Loreena, ninfa dei boschi
di
Ukiyo
genere
saffico
Il tapis roulant scorreva veloce sotto le scarpe da ginnastica. Solo il rumore ritmato dei passi interrompeva il silenzio della palestra, perché era tardi e Silvia era rimasta sola. Ancora due minuti, ancora due minuti! Si disse mentre cercava di non sentire le gambe indolenzite.
Ma Elvira, la cinquantenne tonica proprietaria della palestra, la interruppe con il suo pesante accento milanese:
-Avanti gioia, dobbiamo chiudere-
-Arrivo- ansimò la ragazza, spegnendo la macchina a malincuore. Addentò la bottiglia di integratore e bevve come un assetato nel deserto. Com’ era che non riusciva mai a staccare? Perché nelle ultime settimane al lavoro, arrivava a mercoledì e le sembrava che fosse già venerdì?
Uscì dalla palestra e caricò il borsone in spalla, al contempo controllando di avere l’abbonamento della metro a portata di mano. Restò in ascolto: era passata da molto l’ora di cena, eppure il brusio cittadino non cessava; era solo diminuito. Per non parlare della vista, costantemente occupata da tutti quei palazzi. Amava Milano, non poteva pensare di vivere da nessun’altra parte, eppure…
-Che c’è bella gioia? Com’è che vieni qui a spaccarti tutte le sere?- le chiese Elvira mentre chiudeva a chiave il portone dello stabile.
-E’ il lavoro. Non riesco a staccare. Ho avuto una promozione in agenzia, ma la responsabilità la sento. E dover stare tutto il giorno attaccata al pc non aiuta- sbuffò Silvia.
-Elvira frugò nella tote bag rossa che portava in spalla. Tirò fuori una sigaretta e l’accese, traendo una profonda, soddisfatta boccata.
-Sai cosa si fa se la palestra non funziona più? Si va via. In campagna. Vuol dire che devi andartene dal lavoro e da questa città per un po’- disse.
-Ma come faccio? Nessuna delle mie amiche verrebbe mai in campagna. Si annoiano- replicò la giovane, scoraggiata.
La donna gettò il capo all’indietro e proruppe in una risata fragorosa.
-Vuol dire che le tue amiche non lavorano abbastanza. E poi, chi l’ha detto che non puoi viaggiare da sola?-
In realtà Silvia aveva già viaggiato da sola, più volte, ma sempre in località culturali. Non aveva mai sentito davvero la necessità del week end in campagna. Ma Elvira aveva ragione. Doveva allontanarsi fisicamente dalla metropoli e dai suoi ritmi frenetici. E fare altro, dedicarsi ad attività che coinvolgessero tutto il corpo, non solo la testa. Per questo fu attratta dall’agriturismo Il sentiero di mezzo, sapientemente collocato in quel lembo di Toscana dove l’Appennino si tuffa nel mare. L’aveva colpita il paesaggio, certo non proprio gentile ma riposante, e soprattutto le tante attività che si potevano intraprendere: massaggi, yoga, tai-chi, ma anche trekking ed escursioni a cavallo. La struttura aveva una lunga storia nata dalla passione di Rupert, un hippy inglese con talento imprenditoriale, che si era perdutamente innamorato dell’Appennino e di Anita, una ragazza del luogo.
Un posto tranquillo a conduzione famigliare, aveva detto Silvia a genitori e amiche prima di partire dall’ufficio verso il week end lungo. A parte l’hinterland di Milano, il traffico era stato scorrevole. Meno traffico equivaleva a meno tensione. Silvia cenò velocemente in autogrill, per poi rimettersi in macchina. All’ agriturismo erano stati così gentili da accoglierla dopo cena, in quel giovedì sera di metà giugno.
