Analipsi: Angelique (cap.4 di 5)

di
genere
trio

Le rendemmo la pelle uniformemente lucida, dal collo alla pianta dei piedi, riempiendoci la vista di quella meraviglia che era il suo corpo disteso e abbandonato.
Ma Angelique, preda delle nostre amorevoli carezze, non riusciva più a stare ferma: aveva preso a muoversi, anche se lentamente, spostando ora una gamba, ora un braccio, voltando la testa da una parte all’altra, e lasciandosi sfuggire, con sempre maggior frequenza, sospiri d’intensa beatitudine.
Era evidente come l’eccitazione le stesse montando in corpo, quasi fosse una possente onda di marea che conquista la spiaggia in modo inesorabile e continuo.
Tutto andò avanti così per molto tempo, fino al momento in cui, voltandosi con movenze cariche di erotismo e sensualità, Angelique si distese sulla schiena, regalandoci l’affascinante spettacolo della parte anteriore del suo corpo.

Ora la donna francese era visibilmente eccitata.
Anche lei era arrivata al punto in cui noi ci trovavamo già da molto tempo.
Restammo ad osservarla per un lunghissimo minuto, le mani unte sollevate dal suo corpo, i respiri affannosi e rotti per l’emozione: fui io a rompere quell’incantesimo, iniziando a cospargerle le tette con un’abbondante dose d’olio abbronzante.

Le ungemmo uniformemente il seno, pizzicandole delicatamente i grandi capezzoli eretti, e poi il ventre, il collo, la parte davanti delle spalle e le braccia, le cosce morbide ed affusolate, le snelle gambe ed i sensualissimi piedi.
Le nostre mani le strapparono, in un crescendo di delirio erotico, gemiti e sospiri, fremiti e brividi di assoluto piacere.
Così unta e lucida, Angelique si dimenava impazzita di desiderio, sempre più eccitata dal contatto di quelle quattro mani che la palpavano senza sosta.
Tutti e tre desideravamo di andare oltre, travolti dalla libidine e dimentichi di tutto: che lei fosse una turista, ospite nella pensione della madre, e una donna di almeno quindici anni più grande di noi, non rappresentava, in quel momento, un problema per nessuno.
Noi volevamo avere quel corpo così affascinante e quella pelle da sogno, e lei voleva godere di due uomini giovani e nel pieno del loro vigore.
Era dunque inevitabile che succedesse quello che stava ormai per accadere.

Quando Panagiotes inizò a sfilarle lentamente le mutandine del costume, la donna era già prossima all’orgasmo.
Davanti ai nostri sguardi eccitati, la fica di Angelique, completamente depilata, appariva come un frutto maturo, roseo e incredibilmente bagnato di umori.
Eravamo finalmente pronti per sprofondare in un abisso di lussuria senza fine.
Cercai la bocca di Angelique, incollando le mie labbra alle sue: subito le lingue si intrecciarono in un bacio profondo e passionale.
La baciai così, a lungo, strizzandole e carezzandole i seni, mentre la bocca di Panagiotes dal ventre era scesa alla fica palpitante, e si era impadronita del clitoride, titillandolo abilmente in punta di lingua.
Sentivo nel respiro della donna il piacere incontenibile che quella situazione le stava provocando: continuava a baciarmi, ma gemendo e rabbrividendo sempre più intensamente.

Abbandonai la sua bocca per leccarle il seno, passando da un capezzolo all’altro, eccitato come non mai: se Angelique avesse anche solamente accennato l’atto di allungare una mano verso il mio cazzo, peraltro ancora contenuto dal pantaloncino da bagno, sarei esploso in un orgasmo travolgente.
Quello che stava accadendo con quella donna erotica e sensuale era un qualcosa che mai avremmo pensato di poter vivere, convinti come eravamo fino a poco prima che solo con la fantasia avremmo potuto avere Angelique.

Quando venne nella bocca del mio amico, Angelique urlò tutto il suo piacere, letteralmente imprigionando tra le cosce la testa di Panagiotes.

Rapidamente, Panagiotes ed io ci liberammo dei pantaloncini da mare, scalciandoli via sul ponte della barca.
Restammo in piedi, completamente nudi e con i cazzi frementi che si protendevano verso di lei, verso quella che sapevamo essere la nostra fonte del piacere, verso Angelique, che ora si era messa seduta sul lettino.
Le sue mani impugnarono avide i nostri cazzi, mai così duri e tesi allo spasimo.

Angelique faceva scorrere le dita, le sue splendide unghie lunghe e laccate, lungo le aste protese, carezzando e scivolando, in un lento andirivieni che ci arrivava direttamente al cervello.
Ci toccava in modo delicato ma terribilmente esperto, ritraendoci la pelle lentamente, passando le dita sulle cappelle, quasi solo sfiorandole, e provocandoci scariche di piacere così intense da farci sentire malfermi sulle gambe.
Angelique andò avanti così, stuzzicandoci e deliziandoci, per un tempo che mi parve interminabile.
Quindi, finalmente, scappellò i due cazzi con decisione, quasi con violenza, facendoci capire come le sue straordinarie arti erotiche ci avrebbero condotti in breve all’orgasmo.

