la bocca. Lui non smette di succhiarmelo. Questa volta la mia gola, liberata dal suo cazzo, può esprimersi al meglio delle sue potenzialità. Un acuto misto ad un nitrito di giumenta selvaggia rompe il silenzio della casa. E’ un orgasmo devastante quello che mi colpisce. La mia vagina espelle liquidi limacciosi che vanno a riempire la bocca di mio figlio. È il mio sperma. Sto venendo come un uomo. Dio che magnifica sensazione. Mi calmo. È il suo turno di godere, ma non voglio che il suo seme venga disperso. Con una mossa veloce mi giro e porto la mia micina sulla perpendicolare del suo stupendo cazzo. Lentamente avvicino la vagina al suo glande. Ecco, è fra lo spacco. Avanza. Sta entrando nel mio ventre. I miei occhi non smettono di fissare i suoi. Vi leggo il desiderio di possedermi. La penetrazione giunge al suo culmine. Il mio pube e contro il suo pube. ll mio cespuglio di peli si intreccia con il suo. Il suo inquilino ha trovato piena ospitalità nella mio ventre. Il suo grosso glande ha cozzato contro il mio utero. Quando la penetrazione giunge al termine mio figlio emette un lungo ululato.
“Dio, mamma, non credevo fosse così esilarante mettere il mio cazzo nella tua vagina.”
Mi chino in avanti e poggio le mani sul letto. Le mie mammelle si schiacciano contro il suo viso. Strofino i capezzoli sulle sue labbra.
“Su, mio piccolo grande amore, apri la bocca e metti in azione la tua lingua. Le mie mammelle sono pronte a fornirti il piacere di leccarle. I miei capezzoli ardono dal desiderio di essere succhiati. Lavora di fantasia. Mungimi le zizze. Immaginale gonfie di caldo latte. Sfamati.”
Lui non si fa ulteriormente pregare. Apre la bocca e tira fuori la lingua. La fa roteare prima sull’aureola ed a seguire intorno al capezzolo alternando l’azione di lecchinaggio ora su una zizza ora sull’altra zizza. È qualcosa di sublime sentire la sua lingua leccare e titillare i miei capezzoli. Due sue dita si aggrappano ad un capezzolo e lo torturano; lo torcono; lo strizzano. Intanto la sua bocca si è incollata all’altra mammella e succhia. Lo fa con foga. Sento il fuoco divampare nel mio corpo.
“Si, continua a succhiare; non fermarti. Che bocca calda che hai. Mi piace molto sentire la tua lingua schiacciare il mio capezzolo contro il tuo palato.”
Intanto il cazzo che ho dentro la mia pancia sta assolvendo al suo compito. Lo aiuto imprimendo al mio corpo il movimento che una cavallerizza adotta quando cavalca il suo destriero. E il mio è un purosangue. Il mio bacino si solleva quel tanto che basta per permettere allo splendido animale che mi sta divorando il ventre di fuoriuscire per poi immediatamente fagocitarlo di nuovo. Sento il pulsare del suo cazzo. Sento i suoi mugugni. Aumento l’andatura. La mia diventa una veloce galoppata. Non reggo. Non regge. Insieme gridiamo ed insieme veniamo. Lui irrora e riempie il mio ventre del suo caldo sperma che accolgo fondendolo col mio e dando vita ad un lago i cui confini sono le pareti della mia vagina. Esausta mi abbandono sul suo corpo e lascio che il sonno si impossessi della mia mente. Mi sembra di aver dormito un secolo invece è trascorsa appena un’ora.
Apro gli occhi e vedo mio figlio disteso sotto il mio corpo che se la dorme alla grossa. Mi lascio scivolare al suo fianco. Il suo cazzo è in posizione di riposo; è tornato nella posizione in cui l’ho visto quando ho cominciato a baciarlo. Il viso del mio ragazzo è disteso. Ho fatto una cosa che mai avrei pensato di poter fare. Ho chiavato mio figlio.
P.S. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
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