Quando Silvia si coricò sul grande letto di ferro battuto, i capelli biondi sparsi sul cuscino, restò ad ascoltare il silenzio della notte: un privilegio che in città non esisteva. Tutto taceva, perché l’agriturismo sorgeva lontano dalle strade principali. Solo i grilli cantavano sonoramente. Silvia si addormentò quasi senza rendersene conto in quell’improvvisa tranquillità.
Il venerdì mattino Silvia si svegliò e decise che avrebbe provato le diverse attività proposte per quel giorno. Dopo una colazione a base di brioche e cappuccino, si aggregò al gruppo di tai-chi, che praticava all’ombra della quercia secolare al centro del giardino.
All’inizio si sentì imbarazzata a seguire così goffamente l’insegnante che mostrava le sequenze. Ma gradualmente si ritrovò ad apprezzare la sensazione di radicamento che quella pratica donava. Iniziava a sentire la testa meno sovraccarica, e il corpo più presente e vivo.
Quindi Silvia decise di passare dall’elemento terra all’elemento acqua, con una sessione di idromassaggio all’aperto. La grande vasca rotonda era posizionata sull’orlo del giardino che dava sulla vallata. Le persone andavano e venivano, ma Silvia scambiava solo poche parole di cortesia. Anche quella era una forma di ricarica mentale.
Eppure c’era una cosa che voleva fare, e per farla aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno. Alla fine del pomeriggio speso tra letture e massaggi si recò alla reception.
-Vorrei fare un’escursione a cavallo domani pomeriggio, se c’è posto-
Erica, la receptionist, consultò l’agenda con aria accigliata.
-Si è liberata l’ultima sessione della giornata. Con Loreena. E’ bravissima-
-Chi è Loreena?-
-E’ la figlia del proprietario. Fa pet therapy in ospedale e organizza le escursioni a cavallo d’estate- spiegò Erica.
Silvia trascorse il sabato tra yoga e attività fisica all’aperto, in modo da non arrivare all’ appuntamento della cavalcata a gambe fredde.
Si presentò alla reception puntuale, con dei pantaloni chiari elasticizzati e una camicia e scacchi blu. Aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo, in modo da avere la visuale sempre perfettamente libera. Era leggermente nervosa, come sempre prima di un’esperienza che non aveva mai provato. Ma allo stesso tempo sapeva che quella sarebbe stato il coronamento di quel week end agreste, le avrebbe fatto bene.
Erica la condusse fuori, lungo il sentiero di lastre di pietra, fino al maneggio. Ad attenderle con un paio di stivali di cuoio nero in una mano e le redini di due magnifici cavalli grigi nell’altra, c’era una giovane donna alta e forte con i capelli rossi disciplinati in una lunga treccia, la pelle abbronzata e costellata di lentiggini di chi è abituato a stare all’aria aperta. Le gambe muscolose erano fasciate da pantaloni verde oliva e stivali neri, uniti a una maglietta dell’ Hard Rock Cafe di Londra. Ma quello che colpì di più Silvia fu serenità che traspariva dagli occhi di Loreena. Una serenità magnetica, solida, che aveva le sue radici nel contatto con la natura. In effetti, poteva essere una ninfa dei boschi, si ritrovò a pensare Silvia, affascinata da quella forza tranquilla e avvolgente.
-Ciao Silvia. Erica mi ha detto che porti un 38. Questi dovrebbero andarti bene- disse offrendo gli stivali alla ragazza.
Silvia si cambiò le scarpe, e si avvicinò al cavallo che le sembrava più piccolo.
-E’ la prima volta che monti a cavallo?- domandò l’ istruttrice, porgendole la mano. Silvia l’afferrò, e sentì un calore potente trasmettersi al suo corpo.
-Sì. Non vedo l’ora- rispose mentre si accingeva a mettersi in sella.