E poi fu la sua lingua ad esplorare le nostre cappelle, leccando alternativamente i due membri sempre più gonfi e pulsanti, riempiendosi la bocca prima dell’uno e poi dell’altro, circondandoli con le morbide labbra, succhiandoli avidamente per lunghi e indimenticabili secondi, e donandoci ondate di piacere continue, che dilagavano per ogni fibra dei nostri corpi tesi alla ricerca del piacere.
Le mani e la bocca di Angelique ci portarono sapientemente verso l’eiaculazione.
Ansimanti, sotto quel sole cocente che ci bruciava la pelle, il suo corpo nudo e splendido davanti ai nostri occhi, le schizzammo addosso quasi contemporaneamente.
Lo sperma le colò sul viso: le guance, le labbra e anche la frangetta dei capelli vennero imperlate dai bianchi getti dei nostri due cazzi.
Altro seme le scese lungo il collo e sui seni, che Angelique prontamente si accarezzò, cospargendo di sperma la sua pelle ancora straordinariamente lucida d’olio abbronzante…

La cabina di pilotaggio della barca creava una piccola zona d’ombra sul ponte, unico punto al riparo dagli implacabili raggi del sole.
Stretti uno accanto all’altra, Angelique, Panagiotes ed io mangiavamo i panini e la frutta che avevamo portato per pranzo.
Eravamo rimasti tutti e tre completamente nudi, ancora eccitati e stimolati da tutto quello che era accaduto fra noi poco prima.
A dirla proprio tutta, un velo di imbarazzo era tornato a farsi presente e a scendere fastidioso su di noi: Panagiotes ed io non sapevamo bene come gestire la situazione che si era andata a creare con quella splendida donna francese.
Entrambi temevamo di non essere stati all’altezza di Angelique, di averla in qualche modo delusa, magari con la nostra inesperienza e con la nostra mancanza d’iniziativa, e che questo potesse costituire un ostacolo insormontabile a nuovi e più intensi sviluppi di quella particolare ed imprevista relazione che si era stabilita fra noi tre quella mattina.
Sarebbe stato un vero peccato non spingersi oltre e non riuscire a godere fino in fondo di Angelique e del suo corpo così invitante.

Mangiavamo lentamente, parlando poco e di argomenti senza importanza.
La frutta era piacevolmente rinfrescante, ma la temperatura dei nostri corpi era ancora pericolosamente molto alta, per nulla smorzata dagli eventi di pochi minuti prima.
Guardando Angelique, i timori, che poco prima avvertivo come un ostacolo quasi insormontabile, ben presto iniziarono ad affievolirsi, fino a scomparire del tutto, sostituiti dalla consapevolezza che le ore successive mi avrebbero portato più di una sorpresa.
Ed infatti non mi sbagliavo per nulla.
Anche Panagiotes, d’altronde, era arrivato a provare le mie stesse convinzioni, e leggere questo nei suoi occhi mi convinse definitivamente che con Angelique non era di certo finita così.

Il mare, attorno alla barca, fino alla linea dell’orizzonte, continuava ad essere deserto, lasciandoci l’intimità necessaria e la più completa libertà d’azione.
Negli occhi di Angelique leggevo chiaramente il desiderio, la voglia irrefrenabile di avere ancora i nostri due giovani cazzi a sua completa disposizione.
E lei, maestra nel saperci condurre nei più profondi e nascosti meandri della libidine, per la seconda volta in quella memorabile giornata fece il primo e decisivo passo.

Stavo mangiando una pesca, mentre Panagiotes finiva la sua fetta di melone, quando la nostra bellissima signora francese prese, dal piccolo cestino della frutta che era posato in terra tra di noi, una lunga banana, ricurva ed ancora visibilmente acerba.
La tenne tra le mani, accarezzandola, la buccia giallo-verde del frutto picchiettata di macchioline nere, e ci fissò sorridendo, con una luce ambigua e maliziosa negli occhi.
Il caldo mi sembrò, all’improvviso, diventare ancora più soffocante ed opprimente, tanto da farmi inaridire la bocca all’istante.

La banana tra le mani, Angelique prese a masturbarla, come aveva fatto, poco tempo prima, con i nostri due cazzi.
Le sue dita, con quelle erotiche e lunghe unghie color prugna, scorrevano sul frutto, simulando perfettamente l’atto di una lenta ed ipnotica sega.
Con gesti deliberatamente provocanti, la donna si fece scivolare la banana tra i seni, si passò la punta del frutto sui capezzoli nuovamente turgidi, per poi proseguire lungo la pancia, fino ad arrivare alla fessura che si apriva invitante tra le gambe aperte.
I cazzi nuovamente svettanti, la guardammo allargarsi le grandi labbra con due dita e poi, con movimento sicuro ed esperto, infilarsi la banana nella fica, penetrandosi con studiata lentezza, il suo sguardo fisso sui nostri corpi nudi e accaldati.

Sospirando eccitata, Angelique si mise in ginocchio di fronte a noi, continuando a far andare il frutto avanti ed indietro nella sua vagina dilatata.
Panagiotes ed io eravamo rimasti assolutamente senza fiato, incapaci di ogni reazione, se non quella di osservare, con il cuore in gola, gli erotici gesti della donna.
La guardavamo masturbarsi con quella banana, impietriti dall’emozione.
E quante volte, nelle mie più sfrenate fantasie adolescenziali, avevo sognato di assistere ad un simile spettacolo, mai pensando, nemmeno lontanamente, di tradurre un giorno in realtà quei sogni.

La voce di Angelique, resa soffocata dall’eccitazione, mi riportò bruscamente al presente che stavo vivendo.
- Toccatevi... masturbatevi anche voi... - ci disse, i suoi occhi accesi dalla fiamma ardente del desiderio.

- continua -


diagorasrodos@libero.it
scritto il
2011-10-23
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