-Allora facciamo il sentiero piano. Vedrai, ti piacerà-
Salire in groppa a Robyn, così si chiamava il mansueto cavallo grigio, fu un’esperienza molto emozionante. Silvia poteva avvertire il proprio corpo energizzarsi nel compiere i movimenti che Loreena le aveva insegnato. La mente e il cuore si connettevano all’ animale che la sosteneva, mentre si inoltravano sul sentiero di terra battuta che tagliava i boschi attorno all’agriturismo. Di tanto in tanto Silvia gettava lo sguardo sulla donna che cavalcava accanto a sé. Era così diversa dalle donne di città che conosceva, così calma, nient’ affatto nervosa, sempre in contatto con sé stessa.
-Come mai hai deciso di fare l’escursione?- Loreena lo chiedeva sempre agli ospiti.
-Per avere un contatto ancora più profondo con la natura. Rilassarmi ancora di più- rispose la ragazza -Sai i parchi cittadini non bastano-
-Immagino. Abbiamo molti clienti da Milano e Torino. Vedo la differenza tra quando arrivano e quando se ne vanno. Anche tu-
-Davvero?-
-Ma certo. Venerdì mattina ti ho intravista dalla reception, ed eri molto spenta. Ora hai ricominciato a brillare-
Continuarono a conversare per il resto della passeggiata, accompagnate dallo stormire di foglie che annunciava la brezza della sera. Quando ritornarono al maneggio e furono scese, Loreena domandò a Silvia come stava.
-Molto meglio. Mi sembra di essere qui da più tempo-
-Ma secondo me puoi fare ancora meglio. Ho notato che il tuo respiro non è ancora molto profondo- replicò la rossa avvicinandosi. Posò una mano sul diaframma dell’altra, e Silvia poté avvertire nuovamente quel calore espandersi sul resto del petto.
-Pensi si possa rimediare?- domandò lei, improvvisamente desiderosa di restare ancora accanto a quella ninfa dei boschi.
-Ma certo. Sali su Robyn- ordinò indicando il cavallo ancora fuori dal recinto. La ragazza obbedì. Quando sentì Loreena prendere posto dietro di sé, e i loro corpi che combaciavano, avvertì finalmente l’ attrazione che fino a quel momento non aveva ammesso a sé stessa.
Il cavallo intraprese un percorso diverso. Le cavallerizze furono nuovamente circondate dal tetto di macchia mediterranea.
-Chiudi gli occhi. Lascia andare i pensieri, e focalizzati solo su ciò che senti. Respira con la pancia- sussurrò l’istruttrice all’ orecchio di Silvia.
L’odore di ginestra, pini marittimi, terra e radici divenne più intenso, così come il silenzio del bosco. Il corpo poteva sentire con maggiore chiarezza l’andamento del sentiero, che prima era disceso, per poi risalire di nuovo e ritornare pianeggiante. Tutti i sensi erano aperti.
Fu allora che quasi senza rendersene conto Silvia si lasciò andare contro la rossa. Poteva percepire le sue curve premere contro la schiena, e annusare la fragranza di fieno che saliva dalla pelle scaldata dal sole di tarda primavera. Il bacino addossato al suo. E, come in risposta a ciò che aveva appena notato, avvertì le mani di Loreena avvolgere i suoi seni minuti, cominciando a massaggiarli con lenti movimenti circolari.
-Lasciati andare. E senti come questo massaggio rilassa tutto il resto del corpo- mormorò l’ istruttrice. Rilassamento, eccitazione, o entrambe? La ragazza di città si sentiva sempre più leggera, ma anche sempre più desiderosa di provare piacere, mentre l’ altra le sbottonava la camicia senza fretta. Robyn si arrestò.
Silvia riaprì gli occhi, pronti ad accogliere la bellezza mozzafiato davanti a sé. Il sentiero terminava su un dirupo a picco sul mare. Il sole iniziava a immergersi nel blu appena increspato d’oro all’orizzonte. I gabbiani interrompevano di quando in quando lo sciabordio dell’acqua. Avvertì la brezza accarezzare la pelle scoperta. I capezzoli s’inturgidirono, e subito trovarono le sapienti dita di Loreena a sollecitarli: titillandoli tra due dita, disegnando cerchi immaginari sul loro contorno, pizzicandoli. Silvia sentiva ondate di piacere crescente propagarsi dal proprio centro. Il respiro divenne più profondo e calmo. Qualche volta gemeva perchè quello che la rossa riusciva a farle provare semplicemente soffermandosi sui seni, era incredibile.
Ma Loreena sapeva che Silvia voleva di più. E quello avrebbe finalmente riappacificato il suo respiro nervoso. Prese ad accarezzarle lentamente l’ interno delle cosce, soffermandosi ai bordi del sesso. La bionda inarcò la schiena e allargò ulteriormente le gambe, cercando di esporsi il più possibile da quella posizione. La donna fece scivolare una mano dentro pantaloni elasticizzati, alla ricerca del delle labbra socchiuse. Le trovò già umide e desideranti, pronte a riceverla.
-Questo non era incluso nella passeggiata- sorrise Silvia.
-Ma io sono disposta ad andare oltre per il benessere e il piacere delle nostre ospiti- rispose la rossa, mentre iniziava a massaggiargliela insistendo sulla perla di piacere. Ben presto le dita si inoltrarono più in profondità tra le labbra, muovendosi al ritmo che le amazzoni avevano deciso con i loro corpi, l’una mimando una cavalcata immaginaria, l’altra cercando insaziabilmente il piacere dell’ altra con il palmo delle dita.
Silvia si librò in un godimento assoluto, così forte da farla gridare, fregandosene se qualcuno giù sulla spiaggia avrebbe potuto sentirla. Si sentiva femmina e potente, completamente rinnovata dalla luce del sole, l’odore del mare che si mescolava a quello del bosco, le stelle che facevano capolino in cielo. Ma soprattutto dal tocco di quella ninfa figlia della terra. Loreena avvicinò le dita cosparse del nettare di piacere alle labbra della ragazza, che le succhiò avidamente. Quindi fece scivolare la mano lungo il collo e il torace, fino ad arrivare all’ ombelico, dove restò in ascolto.
-Ora sì che respiri davvero- disse, prima di abbracciarla e restare a guardare il tramonto in sella al bellissimo destriero color fumo.
Ma Elvira, la cinquantenne tonica proprietaria della palestra, la interruppe con il suo pesante accento milanese:
-Avanti gioia, dobbiamo chiudere-
-Arrivo- ansimò la ragazza, spegnendo la macchina a malincuore. Addentò la bottiglia di integratore e bevve come un assetato nel deserto. Com’ era che non riusciva mai a staccare? Perché nelle ultime settimane al lavoro, arrivava a mercoledì e le sembrava che fosse già venerdì?
Uscì dalla palestra e caricò il borsone in spalla, al contempo controllando di avere l’abbonamento della metro a portata di mano. Restò in ascolto: era passata da molto l’ora di cena, eppure il brusio cittadino non cessava; era solo diminuito. Per non parlare della vista, costantemente occupata da tutti quei palazzi. Amava Milano, non poteva pensare di vivere da nessun’altra parte, eppure…
-Che c’è bella gioia? Com’è che vieni qui a spaccarti tutte le sere?- le chiese Elvira mentre chiudeva a chiave il portone dello stabile.
-E’ il lavoro. Non riesco a staccare. Ho avuto una promozione in agenzia, ma la responsabilità la sento. E dover stare tutto il giorno attaccata al pc non aiuta- sbuffò Silvia.
-Elvira frugò nella tote bag rossa che portava in spalla. Tirò fuori una sigaretta e l’accese, traendo una profonda, soddisfatta boccata.
-Sai cosa si fa se la palestra non funziona più? Si va via. In campagna. Vuol dire che devi andartene dal lavoro e da questa città per un po’- disse.
-Ma come faccio? Nessuna delle mie amiche verrebbe mai in campagna. Si annoiano- replicò la giovane, scoraggiata.
La donna gettò il capo all’indietro e proruppe in una risata fragorosa.
-Vuol dire che le tue amiche non lavorano abbastanza. E poi, chi l’ha detto che non puoi viaggiare da sola?-
In realtà Silvia aveva già viaggiato da sola, più volte, ma sempre in località culturali. Non aveva mai sentito davvero la necessità del week end in campagna. Ma Elvira aveva ragione. Doveva allontanarsi fisicamente dalla metropoli e dai suoi ritmi frenetici. E fare altro, dedicarsi ad attività che coinvolgessero tutto il corpo, non solo la testa. Per questo fu attratta dall’agriturismo Il sentiero di mezzo, sapientemente collocato in quel lembo di Toscana dove l’Appennino si tuffa nel mare. L’aveva colpita il paesaggio, certo non proprio gentile ma riposante, e soprattutto le tante attività che si potevano intraprendere: massaggi, yoga, tai-chi, ma anche trekking ed escursioni a cavallo. La struttura aveva una lunga storia nata dalla passione di Rupert, un hippy inglese con talento imprenditoriale, che si era perdutamente innamorato dell’Appennino e di Anita, una ragazza del luogo.
Un posto tranquillo a conduzione famigliare, aveva detto Silvia a genitori e amiche prima di partire dall’ufficio verso il week end lungo. A parte l’hinterland di Milano, il traffico era stato scorrevole. Meno traffico equivaleva a meno tensione. Silvia cenò velocemente in autogrill, per poi rimettersi in macchina. All’ agriturismo erano stati così gentili da accoglierla dopo cena, in quel giovedì sera di metà giugno.
Quando Silvia si coricò sul grande letto di ferro battuto, i capelli biondi sparsi sul cuscino, restò ad ascoltare il silenzio della notte: un privilegio che in città non esisteva. Tutto taceva, perché l’agriturismo sorgeva lontano dalle strade principali. Solo i grilli cantavano sonoramente. Silvia si addormentò quasi senza rendersene conto in quell’improvvisa tranquillità.
Il venerdì mattino Silvia si svegliò e decise che avrebbe provato le diverse attività proposte per quel giorno. Dopo una colazione a base di brioche e cappuccino, si aggregò al gruppo di tai-chi, che praticava all’ombra della quercia secolare al centro del giardino.
All’inizio si sentì imbarazzata a seguire così goffamente l’insegnante che mostrava le sequenze. Ma gradualmente si ritrovò ad apprezzare la sensazione di radicamento che quella pratica donava. Iniziava a sentire la testa meno sovraccarica, e il corpo più presente e vivo.
Quindi Silvia decise di passare dall’elemento terra all’elemento acqua, con una sessione di idromassaggio all’aperto. La grande vasca rotonda era posizionata sull’orlo del giardino che dava sulla vallata. Le persone andavano e venivano, ma Silvia scambiava solo poche parole di cortesia. Anche quella era una forma di ricarica mentale.
Eppure c’era una cosa che voleva fare, e per farla aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno. Alla fine del pomeriggio speso tra letture e massaggi si recò alla reception.
-Vorrei fare un’escursione a cavallo domani pomeriggio, se c’è posto-
Erica, la receptionist, consultò l’agenda con aria accigliata.
-Si è liberata l’ultima sessione della giornata. Con Loreena. E’ bravissima-
-Chi è Loreena?-
-E’ la figlia del proprietario. Fa pet therapy in ospedale e organizza le escursioni a cavallo d’estate- spiegò Erica.
Silvia trascorse il sabato tra yoga e attività fisica all’aperto, in modo da non arrivare all’ appuntamento della cavalcata a gambe fredde.
Si presentò alla reception puntuale, con dei pantaloni chiari elasticizzati e una camicia e scacchi blu. Aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo, in modo da avere la visuale sempre perfettamente libera. Era leggermente nervosa, come sempre prima di un’esperienza che non aveva mai provato. Ma allo stesso tempo sapeva che quella sarebbe stato il coronamento di quel week end agreste, le avrebbe fatto bene.
Erica la condusse fuori, lungo il sentiero di lastre di pietra, fino al maneggio. Ad attenderle con un paio di stivali di cuoio nero in una mano e le redini di due magnifici cavalli grigi nell’altra, c’era una giovane donna alta e forte con i capelli rossi disciplinati in una lunga treccia, la pelle abbronzata e costellata di lentiggini di chi è abituato a stare all’aria aperta. Le gambe muscolose erano fasciate da pantaloni verde oliva e stivali neri, uniti a una maglietta dell’ Hard Rock Cafe di Londra. Ma quello che colpì di più Silvia fu serenità che traspariva dagli occhi di Loreena. Una serenità magnetica, solida, che aveva le sue radici nel contatto con la natura. In effetti, poteva essere una ninfa dei boschi, si ritrovò a pensare Silvia, affascinata da quella forza tranquilla e avvolgente.
-Ciao Silvia. Erica mi ha detto che porti un 38. Questi dovrebbero andarti bene- disse offrendo gli stivali alla ragazza.
Silvia si cambiò le scarpe, e si avvicinò al cavallo che le sembrava più piccolo.
-E’ la prima volta che monti a cavallo?- domandò l’ istruttrice, porgendole la mano. Silvia l’afferrò, e sentì un calore potente trasmettersi al suo corpo.
-Sì. Non vedo l’ora- rispose mentre si accingeva a mettersi in sella.
-Allora facciamo il sentiero piano. Vedrai, ti piacerà-
Salire in groppa a Robyn, così si chiamava il mansueto cavallo grigio, fu un’esperienza molto emozionante. Silvia poteva avvertire il proprio corpo energizzarsi nel compiere i movimenti che Loreena le aveva insegnato. La mente e il cuore si connettevano all’ animale che la sosteneva, mentre si inoltravano sul sentiero di terra battuta che tagliava i boschi attorno all’agriturismo. Di tanto in tanto Silvia gettava lo sguardo sulla donna che cavalcava accanto a sé. Era così diversa dalle donne di città che conosceva, così calma, nient’ affatto nervosa, sempre in contatto con sé stessa.
-Come mai hai deciso di fare l’escursione?- Loreena lo chiedeva sempre agli ospiti.
-Per avere un contatto ancora più profondo con la natura. Rilassarmi ancora di più- rispose la ragazza -Sai i parchi cittadini non bastano-
-Immagino. Abbiamo molti clienti da Milano e Torino. Vedo la differenza tra quando arrivano e quando se ne vanno. Anche tu-
-Davvero?-
-Ma certo. Venerdì mattina ti ho intravista dalla reception, ed eri molto spenta. Ora hai ricominciato a brillare-
Continuarono a conversare per il resto della passeggiata, accompagnate dallo stormire di foglie che annunciava la brezza della sera. Quando ritornarono al maneggio e furono scese, Loreena domandò a Silvia come stava.
-Molto meglio. Mi sembra di essere qui da più tempo-
-Ma secondo me puoi fare ancora meglio. Ho notato che il tuo respiro non è ancora molto profondo- replicò la rossa avvicinandosi. Posò una mano sul diaframma dell’altra, e Silvia poté avvertire nuovamente quel calore espandersi sul resto del petto.
-Pensi si possa rimediare?- domandò lei, improvvisamente desiderosa di restare ancora accanto a quella ninfa dei boschi.
-Ma certo. Sali su Robyn- ordinò indicando il cavallo ancora fuori dal recinto. La ragazza obbedì. Quando sentì Loreena prendere posto dietro di sé, e i loro corpi che combaciavano, avvertì finalmente l’ attrazione che fino a quel momento non aveva ammesso a sé stessa.
Il cavallo intraprese un percorso diverso. Le cavallerizze furono nuovamente circondate dal tetto di macchia mediterranea.
-Chiudi gli occhi. Lascia andare i pensieri, e focalizzati solo su ciò che senti. Respira con la pancia- sussurrò l’istruttrice all’ orecchio di Silvia.
L’odore di ginestra, pini marittimi, terra e radici divenne più intenso, così come il silenzio del bosco. Il corpo poteva sentire con maggiore chiarezza l’andamento del sentiero, che prima era disceso, per poi risalire di nuovo e ritornare pianeggiante. Tutti i sensi erano aperti.
Fu allora che quasi senza rendersene conto Silvia si lasciò andare contro la rossa. Poteva percepire le sue curve premere contro la schiena, e annusare la fragranza di fieno che saliva dalla pelle scaldata dal sole di tarda primavera. Il bacino addossato al suo. E, come in risposta a ciò che aveva appena notato, avvertì le mani di Loreena avvolgere i suoi seni minuti, cominciando a massaggiarli con lenti movimenti circolari.
-Lasciati andare. E senti come questo massaggio rilassa tutto il resto del corpo- mormorò l’ istruttrice. Rilassamento, eccitazione, o entrambe? La ragazza di città si sentiva sempre più leggera, ma anche sempre più desiderosa di provare piacere, mentre l’ altra le sbottonava la camicia senza fretta. Robyn si arrestò.
Silvia riaprì gli occhi, pronti ad accogliere la bellezza mozzafiato davanti a sé. Il sentiero terminava su un dirupo a picco sul mare. Il sole iniziava a immergersi nel blu appena increspato d’oro all’orizzonte. I gabbiani interrompevano di quando in quando lo sciabordio dell’acqua. Avvertì la brezza accarezzare la pelle scoperta. I capezzoli s’inturgidirono, e subito trovarono le sapienti dita di Loreena a sollecitarli: titillandoli tra due dita, disegnando cerchi immaginari sul loro contorno, pizzicandoli. Silvia sentiva ondate di piacere crescente propagarsi dal proprio centro. Il respiro divenne più profondo e calmo. Qualche volta gemeva perchè quello che la rossa riusciva a farle provare semplicemente soffermandosi sui seni, era incredibile.
Ma Loreena sapeva che Silvia voleva di più. E quello avrebbe finalmente riappacificato il suo respiro nervoso. Prese ad accarezzarle lentamente l’ interno delle cosce, soffermandosi ai bordi del sesso. La bionda inarcò la schiena e allargò ulteriormente le gambe, cercando di esporsi il più possibile da quella posizione. La donna fece scivolare una mano dentro pantaloni elasticizzati, alla ricerca del delle labbra socchiuse. Le trovò già umide e desideranti, pronte a riceverla.
-Questo non era incluso nella passeggiata- sorrise Silvia.
-Ma io sono disposta ad andare oltre per il benessere e il piacere delle nostre ospiti- rispose la rossa, mentre iniziava a massaggiargliela insistendo sulla perla di piacere. Ben presto le dita si inoltrarono più in profondità tra le labbra, muovendosi al ritmo che le amazzoni avevano deciso con i loro corpi, l’una mimando una cavalcata immaginaria, l’altra cercando insaziabilmente il piacere dell’ altra con il palmo delle dita.
Silvia si librò in un godimento assoluto, così forte da farla gridare, fregandosene se qualcuno giù sulla spiaggia avrebbe potuto sentirla. Si sentiva femmina e potente, completamente rinnovata dalla luce del sole, l’odore del mare che si mescolava a quello del bosco, le stelle che facevano capolino in cielo. Ma soprattutto dal tocco di quella ninfa figlia della terra. Loreena avvicinò le dita cosparse del nettare di piacere alle labbra della ragazza, che le succhiò avidamente. Quindi fece scivolare la mano lungo il collo e il torace, fino ad arrivare all’ ombelico, dove restò in ascolto.
-Ora sì che respiri davvero- disse, prima di abbracciarla e restare a guardare il tramonto in sella al bellissimo destriero color fumo.
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